Siamo tutti, in qualche modo, cresciuti col terrore dell’Apocalisse (più Godfall di così!). Quante volte, ad esempio, magari in tenera età, ci è capitato di assistere ad una conversazione tra adulti dalla difficile comprensione, in cui spesso veniva pronunciata questa parola, altisonante e allo stesso tempo inquietante?
I nostri nonni, iconicamente le persone più “credenti” e legate alla religione di ogni famiglia, ci hanno avvertiti: Dio, Gesù e il Diavolo non vanno tirati in ballo senza motivo. È peccato. Va così che il concetto di Apocalisse si lega giocoforza proprio al rapporto che l’essere umano ha con la (o le) divinità a cui crede, un concetto che, chiaramente, mette in mostra il lato oscuro di essa (o esse). L’Apocalisse è dunque una forma di “vendetta divina”, una punizione inflitta dagli dei agli esseri umani, inferiori, infedeli e tremendamente inadeguati, perché macchiatisi di atroci crimini o, semplicemente, ritenuti indegni di continuare la propria esistenza.
E se nella cultura religiosa l’Apocalisse è sempre apparso come un evento inarrestabile e spaventosamente ineluttabile, il medium dell’intrattenimento ha saputo plasmare tale verità in condizioni fondamentalmente diverse, più “leggere” e soprattutto più malleabili. In ogni storia a tema vi è una contrapposizione forte e sentita tra il male ed il bene, quest’ultimo identificato in un campione – o campioni – in grado di rappresentare l’ultimo baluardo della razza umana.
Da questa base tematica, in buona sostanza, sembra ergersi il comparto narrativo e tematico di Godfall, il primo titolo mostrato per PlayStation 5 e che si è nuovamente affacciato alla “finestra” durante l’evento Sony per ricordare al pubblico che esso è sempre lì, pronto a trascinare il giocatore in una lotta disperata contro quella che sembra un’inevitabile catastrofe.
Ciao, sono Godfall e credo di essere un souls-like… O forse no?
Prima di analizzare il contesto narrativo e tematico a cui Godfall sembra rifarsi, più nel dettaglio, è bene partire da quello che è l’elemento che più sta a cuore agli appassionati: il gameplay. Sin dalle prime apparizioni e ora ancora di più, Godfall ha dimostrato di voler puntare forte non soltanto, appunto, sulla bellezza di un immaginario a metà tra il mistico e il contemporaneo, ma anche e soprattutto sul sistema di combattimento che accompagna quelli che, a occhio, sembrano essere i tanti scontri a cui il gioco ci sottoporrà.
Del resto, sventare la fine del mondo deve essere per forza di cose un lavoro arduo, una missione estenuante, che soltanto un abile guerriero può portare al termine. E, da qui, parte proprio la nostra analisi sul comparto ludico della produzione, così evidente quanto avvolto nel mistero. Godfall, a primo acchito, sembra crogiolarsi nelle fortune di diverse opere, mostrando così una natura polivalente e “aperta”, che si lascia volentieri influenzare da quelli che sono stilemi e usi già esplorati altrove.
Non ci ha fatto una buonissima impressione, lo ammettiamo, perché da questo primo gameplay trailer ho potuto notare sì una spiccata vena da “souls-like”, e chi conosce chi vi scrive può confermare quanto sia incredibilmente vicino al sotto genere in questione, ma anche una spruzzatina dell’ultimo God of War e qualche “scaglia” di diverse altre iterazioni (vedi un Monster Hunter, ad esempio) sparse qua e là.
Niente di strano, certo, ma il titolo di Counterplay Games, in sviluppo presso Gearbox, dovrà dimostrare di saper fondere per bene queste diverse tipologie di influenze per creare un sistema funzionale ma allo stesso tempo originale e, come abbiamo avuto modo di vedere finora, in pochi hanno centrato tale obiettivo. Ci è piaciuta molto la meccanica delle armi, ad esempio, una meccanica che, un po’ appunto come accade nell’hunting game di Capcom, sembra cambiare profondamente quello che è l’approccio alla battaglia del nostro alter-ego.
Ad essa sembra congiungersi un sistema di progressione legato appunto alla “masterizzazione” dell’arma più che ad un classico albero delle abilità del personaggio utilizzato, il che potrebbe rendere l’avanzamento generale nettamente più divertente, dando al giocatore una totale libertà d’approccio per quel che concerne l’utilizzo di una o di un’altra arma.
Godfall: scazzottate divine
Le influenze da souls-like, però, sono quelle più evidenti. I nemici sembrano molto aggressivi, numerosi, pronti ad attentare alla vita del nostro alter ego, il quale può fondamentalmente decidere di schivare, parare o di deflettere (con il giusto tempismo) quelli che sono gli attacchi avversari, in continuazione. E qui però si avverte anche l’influenza dell’ultima fatica di Santa Monica. La telecamera dietro alle spalle, lo “sblocco” di armature e set speciali, e soprattutto gli spettacolari attacchi ad area, che sembrano ancora una volta legati all’arma impugnata, trasudano God of War da ogni poro e ciò, onestamente, non mi spiace affatto.
Potrebbe dunque sembrare tutto così bello da essere quasi irreale? No, perché il sistema coniato da Counterplay Games non ci convince del tutto, per due ragioni fondamentali. La prima è quella legata, appunto, alla difficoltà oggettiva nel riuscire a mettere d’accordo tutti, ossia il perfezionare un sistema ludico che riesca appieno a fondere idee fondamentalmente diverse nel modo corretto.
La seconda, ben più evidente secondo il nostro parere, è legata ancora una volta al gameplay che, in tutta onestà, ci ha ricordato con un po’ di timore quello di Lords of The Fallen. Per carità, niente contro il lavoro di Deck 13, che ho anche apprezzato, ma ho avuto un fastidioso dejavu legato ad una delle problematiche più evidenti del sopracitato titolo: la fruizione stessa del combat system.
Per chi lo ricorda, Lords of The Fallen era molto stratificato, in base proprio alle armi, ma aveva un problema molto evidente: era lento, ingessato, difficile da digerire, anche e soprattutto per quanto riguarda la rapidità e la spettacolarità degli scambi di colpi tra l’avatar e i suoi nemici. Ebbene, guardando il gameplay trailer di Godfall abbiamo avuto la stessa identica sensazione, ossia quella di un titolo che vuole fare qualcosa che gli si potrebbe ritorcere contro.
Lo vediamo lento, Godfall, vediamo poca reattività, indipendentemente dall’arma utilizzata, e questo ci spaventa. E abbiamo paura che nemmeno la spettacolarità delle combo e più in generale l’ottimo lavoro svolto nelle animazioni delle collisioni e sui particellari, possano passare in secondo piano rispetto a quanto detto poco sopra. E, infine, abbiamo tanti dubbi sul sistema alla Destiny e Borderlands per quanto concerne il loot. Negli ultimi anni (chi ha detto Anthem?) ho già visto in molti fallire così e non vorrei ritrovarmi davanti un altro titolo incapace di offrire qualcosa di veramente nuovo e appagante già al lancio della nuova console.
Un mondo da scoprire
Sul piano della narrazione e della gestione del mondo di gioco, Godfall è ancora decisamente più avvolto nel mistero, ma non per questo completamente un oggetto sconosciuto. O, almeno, non del tutto.
Sappiamo che il lavoro di Counterplay è ispirato, a livello tematico, al “Ciclo della Fondazione” di Asimov, e per questo mi aspetto una forte connotazione anche fantascientifica, un’impronta narrativa in grado di fondere più generi differenti, partendo appunto dalla sua veste “sacra” e finendo con l’abbracciare ispirazioni più moderne e basate su fattori provenienti da un’iconografia differente. E proprio dando un primo sguardo a quello che è il mondo di gioco, è chiaro quanto tutto questo abbia senso, poiché il dualismo tra il “mistico” e il “tecnologico” si avverte in ogni singolo frame.
Le strutture super tecnologiche che si scorgono in sottofondo, incastonate in un mondo ricco di vegetazione, di scorci mozzafiato, di creature splendide nella loro misteriosa genesi, sono uno degli esempi più calzanti di una realizzazione imponente, che cerca in tutti i modi di plasmare intorno al giocare un universo che ben si sposa con la natura stessa del titolo.
Non sappiamo ancora nulla di Godfall, tecnicamente parlando. Non sappiamo (ma scommetterei di sì) se girerà con quelli che dovrebbero rappresentare la “prassi” per un gioco simile (ossia 60fps) o meno, se offrirà più modalità grafiche e quali tipi di artefatti sfrutterà per arrivare il più pronto possibile al suo ballo da debuttante. Vogliamo essere franchi: da vedere non ci fa impazzire, non ci fa gridare al miracolo, ed è anche abbastanza comprensibile, sia chiaro, e abbiamo notato troppe similitudini con prodotti “esterni”, da cui sembra ereditare in modo a volte evidente alcuni tratti più o meno importanti.
https://youtu.be/oal1EbvDxCk
Nonostante siamo dei profondi estimatori dei “souls-like”, degli action-RPG ed abbia amato alla follia l’ultimo God of War, i lavori a cui Godfall sembra rifarsi maggiormente, c’è qualcosa che non ci torna. Abbiamo il timore, dopo averlo visto (brevemente) in azione che il lavoro di Counterplay Games possa nascondere una voglia di andare sul sicuro che in alcuni casi sembra evidente ed invadente. Certo, l’immaginario ha tutte le carte in regola per risultare di primo livello, e le questioni loot e power up vari meritano un approfondimento che adesso sarebbe impossibile fare, ma abbiamo seriamente timore che il gameplay possa “bissare” l’insuccesso di sin troppe opere, annunciate sì in pompa magna ma finite schiacciate sotto il peso delle aspettative.