Tall Girl Recensione | Altezza mezza bellezza, recita un vecchio proverbio. Che sia vero o meno impossibile stabilirlo in senso assoluto, ma provate a chiederlo a Jodi (Ava Michelle), liceale di 16 anni alta 1.86m che per via della sua “diversità” fisica viene presa di mira dai compagni di scuola e rifiutata dai ragazzi perché più alta di loro. È questo l’incipit di Tall Girl, nuovo film originale Netflix scritto da Sam Wolfson e diretto da Nzingha Stewart che si inserisce a pieno titolo nel filone delle commedie adolescenziali a cui tanto sembra puntare il colosso dello streaming per conquistare il pubblico degli under 20.
A spezzare lo status quo nella vita della altissima Jodi – che trova sostegno solo negli amici Fareeda (Anjelika Washington) e Jack (Griffin Gluck), innamorato di lei ma mai preso in considerazione – l’arrivo a scuola di Stig (Luke Eisner), uno studente svedese di bell’aspetto e alto quanto Jodie. In un turbinio di luoghi comuni e cliché la messinscena si muove piuttosto agilmente – ma senza grandi colpi di scena – giungendo ad un finale telefonato. Tall Girl non vuole certamente assurgere a film di formazione, e non ha nemmeno la struttura adeguata per affrontare con il giusto linguaggio un tema delicato e trasversale come quello della diversità. Non che il film di Stewart non ci provi, ma purtroppo resta troppo spesso impantanato in scene bizzarre, dialoghi scontati e situazioni che non hanno la forza per tratteggiare una riflessione adeguata sul tema proposto.
Tall Girl: Contro gli stereotipi, con i luoghi comuni
E proprio quei pregiudizi e luoghi comuni che Jodie si trova a dover affrontare ogni giorno a scuola – e non solo (i genitori non perdono occasione per farla sentire “diversa”, anche se in buona fede) – finiscono per affossare la qualità della narrativa di Tall Girl: il ragazzotto svedese belloccio, alto e biondo, la bella della scuola, l’amica alternativa, l’amico innamorato, la sorella egocentrica (Sabrina Carpenter – a dire il vero, è la prova migliore la sua). Il film finisce quindi per subire (o meglio: abbracciare) proprio quegli stereotipi che vorrebbe denunciare. Insomma, nonostante i promettenti presupposti (l’altezza non è un tema che gode di una vasta filmografia, soprattutto in chiave teen) l’originalità non è il punto di forza di questo film, che si rivela una commediola romantica senza troppe pretese e condita da facile morale. Quasi tutta concentrata nel finale, ovviamente. Discutibile – ma per certi versi comprensibile – la scelta di effettuare inquadrature strategiche sulla protagonista per evidenziare il più possibile la sua altezza, facendola sembrare ancora più alta (e volutamente grottesca) di quello che è in realtà.
Una commedia gradevole e scorrevole, ma sicuramente meno riuscita di quel “Sierra Burges è una sfigata” sempre di Netflix che, pur trattando una tematica di fondo simile (diversità e disagio adolescenziale), è stato capace di offrire una messinscena meglio riuscita e più stratificata.