A causa del fatto che il videogioco è ancora abbastanza giovane come medium, a differenza del cinema per esempio, ci sono ancora parecchie vette da dover scalare e soprattutto molti temi da dover trattare in maniera matura. L’ambito erotico e sessuale è da sempre ritenuto un tabù dalla maggior parte delle società e per qualcosa come il gioco lo è ancora di più. Proprio per questo motivo, la lotta che gli sviluppatori e i publisher stanno ancora combattendo è ben lontana dall’essere conclusa. Si passa dalla demonizzazione del videogioco fino al suo svilimento. Abbiamo avuto forti ripercussioni con la serie GTA che veniva censurata e reputata troppo violenta, un vero e proprio sinonimo di diseducazione per le giovani menti che l’andavano a giocare. Oltre alla celeberrima saga di Rockstar Games, potremmo riportare altri esempi che vengono tutt’oggi censurati o persino bloccati in alcuni paesi, come Wolfenstein o Devil May Cry, o persino Pokémon e Final Fantasy ai tempi.
Questa battaglia che sembra volgere verso un orizzonte più radioso, negli ultimi anni è sfociata in un maggior riconoscimento da parte dell’intera società nel reputare il videogioco non più come puro intrattenimento ma come un’opera artistica, completa per certi versi, che può – anzi deve – parlare e mostrare certe cose. The Last of Us Parte II e i suoi filmati sessuali, Life is Strange e l’inclusione di genere, The Witcher e le scene non censurate fanno parte di quel determinato gruppo di titoli che dimostrano l’impossibilità di incatenare ancora il videogioco a puro e semplice “gioco” e “video”.
Dopo questa interminabile introduzione, doverosa per certi versi e sicuramente risicata per la mole di esempi che avremmo dovuto almeno enunciare, passiamo a parlare del fulcro di questa recensione; perché sì, non è un editoriale sulla maturità del videogioco. Quest’oggi, noi di GamesVillage vogliamo dedicarvi un articolo un po’ diverso dal solito perché vi porteremo a conoscere un titolo che, appunto, è difficile da classificare. Lust from Beyond, sviluppato da Movie Games Lunarium, è da poco uscito ufficialmente su Steam, precisamente l’11 marzo 2021. Senza ulteriori indugi, vi lasciamo alla nostra recensione!
Lust from Beyond e la storia di Victor Holloway
Lust from Beyond, sin dai primi trailer e screenshot, ci era già parso come quel tipo di videogioco che non si vede spesso. Immagini spinte, senza censura, temi erotici e occulti erano solo la punta dell’iceberg. Forse è grazie alla mania iniziata con Call of Cthulhu e i suoi elementi lovecraftiani, Scorn e i suoi rimandi all’architettura delle astronavi xeromorfe di Giger, o ancora The Medium e i quadri di Beksiński; ma Lust from Beyond mostra un ambiente accattivante e onnipresente.
La storia principalmente segue le vicende di Victor Holloway che, dopo un grave litigio con la fidanzata Lily, decide di farsi aiutare da un medico per “purificare” i suoi istinti sessuali. Il suo vero problema è un altro: Lusst’ghaa è una dimensione parallela governata dal dio del piacere Lauv’abrarc che permette ai suoi residenti di assaporare un’euforia incessante. Un mondo ultraterreno che unisce le architetture e le fantasie di Lovecraft, Giger e Beksiński, fondendole con un’ulteriore aggiunta: l’ambito erotico. Ci sono degli esseri che si nutrono della lussuria e che amplificano i sensi, aumentando il piacere delle proprie “vittime”. Tra culti misteriosi e mostri aberranti, Victor dovrà sopravvivere e scappare da Bleakmoor e da Lusst’ghaa.
Lust from Beyond e il gameplay zoppicante
Parliamo adesso del gameplay. Se siete appassionati di storytelling, sfortunatamente dovrete andarvi a cercare i vari frammenti di trama e lore nascosti nei vari livelli. Il grave problema che abbiamo riscontrato durante le nostre partite è dettato dal fatto che, persino la persona più invogliata all’esplorazione, si ritrova a metterla in secondo piano pur di procedere durante il gioco. Nonostante l’IA non sia delle migliori e non risulti troppo punitiva, si muore abbastanza facilmente, soprattutto durante i momenti più concitati come la fuga. Le fasi stealth sono semplici e non necessitano grande impegno per essere superate, andando quindi a gravare sul comparto horror di cui vive il titolo. Se un gioco di questo genere non fa paura e non mette soggezione, significa che c’è qualcosa che non funziona. In parte, Lust from Beyond soffre di questa problematica. L’immersione che si vive durante una partita ad un qualsiasi videogioco si crea grazie a meticolosi dettagli che gli sviluppatori non possono dimenticare: un oggetto difficile da toccare, un nemico che non si accorge di noi, o un comando mal recepito; possono amplificare la frustrazione del giocatore e quindi far diminuire l’immersione.
Le meccaniche di gioco, abbastanza rigide, sono formate da azioni semplici e intuitive: interazione con oggetti e NPC, dialoghi multipli prettamente facoltativi e Quick Time Event (QTE). Alcune parti del gameplay ci obbligano ad usare un minimo di ingegno per proseguire nel livello, mentre altre sono a pura discrezione del giocatore: delle casse da aprire e alcuni oggetti da cercare condiscono l’esperienza con ricompense legate a lore e storia aggiuntiva, ad esempio. Il principale problema che abbiamo riscontrato con i QTE è legato ai comandi. La difficoltà è apparsa quando abbiamo deciso di giocare con un controller. Le impostazioni vanno modificate manualmente, così come il comparto grafico, ma se doveste giocare con un DualShock Sony sarebbe complicato capire quale pulsante premere, dato che i tasti sono riportati solo con quello Xbox. Inoltre, anche con quest’ultimo non è detto che l’input venga recepito dal gioco: vi ritroverete quindi spesso a battibeccare con i vostri pollici per utilizzare un oggetto presente nell’inventario. L’esperienza, oltre ad essere condita da queste piccole imperfezioni, è rovinata dall’IA nemica e dalle varie morti accidentali che capiteranno quando non si capirà come procedere.
Un’ambientazione cupa, erotica e maledettamente accattivante
È tempo di immergerci nella parte che abbiamo maggiormente apprezzato di Lust from Beyond: il comparto artistico. Come già anticipato, il titolo prende ispirazione dai racconti di H. P. Lovecraft, dalla biomeccanica di H.R. Giger e dalle ambientazioni organiche di Beksiński, rielaborando il tutto per rendere il gioco originale. Per quanto riguarda le architetture, non possiamo far altro se non ammettere che ci ha appassionato moltissimo. Dalla magione in stile vittoriano presente nel Prologo, passando per i meandri di Lusst’ghaa, fino alla cittadina di Bleakmoor; tutto è stato curato magistralmente. Peccato solo per la misera interazione che si ha con le stanze dei livelli. Se quindi da un lato abbiamo uno spettacolo visivo non indifferente, dall’altro ci siamo sentiti poco invogliati nell’esplorare ogni angolo.
Altra piccola pecca si lega ai modelli 3D, curati molto meno rispetto al background del titolo. C’è da dire però che non stiamo parlando di un team di sviluppo enorme; quindi a conti fatti possiamo affermare che Unity è stato sfruttato quasi nel pieno delle proprie capacità. Pochi scorci ci hanno fatto storcere il naso, come il cielo ad esempio, mentre le terrificanti creature hanno ricevuto una minuziosa cura nei dettagli, più presente rispetto ai personaggi umani.
https://www.youtube.com/watch?v=oKSrkABgKB4
In conclusione, Lust from Beyond si mostra come un buon progetto che sfortunatamente soffre di alcune problematiche. La storia e i temi trattati sono interessanti e sicuramente freschi, ma non propriamente originali. Il gameplay è rigido e poco immersivo e si scontra con un’ambientazioni ambiziosa e ben curata che però appare statica e poco interattiva. L’IA dei predatori non agevola poi il comparto orrorifico, sedando l’inquietudine che l’environment e character design riesce invece a evocare. Nonostante tutto riteniamo che un plauso vada fatto a Movie Games Lunarium, per il coraggio e la passione che hanno permesso a questo titolo di vedere la luce. Sebbene abbia delle imperfezioni, questo gioco ci permette di esultare per la piccola vittoria che il medium si è portato a casa. È un passo in più verso la maturazione e l’idea che dovremmo avere tutti di videogioco. Un piccolo passo, certo, ma pur sempre in avanti.