Maneater Recensione: dalla parte dello squalo

Maneater

Lo squalo, sin da quando è stato protagonista della famosa pellicola di Spielberg, è diventato la minaccia acquatica più iconica nel mondo dell’intrattenimento. Chi di voi, da piccolo, dopo aver visto il film del famoso regista non si è guardato intorno con sospetto mentre si trovava in acque anche soltanto leggermente profonde? La figura dello squalo rappresenta il terrore atavico di qualcosa di misterioso che arriva all’improvviso dalle oscurità dell’oceano per ghermire la sua preda, preda che può tranquillamente essere un uomo. Queste credenze purtroppo hanno anche reso la vita difficile a questi splendidi animali marini; infatti innumerevoli esemplari sono stati uccisi nel corso del tempo, per paura oltre che per contrabbando di alcuni organi, tanto che molte razze di squali sono ora a rischio d’estinzione. In realtà gli attacchi di squali ai danni di persone sono eventi rarissimi, al punto che, secondo un sondaggio in America, ogni anno muore molta più gente colpita da un fulmine che non per i loro attacchi.

Nonostante ciò, il mito di implacabile predatore marino è rimasto, e dopo quel Lo Squalo del 1975, questo grosso pesce è diventato protagonista di innumerevoli altre pellicole in cui rappresentava sempre la minaccia nascosta tra gli abissi. Ma cosa succederebbe se per una volta ci mettessimo noi nei panni dello squalo? A chiederselo probabilmente sono stati gli sviluppatori di Tripwire Interactive, che hanno realizzato Maneater, titolo dove saremo noi lo squalo intento a terrorizzare le coste americane. Pad alla mano ci siamo calati nelle profondità oceaniche di questa nuova avventura.

Maneater: l’evoluzione (poco) naturale

L’inizio di Maneater si rifà a quei pseudo programmi di stampo documentaristico tipicamente americani che, stanchi dell’approccio serio in stile National Geographic, hanno deciso di rendere anche la ricerca scientifica uno show votato all’esagerazione e allo spettacolo. Accendete la televisione su un canale come DMAX o Focus e ne avrete un esempio lampante. Il programma fittizio all’interno di questo gioco si chiama proprio Maneater e ha come protagonista Pete lo Squamato, un cacciatore di squali e altre bestie marine rozzo e senza scrupoli. Mentre prenderemo confidenza con i controlli, il nostro squalo verrà catturato da Pete e da lui sventrato, cosa che rivelerà l’esistenza, nel grembo dell’animale, di un cucciolo ormai pronto a nascere; questi verrà brutalmente estratto e sfregiato da Pete, prima di essere ributtato in mare. Il piccolo di squalo leuca sarà il nostro avatar all’interno del gioco. Non badate troppo alla razza del nostro squalo, non sarà poi così importante quando otterrete poteri elettrici o corazze d’ossa, ma su questo torneremo a breve.

Pete lo squamato

Ovviamente, da un gioco in cui controlliamo uno squalo e il cui obiettivo è divorare tutto ciò che lo circonda non possiamo aspettarci una narrativa di alto livello. L’unica traccia di storia è legata all’astio che il nostro predatore ha verso gli umani a causa della sua traumatica nascita. La cosa divertente è che le nostre azioni saranno spesso commentate da una voce fuori campo come se stessimo assistendo a un documentario, ma com’è facile immaginare i commenti saranno prevalentemente ironici.

Finalmente liberi di muoverci nell’oceano avremo un solo obiettivo: sopravvivere e diventare più grossi e potenti così da arrivare in cima alla catena alimentare. La struttura di gioco è quella di uno pseudo action RPG ambientato in un open-world piuttosto contenuto, dove dovremo potenziare il nostro squalo per renderlo il predatore definitivo. Per fare ciò ci saranno due elementi da tenere in considerazione: il primo sono i livelli, superabili mangiando e trovando collezionabili in giro per la mappa, e che definiscono anche le fasi di crescita della nostra affamata protagonista (si, è uno squalo femmina), che passerà da giovane ad adulta e così via. Il level cap è fissato al livello 30, che sarà piuttosto facile raggiungere, anche senza completare ogni cosa che ci verrà proposta.

Maneater squalo

Salire di livello non aumenterà automaticamente le nostre statistiche, che miglioreranno solo a ogni passaggio d’età, dandoci anche dei bonus al salto, alla salute e alla respirazione fuori dall’acqua. Ed ecco l’altro elemento cui fare attenzione: per migliorare esponenzialmente le nostre abilità da combattimento dovremo dotarci di evoluzioni da equipaggiare. In Maneater potremo effettivamente fare una sorta di “pimp my shark”, infatti sarà possibile equipaggiare denti, code, pinne e organi come se fossero le armi e le armature di un avventuriero. Queste si sbloccheranno completando alcune boss fight o diversi compiti secondari. Fondamentalmente avremo tre diverse “armature”: quella bioelettrica, che darà il potere del fulmine al nostro squalo; quella ossea, basata sulla resistenza e sulla difesa; quella d’ombra, che aumenterà la nostra velocità e permetterà di usare attacchi velenosi.

squalo bioelettrico

A questi si aggiungono tre slot per organi che ci doneranno abilità extra come l’utilizzo di un sonar, salute extra o la possibilità di ottenere più materiali dalle vittime che divoriamo. Ogni evoluzione potrà poi venire potenziata per essere ancora più efficace spendendo i materiali che troveremo mangiando umani e varie creature marine, come ad esempio il grasso o i minerali. Insomma, se pensavate di trovarvi di fronte a un gioco realistico dal punto di vista scientifico siete decisamente fuori strada

Maneater: mare di sangue

Maneater ci metterà a disposizione otto diverse aree in cui seminare il terrore. Ognuna di queste avrà il suo habitat specifico, passando dalle paludi pullulanti di alligatori, fino al golfo, un tratto di mare aperto dove troveremo squali bianchi e altre creature molto più grosse. Per spostarci tra questi luoghi avremo due modalità d’esplorazione: quella subacquea, che ci permetterà di muoverci a 360 gradi esplorando i fondali marini e analizzando la fauna intorno a noi, e la modalità a pelo dell’acqua, con l’iconica pinna superiore sporgente, modalità ci permetterà di muoverci più velocemente tra un’area e un’altra. Non mancherà un hub dove potenziarci e dove poter utilizzare il viaggio rapido, in questo caso reso possibile da alcune grotte marine. Il nostro squalo avrà poi una mobilità esagerata in maniera divertente, tanto che potrà anche avventurarsi sulla terra per diversi secondi quasi come se fosse un anfibio, così che gli umani non si possano sentire al sicuro nemmeno quando sono fuori dall’acqua.

fauna marina maneater

La struttura di Maneater è quella di una sorta di open-world “a lista della spesa” come lo sono gli Assassin’s Creed e derivati. Ogni area avrà infatti tre diversi tipi di collezionabili: targhe, casse con i mutageni e i punti d’interesse, che serviranno a sbloccare nuovi potenziamenti o ad aumentare le nostre risorse per evolvere le parti equipaggiabili acquisite. In realtà le quest principali di ogni zona saranno pressoché indistinguibili dalle secondarie nel loro svolgimento, se non per un’icona differente sulla mappa.

Per completare ogni area e passare alla successiva dovremo: ridurre la fauna locale cacciando un numero definito di prede, uccidere un certo numero di umani sulle spiagge, combattere contro nemici speciali. Fatto tutto ciò sbloccheremo le missioni secondarie dell’area, uguali a quelle principali come dinamiche, e la boss fight contro il super predatore di quella zona. Ucciso anche questo, assisteremo a una scena con Pete per poi proseguire verso l’area successiva. Il gioco è tutto così fino allo scontro finale. La noia per questa struttura si fa sentire presto ed è mitigata solo dall’esigua durata del gioco. Per completare ogni area al 100% trovando ogni collezionabile (che per fortuna diventano visibili sulla mappa utilizzando il sonar) e risolvendo ogni quest tra principali e secondarie, ci abbiamo impiegato poco meno di 15 ore, che potrebbero essere facilmente ridotte sotto le 10 se si punta a completare soltanto la storia principale.

boss battle

Un (ri)ciclo continuo

La longevità di Maneater non è un grosso problema, se non per il fatto che il gioco si limita a riproporci continuamente le stesse cose da fare. Anche il sistema di combattimento non aiuta troppo ad alleggerire il peso della ripetitività. Questo è infatti piuttosto semplice, ma anche approssimativo in diversi aspetti. Il nostro squalo avrà un attacco con il morso e uno con la coda, in più potrà utilizzare una schivata e una sorta di super mossa legata alle evoluzioni equipaggiabili, ossia elettrico, osseo e d’ombra. Se riusciremo a colpire i nostri avversari mentre sono vulnerabili attiveremo la mossa Massacro, che consiste semplicemente nello scuotere l’analogico destro insieme al tasto del morso per simulare l’effettiva potenza del morso di uno squalo. In sostanza i combattimenti saranno tutti molto simili tra loro; l’unica grossa differenza sarà se affronterete delle creature marine o degli umani. Nel gioco ci saranno svariati avversari presi dal regno di madre natura, tra coccodrilli, squali martello, squali bianchi, orche e molto altro. Le battaglie contro questi animali si riducono a schivare i loro morsi, a contrattaccare con i nostri e ogni tanto a utilizzare la codata per stordirli leggermente.

Contro gli umani la situazione è differente. A questi si lega il concetto di Infamia, che somiglia lontanamente alle stelle viste in GTA. Attaccando gli umani metteremo in allerta i cacciatori di squali e la guardia costiera, che verranno a darci la caccia. Una volta distrutte abbastanza barche comparirà un boss, ossia un umano con nome e armi un po’ più potenti del normale, che dovremo uccidere per passare al livello di Infamia successivo. In totale ci saranno 10 livelli e ad ogni avanzamento arriveranno barche e cacciatori sempre più potenti. Proseguendo nel gioco, lo scontro con gli umani diventa molto confusionario. Noi dovremo distruggere le barche attaccandole e schivando gli attacchi a distanza di fucili e bombe al momento giusto e ogni tanto mangiare qualche cacciatore esposto sui ponti delle imbarcazioni o caduto in mare per ripristinare salute. A livelli alti la difficoltà principale sarà dovuta all’alto numero di attacchi che subiremo, che renderanno la schivata molto ardua da usare. Non è impossibile come difficoltà, ma è piuttosto un processo lungo e tedioso, dato che ci vorrà molto tempo per abbattere il giusto quantitativo di imbarcazione. I boss di ogni ondata d’Infamia non saranno poi nulla di che, visto che basterà anche mangiarli al volo mentre non sono riparati sotto coperta per eliminarli.

maneater umani

Uno dei difetti principali di questo sistema è il lock on, impreciso e poco efficace sia contro gli umani che contro i predatori marini. Tendenzialmente, premendo l’analogico destro, dovremmo essere indirizzati contro il nemico, ma basterà superarlo o muovere la telecamera per perdere subito il targeting. Spesso anche contro la normale fauna acquatica, presente solo per permetterci di mangiarla recuperando salute e materiali, il sistema fallirà mandando a vuoto il nostro morso.

A livello artistico Maneater, realizzato con l’Unreal Engine 4, non offre visuali paesaggistiche eccezionali. Molti fondali marini sono un po’ spogli e gli ambienti particolari come le grotte marine o le spiagge sono molto simili tra loro, con un evidente riciclo di asset. Il gioco si lascia comunque guardare, ma ci sono spesso casi di texture caricate in ritardo e qualche sporadico calo di frame rate. In diverse occasioni ci sono stati degli improvvisi crash, che fortunatamente non hanno impattato troppo sulla progressione, dato che il gioco salva automaticamente molto spesso. Speriamo in una patch correttiva subito dopo il lancio.

Maneater è un bell’esperimento con un’idea folle e originale, in cui per una volta saremo noi lo squalo, che potremo persino potenziare fino a renderlo il re degli abissi. Il divertimento scaturito dall’utilizzo del nostro predatore per seminare il terrore sulle spiagge e accresciuto dal tono ironico del tutto viene però mitigato dopo poche ore di gioco da un open world estremamente ripetitivo e da un sistema di combattimento con diverse mancanze a livello strutturale. Vi ricordiamo che il nostro squalo approderà su PlayStation 4, Xbox One (la versione testata da noi) e PC. 

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).