Non penso di sbagliarmi nell’affermare che la saga di Mass Effect (o almeno i primi due episodi) costituisce la miglior rappresentazione videoludica dell’epica spaziale nel senso più positivo del termine, scevro cioè della sua accezione denigratoria che li vorrebbe accostare ad un mero adattamento delle tipiche fiction seriali ma ambientate nello spazio. Di contro, è proprio l’enorme impatto avuto sul pubblico ad aver proiettato le aspettative di qualsiasi altro prodotto dotato del medesimo titolo verso l’infinito ed oltre, condannando in partenza qualsivoglia produzione avesse la “colpa” di fregiarsi del medesimo titolo all’odio e all’oblio eterni semmai non si fosse rivelata più che perfetta (Mass Effect: Andromeda, al momento, è stata la prima e unica vittima): tale è la gravosa responsabilità di aver creato qualcosa che ha avuto il potere di incastonarsi così a fondo nei cuori degli appassionati, e il rischio di proporre anche solo una semplice revisione come la qui presente Mass Effect Legendary Edition resta sempre altissimo
Certo, con il profluvio di DLC pubblicati per ciascun episodio e la graduale obsolescenza di tutto il materiale a corredo prodotto all’epoca (in particolare il Datapad, un’applicazione per smartphone utile per conseguire il finale migliore in Mass Effect 3), gli originali cominciavano ad abbisognare di una bella rinfrescata per essere giocati sui sistemi moderni, magari all’interno di un pacchetto omnicomprensivo, quindi le voci su un possibile remake o remaster delle avventure del comandante Shepard hanno iniziato a rincorrersi fino a trovare conferma lo scorso 7 novembre, durante l’ottavo N7 Day che tradizionalmente celebra la passione per tutto l’universo di Mass Effect, dove un tweet dell’account ufficiale BioWare non lasciò più adito a dubbio alcuno: l’epopea fantascientifica delle civiltà galattiche contro gli oscuri propositi dei Razziatori avrebbe esordito nel 2021 su PC e console dell’attuale generazione, racchiusa in un’unica compilation composta dai primi 3 episodi più (quasi) tutti i rispettivi contenuti extra e intitolata, per l’appunto, Mass Effect Legendary Edition, e così i fan si prepararono a mettere sotto torchio qualsivoglia proposta di ottimizzazione o modifica che non avesse incontrato i loro gusti.
Mass Effect Legendary Edition: noi non abbiamo inizio. Non abbiamo fine. Noi siamo infiniti
Naturalmente, le lamentele non si sono fatte attendere, e fin dal primo screenshot rimasterizzato le community online hanno incominciato a discutere sulla mancanza di cura di questa o di quella texture, sulle migliorie poco evidenti o sulle tonalità cromatiche “sbagliate”, dimenticandosi che BioWare ha messo da subito in chiaro un particolare di non poco conto: i 3 Mass Effect inclusi nella raccolta girano ancora su Unreal Engine 3, perché un porting completo per la versione successiva del popolare motore grafico di Epic avrebbe significato uno sforzo ciclopico in termini di tempo e risorse da dedicare al progetto, dunque qualsiasi rifinitura, per quanto apprezzabile, deve fare i conti con i limiti intrinseci di un software ormai surclassato anche solo in termini di pura e semplice complessità dei modelli poligonali. A conti fatti, siamo perciò davanti ad una sorta di “enhanced edition” della trilogia piuttosto che ad una rimasterizzazione vera e propria, nulla che metterà a dura prova il vostro hardware ma che, particolarmente nel caso di Mass Effect 1, riesce a spingere il comparto tecnico un po’ più al passo con i tempi pur preservando le atmosfere, l’evocatività e buona parte delle magagne che il tempo, da bravo galantuomo, forse aveva cancellato ma che qui riemergono con prepotenza per rammentarci che di acqua sotto ai ponti ne è scorsa parecchia.
Il primo impatto con la Legendary Edition, meglio dirlo subito, non è stato dei migliori. Continuando sulla falsa riga della metafora di cui sopra, l’amico ritrovato – nel dettaglio, il primo capitolo della trilogia – pare invecchiato peggio di quanto non credessi e temo proprio che la certosina opera di aggiornamento cui è stato sottoposto finisca per enfatizzare questa sgradevole sensazione. Così come accade per gli esseri umani, il lifting non sembra averlo in altre parole reso più giovane, ma solo più… strano. E’ una sorta di effetto Benjamin Button: maggiori risultano gli sforzi profusi per svecchiare l’immagine del gioco, più evidenti emergono i segni di un generale invecchiamento strutturale. Gli estremi della dissonante sovrapposizione tra effettistica contemporanea e modellazione figlia di un’epoca ben diversa si manifestano un po’ ovunque, spiccando in particolar modo ogni volta in cui dinamiche di illuminazione d’ultimo grido incontrano corpi troppo rigidi, volti ben poco espressivi e scenari ripetitivi, che texture tirate a lucido rendono paradossalmente più scarni. Ravvisabili in maniera particolare nelle sequenze d’esplorazione degli avamposti planetari e durante le sezioni a bordo di un Mako senz’altro più maneggevole, ma non per questo foriero di un’esperienza di guida appagante, dette criticità vengono magari attenuate dal notevole colpo d’occhio offerto in cambio da location quali la sontuosa Cittadella o gli interni della Normandy. Per quanto anche le stesse cut-scene adibite alla rappresentazione dei momenti clou dell’avventura possano aver tratto notevole beneficio dal restyling, l’impressione di assistere ad uno spettacolo artefatto, disarmonico, quasi distorto ha seguitato in ogni caso ad accompagnarmi lungo tutta la durata del test.
Ti mancano mai quelle conversazioni che avevamo sugli ascensori?
Le medesime incongruenze non potevano che emergere anche sotto il profilo del gameplay e mi duole ammettere che sia stata proprio la rielaborazione delle meccaniche legate alle sequenze action ad avermi deluso maggiormente. Piuttosto che trarre beneficio dai ritocchi apportati ai sistemi di puntamento e copertura, Mass Effect ne esce in tal senso ingoffito, tanto da reggere a malapena il confronto col più ordinario dei third-person-shooter moderni. Per come la vedo io, il nocciolo del problema consiste nel fatto che gli accorgimenti adottati al fine di fluidificare l’azione non trovino adeguato supporto nel design delle aree adibite ai conflitti a fuoco: inutile, in altre parole, garantirmi prestazioni da sparatutto contemporaneo se devo comunque rapportarmi ad un contesto sviluppato in base a criteri validi quindici anni fa. Mettici anche un IA avversaria non certo sveglia come ci si aspetterebbe oggi giorno e l’intera esperienza non può che risultare complessivamente artefatta, per non dire inefficace.
Alla luce di queste considerazioni si sarebbe tentati di affibbiare all’intero esperimento i connotati del corto circuito, ma stiamo pur sempre parlando di Mass Effect e, più nel dettaglio, di quello che, a prescindere dall’età e dai controversi tentativi di alterarla, resta un pilastro del gaming moderno. A salvare baracca e burattini intervengono così le intrinseche qualità del progetto, prima fra tutte la vibrante poliedricità di un’ambientazione curatissima cui fanno eco una straordinaria caratterizzazione delle forme di vita che la popolano e la versatilità di una sceneggiatura che resta almeno una spanna sopra la media attuale. Per quanto si possa rimanere tuttora colpiti dalla profondità dei dialoghi che determinano l’evoluzione dei rapporti tra il Comandante Shepard e il suo prossimo o dalle tangibili conseguenze delle decisioni adottate nelle fasi chiave dell’avventura, è tuttavia doveroso rimarcare che detti elementi costituiscano l’unico aspetto dell’opera cui non è stato apportato alcun ritocco. E questo non è di certo un problema da poco quando si tratta di valutare una Remastered, non trovate? Spero pertanto mi perdonerete se sceglierò di tenere ben a mente questa sfumatura in sede di valutazione…
E’ un grande momento, Comandante
Ho scelto di concentrare buona parte della recensione sull’analisi del primo capitolo della trilogia perché è sostanzialmente lì che Mass Effect Legendary Edition si giocava la reputazione. Sebbene il restyling dei suoi successori costituisse un banco di prova comunque insidioso, il coefficiente di difficoltà insito nella rispettiva opera di restauro non poteva difatti che rivelarsi inferiore. Come ampiamente prevedibile, sia Mass Effect 2 che il suo dinamico sequel offrono in questo senso una performance assai convincente, tanto da tenere visivamente testa a molte produzioni contemporanee. Maturati senz’altro in virtù di budget nativi più consistenti, gli estremi di questo successo risultano chiaramente legati alla più recente datazione dei progetti che ha favorito l’integrazione nativa di molte soluzioni dinamiche utilizzate tutt’oggi dalla maggior parte degli esponenti di categoria. Oltre a sfoggiare una più omogenea amalgama tra la struttura originale e le migliorie tecniche apportate in fase di remastering, entrambi i titoli risultano dunque freschi e godibili, con Mass Effect 2 a confermarsi come il più robusto ed equilibrato della saga e Mass Effect 3 ad esaltare gli aspetti più dinamici del gameplay.
Piattaforme: PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series S/X
Sviluppatore: BioWare
Publisher: Electronic Arts
Dopo aver toccato il fondo con Andromeda e Anthem, Bioware ci propone questa Mass Effect Legendary Edition che mette insieme la trilogia originale e tutti i rispettivi DLC: se avete già camminato nello spazio nei panni del comandante Shepard, riuscirete senza dubbio ad apprezzarla ma, al contempo, anche ad infuriarvi per ciò che questa raccolta avrebbe potuto essere e che, purtroppo, non è. I ritocchi estetici sono apprezzabili ma evidenziano anche i difetti congeniti degli anni che la produzione si porta dietro, e forse un investimento maggiore da parte di Electronic Arts avrebbe reso un tributo migliore alla space opera videoludica per eccellenza. Considerato poi il livello qualitativo della rimasterizzazione, il prezzo di lancio mi sembra davvero eccessivo, tuttavia il fascino della storia, dei personaggi e di tutti gli elementi di contorno riescono comunque ad indorare una pillola alquanto difficile da mandare giù. Ad ogni modo, i neofiti potranno godersi un’avventura galattica senza precedenti (né eredi) con scelte significative che si ripercuotono in ognuno dei sequel, e uno straordinario microcosmo narrativo in cui perdersi per centinaia di ore.