Tra i più grandi successi dei Marvel Studios è impossibile non annoverare i Guardiani della Galassia, supergruppo Marvel divenuto celebre in seguito al film omonimo del 2015 realizzato da James Gunn all’interno del Marvel Cinematic Universe.
Il team di scavezzacollo intergalattici è stato protagonista di due lungometraggi cinematografici, con un terzo che verrà girato a breve, uno special natalizio per Disney+ già nel cassetto la partecipazione alla grandiosa “resa dei conti” del dittico Avengers: Infinity War ed Endgame.
La vera vittoria di James Gunn, ad ogni modo, è stata riuscire a dare un’identità (ri)fondante al supergruppo, capace di funzionare stand-alone come nessun altra ip all’interno dell’MCU e di influenzare non solo i fumetti ma tutto l’immaginario relativo al franchise, dai cartoni animati ai videogiochi. Videogiochi come il qui recensito Marvel’s Guardians of the Galaxy.
Marvel’s Guardians of the Galaxy: Hooked on a feeling
La popolarità dei Guardiani della Galassia, dicevamo, è relativamente recente: come supergruppo esiste da più di cinquant’anni ma è sempre stato assolutamente collaterale nel pantheon Marvel. Solo l’uscita del film MCU ha cambiato le carte in tavola, riuscendo a rendere amatissimi un avventuriero sbruffone e infantile, una spietata cacciatrice di taglie, un guerriero dall’alterato senso dell’umorismo (e delle metafore), un “procione parlante” e un albero senziente. La formazione scelta da James Gunn e Marvel Studios ha di fatto influenzato anche i fumetti originali, modificando la composizione del team nei comics così come il loro aspetto e le loro caratteristiche.
Anche il videogioco Guardians of the Galaxy: The Telltale Series del 2017 ha dovuto prendere coscienza di questa cosa, riproponendo la formazione e le caratterizzazioni, seppur mantenendosi lontani dalle trame dei film.
Arriviamo al 2021 e… scopriamo con estrema sorpresa che un nuovo gioco dei GotG è in lavorazione, questa volta made in Eidos Montréal, oramai lanciatissima nell’universo Marvel grazie agli Avengers, su cui hanno imparato molto, verrebbe da dire.
Esattamente come il Marvel’s Avengers uscito lo scorso settembre, si tratta sempre di una trasposizione ufficiale dei personaggi, ma senza riferimenti diretti al cinema, quanto piuttosto una traslazione di questo universo narrativo nei videogiochi.
Il lancio, la gestione dei contenuti e i contenuti stessi del videogioco dei Vendicatori non sono stati ottimali, forse, ma quel che è stato è stato e la cosa migliore è guardare al futuro: mentre il titolo dedicato agli Avengers si avvicina ormai a un prematuro e o poco lusinghiero pensionamento, Marvel’s Guardians of the Galaxy stupisce e conquista dimostrandosi come un gioco completamente a sé stante, nelle meccaniche e nella gestione.
Marvel’s Guardians of the Galaxy: Ain’t No Mountain High Enough
Inutile nascondere che il primo pensiero, al momento dell’annuncio, è stato quello di un “more of the same”, nel bene e nel male, una sorta di DLC così corposo da guadagnarsi il diritto all’essere un vero e proprio spin-off, ma il footage mostrato (e le dichiarazioni degli sviluppatori) hanno fugato molto presto ogni dubbio.
Siamo sempre di fronte a un gioco d’azione di stampo cinematografico e dalla matrice simile, ma con diverse differenze rispetto a quello dedicato ai Vendicatori.
La prima differenza è che, pur mantenendo il genere, qui siamo nel campo degli action single player di matrice più classica, senza alcuna velleità di multiplayer e di game-as-service. Il gioco ha uno storymode da giocatore singolo molto vecchio stampo, una campagna dalla durata media (siamo sulla dozzina di ore) che non prevede la possibilità di introdurre co-op o vs di sorta. Non sono presenti (né lo saranno in futuro, a detta degli sviluppatori) DLC relativi a storia, personaggi o modalità di gioco. Gli unici elementi aggiuntivi sono puramente cosmetici e sono i costumi aggiuntivi che verranno elargiti a chi ha effettuato il pre-order del titolo.
La volontà è quella di staccarsi, il più possibile, dall’aura (ormai “negativa”) del gioco degli Avengers, che per la sua natura di gioco “in divenire” ha finito per decretare la fine prematura del titolo, piuttosto che il suo perdurare sul mercato.
In questo caso, what you see is what you get: un gioco solido in tutti i suoi comparti con un inizio e una fine, come “ai bei vecchi tempi”.
Parliamo ora dello stile grafico, fin da subito molto più definito e accattivante. Il design dei personaggi è molto simile a quello dei film, stesso dicasi delle caratterizzazioni, con alcune importanti differenze. Come in Marvel’s Avengers non abbiamo le likeness degli attori originali. Sebbene il feeling che viene restituito è quello del MCU, la trama svia fortemente dal canone cinematografico, rifacendosi maggiormente ai fumetti ma creando comunque una realtà a se stante, con piccole chicche nella caratterizzazione.
Fra tutti, Peter Quill che è un vero figlio degli anni ’80, a differenza dello Star-Lord dei film, che era molto più a cavallo tra i ’70 e gli ’80. Basta dare un’occhiata ai titoli presenti nella sua audiocassetta, che ci portano qualche anno in avanti rispetto alle hit presenti nei film.
“La nostra intenzione è sempre stata di creare un gioco che esprimesse al meglio la nostra particolare visione creativa, rimanendo al contempo fedeli allo spirito originale dei Guardiani della Galassia. Abbiamo avuto l’immensa fortuna di collaborare con Bill Rosemann, vicepresidente del reparto creativo presso Marvel Games, e con la sua squadra, e loro ci hanno aiutati a comprendere a fondo questi personaggi. La loro conoscenza enciclopedica dei fumetti e gli anni passati a lavorare su questi personaggi ci hanno permesso di interpretarli a modo nostro, senza però perdere di vista ciò che li rende quel che sono” afferma Mary DeMarle, Senior Narrative Director di Eidos-Montréal.
Il feeling anni ’80 è confermato alla grande da alcune piccole e grandi citazioni di cultura pop di quegli anni (in particolare, naturalmente, di natura Disneyana) e dalla già citata colonna sonora, che rappresenta uno degli insegnamenti perfettamente recepiti dalla versione cinematografica.
Le canzoni inserite nella colonna sonora sono tutte famosissime e, al contempo, perfettamente inserite nel mood del gioco, ed è un inaspettato piacere sentirle suonare dal juke-box dell’astronave Milano o, ancora meglio, dal mangianastri di Peter durante i momenti più concitati delle battaglie. C’è una soddisfazione notevole nell’ascolto, solo apparentemente stridente, di canzoni come Take on me o The Final Countdown all’interno degli scontri.
Inoltre, sempre per rimarcare la cura con cui ci si è approcciati ai personaggi e, al contempo, trovato soluzioni creative a problemi pratici, c’è da notare la creazione e l’inserimento di molteplici brani della band fittizia Star-Lord, i beniamici musicali di Peter da ragazzino, da cui ha poi preso il nome da battaglia. Queste canzoni, oltre che funzionali alla narrazione, lo sono anche per gli streamer, che possono selezionare una modalità in cui le canzoni celebri vengono epurate, rimanendo solo quelle realizzate apposta per il gioco, senza tuttavia perdere in qualità e coinvolgimento.
“Something good, something bad? Bit of both.”
Proseguendo con le differenze dal precedente titolo Marvel, troviamo inoltre caratteristiche importanti che lo differenziano anche dalla moltitudine di titoli action in generale e non solo dal predecessore.
Innanzitutto partiamo dal concept di base del team, che non ci porterà a switchare i personaggi a seconda delle scene e delle situazioni: l’unico character che controlleremo sarà infatti Star-Lord, portando l’esperienza sul piano dell’impersonare il leader del team, sotto tutti i punti di vista. Durante l’azione, potremo interagire (con semplici combinazioni di tasti e simil-quick time event contestuali) con gli altri membri della squadra creando varie combinazioni e triangolazioni utili alla riuscita di una strategia di attacco e difesa, rendendo i combattimenti anche discretamente tattici, seppur sempre all’insegna dell’azione.
Risulterà importante agire in maniera sempre efficace ma, al contempo, varia e sorprendente: il contatore delle combo, collegato alle varie barre di caricamento delle supermosse, si riempirà più velocemente se varieremo gli approcci e realizzeremo combinazioni originali ed efficaci tra le varie mosse a disposizione del party. Nel caso delle performance migliori potremo avere accesso a un singolare momento “motivazionale” del team, che incrementerà il morale e le abilità dei personaggi in maniera molto cinematografica, facendo partire anche una canzone sul walkman di Peter.
In questo, Star-Lord è il vero cuore pulsante della squadra. È la componente umana della squadra, con la quale è più facile identificarsi. Inoltre è il loro ‘cosiddetto leader’, quindi si troverà inevitabilmente al centro di tutte le interazioni tra personaggi, di tutte le battaglie e in generale della storia. Il fatto di non poter utilizzare a piacimento tutti i personaggi, con moveset dedicati, potrebbe sembrare un punto a sfavore della varietà, ma in realtà caricare Peter della responsabilità di badare all’efficacia della propria squadra, di coordinarli e salvarli quando nei guai, dà molta soddisfazione.
I compagni di battaglia avranno tutti caratteristiche particolari e faranno quadrato attorno al team leader, non lasciandolo mai solo: scegliere le strategie adatte potrebbe fare la differenza, rendendo il combat system più variegato e complesso di quanto ci si potrebbe aspettare.
Nell’attuale panorama videoludico, fatto di open world dalle mille sub-quest, GoG è quasi una mosca bianca, dato che utilizza un approccio molto semplice all’esplorazione, riportandoci indietro di qualche anno (e non è necessariamente un male): le deviazioni dal percorso principale saranno volte unicamente all’attivazione di qualche divertente o interessante linea di dialogo in più o al recupero di valuta di gioco, componenti per il potenziamento del visore di Star-Lord, diari dei personaggi e costumi alternativi. Anche la risoluzione degli enigmi e l’interazione ambientale saranno piuttosto limitate, con una distruggibilità degli ambienti molto inferiore a quella di Avengers e legata alle singole abilità dei vari personaggi, che andranno sfruttate a dovere.
E anche da questo punto di vista, gli skill tree appaiono abbastanza limitati ma mai limitanti: diciamo che non c’è l’imbarazzo della scelta, nel bene e nel male, da questo punto di vista.
Infine, il gioco sarà continuamente costellato di bivi e scelte che avranno un impatto sulle vicende, aggiungendo varietà ai playthrough e pepe alle conseguenze delle decisioni del giocatore, sebbene non ci troveremo praticamente mai di fronte a scelte morali in stile Telltale o Dontnod.
Abbiamo già parlato di come le musiche siano di grande impatto e perfettamente calzanti all’interno della narrazione; a queste aggiungiamo anche un ottimo comparto sonoro e un doppiaggio di altissimo livello, con voci molto calzanti, anche nella versione italiana.
Pure il comparto visivo fa la sua parte, con una rappresentazione spaziale degli ambienti e delle creature di tutto rispetto, un character design calzante e un colpo d’occhio, in sostanza, notevole.
Certo, non tutti gli ambienti e personaggi vantano la stessa cura grafica e gli stessi dettagli di quelli principali, e c’è da segnalare una certa tendenza al calo (percettibile ma mai fastidioso) del frame rate, che potrebbe ad ogni modo essere solo un problema temporaneo della build da noi testata, priva della patch del day one.Venendo infine alla trama del gioco e dei personaggi, non vi sveleremo le (numerose) sorprese disseminate sul percorso dei Guardiani da Eidos, ma sappiate che sarà un viaggio davvero memorabile con cinque avventurieri adorabilmente male assortiti che, come già detto, riprendono tutto il buono della caratterizzazione cinematografica senza risultare pedissequi e, anzi, aggiungendo qualche piccola e interessante caratteristica. Ritroveremo personaggi già visti nei film (magari con qualche piccolo twist), così come altri derivanti dai fumetti e magistralmente adattati, più il meraviglioso “lama spaziale” che arriverete incontestabilmente ad amare.
La vicenda vede i nostri come gruppo già formato da qualche tempo ma ancora in rodaggio: ognuno si è lasciato alle spalle i traumi del passato (o, almeno, è quel che credono) e cercano un modo per racimolare denaro facendo affari con una pericolosa sovrana guerriera… solo per venire coinvolti in un complotto molto più grande di loro e che vedrà opposti a loro i Nova Corps, in una maniera del tutto inaspettata.
Piattaforme: PS4, PS5, Xbox Series X|S, Xbox One, Steam, Nintendo Switch (in cloud)
Sviluppatore: Eidos-Montréal
Publisher: Square Enix
Marvel’s Guardians of the Galaxy è un videogioco cristallizzato nel tempo: se dovessimo giudicarlo in base alle innovazioni, al coraggio nello sperimentare e alla voglia di stupire, potremmo essere un po’ troppo duri con un titolo che, invece, fa di tutto per farsi amare ogni singolo secondo.
Fa nulla se, a conti fatti, la sua struttura è un po’ vetusta e molto meno ricca di feature rispetto al comunque chiacchierato “cugino” Marvel’s Avengers: il gameplay raccoglie il meglio che può dare del contesto della vecchia scuola, con comandi alla mano, combattimenti molto appaganti e un tatticismo inaspettato.
Senza neanche contare il perfetto bilanciamento tra azione e umorismo, ottimamente dosato rispetto al franchise, che è stato trattato con cura e rispetto nel corso di una rielaborazione ben ragionata.
Se amate gli eroi Marvel e, in particolare, i Guardiani, questo è il gioco che fa per voi, al netto di qualche piccola incertezza tecnica e un gameplay che fa tesoro del passato ma sembra refrattario al futuro.