Martha is Dead Anteprima

Martha is Dead

Martha is Dead Anteprima | La storia di LKA, studio dal talento e e dalla sensibilità fuori dal comune, è una di quelle che possono davvero dire di rendere orgoglioso l’intero panorama dello sviluppo italiano. Responsabile del meraviglioso The Town of Light, che nel 2016 aveva portato all’attenzione dei media e del pubblico diversi temi delicati come quelli dell’introversione e della fragilità mentale, il team italiano pubblicherà il prossimo anno la sua nuova avventura, dal titolo altrettanto evocativo: Martha is Dead, annunciato nel 2018 e già caratterizzatosi per le sue atmosfere atipiche e conturbanti. All’edizione 2019 della gamescom abbiamo avuto modo di vedere una breve demo giocata davanti ai nostri occhi, potendo anche scambiare quattro chiacchiere con Luca Dalcò, direttore creativo nonché principale autore della sceneggiatura di Martha is Dead, in compagnia del quale ci siamo pian piano calati nelle spire di una storia ispirata a fatti reali, ma che si mischiano sapientemente anche alla leggenda e al folklore.

Martha is Dead: LKA esplora di nuovo il thriller psicologico

In Martha is Dead verremo trasportati nella Toscana del 1944, più precisamente sulle colline del Chianti, in piena Seconda Guerra Mondiale. Protagonista della vicenda è la famiglia, italo-tedesca, di cui fanno parte le gemelle Martha e Giulia, e che si ritrova a dover affrontare il dolore della perdita di una figlia, avvenimento che dà il nome al gioco e che, almeno inizialmente, costituisce il vero e proprio nucleo scatenante di ogni evento portante della trama. L’intro ci ha da subito conquistato: LKA ha dimostrato già con The Town of Light di aver acquisito un’impareggiabile maestria nel saper sfruttare determinati artifici tecnici per dare un’atmosfera senza pari alle sue opere, e Martha is Dead non fa eccezione. Tolta una suggestiva scenetta alla luce della luna, dopo qualche istante ci siamo ci siamo ritrovati in una stanza semibuia dall’impressionante potenza evocativa: l’ambientazione iniziale dell’opera, illuminata dal flebile bagliore di alcuni lumini ad olio, è tipica di una casa toscana della medio-piccola borghesia anni ’40, con ombre lunghe e cupe, contornate da linee nette e regolari, che si gettano su poltrone in pelle, tavolini in legno intarsiato e austere librerie. L’arredamento anni ’40 contribuisce a rendere l’insieme gradevole e allo stesso tempo opprimente e persino rivelatorio delle tematiche trattate durante il gioco, come se il bellissimo “aspetto” di Martha is Dead sia soltanto una maschera, il coperchio di un Vaso di Pandora con qualcosa di terribile all’interno, percepibile anche semplicemente osservando il padre delle due ragazze riverso in poltrona, con gli occhi semichiusi, intento a contemplare e a “combattere” il suo dolore.

Fatto qualche timido passo nella stanza, iniziano a fare la loro comparsa i primi, piccoli gesti che pian piano possiamo compiere con Giulia: possiamo per esempio pregare davanti alla bara di nostra sorella, incrociando il braccio davanti al petto nel più tradizionale e usuale dei gesti religiosi, che nel gioco di LKA acquisisce un senso ben più significativo e profondo. Malgrado i ritmi volutamente lenti e compassati dell’introduzione, pensati per introdurre al gioco nella maniera migliore possibile, abbiamo comunque ricevuto diverse rassicurazioni: Martha is Dead non sarà un “walking simulator”, o meglio, di certo non lo sarà nell’accezione spregiativa del termine. Più in là nel gioco, infatti, avremo a che fare con diverse variabili a livello di gameplay, fra cui brevi corse a perdifiato che velocizzeranno il ritmo di gioco, momenti narrativi di particolare tensione e sezioni in cui sarà possibile usare la fotocamera, interagendo con tutta una serie di pomelli e leve per controllare ogni aspetto, dalla messa a fuoco all’ingrandimento. Il modo in cui verrà implementata nel gioco non è ancora chiaro, ma ora come ora è difficile dire se c’è da aspettarsi qualcosa di simile, per esempio, ad Outlast: in quel caso, in effetti, si poteva utilizzare una videocamera e in maniera continuativa, mentre in Martha is Dead questa possibilità verrà con ogni probabilità centellinata dagli sviluppatori in base alla storia, senza farne necessariamente il cardine del sistema di gioco in ogni situazione.

Accennavamo poc’anzi che il gioco metterà a nostra disposizione anche diverse scelte, che però non avranno un impatto determinante sulla storia, ma si limiteranno a giocare con l’impatto emotivo di ogni scena, magari spingendoci a riflettere su “cosa sarebbe successo se”, ma senza l’effettiva possibilità – non sempre, almeno – di cambiare le nostre azioni. Ogni scenario successivo, comprese le inquadrature del macabro omicidio-suicidio di Martha (sul quale pende ancora un enorme mistero) è una continua discesa in una spirale di simbolismi, dall’accezione sempre più macabra, mentre la nostra alter-ego viene tormentata in maniera asfissiante, senza sosta, dal senso di vuoto e di colpa per la perdita della sorella. Verso la fine della demo abbiamo assistito a quella che è stata forse la sequenza più potente ed evocativa di tutte: la morte (omicidio? suicidio?) di Martha, raffigurata attraverso i ricordi e le visioni della sorella. Sensazioni belle forti ci si sono piantate nel centro del petto, nel guardare la ragazza riversa in un lago nero, sulle note di un coro dalle melodie eteree e surreali, che non ha fatto altro che acuire la tensione del momento. Luca Dalcò ci ha confessato di essere particolarmente orgoglioso di quella scena, registrata con la collaborazione di un complesso nord europeo (di cui non ha voluto fare il nome) che è solito comporre musica sott’acqua.

Martha is Dead

Annunciato poco più di un anno e mezzo fa, Martha is Dead ci ha incuriosito dal primo momento in cui l’abbiamo visto: il videogioco di LKA racconta un’altra storia che non vediamo l’ora di scoprire per intero, arricchita, come suo solito, di notevoli ispirazioni visive, suggestioni psicologiche e un uso del colore impareggiabile, ormai un marchio di fabbrica per lo studio italiano. Anche la storia pare davvero interessante, con colpi di scena già preannunciati e dalla grande forza emotiva: se le premesse sono queste, non vediamo davvero l’ora che Martha is Dead esca dal suo status di “lavori in corso” e si mostri nella sua forma finale, per regalare all’industria italiana un’altra piccola perla di grande spessore su cui costruire un futuro promettente e radioso.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.