La distribuzione di Utawarerumono in occidente è stata alquanto irregolare, per così dire, dato che gli estimatori della visual novel realizzata nel 2002 da Leaf (la futura Aquaplus) hanno potuto mettere le mani soltanto sui sequel, Mask of Deception e Mask of Truth, e sullo spin-off action che riprende i personaggi dei due titoli summenzionati, Utawarerumono Zan, tutti distribuiti dalla summenzionata Aquaplus in patria e da Atlus e Deep Silver qui da noi: sebbene la duologia funzionasse benissimo come storia a sé stante, proprio perché pensata fin dall’inizio come un nuovo punto di partenza per la serie, tutti i rimandi alle vicende accadute ed ai personaggi incontrati nell’originale non potevano naturalmente essere colti da chi si avvicinava per la prima volta a questo mondo fantastico. Ma il momento per colmare tutte le lacune è infine arrivato e, per quanto la serie animata del 2006 fosse già un’ottima sintesi della trama contenuta nel romanzo per immagini, poterlo vivere in prima persona è tutta un’altra cosa, in particolar modo perché la versione che ci ritroviamo fra le mani è l’ennesimo rifacimento dell’avventura: il gioco venne infatti dapprima trasposto su PlayStation 2 con una nuova veste audiovisiva, poi convertito per PlayStation Portable nel 2009 e quindi rilasciato su PlayStation 4 e PlayStation Vita nel 2018 sfruttando il medesimo motore grafico degli episodi successivi, con annesse migliorie sia in termini estetici che di gameplay. Prelude to the Fallen, adattamento del titolo secondario “Chiriyuki Mono he no Komoriuta”, traducibile grossomodo come “Ninnananna per i Caduti”, è dunque il primo capitolo in termini cronologici dell’universo narrativo di Utawarerumono, e in tal senso costituisce sia un’ottima introduzione per i neofiti che il modo migliore per colmare le lacune di quanti hanno già apprezzato i predecessori.
Utawarerumono: colui che Viene Cantato
In un’ambientazione reminiscente dei costumi e delle tradizioni degli Ainu, il popolo indigeno del Giappone che abita la porzione settentrionale dello Stato insulare, un uomo misterioso si ritrova, dopo essere a malapena sopravvissuto ad un devastante terremoto, sul limitare di un bosco che cinge un tranquillo villaggio rurale. Ormai allo stremo delle forze, perde i sensi ma viene tratto in salvo dal borgomastro, un’attempata erborista di nome Tuskur, e da sua nipote, Eruru, che lo aiuteranno a rimettersi in sesto e ad integrarsi con il resto degli abitanti che, al contrario di lui, possiedono tutti dei curiosi tratti ferini. Poiché l’incidente sembra averlo privato anche dei suoi ricordi, il protagonista viene ribattezzato Hakuowlo dall’anziana, in onore del padre di Eruru e della sorellina più piccola Aruru morto in battaglia diversi anni orsono, ed impara a convivere con la strana maschera che porta in volto e che sembra fusa con la sua stessa pelle. Tuttavia, la tranquillità ritrovata non può certo durare a lungo, e il destino di Hakuowlo lo spingerà al centro di un terribile conflitto assieme a tutti coloro che lo circondano.
Come già accaduto per Utawarerumono Mask of Deception e Utawarerumono Mask of Truth, il vero punto di forza di Prelude to the Fallen è il cast di personaggi che lo popola: tutti fortemente caratterizzati e provvisti di esperienze e contesti ben costruiti, sono il contorno perfetto di una storia che riesce a catturare fin dalle prime battute ed a non perdere quasi mai colpi prima della conclusione, il che è un bene visto il quantitativo gargantuesco di testo da leggere. Il gioco possiede solamente il doppiaggio in giapponese, ma gli attori danno generosa riprova del loro mestiere infondendo le giuste sfumature emotive ai rispettivi alter-ego digitali, qualunque sia la circostanza che li vede coinvolti. Inoltre, la traduzione ad opera di NIS America è oltremodo eccellente e cattura anche le più piccole sfumature dei giochi di parole in cui gli sceneggiatori adorano perdersi, pur senza tralasciare i passaggi drammatici di cui l’avventura è comunque infarcita. Ulteriore ciliegina sulla torta, una strepitosa colonna sonora disponibile in due varianti, la prima composta dalle tracce originali riarrangiate e la seconda con un mix di brani presi anche dagli altri episodi, molto più ricca ma anche velatamente “rivelatrice” se abbiamo una certa familiarità con questi ultimi… benché stupenda da ascoltare, tenderei a sconsigliarvela se non volete rovinarvi qualche colpo di scena. Per completare il quadro, il comparto artistico è pregevole e rinnovato in confronto all’originale, con uno stile che mescola conversazioni fra ritratti ben proporzionati dei personaggi coinvolti e combattimenti strategici con visuale isometrica, con i quali i veterani si troveranno subito a loro agio essendo stati mutuati direttamente dai sequel. Anche se i modelli ed i fondali in 3D non vinceranno mai un premio per chissà quale traguardo tecnologico raggiunto, ricchezza ed espressività sono i due elementi che riescono a contraddistinguerli dalla media di produzioni simili e aggiungono un’altra generosa manciata di punti all’esperienza complessiva. Una piccola ma doverosa osservazione: il primo Utawarerumono nasce come racconto visivo per adulti, ma il remake ne espande gli avvenimenti epurando al contempo qualsiasi scena “pruriginosa”. Poco male, dato che queste ultime risultavano essere già all’epoca abbastanza pretestuose e non aggiungevano né toglievano nulla all’economia complessiva della storia.
Questa melodia l’ho già sentita…
Come qualsiasi SRPG che si rispetti, Prelude to the Fallen possiede molti dei tratti distintivi che hanno segnato il successo di altri titoli ben più blasonati: le battaglie, fatta eccezione per quelle guidate dalla storia, iniziano con la scelta dei membri del gruppo che vogliamo schierare in campo e con la loro collocazione sulla griglia di partenza, previo controllo delle rispettive statistiche, dell’equipaggiamento, dei costumi indossati e degli oggetti consumabili trasportati, fino all’ordine di azione rispetto agli avversari che, soprattutto negli scontri che annoverano fra le condizioni di vittoria la sopravvivenza di determinate unità, diventa un indicatore da non sottovalutare. Il combattimento vero e proprio scorre con notevole fluidità, ed i turni alternano le fasi di movimento a quelle di attacco mettendo sempre a disposizione del giocatore le azioni possibili a seconda della portata delle stesse, evitandogli così di scartabellare fra decine di opzioni disponibili solo per scoprire che quella desiderata non è utilizzabile. Una volta sferrato un attacco, possiamo intervenire ulteriormente schiacciando il pulsante di conferma una o più volte, a seconda del numero di bordate a disposizione del personaggio che agisce, seguendo i movimenti di un cerchio in sovrimpressione che si restringe: se riusciamo ad intercettare il momento giusto poco prima della sua scomparsa, l’attaccante guadagnerà punti Zelo che, a loro volta, possono essere impiegati per lanciare attacchi aggiuntivi oppure, una volta sbloccati, delle poderose mosse finali che vengono accompagnati da caratteristici intermezzi animati. E’ altresì possibile utilizzare catene di colpi congiunte fra personaggi che nutrono una certa affinità reciproca, la cui utilità principale risiede nella vasta area d’azione che permette loro di raggiungere un gran numero di nemici. Se la concatenazione stile mini-gioco musicale vi sembra complicata, non preoccupatevi: con la semplice pressione del tasto L1 (o L su PlayStation Vita), gli attacchi verranno inferti automaticamente in sequenza, tanto per venire incontro a chi non possiede un buon senso del ritmo o, semplicemente, non vuole prolungare più di tanto gli scontri.
E’ di vitale importanza all’interno di Utawarerumono Prelude to the Fallen prestare anche attenzione al nesso elementale dei nostri eroi: ciascuno di essi è infatti legato ad una particolare entità fra Fuoco, Acqua, Vento, Terra, Luce e Oscurità, e questi ultimi possiedono di conseguenza vulnerabilità e resistenze vicendevoli, perciò un’occhiata agli elementi cui appartengono i contendenti che stiamo per affrontare non fa mai male per organizzare un’adeguata rappresaglia. Per concludere, gli sviluppatori ci offrono anche l’opportunità di riavvolgere il tempo e tornare indietro di qualche turno qualora una mossa sbagliata si sia tradotta in una situazione ingestibile senza la perdita di qualcuno dei nostri compagni: 50 è il numero massimo di turni che possiamo scorrere a ritroso anche se, una volta scelto il nuovo “inizio”, è impossibile annullare la decisione… un compromesso tutto sommato accettabile. Tenete comunque presente che gli scontri tattici sono soltanto una minima parte del gioco, e fra l’uno e l’altro potreste dover assistere a ore ed ore di conversazioni che sviluppano la storia, ma c’è sempre la possibilità di affrontare quelli già superati per recuperare oggetti supplementari e far salire più in fretta di livello i personaggi, arrivando così alle fasi più avanzate con maggior preparazione.
https://www.youtube.com/watch?v=frePth_Sp54
Utawarerumono Prelude to the Fallen è stata una piacevole esperienza dall’inizio alla fine, così come lo erano già stati Mask of Deception e Mask of Truth: mentre il ritmo narrativo subisca qualche battuta d’arresto soprattutto durante le fasi intermedie della storia, e i combattimenti non siano tanto numerosi quanto avrei voluto, l’odissea di Hakuowlo è riuscita a tenermi incollato allo schermo proprio come avevano fatto Haku e Kuon prima di lui. I momenti leggeri e divertenti si mescolano con sapienza a decisi e repentini pugni nello stomaco, in un susseguirsi di emozioni sostenute dall’eccellente recitazione dei doppiatori e dall’affascinante stile artistico. La struttura portante resta quella di una visual novel, pertanto composta da dialoghi prolissi e articolati interrotti ogni tanto da qualche battaglia piuttosto che il contrario, ma gli estimatori del genere sanno già di aver trovato un autentico gioiello.