Project Power recensione: tutti i poteri di Jamie Foxx

Project Power

Dal Duemila ad oggi, sono diversi i film che esplorano in chiave fantascientifica le possibilità dell’uomo di espandere le proprie capacità, siano essere fisiche o mentali. Da Limitless, con Bradley Cooper, a Lucy, con Scarlett Johansson, l’assunzione di speciali sostanze permetteva di acquisire quelli che potrebbero, in un mondo cinematografico dominato dai cinecomic, essere definiti dei veri e propri superpoteri. In Project Power, disponibile su Netflix dal 14 agosto, accade proprio questo, in modo ancor più esplicito. Diretto da Henry Joost e Ariel Schulman, già autori di Paranormal Activity 3 e 4, il film vanta un cast composto da Jamie Foxx, Joseph Gordon-Levitt Dominique Fishback.

Al centro della vicenda vi è la disperata ricerca di un ex soldato, Art (Foxx) nei confronti della figlia, rapita da una misteriosa organizzazione. Il suo percorso lo porterà ad imbattersi in un dirompente poliziotto (Gordon-Levitt) e in un’adolescente dalle mille risorse (Fishback), i quali si riveleranno preziosi alleati contro dei nemici dotati di poteri sovrannaturali. Tra le strade della città, infatti, ha iniziato a circolare un nuovo tipo di droga, che permette a chi l’assume di ottenere per un periodo limitato di tempo dei veri e propri superpoteri. Distruggere l’organizzazione che ha rapito sua figlia, sarà per Art l’unico modo di fermare anche il diffondersi di tale sostanza.

Project Power film

Un concentrato di pura adrenalina

Basato su di una sceneggiatura originale scritta da Mattson Tomlin, il film presenta tutte le caratteristiche del genere action, condite però da quel gusto sci-fi che regala all’operazione un’attrattiva in più. Questo gli permette di allontanarsi dal rischio di essere un qualcosa di già visto, gettando invece premesse che potrebbero facilmente far pensare al primo capitolo di una serie. E la stessa premessa del film sembra non a caso essere particolarmente sfruttabile anche per una narrazione più diluita, tipica della serialità, con numerose storie e punti di vista ancora da poter mostrare. Tutto ciò conferma una volta di più lo stretto legame che oggigiorno intercorre tra cinema e televisione.

Ma Project Power è un lungometraggio, e nella sua durata di circa 111 minuti concede allo spettatore ben pochi tempi morti. Così facendo, si ha l’occasione di concentrarsi sul narrare nel modo più dinamico e coinvolgente possibile il mondo e il contesto in cui i protagonisti si muovono. Ciò permette da subito di avere ben chiare le premesse, e se anche può risultare facile prevedere lo svolgimento e il finale, l’intrattenimento sfoggiato assicura comunque una piacevole visione. È un film ovviamente consapevole del potenziale e dell’attrattiva che oggi hanno supereroi e superpoteri, e su questi punta in modo particolare.

Anticipando che per ogni personaggio che assume la sostanza vi sono effetti diversi, si scatena di conseguenza una vera e propria attesa volta a scoprirne quanti più possibile. Così facendo, l’attenzione dello spettatore è sempre chiamata ad essere vigile e, per soddisfare anche l’occhio, i due registi hanno ben pensato di realizzare diverse sequenze tanto virtuosistiche quanto spettacolari da un punto di vista della messa in scena. Il film tiene dunque fede al suo titolo, e si rivela un prodotto ricco di adrenalina, che conferma il recente interesse al genere action da parte di Netflix, già distributore di titoli come 6 Underground e Tyler Rake.

Project Power recensione

Project Power: la recensione

Se il film vince una sfida in cui non tutti gli action riescono, ovvero quella di garantire un buon intrattenimento, allo stesso tempo, ad una visione più attenta, presenta anche una serie di mancanze che avrebbero potuto porlo su gradini più alti rispetto ai suoi predecessori. Si avverte infatti una leggera confusione in alcuni passaggi intermedi della narrazione, che se anche si risolvono con una conseguente maggior chiarezza, restano come macchie nella scorrevolezza della storia.

La storia scritta da Tomlin, per quanto avvincente, presenta infatti una serie di nodi irrisolti, ed una risoluzione che appare troppo semplice, data la portata della minaccia. Si resta dunque con diversi dubbi, che se da un lato lasciano aperta la porta ad eventuali sequel, allo stesso tempo fanno perdere al film quel senso di completezza che si sperava avesse. L’altra considerevole mancanza che il film sfoggia, fortunatamente soltanto in alcuni momenti, è quella di una messa in scena che potesse esaltare ulteriormente l’epicità degli scontri o semplicemente delle situazioni mostrate.

Si finisce infatti con l’avere la sensazione che molto di quanto visto avrebbe potuto vivere di soluzioni più efficaci. Tali aspetti, che certamente inficiano il tentativo del film di distinguersi, possono naturalmente essere più o meno importanti a seconda dell’occhio e del gusto dello spettatore. Potrebbero inoltre passare in secondo piano grazie alla presenza di due validi attori come Foxx e Gordon-Levitt, che con il loro carisma riescono a conferire ulteriori sfumature al film, da quelle più comiche a quelle più cupe.

Gianmaria è sempre stato un grande appassionato di cinema e scrittura, tanto da volerne fare la sua professione. Studiando queste materie all'Università decide di fondere le sue passioni nella critica cinematografica e nella scrittura di sceneggiature. Tra i suoi autori preferiti vi sono Spike Jonze, Noah Baumbach e Richard Linklater.