L’uscita di Chronos Before the Ashes (qui la nostra intervista agli sviluppatori) è stata annunciata da THQ Nordic, insieme a Gunfire Games all’inizio di settembre. Si tratta di un ritorno sui propri passi, più che un passo verso qualcosa di nuovo. Chronos Before the Ashes è infatti la versione non in VR del titolo omonimo Chronos, uscito per Oculus Rift nel 2016, e un prequel dello sparatutto in terza persona Remnant: From the Ashes.
Il gioco inizia trascinandoci immediatamente nei suoi toni cupi, dai colori contrastanti. Il compito di inquadrare la trama e catapultarci all’interno del mondo di gioco viene affidato ad un’anziana senza nome della nostra tribù, che in un gioco di luci e ombre e con una voce gracchiante ci svela il nostro destino: dovremo imbarcarci in un’avventura senza precedenti, scendere nelle viscere della terra e trovare il centro di un labirinto, per uccidere il drago che ha posto fine alla vita idilliaca che l’umanità conduceva. Ma attenzione: se dovessimo fallire, ritorneremo nella caverna ancora e ancora, anno dopo anno, finché il drago non sarà sconfitto. O finché non lo saremo noi!
In pieno stile Dark Souls, dopo questa breve introduzione ci viene offerta la possibilità di customizare il nostro personaggio, anche se parlare di customizzazione in Chronos Before the Ashes è forse essere troppo gentili. Ci è consentito scegliere il sesso del nostro personaggio e la sua arma, e null’altro. Niente classi, niente vestiti, tutto quello che di solito rende il nostro personaggio… beh, nostro, in un RPG è eliminato. Purtroppo, se siete fan della customization, se, come me ci mettete ore ed ore a modificare ogni minimo dettaglio per costruire il vostro personaggio ideale, mi dispiace per voi. Si tratta di un gioco che si concentra molto più sulle dinamiche di azione che su quelle di roleplay propriamente detto. In sostanza, Chronos non vuole che ci concentriamo su quello, ed è molto chiaro sulle sue dinamiche di level up: alcune abilità potremo sbloccarle solo in un modo: morendo.
Chronos Before The Ashes: torna l’invecchiamento del personaggio
Eh sì, perché una chicca di cui il gioco è particolarmente orgoglioso è proprio questa: la meccanica di invecchiamento. Siamo onesti: anni e anni di soul-slike ci hanno abituato alle morti punitive, lo sappiamo noi e lo sanno i nostri vicini, che più volte ci hanno sentito imprecare a voce alta nel mezzo della notte perché – per l’ennesima volta – eravamo stati battuti da un boss e dovevamo ricominciare dal falò più vicino. Ebbene, gioite, amici! Chronos Before the Ashes ha trovato un modo creativo per farci tornare a imprecare. Ma per fortuna, con una meccanica che non è del tutto punitiva; poiché il gioco è consapevole della sua difficoltà – pur offrendo tre diverse modalità fra cui scegliere, le classiche facile, medio, difficile – fa anche in modo tale da non lasciarci soli con la nostra frustrazione. Per ogni milestone raggiunto, che sia questo il compimento dei vent’anni, dei trenta, o addirittura degli ottanta, il gioco ci fa sbloccare nuove abilità, per evitare di farci morire subito. Almeno in teoria.
La meccanica dell’invecchiamento potrà sembrare in contrasto con l’idea della scelta della difficoltà, ma io ho provato tutte le diverse modalità, e posso assicurarvi che non è così: sebbene si percepisca una differenza tra le tre, anche la classica modalità facile presenta comunque una sfida impegnativa, e per questo motivo si sposa bene con questa meccanica. Una bella chicca di cui probabilmente vanno fieri in casa Gunfire Games, dato che l’hanno riproposta dal titolo originale e più volte spinta nei trailer.
Un Action RPG dallo sfondo post apocalittico
Questo non è esattamente un elemento innovativo; abbiamo perso il conto dei giochi fantasy e fantascientifici ambientati in una realtà post disastro. Le ambientazioni di Chronos Before the Ashes potrebbero riportare alla mente quelle di Horizon, con tutti i suoi bunker immersi nella roccia. Ebbene, il labirinto da noi esplorato si mostra come una fusione tra elementi fantasy e una centrale nucleare abbandonata. Un ambiente inospitale, freddo, e avvolto da una costante tempesta che non fa altro che farci sentire più angosciati man mano che avanziamo. Tutto sommato raggiunge il suo scopo: personalmente, da buona fifona, ho preferito giocarlo soltanto di giorno.
Quando dico che Chronos Before the Ashes ci ricorda un Dark Souls, sono serissima: abbiamo già visto diversi punti di contatto, ma quello in cui più ho sentito la similarità con l’iconica serie di From Software è stato il combattimento. Il titolo si concentra molto su questo aspetto! Lo stile varia in base all’arma scelta dal giocatore, ma i punti essenziali rimangono sempre gli stessi: bisogna essere vigili mentre si gioca, perché un solo errore può fare la differenza tra la vita e la morte. Non c’è patetismo in Chronos Before the Ashes, il gioco è molto chiaro: gioca bene, o torna quando sarai pronto. Non certo rilassante, ma per gli amanti delle sfide e della cara vecchia meccanica dello schiva e attacca con il giusto tempismo, questa IP è un piccolo gioiello.
Un action sicuramente, ma RPG?
Sebbene non sia dotato di una minimappa, la via da percorrere è intuibile, e quando non è così, è perché ci troviamo di fronte ad un enigma da risolvere; una meccanica che strizza l’occhio agli Zelda di vecchia generazione. Personalmente, l’ho apprezzata in maniera particolare. Rende il gioco meno monotono, e considerando che all’interno di questi enigmi spesso vengono incorporate le macchine del passato che troviamo all’interno dello scenario, ci viene anche data la possibilità di scoprire di più su quello che è successo al mondo prima dell’arrivo del drago, e di dove ci troviamo e cosa ci facevano lì. Tutto sommato, un approccio anche qui a metà tra il “Soulsiano” e lo “Skyrimiano”, dove se vuoi la lore, devi essere paziente e andarla a cercare. Certo non siamo di fronte a lore così imponenti, ma è comunque piacevole avere la possibilità di scegliere l’approccio alla trama, ovvero se si preferisce semplicemente andare avanti e affrontare i nemici a testa bassa, senza sapere nulla, o se invece si preferisce indagare, cercare, scoprire.

Questo ci porta a un punto debole di questo gioco, uno che gli amanti degli RPG più classici potrebbero non apprezzare: l’assenza quasi totale di interazioni e trama. In tutti i suoi combattimenti complicati, nelle sue meccaniche di invecchiamento, e nei suoi luoghi cupi, si sente la mancanza di una storia solida. Spesso e volentieri, per quanto ricca possa essere la lore, un giocatore per immergersi nel modo di gioco ha bisogno di qualcosa in più rispetto a un semplice prologo. Ghost of Tsushima ha dimostrato che anche riducendo l’elemento RPG si può avere una trama ricca e un gioco pregno di azione, mentre Chronos Before the Ashes trova un punto debole in questo. Il mondo di gioco non è vastissimo, non ci troviamo di fronte a un mastodontico open world, e le interazioni sono piuttosto scarne. La trama passa quasi in secondo piano, diventa un soffio, più che un vento trascinante. E per un gioco che è un canto del cigno di una generazione che ci ha dato titoli meravigliosi, forse si poteva fare di più.
In conclusione, Chronos Before the Ashes può essere certamente un titolo godibile, specialmente per i giovanissimi che si stanno avvicinando al genere degli action-RPG – dato che è praticamente privo di sangue o scene cruente – o per gli amanti dei soul-slike che non si sono ancora buttati a capofitto sul remake di Demon Souls, ma è anche un gioco che non ha quasi nulla di nuovo da offrire, un adattamento di un bel titolo ormai un po’ datato che ci offre la possibilità di affrontare nemici competitivi e di risolvere puzzle, ma che ci lascia con una certezza: non importa quante volte ritorneremo sui nostri passi, o quanto vecchi saremo alla fine della nostra avventura, una cosa è certa: saremo soli con i nostri demoni in un mondo ormai tramontato.