Monos: Un gioco da ragazzi Recensione

Monos: Un gioco da ragazzi

Monos: Un gioco da ragazzi | In una terra sperduta, costeggiata solo da montagne imponenti e nuvole biancastre, lì, nel bel mezzo del nulla, vivono 8 ragazzi. Con alle spalle solo un ammasso di pietre che una volta formavano un castello o forse una torre, si allenano e combattono e sperimentano la loro sessualità senza alcun confine. Fuori dal tempo, dalla società e dalle regole si comandano a vicenda, finendo in eccessivi atti di violenza ed aggressività scaturiti da un mantra che si ripetono costantemente. Loro sono i Monos, le scimmie di un gruppo militaresco, con l’unico obbiettivo di proteggere e mantenere in vita un ostaggio straniero, una donna, una madre, una semplice figura che chiamano “la Dottoressa”. Il loro Generale li osserva e li educa severamente, al limite dell’umano per ricordare loro qual’è l’obiettivo principale e quale missione devono compiere. Per chiunque volesse addentrarsi in quest’avventura ideata da Alejandro Landes, il 26 marzo uscirà in tutta Italia e noi ci sentiamo vivamente di consigliarvela.

Monos: Un gioco da ragazzi

Un branco ha sempre bisogno di un capo

Tra le verdi lande a poche miglia da Bogotá, c’è un accampamento militare provvisorio dove i nostri ragazzi alloggiano. Conosciuti tramite solo dei nomignoli decisi dal loro Generale, sono rispettivamente: Lupo, il leader iniziale del gruppo, Lady, sua compagna ed amante, Gambalunga, secondo in comando e più temerario di tutti, Cane, la causa scatenante degli eventi, Boom Boom, il soldato perfetto che non sbaglia mai, Svedese, l’incaricata radio e sorvegliante della prigioniera, Puffo, il più minuto e giovane ed infine Rambo. Sebbene siano tutti amici – quasi fratelli – vige la legge del più forte e, proprio come in un branco, solo il capo può decidere per gli altri e se qualcuno vacilla, tutti ne subiscono le conseguenze. Questo accade, metaforicamente parlando, durante una sessione di allenamento, quando tengono un tronco di bambù con le braccia rivolte verso l’alto. Il fallimento di uno si riflette sull’intero gruppo che, senza una buona guida o leggi ben precise, può facilmente perdere la via e sciogliersi rovinosamente. Anche durante un compleanno – piccola nota ironica – invece di tirare le orecchie, si frusta il festeggiato con una cinghia tante volte quanti sono gli anni che compie. Queste sono le condizioni in cui vivono i nostri protagonisti che, sempre con un sorriso stampato in bocca, non temono mai ciò che li aspetta nel futuro. Il più grande problema resta quest’ammaestramento animalesco ed assenza di regole sane che destabilizzano le loro scelte, rendendole sempre eccessive sotto qualsiasi metro di giudizio. Anche le esperienze sessuali e l’intimità stessa, sono distorte proprio come qualsiasi altro tipo di relazione, accentuando un’inconsapevolezza e – per certi versi – un’ingenuità che ancora appartiene a questi giovani adolescenti.

Monos: Un gioco da ragazzi

Il silenzio ed il rumore…

Composto da un cast quasi totalmente atipico, Monos: Un gioco da ragazzi fa della tensione e dell’improvvisazione il fulcro della storia. La recitazione dei ragazzi arriva a toccare livelli davvero alti a causa delle condizioni in cui l’intera troupe ha dovuto convivere durante tutte le riprese. Una frustrazione causata da intemperie, cambi repentini di temperatura, clima e selvaggina ostile, che garantisce performance estremamente realistiche anche da questi “non-attori”. Il paesaggio circostante risalta grazie ad una fotografia ben studiata e a delle inquadrature tanto sporche quanto accuratamente decise. Ogni inquadratura è gestita in modo assolutamente perfetto per le sensazioni che deve suscitare e le espressioni dei ragazzi sono così vere da domandarsi se stessero realmente recitando in quel momento. Un altro punto fondamentale della pellicola è come tutto venga costruito minuziosamente per poi essere distrutto e ricreato nella scena successiva. Ci sono solo due estremi che si alternano consecutivamente durante tutto il film: il silenzio ed il rumore. Entrambi forti evocatori di emozioni, sono padroni del ciclo di eventi che si scagliano sul gruppo e sullo spettatore stesso. Saranno inoltre, fonte di un crescendo ansiolitico perennemente presente e che, sopratutto di notte, si impossessa dei giovani. Ci sono momenti di totale quiete mattutina che vengono rimpiazzati da grida assordanti al chiaro di luna, protagonisti di feste attorno al fuoco che sembrano spesso sfociare in veri e propri riti esoterici. Sfortunatamente però, scene con questo forte timbro artistico impediscono una fruizione normale ed aperta a tutti. Uno dei maggiori fattori che scindono il giudizio generale, è infatti l’assenza di una trama – o meglio – la sua vaga presenza che confonde ed obbliga ad abbandonare quei limiti imposti da altri titoli. Le spiegazioni sono inesistenti quanto effimere ai fini di ciò che si sta mostrando. Qui non si parla di raccontare una storia ma di mostrarla, permettendo un’immedesimazione tale da spaventare una maggioranza impreparata.

Monos: Un gioco da ragazzi è un tipo di pellicola che non può essere giudicata tramite criteri standard, perché non appartiene ad un livello più o meno coerente per tutti gli spettatori. Può essere amato ed odiato persino dalla stessa persona che lo vede in due momenti diversi della propria vita ed è questo il suo maggiore pregio e difetto. Per poter apprendere appieno il messaggio del regista sarebbe doverosa una seconda o terza visione, in modo tale da cogliere i vari richiami ad altri titoli e le possibili interpretazioni. Non essendo un film per tutti è chiaramente impossibile essere d’accordo con un giudizio, perciò l’unica cosa da fare in situazioni del genere è seguire il proprio cuore e decidere se rincorrere il richiamo delle Scimmie o restare al proprio posto, al sicuro senza mettere in discussione ciò che ci sta intorno.

Nata con in casa una PS1 ed una stanza con pareti ricche di personaggi disegnati dal padre, si innamora ben presto dei videogiochi e dei manga. Dal primo titolo giocato, Paperino: Operazione Papero, fino ad arrivare a Death Stranding, vive ogni avventura come se fosse la propria, amando e studiando ogni personaggio che le si pari davanti. Le due opere che le sono più rimaste più nel cuore sono: Bioshock Infinite e The Last of Us. Appassionata di grafica, fumetti e storytelling, nel tempo libero scrive, disegna, gioca e soprattutto immagina. Incurabile sognatrice dal 1999.