Uno dei prodotti più discussi di questa prima parte dellāanno ĆØ senza dubbio Babylonās Fall, titolo messo in piedi da un āpezzo da novantaā della industry come Platinum Games, che però non ha mai goduto veramente dei favori di critica e soprattutto utenza. Del resto, man mano che il gioco ha iniziato a mostrarsi āsul campoā aveva giĆ evidenziato degli enormi problemi strutturali, sia a livello ludico sia a livello tecnico, problemi che, purtroppo, con il passare del tempo non sono stati superati e, anzi, si sono palesati in maniera ancor più spietata con la versione finale del gioco tra le mani. Dopo aver passato diverse ore in compagnia del nuovo prodotto di Platinum Games e distribuito da Square Enix in esclusiva console PS5 e PS4, oltre che su PC, siamo pronti a darvi il nostro giudizio complessivo sul titolo che sƬ, ha mostrato anche qualche spunto interessante, ma ĆØ rimasto oggettivamente imbrigliato in una lunga sequela di problematiche difficilmente spiegabile, considerando anche la natura e la potenza autoriale alle spalle della produzione.
Babylonās Fall: una storia che non decolla mai
Il primo grande problema di Babylonās Fall ĆØ anche forse quello meno āimportanteā, almeno nella valutazione complessiva di un prodotto del genere: la trama. Vogliamo essere chiari con voi: abbiamo veramente faticato a stare dietro al filone narrativo che fa da base alle varie missioni del gioco e non ci siamo praticamente mai sentiti parte di un qualcosa di più grande, di più importante. Babylonās Fall ci cala nei panni di un prigioniero, il nostro avatar passa attraverso una creazione molto basilare, con un editor dei personaggi scarno, con poche opzioni e con una scelta tra tre classi differenti, le quali ne modificano in modo approssimativo anche il background narrativo. In realtĆ la scelta tra Hyusian, Galeilion e Agavion altera in maniera molto approssimativa la natura del nostro alter ego, la cui venuta risulta sin da subito la solita ascesa di un āmessiaā, una figura super stereotipata chiamata a fare da ago della bilancia in un conflitto divino che sta mietendo vittime e distruzione senza soluzione di continuitĆ .
Il neo Impero di Babilonia sta riprovando, proprio grazie allāausilio delle Sentinelle, a rinascere e a rifiorire, ma sullo sfondo si annida una minaccia terrificante e opprimente, che mette nuovamente in discussione una pace durata troppo poco. La torre di Ziggurat, un misto di ispirazione tematica e ideologia videoludica, fa da sfondo agli eventi sopraelencati e la sua āscalataā rappresenta in qualche modo il fulcro di unāesperienza di gioco che a livello tematico avrebbe potuto e dovuto dire di più ma che invece, come detto pocāanzi, non riesce mai a risultare veramente interessante e chiara. Tutti questi eventi, infatti, tendono a confondere il giocatore con una lunga sequela di cutscene in cui si susseguono dialoghi difficili da mettere insieme, in cui si assiste anche alla presenza di volti poco carismatici e personaggi con cui ĆØ impossibile empatizzare, completando cosƬ un quadro generale tuttāaltro che invidiabile.
Una struttura tecnico/artistica assolutamente insufficiente
Unāaltra delle criticitĆ principali di Babylonās Fall ĆØ senza dubbio quella identificabile nel suo comparto tecnico e artistico, assolutamente e incredibilmente, considerando anche e soprattutto la mano di Platinum, sottotono e non allāaltezza della situazione. La nuova fatica del team nipponico presenta infatti un comparto audiovisivo non al passo coi tempi e spaventosamente obsoleto, sotto praticamente tutti i punti di vista. La nostra prova del titolo, effettuata su PS5 grazie un codice fornitoci dal publisher, ha evidenziato un numero spropositato di problematiche, riassumibili difficilmente in una sola parola. Babylonās Fall ĆØ spoglio, caratterizzato da ambienti poveri sia in termini contenutistici sia e soprattutto a livello di texture, le quali evidenziano una natura complessiva che sarebbe risultata fuori luogo e difficilmente accettabile anche nella passata generazione di console. Nel titolo di Platinum si evidenziano infatti modelli poligonali sporchi e obsoleti oltre che una resa complessiva di una risoluzione che fatica a mantenersi sui 1080p pur portando su schermo un numero poverissimo di dettagli anche considerano ambienti esterni e aree varie, tutte caratterizzate da un forte riciclo di asset a bassissima risoluzione e densitĆ di dettagli. Anche la gestione dellāilluminazione e degli shader vari risulta pesantemente compromessa, con una resa complessiva di effetti di luce e della qualitĆ generale della pigmentazione a tratti ingiustificabile.
Di pari passo a questo piccolo scempio strutturale viaggia però quello che per noi ĆØ la cosa più inspiegabile relativa allāaspetto audiovisivo di Babylonās Fall, ossia il fattore artistico. Babylonās Fall ĆØ un titolo incredibilmente povero anche da un punto di vista ācreativoā, un lavoro di cui abbiamo faticato pesantemente ad apprezzare scorci, location e nemici vari, tutti in qualche modo attorniati da unāaura di povertĆ di fascino e di appeal semplicemente inspiegabile. Il titolo di Platinum ĆØ un riciclo continuo di soluzioni estetiche, soprattutto quelle morfologiche, in cui le mappe, pur provando ad offrire una piccola varietĆ di situazioni nelle fasi più avanzate della campagna, rimangono sempre e comunque fiacche, spoglie e scariche di idee. Per fortuna, però, qualcosina comunque si salva: pensiamo al design di alcuni nemici e di alcuni main boss, ben fatti e ben caratterizzati al netto di un riciclo di fondo sempre in qualche modo presente, che però ci hanno fatto rivalutare un minimo un quadro generale altrimenti inspiegabile, che rimane senza dubbio alcuno difficilmente salvabile e giustificabile, considerando anche la release in un periodo storico in cui ci siamo abituati a un target di riferimento decisamente più alto sotto il profilo artistico e soprattutto tecnico.
Babylonās Fall: la caduta dei giganti del gameplay
Il vero problema di Babylonās Fall, però, almeno per quanto ci riguarda, risiede nellāaspetto su cui tutti avrebbero puntato in partenza: il gameplay. Come una big del calcio mondiale che tracolla contro una squadra di terza o quarta categoria, Babylonās Fall e Platinum Games crollano proprio sul loro campo di battaglia, offrendo ai giocatori un prodotto scadente, arretrato e spaventosamente povero. Tralasciando la scarsa influenza di elementi come la scelta iniziale della classe e degli altri aspetti di una struttura ludica sulla carta anche intrigante (su cui torneremo dopo) sono proprio le basi a mancare, basi su cui la produzione crolla senza pietĆ giĆ dalle primissime battute. In primis, chiaramente, a finire sul banco degli imputati ĆØ il sistema di combattimento, proprio lāaspetto più importante di una produzione del genere, che ci ha lasciato a tratti veramente interdetti. Macchinoso come pochi, impreciso, legnoso e caratterizzato da un input lag dei comandi difficile anche soltanto da concepire, lo stilema ludico con cui si affrontano gli scontri ĆØ un piccolo orrore ludico in cui si salvano ben pochi aspetti.
Non abbiamo praticamente mai affrontato una battaglia in maniera agevole o piacevole, proprio perchĆ©, al netto della varietĆ delle armi, la legnositĆ di fondo nelle movenze dellāavatar del giocatore non smette mai di seguirlo, rendendo ogni scontro una sorta di misto involontario tra action e combattimenti non volutamente a turni, data proprio la lentezza e la rigiditĆ strutturale di un combat-system nato e gestito veramente molto male. Proprio per questo motivo diventa inutile anche la potenzialmente interessante idea di lasciar utilizzare quattro armi diverse in contemporanea, associate ognuna un tasto diverso del pad, le quali finiscono però anchāesse intrappolate in una pochezza generale agghiacciante e inconcepibile. Ogni colpo di ogni arma ĆØ sempre contraddistinto da una legnositĆ inspiegabile, la quale si lega a una gestione delle animazioni decisamente arretrata e impresentabile per i tempi che corrono, anche e soprattutto considerando il genere di appartenenza. Il tutto, ovviamente, spazza via ogni forma di divertimento e appagamento, e si traduce in un sistema di combattimento chiassoso e inconsistente, in cui spesso e volentieri si fa fatica a comprendere lāeffettivo bilanciamento delle azioni compiute, anche a causa di un sistema di lock dei nemici completamente ingestibile e a un feedback dei colpi delle armi praticamente inesistente.
A lanciare altra benzina sul fuoco, ci pensano anche un livello di sfida pesantemente sbilanciato sin dalle prime missioni e unāintelligenza artificiale molto arretrata, due fattori da non sottovalutare considerando il genere di riferimento del gioco. Le varie missioni ci sono sembrate infatti fin troppo legate al livello consigliato, un poā al di lĆ dellāeffettiva bravura del giocatore, messa stranamente in secondo piano da un livello generale di sfida fin troppo sbilanciato e mai veramente appagante, finito schiavo del numeretto accanto al nome della missione che indica il livello di potenza consigliato per affrontarla al meglio. Va di per sĆ©, dunque, che il loot diventa un elemento fondamentale e fin troppo āopprimenteā anche dalle prime battute, con una ricerca ossessiva dellāequipaggiamento più potente che diventa rapidamente lāunica attrazione di un circo videoludico che risulta però praticamente impossibile da apprezzare, al netto di gusti e apprezzamenti personali vari. Anche la struttura delle missioni mostra una duplice faccia, che dimostra anche un discreto potenziale ma, chiaramente, ancora una volta mal sfruttato. Sulla falsariga di produzioni quali Monster Hunter, il gioco permette di affrontare le missioni in gruppo da 4 giocatori o anche in singolo, separate in missioni principali, secondarie e casuali. Ognuna di esse permette ai giocatori di unirsi a sessioni casuali e affrontare le quest in compagnia, una mossa quasi sempre praticamente obbligatoria per poter procedere nelle missioni in sĆ©, il cui livello disfida sembra quasi sempre tarato per almeno 2 giocatori (completare le sfide in singolo ĆØ davvero complicato, in molti casi).
Pur risultando discretamente rapido, il matchmaking non ci ĆØ parso molto bilanciato: spesso abbiamo affrontato missioni di livello molto basso o molto alto, con giocatori troppo forti o troppo inadeguati, e la totale assenza di filtri, compresa la possibilitĆ di creare partire personalizzate o private non ha sicuramente aiutato. Anche la struttura ludica delle missioni ĆØ apparsa molto lineare e poco curata. Ogni quest consiste semplicemente nellāaffrontare ondate di mostri via via più forti, divise da capitoli, che quasi sempre culminano con la presenza di un boss o un mini boss finale. Ogni capitolo ĆØ contraddistinto da un grado di completamento in base alle gesta in battaglia il cui livello più o meno basso incide sulla natura del drop complessivo. In veritĆ , in alcuni momenti ci siamo anche divertiti ad affrontare alcune battaglie, ma i problemi sopraelencati non possono in alcun modo essere ignorati. A peggiorare pesantemente la situazione, in chiusura, ci pensa poi un sistema di microtransazioni opprimente e pesante, che riesce seriamente di sbilanciare tutta lāesperienza di un gioco che si basa pesantemente proprio sul loot e sul grinding, due fattori potenzialmente resi vani proprio dalla possibilitĆ di acquistare con valuta reale pezzi di equipaggiamento e tanto altro ancora. Sia chiaro, si tratta di niente che non si può trovare anche in game, ma ĆØ comunque un elemento che rende il quadro complessivo ancor più drammatico.
Piattaforme: PlayStation 5, PlayStation 4, PC
Sviluppatore: Platinum Games
Publisher: Square Enix
Babylonās Fall ĆØ un prodotto praticamente fallimentare, sotto tutti i punti di vista. Al netto di qualche piccolo spunto interessante, il gioco di Platinum Games e Square Enix si presenta ai nastri di partenza attorniato da una natura ingombrante e inequivocabile di inadeguatezza, sotto praticamente ogni aspetto possibile. Partendo da un gameplay rozzo e legnoso, passando per un comparto tecnico obsoleto e fuori luogo per i tempi correnti, finendo con una trama inconsistente e un insieme di missioni ripetitive e mai interessanti, lāultima fatica rappresenta una vera e propria caduta, come dice il nome stesso, senza se e senza ma. Dopo aver provato a fondo il titolo siamo dunque costretti a confermare tutti i brutti presupposti creatisi negli ultimi mesi, che evidenziavano lo spettro di un fallimento annunciato e che, alla fine, si ĆØ rivelato tale.