La seconda parte della Final Season de l’Attacco dei Giganti (che comunque, ironicamente, non sarà quella finale) sta continuando a trasmetterci le impagabili emozioni della storia creata dal genio di Hajime Isayama settimana dopo settimana, e dopo averci fatto vivere, con incredibile intensità, l’inizio del Boato della Terra e del folle piano genocida di Eren Jeager, la scena si è spostata su coloro che sono stati lasciati indietro, a raccogliere i pezzi, le macerie, i cadaveri, tanto quelli materiali quanto quelli emozionali.
Mentre Eren ha dato inizio alla sua marcia devastante sul resto del mondo, in una macabra sfilata che è durata per giorni e giorni, ad Armin, Mikasa, Jean e Connie la serie ha assegnato il compito di farci intravedere tutte le drammatiche conseguenze dell’evento, anche e soprattutto psicologiche. Non è un caso che in questo momento si siano manifestati i segni di una profonda crisi interiore in ognuno dei protagonisti che per tre stagioni avevamo pensato di conoscere. Jean si era sentito annullato, senza scopo, forse persino spaventato di fronte alla possibilità, ventilata da Floch, che tutto fosse davvero finito. Armin si era sentito crollare sotto il peso della responsabilità, del rimorso, del fantasma onnipresente di Erwin Smith. Mikasa aveva messo in dubbio ogni singola fibra di se stessa, mettendo da parte la sciarpa rossa che per tanti anni non aveva mai abbandonato e che per lei era indissolubilmente legata a Eren. E Connie aveva lasciato che le sue emozioni prevalessero, che il suo cuore di figlio dominasse la sua testa, maturando un piano crudele e inumano che avrebbe comportato il sacrificio di Falco.
L’intero episodio, trasmesso in esclusiva da Crunchyroll in contemporanea con il Giappone, è pervaso da una sensazione di confusione, di paura e di crisi, ma allo stesso tempo è rassicurante, perché ci mostra di nuovo i nostri eroi per quelli che erano un tempo: guerrieri coraggiosi, pronti a mettere da parte ogni cosa per il futuro dell’umanità, stavolta ben consapevoli di quello che significhi.
L’Attacco dei Giganti: piani improvvisati
Per tutto lo scorso episodio, mentre Armin, Mikasa e Jean affrontavano ognuno i propri demoni, Connie era stato in viaggio. Cavalcando fino allo stremo delle forze in compagnia di Falco, la mente del guerriero era concentrata sul risultato finale del suo cinico e tremento piano, quello di far divorare il bambino, ora in possesso del Gigante Mascella, da sua madre trasformata in Gigante Puro a Ragako, permettendole in questo modo di tornare umana. Un desiderio pieno d’amore filiale, a tratti comprensibile, ma che richiedeva un prezzo altissimo.
Eppure Connie, che del resto non è mai stato il più brillante personaggio de l’Attacco dei Giganti, non ha minimamente pensato a quali modalità utilizzare per attuare questo piano. Come spingere Falco tra le fauci di sua madre? Come farla tornare umana? Per questo, una volta arrivati a Ragako, non gli viene in mente nulla di meglio che improvvisare, e chiedere a Falco (tra l’altro sfoggiando un’espressione da meme) di aiutarlo a pulire i denti di quell creatura mostruosa riversa di schiena sulla sua stessa casa.
L’arrivo di Gabi e di Armin mette fine a questo triste tentativo e potrebbe essere l’inizio di attimi di grandissima tensione: Connie prende letteralmente in ostaggio Falco, che non sa nemmeno per quale motivo tutto ciò stia succedendo, mentre Gabi inizia già a disperarsi e Armin fa di nuovo ricorso al suo immenso intelletto per cercare di risolvere di nuovo tutto. Anche lui però non può fare nulla di meglio che improvvisare, sperando che, dopotutto, Connie sia ancora il suo amico, il compagno di mille battaglie, fidandosi di quella persona buona che non farebbe mai del male a un amico, o che non permetterebbe mai che una persona che ama possa soffrire. Armin è pronto ad offrisi in olocauso al desiderio di Connie di rivedere sua madre, pronto a sacrificarsi in prima persona per salvare Falco, a trasmettere il Colossale. E ovviamente, come tutti i fan si sarebbero aspettati da lui, Connie si dimostra incapace di andare fino in fondo, e salva Armin da quelle mascelle d’acciaio che stanno per chiudersi su di lui, fermando il sacrificio, rinunciando, forse per sempre, a rivedere sua madre, scegliendo di diventare “un buon soldato”.
L’Attacco dei Giganti: il nemico del mio nemico è mio amico
Lo scorso episodio si era concluso con il confronto ad alta tensione tra Hange Zoe e il capitano Levi Ackermann da una parte e Theo Magath e Pieck Finger dall’altra. Due eldiani in fuga e due marleyani abbandonati nel pieno del territorio nemico mentre l’Apocalisse scorre sotto i loro occhi. Un incontro carico di tensione, che sarebbe potuto sfociare in un bagno di sangue, in un epilogo drammatico, e che invece porta a qualcosa di insospettabile. Tutti si rendono conto che le intenzioni di Eren sono sbagliate, che tutta la situazione è paurosamente sbagliata. Tutti si convincono di dover fermare quel folle piano.
Nello stesso momento l’improbabile compagnia formata da Connie, Armin, Gabi e Falco incontra Annie. L’atmosfera è completamente diversa rispetto a quella in cui si era svolto l’incontro tra Levi e Magath: c’è una festa intorno ai giovani guerrieri, cibo a volontà, bevande e risate. Annie si sta ingozzando, preda di una fame che dura da quattro anni, e nel momento in cui la vede Connie inizia a ridere sguaiatamente. Anche tutto il calore che ci si poteva aspettare nel ricongiungimento tra Annie e Armin viene a mancare, lasciando lo spazio a una scena leggera, distesa, serena. Un modo per scaricare la tensione, per scrollarsi di dosso l’ansia e le paure degli episodi precedenti e affrontare quella che si prospetta la guerra più devastante della storia.
Sullo sfondo di queste improbabili alleanze c’è comunque il dramma di un mondo che sta crollando a pezzi e di una nazione che sta cedendo al più puro, spaventoso nazionalismo. Floch e gli Jaegeristi hanno preso il controllo di Paradis, proclamando la rinascita dell’impero di Eldia e utilizzando tutta la brutalità di un potere dittatoriale fatto di processi sommari e adunate oceaniche. Floch ha assunto tutti i tratti del capo carismatico, del dittatore. Le sue movenze, le sue parole, la sua eloquenza richiamano apertamente i totalitarismi del ‘900. In alcuni momenti sembra davvero che Floch sia diventato un Adolf Hitler dai capelli rossi.
Gli ultimi eroi
Persino Mikasa e Jean sembrano essere diventati prede di questo clima spaventoso. Complici e collusi di un regime inumano e crudele. Ma gli spettatori de l’Attacco dei Giganti non possono essere ingannati con così poco. Conosciamo troppo bene i membri del Corpo di Ricerca, il loro coraggio, la loro volontà di fare sempre la cosa giusta. E nemmeno in questo caso veniamo smentiti. Jean e Mikasa sono una parte fondamentale del piano che deve unire le ultime forze di Eldia e di Marley contro il nemico comune che è diventato Eren. Da una parte Jean favorisce la fuga dei Volontari Antimarleyani unendosi a Magath, Levi, Pieck e Hange, dall’altra Mikasa si unisce al gruppo di Armin, pronto a scappare da Shiganshina, a raggiungere Rainer, in modo da organizzare l’ultima resistenza, composta dagli ultimi eroi.
A conclusione di un episodio convulso e complesso, dai mille fronti e dai mille spunti, rimane solo l’immagine, scenografica e bellissima, dei combattenti in posa plastica di fronte allo sguardo di un Rainer attonito, che non può fare altro che chiedere che cosa abbiano in mente di fare. A coronare questa scena, Connie pronuncia la risposta più incredibilmente sbruffona che sia mai stata concepita in un manga o in un anime: “Andiamo a salvare il mondo“.
Una piccolissimo appunto da fare a MAPPA su questo episodio riguarda però l’aspetto prettamente tecnico. Le animazioni sembrano un po’ incerte, meno precise rispetto alle puntate precedenti, dove si era raggiunto un livello vicinissimo alla perfezione. Si tratta di un cavillo, niente di più, il proverbiale “pelo nell’uovo”, una piccola goccia in un mare di bellezza, che non ha il minimo effetto su un risultato finale come sempre straordinario.