Bleeding Edge Provato dalla gamescom 2019

Bleeding Edge gamescom 2019

A ogni decennio o giù di lì, tra un’esperienza tirata troppo per le lunghe e l’altra, è spesso successo che una moda subentrasse per captare l’attenzione del maggior numero di giocatori possibile, instaurandosi pian piano come il nuovo fenomeno del momento e infine instradando una via tutta nuova per l’utenza di riferimento. È già capitato con League of Legends e la sua ascesa del MOBA, così com’è successo negli ultimi anni con Overwatch e la sua (riesumata) idea di un Hero Shooter, oltre alla rivoluzione del Battle Royale di Fortnite. Quel che sta realizzando Ninja Theory per la console ammiraglia di Microsoft non vuole essere tuttavia una mera rielaborazione del passato, né una scopiazzatura del fin troppo simile Overwatch. In fondo, tra le idee iniziali del gioco non c’era il solo desiderio di realizzare un Hero Shooter, ma anche qualcosa di inedito per il genere degli FPS. A detta dello stesso Rahni Tucker, Creative Director di Bleeding Edge, il concept iniziale è sempre stato quello di riportare le dinamiche del combattimento corpo a corpo all’interno degli Hero Shooter, concentrando una buona parte degli stessi personaggi, tra eroi e cattivi, sotto questa nuova lente. Ma un’idea interessante, una grafica accattivante e dei design sufficientemente fuori di testa riusciranno a innalzare Bleeding Edge dalla melma di mediocrità che si aggira in questo genere, forse un po’ troppo trafficato? Andando alla gamescom 2019 abbiamo avuto l’opportunità di provare una breve partita tra più giocatori nello stand di Xbox, analizzando molte peculiarità di Bleeding Edge.

Bleeding Edge: il clone ribelle di Overwatch?

Tornando sul discorso iniziale, uno dei punti di forza non sarà tanto la firma di Ninja Theory -forse una garanzia anche in questo caso- quanto tutte le idee fresche e dinamiche che usciranno dal titolo. La grafica che il team inglese è riuscito a tirar fuori è assolutamente surreale, soprattutto quando si va a realizzare che una simile creatura è stata costruita attorno al nuovo Unreal Engine 4, papà di Dragon Ball Z Kakarot e di una marea di titoli disparati negli anni. Quindi, com’è il melee nel sistema di gioco di Bleeding Edge?

Al di fuori delle apparenze, le scazzottate che potremo tirare dal gioco saranno piuttosto basilari. Non potremo ammassare delle combo tecniche à la Devil May Cry, né potremo sfruttare i soli attacchi corpo a corpo per vincere una battaglia. Piuttosto, come in ogni Hero Shooter che si rispetti, dovremo anche sfruttare le abilità dei vari lottatori, che nel caso di Bleeding Edge sono ben 12. Il numero non dà l’impressione di un cast così ampio, ma se si va a pensare che addirittura Overwatch nel 2014 non aveva altro se non 12 eroi unici, ecco che la matassa viene finalmente dipanata.

C’è poco da dire, se non c’è come numero iniziale può andare assolutamente bene. Dopotutto, tra i ruoli di Assassin, Support e Tank dovremo anche padroneggiare i ruoli sotto la nuova veste di Bleeding Edge, ma soprattutto dovremo conoscere al meglio i personaggi che circoleranno attorno al suo universo narrativo di cui, tra parentesi, si sa ancora ben poco.

Personaggi come Níðhöggr rispecchiano alla perfezione l’anima di Bleeding Edge.

A livello tecnico, invece, Bleeding Edge si comporta come ogni Hero Shooter già visto in circolazione, gettando 4 giocatori contro altrettanti nemici all’interno di una mappa piuttosto estesa, che consente quindi ad alcuni di dividersi e rivedersi solo per cogliere alla sprovvista un team rivale, e altro ancora; chi avrà avuto modo di giocare a Overwatch conoscerà alla perfezione la struttura di gioco. Però, al di fuori di tutto, nelle stesse dinamiche dovranno entrarci anche le nuove meccaniche di combattimento.

I nostri eroi, infatti, si divideranno per forza di cose tra “Melee” e Ranged”, consentendoci anche di creare un gruppo con 2 lottatori specializzati nella lotta fisica e altrettanti concentrati sui danni a distanza. Le combinazioni funzionano, divertono ma soprattutto non ricordano così tanto i competitori storici degli Hero Shooter; niente Overwatch, niente Team Fortress 2.

Bleeding Edge Ninja Theory Maeve gamescom 2019

I lottatori atipici (come Maeve) non mancheranno in Bleeding Edge!

Bleeding Edge, tuttavia, non è riuscito ad attirare così tanti giocatori grazie alle sue trovate originali o al suo gameplay vivace. Se c’è un elemento su cui Ninja Theory è riuscito a costruire un vero e proprio lavoro da maestri, quello è il character design dei personaggi e lo stile generale del mondo di gioco. Eroi come Daemon hanno dettato la natura di Bleeding Edge, certo, ma Buttercup, Níðhöggr e Maeve non hanno fatto altro che amplificare la sensazione di trovarsi in un mondo ribelle, punk, giovane, sprizzante di vita e colorato anche nel grigiore di alcuni suoi Eroi. Per un Hero Shooter, in fondo, non v’è soluzione migliore.

Sul campo di battaglia, dopotutto, nessuna figura si risparmierà davanti alla lotta con un altro Eroe! E anche in questo caso Daemon è l’esempio perfetto, grazie a un ruolo da Melee Assassin che gli permette di muoversi velocemente verso il suo avversario e colpirlo a ripetizione con la sua katana, avvicinandosi a lui per poi affettarlo e chissà, magari rallentarlo con quale attacco speciale! Shuriken è difatti utile per rallentare i bersagli danneggiati e per assorbire una fetta della loro energia. E se Daemon dovesse invece trovarsi in difficoltà, potrà subito utilizzare un Stealth / Sleep per nascondersi agli occhi dell’avversario e fuggire… o muoversi alle sue spalle per finire un nemico ferito. Le possibilità in tal senso sono molteplici, e aumentano anche grazie alle Super.

Ogni Eroe avrà infatti l’opportunità di sfruttare le tanto malfamate Ultimate ogni volta che la rispettiva barra salirà al massimo, ma la cosa divertente è che non avremo solo una Super a nostra disposizione, ma potremo sceglierne una tra un paio di attacchi speciali prima di ogni battaglia. Daemon è dotato di una Super (Death Mark) che aumenta notevolmente i danni inflitti su un bersaglio scelto e un’altra (Shadow Strike) che, invece, ci spingerà contro l’avversario davanti a noi per lesionarlo gravemente. Entrambe sono potenzialmente utili, entrambe sono strabilianti se utilizzate in combinazione con i nostri alleati, ma dovremo sempre contestualizzarle nel gioco di squadra. In caso contrario -ed è successo- gli avversari della squadra rivale riusciranno a rubarci la vittoria in quattro e quattr’otto.

Di Bleeding Edge, oltre al gameplay, si sa ancora ben poco. Ed è un male, visto che Hero Shooter sono riusciti a diventare dei fenomeni proprio grazie ai trailer dedicati ai personaggi e alle varie organizzazioni, dando modo ai giocatori di empatizzare con ogni elemento di quell’universo narrativo. Se c’è una cosa che è riuscita a convincerci di Bleeding Edge, quello è il suo sistema di gioco: fresco, dinamico ed estremamente accattivante. Anche se solo per 15 minuti di gioco, non vediamo l’ora di tornare tra le lande dell’epopea firmata Ninja Theory per sperimentare e giocare con altri utenti in erba. E se non per quello, Bleeding Edge riuscirà ad attirare migliaia di giocatori grazie a uno stile che finora non si era mai visto con così tanta audacia; addirittura Apex Legends non è arrivato a tanto. In attesa della sua uscita, non ancora fissata, non possiamo che dirvi di continuare a guardare Bleeding Edge. In un modo o nell’altro, siamo sicuri che riuscirà a sorprendervi.

Dopo un rito di iniziazione tenuto dalle alte cariche di GamesVillage, Valerio è stato accettato come redattore. È il più giovane del gruppo e, nonostante le apparenze, nasconde un grande talento. Ma lo nasconde molto bene! Non vi consigliamo di partire con lui: leggende narrano che chi l'abbia seguito si sia perso nei meandri della misteriosa Pomezia.