A dicembre 2020 compievamo l’ultimo, grande viaggio in Humakind, grazie alla Lucy Dev. Quell’esperienza fu davvero straordinaria e intensa. Per la primissima volta eravamo davanti ad uno strategico a turni 4x con una sua identità ben precisa e che non si limitava ad imparare dai migliori, come ad esempio Civilization. Certo, la direzione era quella già tracciata da pilastri e nomi importanti ma il cuore di Amplitude Studios e soprattutto il suo DNA erano già presenti. Da quella prova sono passati circa 9 mesi: all’epoca il gioco sarebbe dovuto uscire ad aprile ma poi venne rimandato ad agosto 2021. Come quasi fosse una gestazione umana, dopo un’altra prova avvenuta all’inizio di un’estate decisamente anomala, ci ritroviamo a dover tirare un altro giudizio sull’opera. Questa volta però definitivo. Un compito non semplice, poiché Humankind non è semplicemente un gioco ma un vero e proprio atto di amore e un tuffo carpiato da parte dei suoi sviluppatori, considerata l’attenzione e la mole di contenuti e gli anni di progettazione passati a sognare anche solo l’idea di poter lavorare ad un progetto del genere. Già, un sogno nel cassetto. Perché per Amplitude e tutto il team di sviluppo, tra stagisti e lavoratori che sono passati lì, questo gioco rappresenta il culmine di un’esperienza lavorativa, cominciata oramai più di dieci anni fa con la serie Endless Legends e che oggi si presenta come un percorso di maturazione importante. E se ne accorta anche SEGA, che ovviamente non si è tirata indietro e si è subito decisa a farsi carico della pubblicazione. E sì, vi possiamo già garantire adesso che tutto ciò non è stato solamente un tuffo nel vuoto, ma una decisione azzeccata fin da subito.
Humankind: benvenuti all’inizio di qualcosa di grande
Come recita il nome stesso del gioco, Humankind non si posiziona in una particolare epoca come gestionali e strategici più classici. A differenza infatti di Civilization e Endless Legends, in questo caso non si comincia con una singola epoca storica, ma si parte dalla genesi di tutto. Sognando, ovviamente, in grande. Amplitude ha infatti optato per un game design leggermente diverso, permettendo così al giocatore di poter scegliere in maniera del tutto autonoma come proseguire. L’obiettivo finale è quello di arrivare alla corsa dello spazio o comunque all’epoca moderna. Un obiettivo sicuramente non semplice, con un percorso costellato di imprevisti e con tantissimi elementi da tenere sott’occhio.
Si parte, come insegna la storia (quella vera) dal Neolitico, un periodo storico fatto di difficoltà, di ricerche e di prime scoperte. Da qui in avanti è necessario proseguire, fondando accampananti, cacciando, stringendo relazioni con le prime civiltà che cominciano ad emergere. O anche dichiarare guerre. D’altronde Humankind non è un 4X classico nel termine, ma più un lunghissimo viaggio, che mette davanti tutte le problematiche che si potrebbero riscontrare. La natura del game design mira infatti a far evolvere tutte le razze, con tutte le conseguenze del caso. A differenza di altri giochi simili, in questo caso, non sarà possibile limitarsi a scelte puramente politiche come ad esempio le alleanza, le leggi e le religioni. In Humankind è infatti previsto uno sforzo di fantasia, un salto piuttosto importante: non avremo il controllo solamente di alcuni aspetti, ma di tutta la nostra civiltà.
Per permettere un game design di questo genere, comunque enorme e smisurato, c’era bisogno di progettare per bene la progressione di gioco. Sotto questo aspetto Amplitude Studio ha lavorato in maniera decisamente corretta, implementando un sistema di ere che si interfaccia alla progressione della nostra popolazione. Più la nostra discendenza proseguirà nel viaggio verso la modernità, facendo scoperte e crescendo a livello di popolazione, più si guadagneranno stelle fino ad un totale di 7, che ci permetteranno di evolvere e passare così dalle Ere più antiche, come la classica e la medievale a quelle più moderne, come quella industriale. Questa meccanica di gioco permette lo sblocco di maggiori rami di talento e di scoperte: se prima era necessario scoprire la scrittura e la ruota, oppure come navigare e solcare i mari conosciuti, ora sono presenti ulteriori valori e lezioni, come ad esempio l’aeronautica e il nucleare. Il tutto, ovviamente, a patto che il giocatore chiamato all’arduo compito di gestire una civiltà sia in grado di affrontarlo. In aggiunta, il giocatore non è mai legato ad una singola cultura e ad ogni passaggio sarà possibile cambiare in corsa. Dagli antichi Egizi fino all’influenza del Giappone e delle sue regole, tutto è modellabile a discrezione del giocatore, che deve però vagliarne anche aspetti negativi e positivi.
Grandi obiettivi richiedono grandi abilità
Progredire, di per sé, non è così complicato. Ovviamente per prendere confidenza con Humankind saranno necessarie diverse partite, tanto che purtroppo anche noi ci siamo trovati in grossa difficoltà. Ad esempio, nella prima run compiuta con la build definitiva, nell’arco delle 3 ore necessarie al completamento di una campagna, ci siamo classificati sesti su… sesti. Abbiamo commesso una serie di errori fondamentali, il primo aver ignorato per buona parte di gioco la crescita della popolazione, concentrandoci invece su elementi che alla fine si sono rivelati essere collocati. Dopo aver cercato di salvare il salvabile, il gioco è terminato al raggiungimento del turno numero 300, lasciandoci con un Brasile entrato oramai in epoca moderna, mentre noi faticavamo ad arrivare ad avere un popolo praticamente alfabetizzato, complice il ritardo nel scoprire l’Era giusta in cui fondare una scuola.
Colpa nostra, dunque. Ma ovviamente il sistema di gioco non aiuta. Humankind è in realtà un gioco completo, profondo, che richiede appunto tempo per essere padroneggiato. Non siamo davanti a Crusader Kings 3, dove tutto è limitato ad un carnet di scelte molto, molto limitato. Qui è necessario riuscire a spendere davvero delle ore prima di poter mettere mano ad una run quasi decente, soprattutto se non si è frequentatori abituali del genere. Sotto questo aspetto Amplitude viene incontro al giocatore, con una serie di video tutorial (ed una prima partita completamente guidata da parte della CPU, con un in-depth tutorial davvero ben realizzato). Il gioco, inoltre, permette di creare le proprie partite personalizzate. Questo sistema forse stona con la voglia di trasportare il giocatore dal creare una civiltà da zero su scala reale, ma possiamo garantirvi che si tratta di un ottimo modo per approcciarsi all’opera: selezionando un mondo piccolo, con meno “rivali” e una difficoltà più semplice sarà anche meno frustrante proseguire e anche il controllo delle città sarà ovviamente più semplice. E anche meno turni, perché no? D’altronde è importante prendere confidenza, per godersi sempre di più al massimo le sfide che avverranno in futuro.
Come si prosegue però in Humankind? Amplitude Studio ha pensato ad un design basato sull’acronimo FIMS. Le tre lettere stanno, rispettivamente, per Food, Industry, Money e Science, in italiano Cibo, Industria, Denaro e Scienza. È necessario curare completamente tutti gli aspetti. Per il cibo, ad esempio, si può utilizzare un Farmer Quarter o un granaio in un territorio che sia in grado di produrre beni di consumo per permettere la crescita della popolazione. La voce Industria si riferisce a tutte quelle costruzioni che servono per trasformare da semplice Outpost a Città. Il denaro si potrà rimpinguare con strade commerciali, trattati di scambio e quartieri dei mercanti e sarà poi collegato alla costruzione di tutto il resto. La scienza, invece, merita un capitolo a parte, perché viaggi collegata alle Tecnologie dell’albero relativo, quelle di cui abbiamo parlato prima accennando alla ruota ad esempio.
Si può gestire il tutto in tranquillità? Al di là di farsi prendere dalla fretta e cominciare a costruire più strutture possibili, sì. La divisione della mappa di Humankind avviene con classici esagoni e una volta abilitato la “view” giusta sarà possibile osservare, nel dettaglio, quante e quali risorse produce quel determinato segmento di terra. Vicino al mare, che magari concede +1 di cibo, sarà utile installarci un porto, che aprirà di conseguenza anche a rotte commerciali. I luoghi religiosi, invece, consumano cibo e di conseguenza sarebbe meglio piazzarli in un territorio che ne concede pochissimo oppure nulla. Questo lavoro è necessario per avere un bilanciamento quasi completo che permette alla nostra civiltà di progredire e avanzare di era. Così come gioca un ruolo importante anche l’osmosi: essere vicini di casa di una civiltà più avanzate può portarci ad apprendere determinate competenze. È la storia dell’uomo, d’altronde: noi stessi siamo stati colonizzatori e abbiamo importato conoscenze e risorse a popoli che non avevano ancora avuto la possibilità di scoprire. O almeno, ci piacerebbe funzionasse così anche nella realtà…
Un grande potenziale, che non resta inespresso
La nostra prova di Humankind è stata accompagnata da due beta, tantissimi trailer e video e un discreto numero di ore sulla build finale. Al netto di queste esperienze, possiamo essere sicuri che il gioco non solo è davvero un buon punto di approdo per Amplitude Studio, che da qui in avanti può solo crescere. Pur avendo lavorato ad un gioco decisamente ostico, grande e che può inizialmente spaventare per la quantità di sviluppi e scenari che è possibile prendere, dietro di nasconde un’esperienza decisamente soddisfacente, anche sotto il lato tecnico. In realtà, rispetto alle build precedenti, abbiamo notato solamente qualche piccolo bug in più che verrà sicuramente risolto con una patch al day one ma per il resto la build è stabile, non sono presenti crash vari e non abbiamo riscontrato problemi di ambientazione. Il gioco è inoltre molto scalabile, leggero e in grado di girare su sistemi anche meno performanti.
Humankind è però un gioco enorme, nel vero senso della parola. Mano a mano che si prosegue nel gioco, infatti, si sbloccano nuove strutture. E nuovi talenti per gli scienziati, che così possono apprendere sempre più cose nuove, per guidare la nostra civiltà all’olimpo. Un esercizio di stile davvero impressionante da parte di Amplitude, che dimostra come sia possibile rendere sempre interessante il passaggio da un’epoca all’altra. Senza dimenticarci, poi, del tocco di genio: l’Avatar o meglio, l’AI Persona: oltre alla scelta dell’avatar, infatti, sarà possibile crearne uno da zero, con tutti i nostri tratti. Questo aiuterà i giocatori a proseguire nelle partite in multiplayer, essendo sicuri che la propria controparte digitale si comporti come noi.
Unica nota “stonata” è il multiplayer, insieme al supporto alle mod. Diversi contenuti infatti non sono ancora pubblici e non abbiamo avuto modo di provarli. Ci riserviamo dunque il giudizio più avanti, anche se in realtà il prezzo del biglietto, almeno per ora, è sicuramente qualcosa che vale pagare anche per delle scorribande in singolo.
A chi si rivolge Humankind?
Al netto di un reparto tecnico che ci è sembrato davvero in forma e praticamente molto simile all’ultima nostra prova, permane sicuramente un dubbio per chi è arrivato fino a qui. Vi abbiamo dato una rapida panoramica del gioco, vi abbiamo anche informato delle nostre sconfitte e di come funzioni il sistema di progressione del gioco. Arrivati fino a qui significa anche però scoprire a chi è diretto Humankind, qual è stato il target di SEGA e Amplitude Studio fin dall’inizio. Beh, qui entriamo in un territorio molto spinoso.
Se avessimo avuto un background molto più importante con il genere, molto probabilmente la difficoltà iniziale non ci sarebbe stata. Tuttavia, questo progetto non si rivolge solamente ai giocatori hardcore. Amplitude ha piuttosto cercato di allargare sempre di più i confini di gioco, semplicemente grazie all’affascinante setting. Già, perché qui non stiamo parlando di guidare una fazione politica, ma di condurre un’intera specie al trionfo. E questo si fa, appunto, con una serie di modifiche e di scelte importanti, con decisioni imputabili alla fama e ad una gestione attenta delle risorse. Ed è per questo che non ci sentiamo in dovere di sconsigliarlo a chi non ha mai preso in mano un 4X, anzi. Provarlo potrebbe essere un ottimo cavallo di Troia per poter scoprire un genere completamente differente e uscire dalla propria comfort zone potrebbe essere un ottimo modo per scoprire giochi piccoli ma dal cuore davvero grande.
Data d’uscita: 27 agosto 2021
Piattaforme: PC
Sviluppatore: Amplitude Studios
Publisher: SEGA
Humankind è un buon gioco, condito da un sistema di accessione non semplice e che richiede tempo per affrontare una sfida sicuramente degna di questo nome. Impostare un livello di difficoltà più basso porterebbe invece ad una risoluzione troppo rapida delle battaglie e ad un easy win senza troppi problemi. Nonostante questi piccoli problemi, che appartengono comunque ad una identità decisamente forte, il gioco di Amplitude è perfettamente consigliato a chiunque voglia una sfida diversa. E spesso, in un’industria così prolifica, è necessario abbracciare qualsiasi prodotto che prova a spingersi verso una direzione diversa, soprattutto quando stiamo parlando di un gioco davvero molto valido.