Diablo II Resurrected Provato: un male antico dal volto moderno

Diablo II Resurrected

Il lancio di Diablo II Resurrected è previsto “entro la fine dell’anno” su PC e console ma, nel frattempo, questa versione rimasterizzata ha raggiunto un grado di maturità tale da convincere Blizzard a rilasciare una prima alfa tecnica durante lo scorso fine settimana: grazie agli inviti diramati dalla casa californiana, anche noi di GamesVillage siamo stati invitati a prendere parte alla prima ondata di test per giocatore singolo, e non mi sono fatto sfuggire l’occasione di trasmettere in streaming un paio d’ore di gameplay con l’incantatrice Titina (chi sa, sa) tramite il nostro canale Twitch. Nel corso della trasmissione, mi sono abbondantemente sperticato in una vasta gamma di lodi nei confronti del lavoro svolto finora ma, al di là dell’entusiasmo iniziale, ho anche cercato di approfondire il reale valore di questa operazione per essere certo che non fosse soltanto la mia vena nostalgica a parlare: ciò che è emerso dal test condotto in questo breve lasso di tempo, e da quello che a conti fatti è un prodotto ancora largamente incompiuto, lascia trasparire una cura e un rispetto nei confronti dell’originale che purtroppo sono mancati ad altri revival come il famigerato Warcraft III Reforged, dunque la strada per l’inferno intrapresa dal team di sviluppo, con cui fra l’altro ho avuto il piacere di conversare durante l’ultima edizione della BlizzCon, sembra proprio lastricata di ottime intenzioni.

Diablo II Resurrected

Diablo II Resurrected: fate attenzione, malvagi!

Anzitutto, una breve premessa: per quei pochi che ancora non lo sapessero, Diablo II Resurrected è una versione tirata a lucido dell’arcinoto Diablo II comprensiva dell’espansione Lord of Destruction, con uno strato grafico tridimensionale sovrapposto perfettamente al vecchio rendering in 2D e ottimizzato per girare su piattaforme moderne. Tutti i mostri, le classi, gli scenari, le missioni, i pattern dei nemici, l’algoritmo procedurale di generazione delle mappe fino alle note della colonna sonora sono stati riprodotti a partire dal codice sorgente scritto più di vent’anni fa, in maniera analoga a quanto realizzato con l’acclamatissimo StarCraft Remastered che nondimeno aveva limitato gli interventi estetici alla maggiore risoluzione dei suoi sprite. In tutta onestà, quando ho appreso della volontà di ricreare il mondo di Diablo II sfruttando nuovi asset in 3D, la mia mente ha subito galoppato verso il summenzionato, disastroso rifacimento di Warcraft III e ho temuto il peggio, ma il conforto è arrivato dalla notizia che il progetto sarebbe stato governato da Vicarious Visions, già autori di moltissimi porting e remake di qualità eccellente fra cui si sono distinti, negli ultimi tempi, la Crash Bandicoot N. Sane Trilogy e Tony Hawk’s Pro Skater 1+2, celebri per essere riusciti a preservare la visione primigenia dei titoli con l’aggiunta di piccoli e grandi ammodernamenti che li hanno riportati al passo con l’epoca moderna e, dopo neanche un’oretta di gioco, era parso subito chiaro ai miei occhi che lo stesso avrebbe potuto dirsi per Diablo II Resurrected. Beninteso, qualora non vi piaccia la nuova direzione artistica, potrete tornare in qualsiasi momento alla veste grafica originale con risoluzione 800×600 in 4:3 con la semplice pressione di un tasto, ma in tal modo vi perdereste la spettacolare ricostruzione delle oscure ambientazioni sia al chiuso che all’aperto e delle tonalità cupe che in molti hanno rimpianto giocando a Diablo III e che qui invece risaltano sotto nuova luce (letteralmente, dato che l’illuminazione dinamica è uno dei fiori all’occhiello di questa remaster), seppur virate di poco verso un rosso o un blu più accesi.

L’estetica dark fantasy di Diablo II era il compromesso ideale fra il mischione di grigi e marroni del predecessore e lo sgargiante carosello cromatico del suo erede, tanto che è già possibile ammirare un ritorno alle medesime sfumature in ogni singolo video diffuso fino ad oggi dell’attesissimo quarto capitolo: Vicarious Visions ha raccolto e abbracciato tale filosofia anche nello sviluppare la moderna veste grafica, e così anche gli effetti più attuali di rifrazione e luminescenza non peccano mai di superbia distinguendosi dal resto, ma si amalgamano in maniera impeccabile con i toni neutri della palette di base, benché qualche volta possano trarre in inganno soprattutto mentre siamo impegnati a cercare qualche succoso drop tra la vegetazione. E’ stato interessante notare anche tutte le modifiche apportate agli scorci o alle location più significative per amalgamarli con i fondali, come ad esempio muri di fiamme o distese di sangue rappresentati come elementi coesi piuttosto che come singoli blocchi affiancati a causa delle limitazioni tecniche di allora, differenza che risulta ancor più evidente quando alterniamo le due modalità grafiche. Nonostante le licenze artistiche, comunque, quanto realizzato da Blizzard all’inizio del millennio resta ancora oggi straordinario e l’effetto “argilloso” dei modelli tridimensionali trasformati poi in sprite pre-renderizzati esalta l’atmosfera opprimente che si respira in tutta l’avventura: non so se gli sviluppatori del remaster abbiano potuto studiare lo stesso materiale di partenza, ma di certo hanno mostrato un rispetto encomiabile nel loro adattamento e, al netto delle espressioni un po’ troppo rigide dei personaggi principali, la trasposizione poligonale mantiene intatto il fascino del gioco base anche nei più piccoli dettagli, che è possibile ammirare mediante l’apposita funzione di zoom.

Diablo II Resurrected

Purificherò queste terre dall’ombra!

La caratteristica più delicata da riprodurre nella nuova veste grafica sono i claustrofobici dungeon pieni di pareti di roccia, barriere architettoniche, colonne, stalattiti, fumo e foschia presentati in prospettiva isometrica, che trasmettono un senso di angoscia quando si passa dalle zone aperte al buio delle cattedrali maledette o dei sotterranei infestati: l’inquadratura funziona bene nel contesto statico dell’originale, ma con il passaggio al 3D a volte risulta un po’ ingombrante e rende alcuni recessi ancora più scuri e impervi di quanto dovrebbero, tanto che uno dei feedback da me forniti al termine dell’alfa è stata proprio la richiesta di un escamotage in tali frangenti anche meno fedele all’originale ma che non ricada a svantaggio della giocabilità. Gli effetti climatici casuali invece sono stati tradotti con estrema scrupolosità e la resa di pioggia, nebbia e tempeste di polvere che flagellano il terreno e gli altri componenti scenici come alberi e cespugli è davvero squisita. In questo caso, però, il problema si presenta sotto forma di consumo di risorse hardware, particolarmente gravoso per macchine non proprio recenti, che spazia da piccole incertezze sullo scrolling e sugli effetti più vistosi alla totale ingovernabilità: è pur vero che stiamo parlando di una build dimostrativa ben poco ottimizzata, dunque confido nel processo di raffinamento che Vicarious Visions di sicuro apporterà prima del lancio definitivo. Per quanto riguarda i controlli, l’utilizzo in combinazione di mouse e tastiera in Diablo II Resurrected è rimasto pressoché invariato, con il pulsante sinistro della periferica di puntamento che serve a spostarsi, interagire con oggetti e personaggi non giocanti e scatenare l’attacco selezionato come primario contro i nemici, il destro relegato all’impiego dell’attacco secondario, e i vari tasti assegnati ad altrettante scorciatoie come la gestione di inventario e abilità o l’utilizzo di pozioni e affini. Da segnalare la presenza di alcune rifiniture migliorative, disattivabili a piacimento, come la raccolta automatica dell’oro quando il nostro personaggio ci passa sopra.

Ma la vera sorpresa arriva quando l’interfaccia subisce una radicale metamorfosi dopo aver collegato un gamepad, e si trasforma in una ricca barra informativa dove mappare con scrupolosità i poteri e gli oggetti da utilizzare, potendo contare anche su tasti laterali e grilletti che amplificano la scelta di funzionalità da assegnare ai singoli pulsanti qualora quelli frontali non bastino a tracciare le più utili (spoiler: non basteranno). L’unico rovescio della medaglia che ho rilevato con l’utilizzo di un controller, oltre magari alla scarsa dimestichezza che qualcuno potrebbe avere con tale periferica, è che lo schermo viene riempito con un tripudio di etichette descrittive attinenti ad ogni oggetto sparso a terra, laddove via tastiera possiamo semplicemente scegliere se visualizzare queste informazioni con la pressione del tasto ALT: ho spulciato fra le opzioni, ma al momento non sembra esserci modo di spegnere l’invasione di tooltip tramite pad, dunque mi auguro che la versione finale ci permetta di farlo e, al contempo, conceda una personalizzazione estesa dell’interfaccia anche agli amanti del sistema di controllo tradizionale.

Diablo II Resurrected

Bestie e demoni ripugnanti, in guardia!

Musiche, dialoghi ed effetti sonori originali sono rimasti integri in Diablo II Resurrected, e ascoltare le composizioni acustiche mescolate a qualche flebile ma penetrante influenza elettronica di Matt Uelmen mi fa scendere i brividi lungo la schiena ancora oggi così come 20 anni fa, a dimostrazione dell’estrema competenza del polistrumentista americano che oggi riecheggia nei vari episodi di Torchlight. Inoltre, devo ammettere che la semplice possibilità di visualizzare il gioco in 16:9 (o più, se il vostro schermo lo consente) sarebbe stata sufficiente a confermare il mio entusiasmo per questo remaster, anche se tutti gli altri ingredienti si fossero rivelati meno corposi: con ampie porzioni di schermo finalmente libere dalle decine di menu e sottomenu che è necessario aprire a più riprese per controllare inventario, caratteristiche e abilità, siamo dunque in grado di esplorare le terre selvagge e ostili di Sanctuarium restando sempre all’erta e riducendo al minimo le occasioni di agguati inattesi. Certo, Diablo II resta comunque legato a meccaniche di gameplay che per gli standard odierni potrebbero sembrare arcaiche, come la mancanza di puntatori espliciti che ci indirizzano verso la nostra prossima destinazione o i limiti intrinseci nella gestione dell’equipaggiamento che ci obbliga a numerosi andirivieni da e verso Tristram per vendere i pezzi che non ci interessano, o ancora la scarsa precisione e macchinosità di alcuni attacchi che necessitano di un po’ di pratica prima di poter essere adoperati come si deve. Si tratta di aspetti che Vicarious Visions ha deciso di salvaguardare diligentemente e che richiedono una sensibilità diversa rispetto agli action RPG moderni, Diablo III compreso, ma vi assicuro che una volta presa la mano saranno dettagli (chi ha detto scocciature?) ai quali non farete più di tanto caso.

PIATTAFORME: PS5, PS4, Xbox Series X/S, Xbox One, Switch, PC
SVILUPPATORE: Vicarious Visions
PUBLISHER: Blizzard Entertainment
DATA D’USCITA: 2021

Tirando le somme, questa prima alfa tecnica di Diablo II Resurrected mi ha lasciato ampiamente soddisfatto e desideroso di conoscere la data della prossima preview, che dovrebbe includere le modalità multigiocatore sia cooperativa che PVP, tanto per cimentarmi in un po’ di sano dungeon-crawling vecchio stile in compagnia di amici e nemici in carne ed ossa provenienti da ogni parte del mondo. Al momento, non posso che fare un plauso allo sforzo creativo e metodico alla sussidiaria di Blizzard, e non vedo l’ora di constatare con mano le prossime evoluzioni del titolo, nella speranza di poter scendere di nuovo in campo con il mio amato negromante ed i suoi scheletrici servitori.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.