Nello stesso periodo in cui Super Mario Bros. stava dettando i nuovi standard del mondo dei videogiochi, le uniche opere dedicate alle storie orrorifiche di H.P. Lovecraft non avevano un reale valore se non alcune molto strane, da contare sulle dita di una mano. Una delle dediche d’amore più grandi al genere del new weird era, non a caso, nata da Splatterhouse, che dava tutto fuorché l’idea di essere associabile alle (dis)avventure di Lovecraft, e gli appassionati non sarebbero mai riusciti a collegare con chiarezza una mostruosità come Rick Taylor alle figure protagoniste (e più umane) nei romanzi di Lovecraft, ma lo stallo non sarebbe durato a lungo. Come sappiamo, infatti, l’industria ha pian piano captato il sentimento crescente verso lo scrittore americano e ha tentato in più modi di capitalizzare sulle sue idee. Tralasciando Bloodborne di PlayStation e gli ultimi noti, come The Sinking City o Call of Cthulhu, l’immaginario cosmico di Lovecraft si è letteralmente saturato di opere che, a lungo andare, hanno tramutato ogni titolo sul padre originale del new weird in una parentesi di pura banalità. C’è Innsmouth e la decadente zona portuale della città, insieme all’investigazione su chi ha già avuto modo di vivere un misterioso orrore e, infine, il climax nell’incontro con l’ignoto. Formula che vince non si cambia, ormai è chiaro a tutti, ma è anche palese che le storie su Innsmouth hanno preso un po’ il sopravvento su tutto il resto. Ed è anche per questo se, con un po’ di curiosità, ci siamo voluti avvicinare a The Innsmouth Case durante la devcom di quest’anno. Nella sua classica base iniziale, il progetto di Robot Pumpkin Games ha dalla sua una velleità che, rispetto a opere più blasonate, lo ha pian piano innalzato a uno dei progetti più interessanti sullo stesso universo narrativo: l’originalità.
The Innsmouth Case: il Tamagotchi di Cthulhu
Partendo dal team che ha progettato il suo titolo di debutto, Robot Pumpkin Games ha avuto sin dall’inizio le idee ben chiare su The Innsmouth Case. La casa di sviluppo indipendente non ha infatti voluto realizzare una trasposizione letterale de La maschera di Innsmouth, ma ha invece voluto trasmettere una nuova visione sulla cosmologia di H.P. Lovecraft, unendo in una storia inedita alcuni elementi inquietanti dei romanzi originali con… delle battute- una marea di battute – e un’ambientazione moderna! A dispetto delle apparenze iniziali, infatti, The Innsmouth Case riesce a citare i Tamagotchi e le microtransazioni in un discorso nel quale, prima o poi, dovrà entrare il terribile mistero che si cela dietro l’area portuale di Innsmouth. Ed è lì che (potenzialmente) nasce il genio. Perché l’idea di Robot Pumpkin Games è fresca, originale ma soprattutto audace. Trasportare le vicende dei romanzi nel mondo odierno cambia tutto; anche le reazioni dei personaggi, ora straordinariamente desensibilizzate dalle tragiche vicende della città portuale. I fan più accaniti di H.P. Lovecraft si metteranno con ogni probabilità le mani tra i capelli, mentre gli inesperti si tufferanno nel titolo attendendosi un terribile horror, quando in realtà non è così. Nulla di meglio.
D’altro canto, The Innsmouth Case è un classico gioco d’avventura; un Choose Your Own Adventure che funziona soprattutto grazie a un pizzico di commedia. La nostra carriera da ispettore, dopotutto, avrà una nuova svolta quando entreremo in contatto con una signora che, angosciata dalla scomparsa di sua figlia, ci chiederà di esplorare i vicoli di Innsmouth finché non saremo in grado di ritrovarla. Le scelte in realtà sono due, ma l’importante è capire che, rifiutando direttamente l’incarico della signora, il gioco… finirà! Come ogni Choose Your Own Adventure Game che si rispetti, ovviamente, anche il progetto di Robot Pumpkin Games giocherà sulle scelte del giocatore, che arriverà a finire l’avventura in cinque minuti o, perché no, anche in ore e ore di gioco consecutive! La scelta sarà nostra, ma va ribadito che il team ha voluto scherzare a più riprese su alcune domande dei comprimari e soprattutto sul loro aspetto, ridicolizzando anche le sembianze degli esseri umani mutati dalla maledizione di Innsmouth.
La leggerezza delle vicende, nonostante la nostra demo fosse arrivata ad alcuni momenti che davano la parvenza di una tensione, viene anche condivisa dall’uscita del gioco su iOS e Android. The Innsmouth Case è difatti un’applicazione da gustarsi a spizzichi e bocconi, magari in viaggio per gustarsi la stessa sensazione di spaesamento quando il nostro protagonista dovrà vagare in quel di Innsmouth! Nonostante non sia stata fissata una vera e propria data d’uscita, Robot Pumpkin Games ha confermato di voler fare uscire il gioco entro la fine dell’anno, espandendo The Innsmouth Case con oltre 30 capitoli diversi e 20 finali distinti.
In definitiva, c’è ancora molto da definire su The Innsmouth Case. Il progetto di Robot Pumpkin Games è sicuramente una boccata d’aria fresca per le opere ispirate alla cosmologia di H.P. Lovecraft, ma alla fine sarà solo la realizzazione finale a darci una conferma (o una smentita) di quanto abbiamo detto. Salire su un olimpo del genere è veramente dura, forse fuori di testa visti i concorrenti su console, ma un’altra scelta oculata è stata quella di spostare l’intero progetto su mobile. In questo modo non si evitano solo dei paragoni ingenerosi con The Sinking City o Call of Cthulhu, ma anche un progetto generalmente più audace! Come in ogni buona opera di Lovecraft, tuttavia, la costante di The Innsmouth Case è l’incognita, ma siamo stati già catturati dall’atmosfera di Robot Pumpkin Games; talmente tanto, in effetti, che non vediamo l’ora di tornarci.