Il 2019 sta ormai per concludersi. Anche quest’anno, come di consueto, noi di GamesVillage abbiamo assegnato premi ai videogiochi più meritevoli, istituendo una nuova edizione dei GamesVillage Awards. Ancora una volta, abbiamo cercato di non assegnare gagliardetti soltanto in base alla portata mediatica, ma, al contrario, premiando tutte quelle opere che, in un modo o nell’altro, si sono distinte su tutti i livelli: non solo quello ludico, ma anche quello critico, sociale, culturale. Quest’anno la partita ĆØ stata davvero dura: per questo motivo abbiamo deciso di sdoppiare i GV Awards, recuperando sia la formula del 2017 che quella del 2018Ā e arricchendole entrambe. Più videogiochi (una top 15 invece che una top 10) in lizza per il Game of the Year, e più categorie (ben 28), in modo da andare a coprire il più possibile un’industria sempre più poliedrica come quella dei videogiochi. A questo link trovate i premi suddivisi per categorie, mentre continuando a leggere scoprirete la Top 15: una classifica democratica, stilata tramite votazione redazionale e complicatissima da mettere a punto: il 2019, infatti, ĆØ stato talmente ricco di uscite che molti esclusi non sfigurerebbero nelle classifiche di qualsiasi altro anno!
Game of the Year
1 – Death StrandingĀ
Il nostroĀ Game of the YearĀ di quest’anno non poteva che essere Death Stranding, l’ultima, visionaria opera di Hideo Kojima e Kojima Productions. Avveniristico nei toni e nel modo in cui fonde linguaggio cinematografico e ludico; profetico nei contenuti, con le sue riflessioni sul mondo moderno e le sue coraggiose denunce sociali, Death Stranding ĆØ un titolo eccezionale, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia dei videogiochi e a far parlare di sĆ© per molti, molti anni.
2 – Sekiro: Shadows Die Twice
Al secondo posto, dopo molte discussioni, abbiamo deciso di inserire l’ultima opera di Hidetaka Miyazaki e di From Software. Sekiro: Shadows Die Twice non sarĆ il titolo migliore del papĆ dei soulslike (il seminale Dark Souls e l’indimenticabile Bloodborne hanno segnato un’epoca, ognuno a modo suo), ma mette insieme tutto quel che di buono From Software ha dato al medium in quasi trent’anni di attivitĆ , oltre a rappresentare un’autentica celebrazione della mitologia del Sol Levante, magistralmente reinterpretata dallo studio giapponese.
3 – Fire Emblem: Three Houses
Finito un po’ in disparte nella seconda metĆ dell’anno (forse perchĆ© appartenente a un genere un po’ di nicchia), Fire Emblem: Three Houses ĆØ in realtĆ un magnifico esempio della maestria di Intelligent Systems, che, a parere di più di qualcuno in redazione, ĆØ uno dei migliori studi di sviluppo al mondo (non a caso appartenente alla scuderia Nintendo). Three Houses porta su Switch un’esperienza immensa, con una profonditĆ strategica senza pari e tre differenti campagne da 60-80 ore ciascuna.
4 – Luigi’s Mansion 3
Dopo qualche anno passato un po’ all’ombra del fratello Mario, Luigi ha fatto il suo trionfale ritorno nel 2019, tornando protagonista di una fra le serie Nintendo più amate dai fan. Luigi’s Mansion 3 giunge a distanza di molti anni dal secondo capitolo (portatile) e a quasi un ventennio dalla prima, indimenticabile avventura per GameCube, riuscendo a riproporre su schermo la stessa magia, senza però vivere di luce riflessa. Un’altra, piccola gemma targata Nintendo, che verrĆ ricordata con affetto negli anni.
5 – Control
Nell’immagine abbiamo inserito 505 Games, come publisher, ma gran parte del merito del successo di Control va al coraggio e all’autorialitĆ di Remedy Entertainment, che ha dato vita a un titolo meraviglioso: un’avventura in terza persona visivamente eccelsa, con tante ispirazioni al cinema d’autore, alla letteratura di genere e persino all’architettura e alla filosofia, che riporta in auge il genere dei metroidvania 3D. Control ĆØ un vero e proprio inno alla creativitĆ , un titolo rischioso, ma che ha centrato appieno il bersaglio.
6 – Disco Elysium
Sbucato praticamente dal nulla, Disco Elysium ĆØ la più grossa sorpresa di quest’anno. Trattasi di un videogioco di ruolo isometrico contraddistinto da una narrativa magistrale, che reagisce dinamicamente alle azioni del giocatore. Una vera e propria ode a capolavori immortali come Planescape: Torment, realizzata dagli sconosciuti ZA/UM, uno studio indipendente i cui principali componenti, al momento di ricevere i tradizionali premi di fine anno ai The Game Awards, hanno citato Marx ed Engels invece di ringraziare, per esempio, le loro famiglie. Per capire, eh.
7 – Gears 5
Nella nostra recensione, pubblicata qualche settimana fa, abbiamo definito Gears 5 “il miglior Gears of War di sempre”. Un’affermazione coraggiosa, ben spiegata dall’immensa qualitĆ raggiunta dallo sparatutto dei ragazzi di The Coalition a livello ludonarrativo. Più che all’immediato predecessore, Gears 5 si riavvicina alla storica trilogia di Epic Games ed ĆØĀ una perfetta sintesi di tutte le caratteristiche migliori della saga. E se occupa “solo” la settima posizione ĆØ soltanto perchĆ© ĆØ uscito in un anno eccezionale.
8 – Resident Evil 2
Il remake di Resident Evil 2 ĆØ stato il titolo che ha riportato in auge in maniera magistrale un classico della storia dei videogiochi e che ha dato avvio a un 2019 incredibile per Capcom (tanto che, come poi vedrete, non ci ĆØ stato difficile premiarla come miglior publisher). L’avventura di Leon Kennedy e di Claire Redfield ĆØ un capolavoro di design, che torna alle radici della serie per confezionare – in chiave moderna – un’esperienza appassionante, ma anche complessa e punitiva.
9 – Devil May Cry 5
Dopo il controverso spin-off in formato reboot di Ninja Theory, Devil May Cry 5 segna il ritorno al timone della serie di Hideaki Itsuno e del suo team, incoronando nuovamente Capcom come regina degli action giapponesi. C’ĆØ poco da dire, su DMC 5, che non sia giĆ stato detto: Dante e compagni sono tornati più in forma che mai, protagonisti di un’esperienza dal ritmo galvanizzante, con un combat system sensazionale e una profonditĆ assicurata dalla coabitazione di più stili sotto lo stesso tetto.
10 – Kingdom Hearts III
Kingdom Hearts III funge un po’ da “ponte” per Square Enix, fra un decennio complicato e un futuro che, con il remake del settimo capitolo, si preannuncia luminoso. Il titolo conclusivo della Xehanort saga ĆØ un’opera controversa, che noi, però, abbiamo amato in tutte le sue sfaccettature, specie dopo aver rigiocato daccapo tutta la serie e con gli update post-lancio, che hanno sistemato l’IA e aggiunto la modalitĆ critica.
11 – Star Wars: Jedi Fallen Order
Quando ormai più di qualcuno iniziava a perdere le speranze di veder pubblicato un titolo legato a Guerre Stellari che non fosse uno sparatutto Ć la Battlefield, Respawn Entertainment ha tirato fuori dal cilindro un gioiello come Star Wars: Jedi Fallen Order, riuscitissimo action vagamente ispirato a Sekiro e con influssi metroidvania, nonchĆ© primo esempio – dopo anni dalla chiusura di Visceral Games – della rinnovata convinzione di Electronic Arts a finanziare videogiochi single player. Finalmente, EA!
12 – A Plague Tale: Innocence
A Plague Tale: Innocence ĆØ il titolo che nessuno di noi si sarebbe aspettato, quello che tutti – sfidiamo qualcuno a dire il contrario – abbiamo sottovalutato prima del lancio. Eppure Asobo Studio, piccola casa transalpina nota fino ad oggi perlopiù per giochi su licenza, ĆØ riuscita a confezionare un’avventura che ha del clamoroso, frutto di una storia immersiva, una ricostruzione scenica e storica incredibile e una sceneggiatura coinvolgente e umana. Una delle maggiori sorprese dell’anno, senza se e senza ma.
13 – Astral Chain
Se ĆØ vero che il 2019 ĆØ un po’ l’anno delle sperimentazioni, ĆØ anche vero che nemmeno Nintendo si ĆØ sottratta a questa logica, commissionando a Platinum Games un’esclusiva Switch che mette in mostra una spiccata autorialitĆ che non sia quella del colosso giapponese. CosƬ ĆØ nato Astral Chain, uno fra gli action più riusciti e al contempo particolari negli ultimi anni: da una folle collaborazione tra Takahisa Taura (giĆ braccio destro di Yoko Taro per Nier: Automata) e Masakazu Katsura, leggendario disegnatore giapponese.
14 – The Outer Worlds
The Outer Worlds segna il ritorno sulle scene dello zoccolo duro di Black Isle Studios, nello specifico degli autori dei primi Fallout. Pur orfani di Feargus Urquhart, Tim Cain e Leonard Boyarsky hanno tirato fuori un RPG magistrale, dando vita a una nuova IP che sembra giĆ una veterana dell’industria. E, sotto sotto, impartendo più di una lezione di stile e di game design a Bethesda, ad oggi “erede” del marchio e autrice del recente Fallout 76, non esattamente l’esponente di spicco della serie.
15 – Call of Duty: Modern Warfare
In ogni altro anno dell’attuale decennio, probabilmente non avremmo mai inserito un Call of Duty nella classifica degli aspiranti al GOTY. Ma l’ultimo Modern Warfare ĆØ diverso, e la sua presenza in una classifica di mostri sacri (pur all’ultimo posto) dĆ ulteriore prestigio al lavoro di Infinity Ward, che ĆØ riuscita, dopo tanti anni, a riportare alle origini e a infondere un po’ di creativitĆ e di idee nuove in una serie che sembrava ormai schiava del mercato, realizzando uno dei migliori reboot/remake degli ultimi anni.