“Allora le voci degli Ainur, come con arpe e liuti, e flauti e trombe, e viole e organi, come con innumerevoli cori che cantassero con parole, iniziarono a modellare il tema di Ilúvatar in una grande musica”
Con queste parole J.R.R. Tolkien, nella sua Ainulindale, la prima parte del Silmarillion, descrive l’inizio del Canto degli Ainur, la Grande Musica che, nella mitologia tolkeniana, ha creato il mondo di Arda, in cui si trova la Terra di Mezzo, e in cui hanno luogo tutte le vicende dei pluripremiati Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. La Musica, il Canto, come origine del mondo, e unica forza in grado di tenerlo unito, rigoglioso, luminoso. Forse ci sono proprio Tolkien e la sua Ainulindale all’origine di Grow Song of the Evertree, la nuova fatica della software house australiana Prideful Sloth, che dopo il discreto successo raccolto nel 2017 da Yonder The Cloud Catcher Chronicles, è tornata con un titolo completamente dedicato all’ambiente e al recupero di un rapporto di armonia tra l’uomo e la natura che lo circonda, e questo non soltanto nel mondo virtuale. Prima ancora di iniziare a parlare di qualsiasi caratteristica tecnica di Grow Song of the Evertree infatti, bisogna sottolineare la bellissima iniziativa che Prideful Sloth e 505 Games, publisher del gioco, hanno avviato in collaborazione con #TeamTrees e Arbor Day Foundation, due associazioni che pianteranno alberi a ogni nuovo traguardo che verrà raggiunto dal gioco nella wishlist di Steam.
Un progetto estremamente meritorio che va ad aggiungere valore a un gioco già molto valido di suo, che siamo andati a scoprire per voi, passo dopo passo.
Grow Song of the Evertree: creare nuovi mondi
In un tempo lontanissimo e quasi dimenticato gli esseri umani viaggiavano nel cosmo seguendo solo il Canto all’interno dei loro cuori. Un Canto così forte da spingerli a cercarne l’origine, e a trovarla infine nell’Albero Eterno. E proprio alle radici di questo meraviglioso albero, dai cui rami nascevano infiniti mondi, gli uomini decisero di stabilirsi, fondando Alaria. La città si sviluppò rapidamente, grazie al rapporto simbiotico con l’Albero Eterno e all’opera degli Alchimisti. Poi un giorno il Canto si interruppe, le magiche creature che condividevano Alaria con gli uomini scomparvero, ed arrivò l’Avvizzimento. L’Albero Eterno cominciò a disseccarsi, i mondi a scomparire, mentre enormi rovi violacei crescevano avvinghiandosi al tronco, soffocando la vita stessa. Gli uomini iniziarono ad abbandonare Alaria, sicuri di non poter mai più udire il Canto. Tutti tranne uno. L’ultimo apprendista alchimista. A lui o lei il compito di combattere l’Avvizzimento e di ridare la vita all’Albero Eterno, facendo tornare il Canto.
Questa la premessa di Grow Song of the Evertree, che ci getta subito nei panni dell’ultimo coraggioso alchimista che sta tentando disperatamente di ricreare un mondo perduto. La prima difficoltà che si incontra nell’analizzare questo titolo è quello di definirne la natura. Perché Grow è tutto e il contrario di tutto allo stesso tempo. Adventure game e sandbox, con elementi di RPG, alcuni aspetti gestionali e di life management, il tutto condito da un vago retrogusto di Animal Crossing.
In qualità di unici Custodi che si occupano della salvezza dell’Albero Eterno abbiamo una quantità di compiti impressionante da assolvere. Dovremo piantare i Semi del mondo ed occuparci dei mondi che ne germoglieranno, coltivandone la vegetazione e favorendone la crescita, attraverso una attenta opera di giardinaggio, ma anche con una debole connessione col Canto. Così come noi ci occuperemo dei mondi, essi si occuperanno di noi, permettendoci di ottenere materie prime come il Myora, la materia fondamentale e indivisibile che costituisce i mondi dell’Albero Eterno, varie qualità di legno, pietre, fiori e piante, tutti materiali che potremo utilizzare per costruire una nuova città.
Sì, perché sull’onda del nostro successo, altri uomini cominceranno a tornare ad Alaria per aiutarci nel nostro ambizioso piano di recupero dell’Albero Eterno. Con loro al nostro fianco sarà più facile sconfiggere l’Avvizzimento e nutrire i nuovi mondi. Ma per accogliere questa nuova popolazione sarà necessario un attento “piano regolatore”, con dinamiche di gameplay mutuate direttamente dai gestionali. Bisognerà assegnare ad ognuno dei nuovi abitanti una casa e un posto di lavoro, allargando progressivamente le aree edificabili e sottraendole ai viticci malefici dell’Avvizzimento il tutto aiutati dalla magica popolazione degli Eternicus, simpatici e industriosi esserini magici, vagamente ispirati ai Puffi (se non nel colore almeno nel modo di darsi i nomi).
Grow Song of the Evertree: libri e alambicchi
I nostri compiti in qualità di Custodi dell’Albero Eterno in Grow Song of the Evertree non si esauriscono certo con la cura dei mondi che germogliano dai Semi del mondo. In qualità di alchimisti infatti, sarà nostra preoccupazione quella di raccogliere un certo numero di materie prime da cui ricavare le Essenze, i componenti fondamentali di ogni formula alchemica. Saranno proprio le Essenze a darci la possibilità di creare nuovi Semi del mondo, da piantare e far germogliare sull’Albero Eterno. E un po’ come se fossero il DNA di questi mondi, le Essenze determineranno le caratteristiche del mondo che andrà a sbocciare grazie alle nostre cure. Insomma, c’è un’ampia gamma, quasi sconfinata, di possibilità da esplorare, per sviluppare i più bei mondi immaginabili e regalare nuova vita all’Albero Eterno e a tutta Alaria.
Insomma, Grow Song of the Evertree si basa su un gameplay vasto e differenziato, che riunisce in sé una quantità impressionante di generi diversi e che è stato pensato per tenere impegnati i giocatori virtualmente all’infinito. La quantità di azioni disponibili e di compiti da portare a termine è tale che avremo bisogno, e molto a lungo, di una guida, di una sorta di tutorial progressivo che ci accompagni nella selva sconfinata di modalità e di missioni diverse. Questo ruolo viene assunto dai nostri magici aiutanti, Manuala e Rambicco (la traduzione italiana dei due nomi, esattamente come quella di molti altri nel gioco, non è proprio felice). Saranno loro, il fedele libro e diario di viaggio e l’alambicco parlante e multicolore, a spiegarci tutto quello che dobbiamo sapere di Alaria e della sua lore, della storia del mondo e di come muoverci tra i nostri tantissimi compiti.
Nonostante l’infinita quantità di cose da fare però, bisogna ammettere che Grow Song of the Evertree ha un ritmo compassato, lento, a misura d’uomo. Soltanto per farci apprendere gli aspetti base del titolo infatti, Prideful Sloth si è presa quasi due ore di gameplay, permettendo quindi a giocatori di tutte le età e di tutte le capacità di familiarizzare con i comandi e con le meccaniche al proprio ritmo, senza stress di nessun tipo. Del resto l’idea che stava alla base della nascita di Grow era quella di creare un gioco rilassante nel quale, per citare le parole della game designer Cheryl Vance “siete incoraggiati a giocare come volete, senza penalità o pressioni”.
Giardini fioriti e colorati
Grow Song of the Evertree si distingue, oltre a tutti gli aspetti di un gameplay complesso, stratificato e variegato, anche per un comparto tecnico di primissimo livello. Lo stile artistico particolarissimo con cui il gioco è stato concepito riesce ad ammaliare, e a colpire tutte le fasce d’età. Ma il vero punto forte sta in un cromatismo sfrenato e brillante, in un mondo che è fatto di colori saturi, allegri, bellissimi, soprattutto quando messi a contrasto con gli ambienti “corrotti” dall’Avvizzimento, pervasi di un color viola a suo modo malsano. Colori che, uniti al particolarissimo tratto dei disegni, ci regalano ambienti onirici, sognanti, una vera gioia per gli occhi.
Va ammesso però che la resa grafica è abbastanza discontinua: se quella delle cutscene è davvero maestosa, quella in-game ha un’aria più vagamente cubettosa e di certo non in 4K, e tuttavia rimane più che soddisfacente. Stesso discorso vale per le animazioni, che pur mostrando movimenti leggermente dinoccolati o legnosi, non hanno nulla da invidiare in termini di fluidità, ad alcuni grandi titoli, come il già citato Animal Crossing.
Dal punto di vista del sonoro è impossibile non citare la soundtrack di grande spessore composta dal pluripremiato Kevin Penkin, autore candidato ai BAFTA Awards per la colonna sonora di Florence, la storia interattiva di Annapurna Interactive e Mountains uscita nel 2018, e vincitore dei Crunchyroll Awards per quelle degli anime Made in Abyss e Tower of God. Le musiche meravigliose accompagnano il nostro viaggio sull’Albero Eterno, sottolineando la crescita di nuove piante e nuovi mondi. Magistrale e bellissima anche la scelta di sottolineare i momenti in cui ci si avvicina ai rovi dell’Avvizzimento con un deciso cambiamento del tema musicale.
Un’ultimo appunto va fatto sui controlli. Avendo testato la versione per PC del titolo, possiamo dire che, sebbene il gioco funzioni più che discretamente anche così, la tastiera e il mouse non sono esattamente i controlli più comodi per giocare a Grow Song of the Evertree, risultando un po’ farraginosi e dispersivi per le tante azioni necessarie. Più comodo e decisamente più facile giocare con un controller, che annulla qualsiasi tipo di problema.
Piattaforme: PS4, Xbox One, Nintendo Switch, PC
Sviluppatore: Prideful Sloth
Publisher: 505 Games
Data d’uscita: 16 novembre 2021
In definitiva, Grow Song of the Evertree è un’avventura ricca e complessa, che unisce in sé tanti aspetti e gameplay diversi e che ci immerge in un’atmosfera fatata e fiabesca, anche se a tratti un po’ infantile. Uno stile artistico particolare e immediatamente riconoscibile, unito a una colonna sonora azzeccata, rappresenta il vero fiore all’occhiello di un comparto tecnico quasi completamente impeccabile. L’avventura può essere vissuta a qualsiasi ritmo, sia affrettandosi a completare i compiti e le missioni per far sbocciare nuovi mondi, che godendosi trasognati il panorama dell’Albero Eterno, perdendosi nell’esplorazione, o concentrandosi sulla crescita della città e sul ritorno degli abitanti. Non manca nemmeno la possibilità di personalizzare (anche se entro limiti abbastanza stringenti) il proprio personaggio, una possibilità che si va ampliando mano a mano che terminiamo le missioni, ottenendo come ricompensa nuove acconciature o accessori. Insomma, un’esperienza videoludica completa, per tutta la famiglia, il cui unico problema è che quando si sale in groppa al nostro amico alato Kazumi non si può volare per davvero.