A conti fatti, nonostante la poca visibilità ricevuta, Concrete Genie è un’opera davvero pregevole, capace di offrire emozioni contrastanti con una storia melodrammatica e puramente introspettiva. Semplicità e un elegante utilizzo dello stop motion sono i tratti fondanti del titolo, sposati a un ricercato retrogusto fiabesco che trova il coronamento perfetto con l’indimenticabile colonna sonora. Concrete Genie sa stupire, e sa farlo con intelligenza. Germoglia come avventura per poi fiorire sotto una veste più action in un tripudio di colori e magie, che sicuramente meriterà un degno seguito. Un pizzico di ripetitività fa vacillare l’alchimia creatasi tra la pittura e i puzzle ambientali, ma la direzione artistica smonta ogni perplessità sollevata dal gameplay. Non ci si può nemmeno lamentare della longevità della storia – che dura 6/7 ore – anche considerati i numerosi extra e la sempre maggior inflazione di avventure con una simile durata, sdoganate soprattutto da Capcom coi suoi ultimi Resident Evil. Ma, prima di tutto, Concrete Genie è la dimostrazione della capacità di Sony e dei suoi studi di dare un seguito a quella sua vena più infantile (ma non per questo bambinesca) cominciata da LittleBigPlanet e proseguita con Dreams: anche da quel punto di vista, insomma, PlayStation sa stupire ancora.