Parlando di After Life, Ricky Gervais affermò che si trattava della miglior cosa mai realizzata nel corso della sua carriera, nonché il progetto di cui era più fiero. È facile comprendere e condividere il suo entusiasmo, poiché la serie da lui scritta, diretta e interpretata per Netflix è davvero uno dei contenuti più brillanti e coinvolgenti visti di recente sulla piattaforma. In mezzo a tanti titoli pensati per i giovani, quest’opera è la prova che l’azienda di streaming può e sa fornire prodotti più maturi, in grado di parlare ad un pubblico universale, poiché universali sono le emozioni in esso contenute.
Con la seconda stagione di After Life , Gervais conduce nuovamente lo spettatore nel mondo di Tony, che lotta continuamente contro il dolore causato dalla scomparsa dell’amata moglie. Se al termine dei primi sei episodi, rilasciati lo scorso anno, il protagonista aveva imparato ad essere più aperto nei confronti degli altri, da qui riparte la narrazione delle nuove puntate. La storia sia apre ad una maggior coralità, senza mai perdere di vista il focus centrale: l’elaborazione del lutto, in tutte le sfumature in cui questo può presentarsi. Ad arricchire il percorso di Tony, e dei personaggi a lui vicini, si prospettano così inedite e significative avventure.
Combattere il dolore
After Life è estremamente semplice nella sua concezione e realizzazione, quasi minimale, poiché quanto raccontato non ha bisogno di orpelli o sottolineature. Le situazioni, praticamente dei quadri narrativi, si ripropongono continuamente, andando e ritornando, quasi identiche nell’impostazione ma ogni volta apportando novità nell’animo dei personaggi. È come un percorso circolare, proprio come quello che ogni persona vive nella propria quotidianità. Ma quando il giro ricomincia, c’è una consapevolezza, un’emozione e una lezione imparata in più.
Gervais scrive una serie ricca di situazioni stranianti, talvolta apparentemente superflue nella loro semplicità. Eppure, ognuna di queste nasconde un valore, un significato profondo. In questa stagione in particolare, ad esempio, nell’intervistare per lavoro alcuni degli stravaganti cittadini, l’artista fa fuoriuscire attraverso questi sfumature diverse del dolore, sentimento universale e presente indistintamente in ognuno. Aprendosi qui ad una maggior coralità, inoltre, l’autore della realizzazione costruisce una rete di relazioni dimostrando quanto il gesto gentile di uno può avere effetti positivi su coloro che vi si trovano accanto.
Se la prima stagione scavava nel lutto di Tony, questa seconda porta alla luce la sua volontà di vivere nel tentativo di superare ciò che lo affligge. Sembra essere un nuovo capitolo della sua vita, da una parte estremamente ancorato a ciò che è stato ma dall’altra con il desiderio di guardare al futuro. Un percorso che Gervais costruisce conscio degli ostacoli che si presentano in modo naturale, dalle ricadute nel dolore alla difficoltà di gestire la rabbia. Ogni singolo elemento presente nella serie è di notevole importanza in questo cammino di redenzione, dimostrando la grande attenzione che l’autore pone nella messa in scena, solo apparentemente semplice e banale.
L’emozione nelle piccole cose
L’elemento più straordinario della serie, e della scrittura di Gervais, è la capacità di colpire lo spettatore con emozioni sincere, lasciate trasparire in modo estremamente naturale e diretto. Le sequenze emotivamente più forti della realizzazione sono quelle da cui meno ci si aspetterebbe di essere scossi. Piccoli dettagli apparentemente banali, che svelano però quel calore in grado di renderli memorabili. Dai dialoghi ai ricordi e fino al disperato tentativo di rivivere i momenti in cui si è stati felici attraverso la loro registrazione in video.
L’artista, come un mastro burattinaio, tiene il tutto in equilibrio tra il dramma e quel cinico umorismo che gli è proprio. La sua capacità di alternare divertimento a profonde emozioni è, come per la prima stagione, sorprendente. Pur mantenendo la stessa impostazione di messa in scena, evita il rischio di ripetersi trovando nuove strade per i propri personaggi, spesso impreviste, e rendendoli ognuno memorabile a modo suo. Ed è proprio compiendo questo cammino che lo spettatore finirà con il sentirsi non solo coinvolto, ma anche cullato e arricchito dai valori che la serie punta a trasmettere.
Citando le parole del protagonista, “la vita è preziosa perché non puoi riviverla una seconda volta. Per questo ogni cosa che fai, devi farla con passione“. After Life è pura passione, che il suo autore ha infuso tanto nella scrittura, quanto nella messa in scena e nella sua interpretazione. Un’opera sensibile per affrontare il vero volto della sofferenza, senza conferirgli particolari connotazioni. Solo dolore, nudo e crudo. Dal quale però si può uscire vivi, purché, come viene suggerito, ci si apra nei confronti degli altri.