World of Horror Provato: Junji Ito incontra H.P. Lovecraft

Sicuramente, molti fan delle due leggendarie figure troveranno un nesso, seppur lontano, tra i due generi. Uno è Junji Ito, a dir poco famoso, mangaka che sfrutta i suoi racconti reali, perlopiù nati dai genitori in periodo di guerra, trasformandoli in opere di puro horror “new weird”, quel genere che trae ispirazione dall’orrore urbano e quotidiano; l’altro è H.P. Lovecraft, conosciuto per la mole di racconti dark fantasy provenienti e rielaborati da una forte base di pregiudizi legati alla xenofobia che correvano tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti d’America. E poi c’è pantasz, sviluppatore polacco. Non solo centro geografico dei due ma anche punto d’incontro per un’ibridazione delle due culture in un’opera che si ispira, sottoforma di tributo, ai due maestri sopra citati con un titolo che trasuda classico anni ’80 non senza qualche novità. World of Horror è il matrimonio, molto più che ben riuscito, di elementi caratteristici delle due culture molto lontane e diverse tra loro. La prole di un incontro che poteva sembrar quasi impossibile, al netto delle differenze ma che ha invece ricevuto vita grazie all’ottimo lavoro di pantasz. Il tutto, pur essendo ancora in Accesso Anticipato.

World of Horror: un roguelite punta e clicca dall’animo RPG

Il gioco in analisi sfrutta appieno il folklore nipponico, basti citare Kuchisake-Onna o Aka Manto, entrambe figure delle storie d’horror, con il quale porta avanti l’intera avventura. Il giocatore si ritroverà nei panni di vari personaggi che vivono in un piccolo paesino sperduto sulla costa giapponese e, con essi, dovrà risolvere dieci misteri. Nel nostro provato abbiamo potuto constatare quanto fosse alta la rigiocabilità del titolo. Infatti, per quanto si tratti di solo dieci “livelli”, questi sono affetti da eventi casuali ad ogni nuova run. I misteri saranno gli stessi ma, le carte in tavola, cambieranno sempre; questo grazie alla natura roguelite dell’opera.

In più, la produzione porta con sé un più che fondato sottogenere di GDR, dando la possibilità di fare diverse domande a chi scegliamo di interrogare. Nei suddetti misteri, il gioco ci vedrà raccogliere prove, rovistare qua e là e fare degli indizi qualcosa che ci aiuterà a capire pian piano le surreali vicende in cui ci imbatteremo. Ancora una volta, il roguelite è quello che ci spingerà a giocare ancora e ancora. Il mistero rimarrà lo stesso ma, come il tutto andrà avanti, cambierà ad ogni playthrough, così come possono cambiare le location. World of Horror è più punitivo di quanto possiate pensare. Ci si ritroverà, spesso e volentieri, a dover davvero pensare ai più disparati modi per uscire dagli incontri che faremo. Tali incontri saranno tutt’altro che normali e, puntando ad un gameplay tipicamente GDR, questi saranno turn-based con un mare di azioni a disposizione.

Pesanti conseguenze

Pantasz ha voluto continuare ad amalgamare i generi tra loro, trovando una formula che, ai nostri occhi, è risultata più che azzeccata durante questo provato. Avendo una natura RPG, World of Horror ci metterà davanti a scelte (delle quali non posso dire granché, visto che gli spoiler sono davvero dietro l’angolo) le quali conseguenze saranno decisive. Durante tutto il gioco si respira una tensione quasi asfissiante, pregio anche della colonna sonora. Il “classico” che proviene dagli anni ’80 non è solo dovuto alla sua impostazione di gameplay e HUD. Mentre per quest’ultimo ci duole ammettere che possa essere una nota piuttosto dolente per l’intera produzione, essendo davvero molto confusionario, l’intero gioco è stato creato su Microsoft Paint, ben riproducendo l’arte grafica a 1 bit. Le grandi produzioni sono sicuramente di tutt’altro pianeta ma, fa un grande e bellissimo effetto essere al cospetto di un titolo che ti prende dall’inizio alla fine, pur lasciando completamente da parte quelli che oggi sono i canoni dei successi commerciali.

Per sopravvivere all’interno del titolo dovremo mantenere la sanità mentale del nostro personaggio a livelli stabili. Bisognerà migliorare le proprie statistiche e tenerle sempre nelle migliori condizioni possibili per evitare di farci sopraffare dalle entità che incontreremo man mano. Gli elementi dati dal roguelite, ovvero l’imprevedibilità e la casualità, manterranno sempre alta l’asticella della tensione e, ogni mistero avrà dei suoi finali alternativi e differenti. Ancora una volta, però, ci tocca ribadire ciò che è stato detto sul menù di gioco. Per quanto possa esser affascinante, non porta con sé solo un “reskin” dei menù retrò; purtroppo porta anche quelli che erano i problemi legati a schermate di quel tipo. Tantissimi elementi e fin troppo a casaccio e sparsi. Al giorno d’oggi, in molti probabilmente si ritroverebbero con una certa frustrazione e, per quanto il titolo in questione sia ancora in Accesso Anticipato, vediamo difficile che tale elemento possa esser cambiato e snaturato a questo livello dello sviluppo.

Un matrimonio ben riuscito

Come già detto, tale piccolo gioiello è un vero e proprio tributo alle forme d’arte, visive da un lato, letterarie dall’altro, di Junji Ito e H.P. Lovecraft. Il primo è il mangaka dell’horror nipponico per eccellenza il quale riporta strani avvenimenti, più disturbanti che concreti, nelle sue opere che prendono luogo sulle cittadine sconosciute delle coste del Giappone. Tale descrizione è assolutamente un minimizzare l’arte che c’è dietro tale figura ma, purtroppo, non posso andare oltre o questo provato diverrebbe, piuttosto, una biografia. Il secondo, sicuramente conosciuto ai più, è l’inventore degli Orrori Cosmici che trova il proprio compimento e simbolo in quello che tutti conosciamo come Cthulhu.

Pantasz ha fatto un egregio lavoro nel ricondurre a questi due maestri l’intera produzione. World of Horror è un connubio magistralmente riuscito tra gli orrori quotidiani e urbani di Ito e la follia della cittadina in cui avvengono misteri di ogni sorta come ritratto biografico di quello che era l’orrore lovecraftiano. Per tutti gli amanti dell’horror in generale, per chi ama la cultura e ancor più il folklore nipponico, o per coloro che hanno divorato le letture dello statunitense dello scorso secolo, questo è il titolo che, al momento, può far per voi.

World of Horror racchiude in sé tantissima cultura popolare giapponese che si affaccia all’oblio degli scritti di Lovecraft puntando all’unione di vari generi. Tra la casualità del roguelite che si presenta ad ogni nuova run, al combattimento a turni con tanto di statistiche e la presenza di scelta/conseguenza, tutti elementi dei tipici GDR, il titolo targato Pantasz riesce molto ben a tirar fuori dal cilindro un’opera di altissimo livello narrativo e con alta rigiocabilità pur peccando però, nella voglia di portare un ennesimo tributo, stavolta mirato ai classici punta e clicca anni ’80, nella lavorazione di un menù che, per quanto possa esser nostalgico, fa ben ricordare i grossi difetti dell’epoca. Il tutto, infine, si eleva ancor più in alto negli standard che possono essere considerati “classici” grazie alla grafica a 1 bit. Pantasz ha dato prova del fatto che il giusto mix di elementi, narrativi (soprattutto) e tecnici, può farsi valere quanto le grosse produzioni a cui siamo abituati oggi.

All'età di sei anni, Fabio ha potuto mettere le mani su quella che sarebbe diventata, in estremamente poco tempo, la sua passione più grande: il videogioco. Dalla prima Playstation, vagando tra le terre simil-burtoniane di MediEvil fino a Crash Bandicoot e Tombi arriva, nel suo percorso di videogiocatore, a farsi appassionare da una moltitudine di generi e a crescere con loro, facendoli diventare parte integrante della sua vita e riconoscendo nel videogame una nuova forma di pura arte, oltre che di intrattenimento. Da quel momento, i suoi interessi mettono radici anche altrove, arrivando alla Settima Arte e alla musica, il gioco di ruolo e la lettura e tutto ciò che permette di sentire e immaginare mondi che ci sembrano, o sono effettivamente, lontani dalle nostre realtà.