Horace Recensione

Horace

Horace arriva sul mercato PC Windows come un fulmine a ciel sereno, e promette di diventare un piccolo grande cult del settore, come del resto è capitato prima a molti titoli presenti su Steam, vera e propria miniera d’oro per il filone retro o stylish, con titoli ormai di culto come Limbo e Super Meat Boy. Un vero e proprio parco dei divertimenti a piattaforme che farà letteralmente impazzire gli amanti del genere.

Horace

Horace: 8 bit per me posson bastare!

Horace si presenta con una grafica e un feeling che ricordano l’età dell’oro ottobittiana, con personaggi e ambienti pixellosi che rasentano, spesso, picchi di pixel art veramente grandiosi. Il titolo, sviluppato da sole due persone, Paul Helman e Sean Scaplehorn, quest’ultimo già noto per The Artifact, gioco del 2017 di discreta fattura, è stato rilasciato da 505 Games, publisher veterano nelle produzioni molto particolari. Horace è invece disponibile dal 18 luglio sulla piattaforma virtuale di Gabe Newell, ma ha già raccolto un gran numero di fan e appassionati, grazie alla sua unicità e bizzarria compositiva: sprazzi di colori, citazioni colte del’epoca ottobittiana, con improvvise apparizioni di labirinti con visuale dall’alto, mini giochi di guida aerea e tanto altro. Anche troppa carne al fuoco per alcuni, eclettica voglia di estrema varietà per altri.

Horace

Horace dovrà affrontare degli incarichi a dir poco selvaggi.

Horace: un robot salverà il mondo!

Quello che sorprende di Horace è la sua componente narrativa: forte, toccante, esasperatamente inaspettata. Un lirismo dirompente che, francamente, non ci aspettavamo da un titolo all’apparenza così immediato e semplice. Ma si sa, l’arte non conosce confini, e l’opera dei due autori trascende il medium stesso per diventare fiaba prima che videogioco e, nel particolare, platform. Perché i sentimenti, quelli veri, possono viaggiare anche tra un salto e l’altro, di piattaforma in piattaforma. La storia del robottino adottato dagli umani è davvero toccante e ci riporta a opere toccanti come il cinematografico L’uomo bicentenario, o il letterario Pinocchio di Collodi. La possibilità stessa di crescere in maniera dinamica e apprendere dai propri stessi errori avvicina il protagonista della nostra storia ad altri esseri artificiali che prima di lui hanno sperimentato il desiderio di essere umani. Primo tra tutti Data, l’androide visto a bordo dell’Enterpise in Star TrekThe Next Generation. Lo spessore psicologico del protagonista, come del resto dei suoi comprimari – primo tra tutti il professore, mentore umano del tenero ma deciso robot – colpiscono parecchio e danno una marcia in più a un titolo che, tecnicamente, come diremo in seguito, ha invece alcune lacune strutturali. Il tutto si basa su una vera e propria catarsi interiore, in cui il robot, quasi a dover pagare il dazio per il suo essere nato artificiale e non di carne e sangue, si trova ad affrontare le prove più complesse e inaspettate, pur di rinascere a nuova dignità umana. Concettualmente, ammettiamolo, un capolavoro. Ma…

Horace

Tra minigiochi e sezioni fuori dal comune, Horace abbonda di momenti tristemente ilari.

Horace, godetevi l’incertezza!

Si, c’è un ma. Il versante puramente tecnico a volte lascia a desiderare, la precisione delle collisioni, alcuni momenti d’incertezza nel level design, ma persino la realizzazione dei minigiochi a tema retrogaming, che, nonostante i difetti, restano di un fascino retro ludico davvero alto. Il comparto audiovisivo, per contro, è ottimamente realizzato, con ambientazioni, colori autunnali, la ricostruzione del Regno Unito in un dopoguerra immaginario, e una colonna sonora toccante e che resta decisamente impressa. Horace ha del fascino da vendere, bisogna riconoscerlo. L’opera, realizzata da sole quattro mani, ricordiamolo sempre, a livello narrativo riesce a competere con i migliori Tripla A del settore, e non è certo un fattore da sottovalutare. Qualche magagna tecnica, riconosciamolo, è dunque decisamente perdonabile e dimenticabile.

Lo stile visivo in pixel art, soprattutto a distanza ravvicinata, non riesce sempre a convincere.

Horace, un perfetto dramma in pixel art

Facile liquidare Horace come un semplice platform in salsa retrogaming anni ’90, o ancora peggio l’ennesimo metroidvania sul mercato. Le basi ludiche di partenza sono quelle, è vero, ma si trascende decisamente l’origine per puntare molto, molto più in alto. Le piattaforme diventano colori, i colori diventano storie, le storie diventano narrazione pura e sentimenti digitali. Horace è puro stile narrativo inglese in una fiaba che, ammettiamolo, non sfigurerebbe dietro le tende rosse di un elegante teatro londinese.

Un titolo semplice, colorato, divertente e immediato, con una grafica retro che omaggia l’indimenticabile epopea d’oro degli 8 bit. Sotto la vernice fresca dei colori pastello, però, si nasconde un gameplay solido e complesso, studiato fin nei minimi particolari con punte di difficoltà improvvise e trovate a tratti geniali. L’assurdo e onirico mondo di Horace saprà rapirvi e conquistarvi, diventando protagonista di queste roventi serate estive sopra i quaranta gradi, rinfrescandovi, almeno per un attimo, con la sua freschezza compositiva. Consigliato a tutti! 

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.