The Hand of Glory Recensione: con la Greendart tra le strade pericolose di Miami

The Hand of Glory

Appena finito The Hand of Glory mi è salita la voglia di capire come proseguiva la storia di Lazarus Bundy, di Alice Sharp e dei personaggi che ruotano attorno all’avventura grafica di Madit Entertainment e Daring Touch. Si, perché il primo lavoro del team italiano è diviso in due parti. La prima esce oggi 9 giugno, per il finale ci sarà da attendere la fine dell’estate. Ma il fatto è che io vorrei giocarci ora, perché The Hand of Glory è un titolo che funziona, un avventura grafica impacchettata bene dalla mente dietro al progetto, Stefano Rossitto, e dal suo team, cui si vede che il genere piace, e tanto.

The Hand of Glory

The Hand of Glory: Lars & Alice

Inevitabilmente il primo collegamento che viene in mente se si unisce “avventura grafica” e “disegni fatti a mano” , per chi ha vissuto negli anni ’90 quando ne aveva almeno 10, è Broken Sword. Oltre al fatto che, passando di sfuggita dietro di me mentre stavo giocando, mio fratello ha detto:“ma è Nicole Collard?” riferendosi ad Alice, si nota fin da subito di come l’opera di Revolution Software sia stata fonte di ispirazione per il team italiano. Ma The Hand of Glory ha uno spirito tutto suo, riconoscibile, che si fonda su una coppia di protagonisti funzionante, una serie di personaggi di contorno a cui ci si affeziona (alcuni più di altri), e da una storia che, seppur in qualche modo già vista, fa venir voglia di sapere come va avanti. Il tutto in un mondo disegnato a mano intervallato da scene animate, “sporche”, ma che rimandano ad un immaginario 80/90 apprezzabile. Lo stesso protagonista sembra quasi vivere più a cavallo tra i 90 e i 2000, piuttosto che nel presente.

Lazarus Bundy è un detective, ma prima di tutto un’impulsivo. E nonostante la sua buona percentuale di casi risolti, ultimamente non sta attraversando il suo periodo migliore, a causa di una sfida quasi ossessiva che gli ha lanciato il misterioso serial killer Blowtorch. E tutto questo lo porta a fare cose avventate, dormire male; soprattutto dopo il rapimento di Kathrin Mulzberg, figlia di un milionario. A venire in soccorso a “Lars” arriva Alice Sharp, nuova stagista dell’HPD, decisa e con le idee ben chiare in mente. E la coppia funziona alla grande, si creano buone situazioni e scene tra i due. Andando avanti, la storia cresce nel suo mistero, e mi piacerebbe dire tante cose, che però potrete scoprire solo giocando, tra i vicoli, i palazzi e le palme di Miami, sempre in sella all’inseparabile Greendart, bicicletta che ricorda le origini del “bel paese” del protagonista.

The Hand of Glory

Semplice, ma funzionale

The Hand of Glory, almeno in questa sua prima parte, non è un avventura grafica particolarmente complessa. Per il sottoscritto, è un bene. In primis perché non sono mai stato tanto perspicace e soprattutto paziente, e la ricerca della soluzione al primo intoppo è per me una routine. Ma in The Hand of Glory non ho mai sentito la necessità reale di cercare aiuti. Uno o due enigmi possono essere più elaborati, ma mai nulla di impossibile o improbabile. E anzi, la risoluzione di uno in particolare vi potrebbe far sentire decisamente gratificati. Questa “semplicità” è un bene per lo scorrere della storia, d’altra parte però, inevitabilmente, chi cerca una sfida, di quelle toste, non la troverà qui. La durata si aggira sulle 8 ore.

I comandi sono molto intuitivi. Si può scegliere se fare il tutorial all’inizio, che vi farà capire l’importanza degli hotspot. Che non saranno mai troppi e le scene non saranno mai troppo “pesanti”, con un numero indefinito di oggetti da osservare, trovare e mescolare tra di loro. L’inventario è posto in cima allo schermo, e viene molto semplice l’interazione tra oggetti e paesaggi; potrebbe risultare un po’ più scomodo solo quando avrete molte cose nell’inventario e dovrete farle scorrere cliccando su una apposita freccia. Per la maggior parte della missione userete Lars, ma in alcune situazioni potrete muovervi con Alice. Sotto questo aspetto, spero che nella seconda parte si possa utilizzare di più il suo studio del linguaggio del corpo, trovata interessante per variare il gameplay. Proprio nel “cambio giocatori” ho riscontrato l’unico bug: un oggetto di Alice era andato a finire nell’inventario di Lars, e cliccandoci sopra si sentiva la voce della stagista, anche se Lars stava da solo. Ma nulla di particolarmente grave. Il titolo è doppiato in inglese, con sottotitoli in italiano.

In conclusione, Il titolo Madit Entertainment/Daring Touch è una buona avventura grafica, che prova ad assimilare dal passato e riproporlo oggi. Il lavoro fatto da Stefano Rossitto e dal team è gradevole, scorrevole, non complesso, e vi terrà per quelle 8 ore con la voglia di capire come va avanti. Sembra banale e scontato, ma è giusto elogiare un progetto italiano (in collaborazione anche con Emilia Romagna Film Contest), quando questo è fatto bene. E ora, beh, ora si attende la seconda parte.