Uno dei titoli più attesi di quello che si preannuncia un settembre videoludico a dir poco clamoroso è senza dubbio Diablo 2 Resurrected, attesissimo al varco da tantissimi videogiocatori. La riedizione del colosso che ha saputo fare la storia all’epoca della sua uscita originale è per molte ragioni una delle release più importanti di questa stagione, e anche chi vi scrive, da grandissimo appassionato della saga, si è prontamente fiondato a provare la Beta Aperta del gioco, resa disponibile a partire dal 20 agosto su tutte le piattaforme.
La Beta in questione ha dunque il “compito” di mostrare al pubblico lo stato dei lavori sulla produzione in un periodo in cui Blizzard, diciamocela tutta, non se la passa esattamente benissimo. Al di là del discorso tecnico, decisamente importante nella valutazione complessiva del riadattamento, è chiaro che il focus principale di questa prova risiede nel gameplay, per ovvie ragioni.
Diablo 2 Resurrected rimane comunque ancorato ad un sistema ludico datato e che potrebbe non incontrare il favore del pubblico attuale, a cui Blizzard ha voluto “parlare” direttamente rimescolando in qualche modo la struttura generale di quel Diablo 3, tanto amato e giocato ancora oggi.
Far combinare il tutto, ovviamente, è davvero complesso. Blizzard c’è riuscita? É presto per dirlo, ma dopo aver passato il weekend in compagnia del Druido, siamo pronti a elargirvi le nostre primissime impressioni in merito, in attesa di una disamina più completa in fase di recensione, quando avremo il titolo completo tra le nostre mani.
Diablo 2 Resurrected: un gameplay classico ma al passo coi tempi
Lo abbiamo detto in apertura e lo ribadiamo anche ora: il focus principale di questa Beta, diciamoci la verità, è rivolto al gameplay, vera croce e delizia del meccanismo targato Blizzard. E, senza il minimo dubbio, è chiaro quanto Diablo 2 abbia saputo risultare un punto di riferimento per il genere (e non solo) per oltre un ventennio, cosa che rende questa riedizione un lavoro importante e sicuramente ambizioso. La Beta multigiocatore messa a disposizione dalla software house consente di testare accuratamente lo stilema ludico della produzione, grazie non soltanto ad una vesta scelta di personaggi selezionabili, ma anche considerando il fatto che la fase di test permette di giocare più o meno liberamente i primi due atti del gioco.
Una volta scelto il vostro alter ego (noi abbiamo li abbiamo provati tutti, focalizzandoci sul Druido e sull’Incantatrice) il gioco vi fionda subito nell’azione, in un mondo, come da tradizione, pullulante di creature orripilanti e minacciose, da trucidare “allegramente” per familiarizzare col il sistema di combattimento ma anche per ottenere ricompense varie, tra cui gli immancabili pezzi di equipaggiamento e i punti abilità, necessari per migliorare il vostro alter ego.
Il focus dell’esperienza si avverte in un gameplay obiettivamente molto classico pad alla mano, che sembra essere pensato sia per i nuovi sia per i vecchi giocatori, ma che però risulta “adattato” alle esigenze contemporanee in maniera molto intelligente. Diablo 2 Resurrected è infatti un titolo tanto semplice quanto profondo, che pone il suo punto focale su un sistema di combattimento in linea con quanto già vista nell’esperienza originale e in prodotti più recenti come Diablo 3, senza però perdere mai la sua identità, che trasuda carisma da ogni poro.
Diablo 2 Resurrected si presenta ai nastri di partenza della stagione con grande convinzione, con uno stilema molto classico. Progredendo con i livelli, ogni personaggio sblocca nuove abilità, assegnabili liberamente nella mappa dei comandi, per poterle scagliare in maniera più comoda e funzionale contro le continue orde nemiche, sempre più minacciose e desiderose di porre fine all’esistenza del nostro avatar.
Queste abilità fanno da importante spalla agli attacchi corpo a corpo, da mixare sapientemente e con un occhio al mana per evitare di rimanere spiazzati e inermi di fronte alla presenza dei numerosi nemici, i quali ci sono sembrati incredibilmente minacciosi e dotati di un’IA molto aggressiva anche nelle primissime zone, per quanto non possano vantare una quantità di energia vitale particolarmente sviluppata, che spesso consente al giocatore di tirarli giù con qualche colpo ben assestato.
Proprio collegandoci al discorso dei colpi inflitti, è doveroso segnalare un aspetto sicuramente meno negativo che abbiamo avvertito in maniera più o meno evidente, anche a seconda del personaggio utilizzato. Se i modelli risultano ammodernati e in generale tutta la nuova veste riesce a fare una bella figura, a stonare è proprio il momento dell’attacco all’arma bianca, che evidenzia in maniera più impietosa l’anzianità della produzione originale. I colpi, infatti, sono vittima di una sorta di “lag” nelle animazioni, una sorta di legnosità certamente comprensibile ma che in alcuni casi rende il tutto meno speciale di quanto non lo sia.
L’esplorazione e la gestione delle risorse, due aspetti fondamentali della produzione
Come da tradizione della saga, in Diablo 2 Resurrected, oltre al combattimento, il fulcro dell’esperienza ludica ricade anche in un altro importante tassello: l’esplorazione. Girando per le enormi mappe è possibile ritrovare tantissimi nemici (e di conseguenza tanta exp e tanto loot) ma anche forzieri e luoghi segreti, tutti fondamentali per una corretta e più agevole progressione all’interno di un titolo che, comunque, può vantare un livello di sfida piuttosto impegnativo. Proprio a tal proposito è giusto sottolineare quanto, ovviamente, Diablo 2 Resurrected sia un gioco con uno stilema ludico ben preciso e se vogliamo ancor più “pignolo” rispetto a Diablo 3, che ha avuto il merito (per molti) di scendere un po’ di più a compromessi con la community risultando un attimino più “permissivo” su diversi aspetti, cosa che in questo secondo capitolo della serie, seppur tirato a lucido per le nuove generazioni di console (e di giocatori) si avverte decisamente meno.
Diablo 2 Resurrected è un prodotto ostico e impegnativo, già dalle prime battute, e mette nelle mani del giocatore tantissime possibilità di approccio agli scontri, con una gestione del personaggio che risulta ancor più profonda, appagante e se vogliamo complessa di quanto visto nell’ultimo capitolo della saga. Attraverso un variegato numero di abilità da sbloccare, sia attive sia passive, è possibile plasmare a vostro piacimento l’avatar designato, con conseguenti ripercussioni sull’andamento della progressione, legato comunque e sempre alla voglia e alla dedizione di giocatore di esplorare e forzare l’aspetto da completista su cui il gioco pone l’accento.
In sostanza, non bisogna mai partire a testa bassa verso l’obiettivo ma, anzi, strizzando l’occhio alla mappa, chiaramente visibile in sovrimpressione in diverse possibilità stilistiche (tutte un po’ vetuste, a dir la verità, ma comunque funzionali), e risulta necessario lasciarsi trasportare dalla voglia di andare in giro e controllare ogni singolo anfratto del gioco, alla ricerca di oggetti consumabili e loot vari che, come dicevamo poco fa, risultano praticamente fondamentali per poter proseguire nella storia.
Proprio a tal proposito è giusto sottolineare quanto, probabilmente, l’aspetto peggiore di questa produzione sia legato proprio alle risorse, ma non nel senso stretto della parola. Il problema è legato invece alla gestione stessa delle risorse, a causa di un menù caotico e poco familiare che paga sia il peso degli anni che passano sia proprio in generale una struttura arcigna a prescindere dal lavoro di ristrutturazione fatto sul gioco, che ha comunque il demerito di non aver fatto praticamente niente per ovviare a una problematica che, sul lungo andare, potrebbe far storcere il naso a più di un giocatore.
Tecnica e grafica
Il lavoro svolto sul restyling del titolo, a livello puramente tecnico e grafico, è sicuramente molto valido, seppur alcuni punti risultano meno convincenti di altri. Su Xbox Series X, versione da noi testa, il titolo si mostra in splendida forma a livello puramente visivo, con una pulizia e una qualità dell’immagine generale decisamente molto convincenti. Sulle console di nuova generazione, Diablo 2 Resurrected offre due modalità grafiche diverse, una pensata per la qualità e una per le performance. La prima setta il target dell’immagine sullo standard del 4K, accompagnato da un frame-rate che punta ai 60fps, in verità però non stabilissimi in qualche circostanza. Sia chiaro, non abbiamo avuto problemi enormi in tal senso, ma è risultato evidente quanto la modalità Prestazioni sia decisamente più indicata per chi voglia godere di una frequenza di aggiornamento più stabile.
In tal modo, chiaramente, la risoluzione del gioco scende sui 1080p, cosa che rende la pulizia generale meno evidente e mostra il fianco maggiormente a quelle piccolezze che rimangono comunque legate alla natura non esattamente giovanissima del materiale di base. Per il resto, Blizzard ha saputo dare una forte svecchiata al prodotto di partenza, ricostruendo buona parte dei modelli e degli shader originali con soluzioni tridimensionali più al passo coi tempi, in stile Diablo 3 per intenderci, sicuramente più intriganti e soprattutto che spingono in avanti il concetto di “semplice” remastered.
A risultare meno convincente è l’interfaccia di gioco in generale, decisamente meno curata rispetto al resto del lavoro svolto. Quest’ultima rimane forse sin troppo bloccata a quella originale, risultando in qualche occasione difficile da gestire e soprattutto da “comprendere”, facendo un po’ da contrasto con quanto accade su schermo. In ogni caso, questi aspetti saranno sicuramente più evidenti ai giocatori più giovani, poiché i “veterani” potrebbero tranquillamente soprassedere su quanto detto, focalizzandosi su aspetti diversi della produzione.
Data d’uscita: 23 settembre 2021
Piattaforme: PS4, PS5, Nintendo Switch, Xbox One, Xbox Series X/S, PC
Sviluppatore: Blizzard Entertainment, Vicarious Visions
Publisher: Blizzard Entertainment
Diablo 2 Resurrected è esattamente quello che ci aspettavamo. Questo primo contatto avuto col gioco, in versione Beta, ha evidenziato quegli aspetti su cui eravamo già in qualche modo sicuri di poter scommettere ma anche su cui nutrire qualche timore, divenuto purtroppo fondato dopo i vari test. A farci storcere il naso sono quegli elementi rimasti eccessivamente ancorati e schiacciati dal peso degli anni e da una rivisitazione pigra da parte di Blizzard (mappa, inventario ecc) che possono compromettere, seppur in maniera più marginale, l’esperienza complessiva, che comunque ci ha saputo rapire per diverse ore. Perché, ovviamente, l’essenza di Diablo 2 è più viva che mai e grazie ad un lavoro di restyling di primissimo livello, e lasciarsi trasportare dagli eventi e dalla sincera voglia di continuare a giocare è risultato tanto ovvio quanto appagante, e soprattutto quasi assuefacente. Ah, proprio a tal proposito, abbiamo potuto constatare quanto il cross-platform sembri funzionare al meglio, cosa che, a dirla tutta, ci ha dato sicuramente una spinta in più nell’elogiare un prodotto che sembra avere, in ogni caso, tutte le carte per far molto bene in questa stagione videoludica.