Finalmente, dopo ben due anni di quasi assoluto silenzio, 343 Industries ha deciso di far tornare Master Chief sul “grande schermo” delle presentazioni videoludiche. Quest’anno la folla non ha potuto esaltarsi stando seduti in una sala mentre si godevano il contenuto, ma di sicuro ha esaltato, comodamente, da casa. Microsoft ha voluto spingere davvero tanto su questa storica IP e 343 Industries ce la sta forse mettendo tutta per spingere assieme a loro per quello che è il ritorno della saga che, al di là di ogni cosa, ha rivoluzionato il genere degli FPS su console. Halo Infinite è stato svelato in una demo di circa nove minuti durante l’Xbox Games Showcase in apertura all’evento principale e siamo qui proprio per provare a capire che strada stia provando a creare (o “ricreare”) il nuovo capitolo.
Un tuffo nel passato di Halo… guardando al futuro
La prima scena mostrata all’E3 2019 è confermata essere esattamente l’inizio della nuova avventura, quando un Master Chief vagante nello spazio in un sonno profondo da molto tempo dopo gli avvenimenti di Halo 5 Guardians, viene recuperato da un pilota dell’UNSC e subito si imbattono in esseri ostili. Con la demo ufficiale mostrata (ma in realtà già da prima tramite questo brevissimo teaser) è assodato quello che parrebbe essere il nemico principale del nostro John-117: la fazione ribelle dei brute, gli Esiliati, proveniente direttamente da Halo Wars 2. Da quanto riferito direttamente dai ragazzi di 343 Industries, non sarà necessario aver giocato al titolo spin-off RTS della serie. Sarà infatti possibile godersi tutta la trama principale senza alcun “obbligo” di conoscenze pregresse. Dalla demo, comunque, villain principale a parte non si possono trarre grosse conclusioni, se non che c’è il pieno ritorno dei Covenant (si possono infatti vedere tutte le unità principali e storiche dei ranghi dell’alleanza aliena) con tanto di Brute. Nulla invece a riguardo dei Precursori o del tanto temuto nemico parassita Flood, così come per Cortana che aveva gettato le basi per essere il nuovo villain alla conclusione del quinto capitolo. Con abbastanza sicurezza, tornerà a farsi vedere in questo nuovo episodio. Probabilmente, nuovi dettagli verranno svelati nelle settimane a venire per quella che sarà la storia principale. Se si parla di futuro della serie, però, 343 Industries ha piantato le basi per quello che può essere un “nuovo inizio” della serie (per quanto questo sia il capitolo finale della saga dei Precursori) e perciò potrebbe rivelarsi un ulteriore sbocco per nuove produzioni (difatti non si chiama “Halo 6”) che seguano il filone principale. Solo il tempo ce lo dirà e c’è comunque da dire, come scritto sopra, che è ancora presto per discutere le scelte narrative dello studio di sviluppo.
Halo Infinite: un passato da ricordare
I nove minuti di demo, di cui quattro circa di puro gameplay, hanno permesso a tutti di constatare cosa fosse, a conti fatti, Halo Infinite. Togliendo la storia per questa parte di anteprima, è possibile analizzare quello che incorpora una storia generazionale di FPS su console, vedendolo rinnovato (oserei dire “ringiovanito”) per questa nuova ondata di console.
Il puro gameplay di Infinite è, a tutti gli effetti, un incontro tra il passato ed il futuro, il vecchio ed il nuovo. 343 Industries si sta evolvendo nel portare avanti il testimone ceduto da Bungie e, che lo vogliate o meno, anche il loro titolo si evolve con i creatori. A primo impatto, il feeling che Infinite regala è quello classico di Halo (vedendo anche la box art mostrata pochi giorni fa, è intuibile il ritorno ad un passato d’oro della serie, perlomeno la volontà di voler tornare). I movimenti principali, la non totale frenesia visti nei primi capitoli sono forse i punti chiave della nuova esperienza ma, con l’aggiunta di non così tanto piccole chicche come il rampino o la possibilità di poter prendere oggetti (tirandoli a sé con il suddetto strumento) e lanciarli ai nemici per vederli esplodere in un’ondata di plasma. Così come gli equipaggiamenti, ad esempio il muro che Chief raccoglie e lancia di fronte a sé per bloccare i colpi in arrivo dal Brute di turno, di ritorno direttamente da Halo 3. Tutti elementi che, se messi insieme in un gameplay pad alla mano, sicuramente daranno una sensazione di nuovo per molti, ma tanti altri sentiranno qualcosa di familiare probabilmente, qualcosa che si riconcilia con la nostalgia. Probabilmente bisognerà vedere ancora altro per capire quali opportunità Infinite offrirà sotto questo aspetto, così come sotto l’aspetto dell’arsenale a disposizione di tutte le fazioni. Sono passati molti anni dopo gli eventi di Halo 5 Guardians e trovare un arsenale piuttosto rinnovato dovrebbe essere normale. Ci saranno sempre le varianti di un Fucile d’Assalto o di un Fucile da Battaglia che, faranno sicuramente capolino ai loro predecessori, così come la leggendaria Magnum della serie che torna in una versione più compatta ma non meno letale. Dal lato Covenant, le armi sono sempre basate sul plasma, come le pistole al plasma dei grunt o le carabine al plasma degli Elite. Non mancano però le novità dal lato Brute, come il Ravager ad esempio.
La novità però che sicuramente ha fatto più scalpore (oltre al rampino che sarà sicuramente oggetto di discussione per moltissimo tempo) è la nuova direzione che Halo Infinite propone in termini di esperienza sandbox. Qui, in questo capitolo, 343 Industries ha voluto fare enormi passi in avanti in un ambito per cui la serie, forse, era già stata predisposta sin dai tempi (e qui torna ancora in mente la box art del gioco). Il primo Halo Combat Evolved propose, con il suo storico livello “Halo”, un’idea nuova. Quella idea ha praticamente preso vita in questo nuovo capitolo della saga, ben 19 anni dopo. Infatti, in una sezione del gameplay che potrete trovare sotto, mentre il giocatore è a bordo dello storico Warthog, rivisto ma pur sempre indimenticabile nelle forme, apre quella che è a tutti gli effetti, una mappa di quello che non è a tutti gli effetti un solo livello. Anzi, apre la mappa di un open world, con tanto di missioni sparse, il livello di difficoltà di queste (segnato dall’icona storica della difficoltà “Normale”) e la possibilità di tracciare percorsi (Waypoint) e così via, rendendo quella famosa idea del livello “Halo” dei tempi della Bungie, qualcosa di più tangibile di un’idea, appunto. Oltre a ciò, è possibile notare, sempre nel menù descritto sopra, una voce molto interessante. “Upgrades” sta ad indicare che il nostro Chief potrà probabilmente sbloccare delle “abilità” man mano che prosegue la sua avventura. Ci sarà forse un livello del personaggio o comunque qualcosa che ne indica la potenza, dato che accanto alla difficoltà della missione, c’è anche una ricompensa in punti, punti che possono essere definiti, forse, esperienza. Tutto questo non ci è ancora dato saperlo con assoluta certezza ma, alla fin dei conti, questo capitolo ha una buona parte di elementi che caratterizzano un RPG. Non mancheranno, probabilmente, delle missioni secondarie data la natura open world del titolo. Se questo sarà un bene per la serie, lo vedremo col passare del tempo e come 343 Industries deciderà di portare avanti quello che è, a tutti gli effetti un brand imponente sì, ma anche arma a doppio taglio.
Il motore che voleva muovere il mondo
Chi più chi meno, avrà notato dal secondo minuto di gameplay di come la propria emozione sia rimasta sull’attenti ma che l’occhio, invece, faticava a restare abbagliato dalla resa visiva del titolo. Il motore grafico Slipspace Engine, proprietario di 343 Industries, doveva mostrare quella che era la potenza di Xbox Series X ma, in realtà, non brilla di luce propria pur essendo in 4k e 60fps. Per quanto lo stile artistico scelto e adoperato dalla 343 sia a tutti gli effetti, quello di Halo (dopo essersi leggermente allontanati nei capitoli 4 e 5), lo Splispace Engine non ne sfrutta appieno l’ampio potenziale. L’illuminazione del titolo non è delle migliori, con ombre poco realistiche (o assenti del tutto in alcuni frangenti, soprattutto sui modelli poligonali dei vari personaggi a schermo), un pop-in molto presente (quando si vede, ad esempio, l’erba spuntare dal nulla), un livello di dettaglio (LOD) che stenta a dar dettagli e delle texture che rendono “plasticoso” quasi tutto quello visto. Il personaggio di Master Chief, però, contrasta con tutto questo: bellissimo da vedere ed imponente, con un design della tuta MJOLNIR davvero molto ben fatto. D’altronde, bisognerà anche vedere la grandezza della mappa, fattore molto importante per questo genere di produzioni.
C’è da dire, però, che non è chiaro quale build del gioco sia stata mostrata all’evento. Potrebbe essere una build piuttosto datata, oppure una sezione del gioco ancora completamente da rifinire (anche se vien da sé la domanda: perché mostrare proprio quella?). Non ci si può basare per intero su quello visto durante l’evento, però probabilmente, d’ora in poi, gli occhi degli spettatori futuri staranno molto ben attenti ad ogni minimo particolare dopo questa dimostrazione, la quale non ha di certo messo in ottima luce né il motore grafico, né la potenza di Xbox Series X ma pur sempre ricordandoci che il titolo è sviluppato anche per Xbox One.
343 Industries propone un nuovo modo di giocare ad Halo, svecchiandolo ma senza snaturare la sua base ormai profondamente radicata nei giocatori di vecchia data. Proprio tra questi, però, potrebbero mostrarsi delle resistenze alla nuova idea dello studio di sviluppo riguardo l’open world, gli upgrade, il rampino. Se da un lato c’è una fetta di utenza che cercava questi nuovi elementi, dall’altro ci sarà qualcuno che, probabilmente, non ne apprezzerà l’implementazione. Starà a 343 Industries e Microsoft cercare il giusto compromesso, contando che non si sa ancor nulla del multiplayer, così come si sa poco della storia ed in realtà anche delle meccaniche principali stesse. L’innovazione c’è, ma bisognerà vedere fino a che punto questa sarà accettata dai fan, vecchi e nuovi. La cosa che dovrebbe destare però, è che Master Chief è finalmente tornato.