Crusader Kings III Console Edition Recensione: un impero a portata di joypad

Crusader Kings III

I titoli della serie Crusader Kings sono degli autentici capisaldi nel mondo dei videogiochi per PC: trattasi di RPG strategici che impongono ai giocatori di guidare una discendenza di regnanti nel corso dei secoli attraverso la diplomazia, l’arte del governo, la manipolazione dello strano sistema legale del Medioevo, e una buona dose di intrighi e tradimenti. Le meccaniche alla base sono intenzionalmente complesse e barocche, arricchite da dozzine di sottosistemi ingarbugliati, e richiedono ore per acquisirne anche solo una minima conoscenza superficiale. Non a caso, Paradox stessa ha coniato il termine “Grand Strategy”, che potremmo tradurre come “Strategia Imponente”, per definire le produzioni che abbracciano un volume esagerato di aspetti da gestire. Proprio in virtù di tali caratteristiche, l’annuncio della pubblicazione di Crusader Kings III su console, PlayStation 5 e Xbox Series X|S nello specifico, mi ha lasciato a dir poco interdetto: il terzo capitolo presenta una mappa giocabile che si estende su una porzione significativa dell’Asia, una grande fetta dell’Africa e tutta l’Europa e, a causa dell’impiego di un modello incentrato sull’agente, ovvero un motore di calcolo che simula costantemente le azioni e le interazioni dei personaggi controllati dal computer, l’attenzione del giocatore viene focalizzata di continuo su zone molto ampie da controllare con estrema granularità. Talvolta bisogna davvero tener conto di ciò che qualche signorotto dall’altra parte del continente pensa del nostro erede, e la mia preoccupazione principale era che non ci sarebbe stato alcun modo di trasporre la precisione offerta da mouse, tastiera e monitor in un’interfaccia sufficientemente rimodulata da poter essere fruito su un televisore casalingo tramite un controller. E così, con questi dubbi che mi frullavano in testa, ho lanciato il gioco sulla Xbox in salotto spinto da un misto di apprensione e curiosità.

Crusader Kings IIICrusader Kings III: tutte le strade portano a Roma

Come tutti gli strategici di una certa caratura, il fardello di una parvenza esteriore incredibilmente massiccia grava pure su Crusader Kings, ma non lasciatevi ingannare perché in realtà quest’ultimo è di gran lunga più accessibile di tanti parenti stretti (e l’analogia non è casuale): pur senza sacrificare granché in termini di pura e semplice profondità, il lavoro svolto da Paradox per spiegare come ogni singola componente sia collegata a tutte le altre è stato encomiabile, e si riflette parimenti in questa versione da divano. Oltre ad un pratico tutorial ambientato in Irlanda, ci sono guide e indicazioni per qualsiasi voce di menu richiamabili a piacere, così come una scorta apparentemente inesauribile di aiuti provvisti a loro volta di altri aiuti. Ricercare consigli è come varcare la soglia di una dimensione parallela costituita esclusivamente da suggerimenti pratici su come condurre al meglio una dinastia medievale. E così potete scegliere di abbandonarvi al fascino dei numeri e costruire un lignaggio basato esclusivamente sulla forza politica e militare, oppure intraprendere un viaggio sperimentale per creare una società matriarcale nordafricana fondata dai vichinghi, ma non c’è bisogno di possedere ambizioni eccelse per ottenere il massimo da Crusader Kings III. Tutto ciò che serve è un gruppo di congiunti disfunzionali in perfetto stile The Sims, formato da 20 individui di cui la metà soffre di malattie veneree virulente, e l’altra metà è impegnata a ordire un colpo di stato. Ancora prima di entrare in contatto con altre famiglie, vi ritroverete a bruciare diverse ore soltanto per sistemare gli affari domestici e consolidare la sicurezza dei vostri possedimenti.

I Crusader Kings sono sempre stati incentrati sui personaggi piuttosto che sulle nazioni, un elemento distintivo che riesce a renderli incredibilmente realistici e sfaccettati: ognuno di loro è pieno di iniziative e di ambizioni, e corre sempre il rischio di trasformarsi in un bambino petulante quando non ottiene ciò che vuole. Adottarli è una grande responsabilità, perché potremmo ritrovarci con una schiera di soggetti avidi, crudeli, devoti, capricciosi, perennemente ubriachi. Ogni tratto possiede poi una motivazione, qualcosa a cui può essere ricondotto come un bullo della loro infanzia o una battaglia andata male, creando protagonisti plasmati dal loro passato. Il loro sviluppo inizia prima ancora di nascere: i genitori possono trasmettere tratti congeniti ai loro figli che si rafforzano nel corso delle generazioni, permettendo di sviluppare caratteristiche come intelligenza e lineamenti simmetrici attraverso i matrimoni combinati e la cattiva prassi scientifica. La consanguineità è un modo per ottenere risultati di questo tipo, ma si tratta di una potenziale bomba a orologeria: una delle mie dinastie rivali ha quasi finito per autodistruggersi a causa della fissazione di mantenere tutto “in famiglia”, rendendo un’intera generazione quasi del tutto sterile. Presumo fossero dei grandi fan di Game of Thrones. Un personaggio longevo può guadagnare un numero sconcertante di tratti nel corso della sua vita, alcuni dei quali leggermente contraddittori, ma ce ne saranno sempre un paio di fondamentali che emergeranno tra gli altri. Ciascuno possiede un epiteto che lo definisce, quindi non c’è bisogno di scorrerne l’intera scheda per capire la sua portata: gli appellativi tornano molto utili quando si organizzano dei matrimoni o si valuta qualcuno per una carica nel consiglio. Non volete certo che il vostro sceriffo sia un codardo irrazionale, e un matrimonio con un malvagio rancoroso probabilmente non sarebbe molto felice.

Crusader Kings IIIQuesti dettagli spesso si riflettono nella fisionomia di un personaggio, contraddistinto da un modello tridimensionale che ne esprime tanto l’umore quanto la personalità. Nel corso degli anni li vedrete cambiare mentre subiscono ferite, malattie o il peso degli anni, e sarete in grado di farvi un’idea della loro vita con un semplice sguardo. Tutte le storie che vivono sono narrazioni casuali e progressive, ma a volte si ottengono certe epopee che sembrano troppo perfette: alcune figure intraprendono dei viaggi che le trasformano da nullità a sovrani, pieni di colpi di scena, eroici ritorni, storie d’amore segrete, tanto che ci ritroviamo ad essere semplici spettatori e non più fautori del loro glorioso destino. Ma, se volete davvero lasciare il segno nel mondo e tenere sotto controllo la vostra sregolata dinastia, dovrete prima concentrarvi sul raggiungimento di alcune pietre miliari personali. Gli eventi randomici servono a plasmare la personalità dei reggenti, mentre gli stili di vita costituiscono delle classi a tutti gli effetti, ognuna delle quali incarna una delle abilità del gioco. Attraverso la rispettiva educazione, chiunque possiede un’inclinazione per un’indole ben specifica, ma è possibile scegliere quella che si preferisce e reimpostare l’intera progressione qualora dovessimo cambiare idea. Tutti gli stili sono suddivisi in aree sulle quali concentrarsi, che forniscono un bonus passivo persistente e ci permettono di iniziare a guadagnare punti esperienza da investire per sbloccare benefici dalle loro alberature di competenze. Mentre il predecessore attingeva solo in parte dai giochi di ruolo, in Crusader Kings III ci troviamo dinanzi ad un autentico sistema di sviluppo dei personaggi alimentato dai racconti piuttosto che da missioni e uccisioni.

Che Santa Brigida benedica la loro unione!

Gli stili di vita aiutano a trasformare le carrellate di eventi in una storia coesa, impostando il tono e facendo in modo che il dramma in cui veniamo coinvolti ci dia la possibilità di sviluppare le caratteristiche che ci interessano, o che almeno derivino dai nostri trascorsi. E sì, a volte ci condurranno dritti verso la morte. La minaccia più insidiosa per un sovrano, tuttavia, è lo stress, un fattore da non trascurare che ci mantiene onesti. O crudeli. O bramosi. Ogni volta che agiamo contro la nostra personalità, guadagniamo una percentuale variabile di stress: ad esempio se siamo casti e iniziamo a rotolarci nel fieno con una cortigiana, verremo distrutti dai sensi di colpa. È facile lasciarsi tentare da una piccola penalità quando certe azioni potrebbero giocare a nostro completo vantaggio, ma le tensioni si accumulano a ritmi vertiginosi e la sola prospettiva di ritrovarsi con un monarca in preda ad un esaurimento nervoso potrebbe stressarci anche nella vita reale. Laddove spesso nei videogiochi possiamo interpretare ruoli bipolari senza alcuna conseguenza, il peso e il rischio delle decisioni in Crusader Kings III dovrebbero fare scuola, e il prezzo del libero arbitrio è la costante minaccia di una crisi esistenziale.

Crusader Kings IIIMa, sebbene si possa spendere un quantitativo incalcolabile di tempo avviluppati dal gioco di ruolo e dalle macchinazioni, c’è un enorme mondo simulato da tinteggiare con i colori della nostra casata. Abbiamo a disposizione una mappa tentacolare e caleidoscopica che si estende dall’Islanda alla Nigeria, composta da grandi regioni con una propria identità. Territori diversi, peculiarità geografiche e costruzioni speciali sono punti di interesse che rendono alcune di esse dei premi molto allettanti per gli aspiranti conquistatori. Inoltre, una simile estensione geografica si traduce anche in una serie di accorgimenti tattici supplementari che è necessario ponderare: magari la fortezza che stiamo assediando dispone di mura eccezionalmente robuste, o le superfici impervie potrebbero mettere in difficoltà la cavalleria, tutte variabili che contribuiscono ad una ridotta aleatorietà delle battaglie. D’accordo, il più delle volte queste ultime vedono trionfare chi dispone di un maggior numero di unità, e di solito i nemici vanno inseguiti e combattuti più volte finché non riusciamo a spazzarli via del tutto… insomma, stiamo pur sempre parlando di Crusader Kings, nondimeno gli inediti coefficienti ambientali e la presenza di unità speciali forniscono ulteriori opportunità di vittoria (o sconfitta). I summenzionati cavalieri, ad esempio, sono brillanti uomini d’arme che lottano al fianco dei comandanti, ma di contro man mano che acquistano prestigio avanzano maggiori pretese, ed il campione più forte del nostro esercito potrebbe persino diventare il nostro più grande rivale, come Artù e Lancillotto. Esistono altri modi per conquistare il mondo che non comportino la responsabilità di gestire un impero disperso su più continenti: la dinastia si può espandere sfruttando il matrimonio e le successioni per piazzare i discendenti in posizioni dominanti al di fuori del nostro regno, oppure i membri più autorevoli della dinastia potrebbero decidere di formare un ramo cadetto, uscendo dalla nostra sfera di influenza e ottenendo il controllo su quanti decideranno di seguirli. Badate bene, non si tratta di un modo per sacrificare quanto ottenuto fino a quel momento, bensì per distribuire il carico di responsabilità fra più governatori indipendenti sotto il medesimo vessillo, nella speranza che il nuovo ramo non avvizzisca o cada preda delle lusinghe di un impero antagonista.

La religione in Crusader Kings III è molto influente e soprattutto piena di regole che rompono le uova in tutti i panieri, essendo spesso rigide e troppo interessate a ciò che le persone fanno in privato. Qualora dovessimo stancarci dei dettami dei culti canonici, potremmo fondarne uno noi dichiarando un’eresia e creando una combinazione unica di dogmi, tradizioni dotate di meccaniche speciali (comunione, sacrifici umani, cannibalismo rituale, ecc…) e dottrine che determinano la legalità di cose come le relazioni omosessuali, chi può diventare prete e se il divorzio è accettabile, scegliendo anche un trittico di principi da una cinquantina circa ed i tratti da considerare virtuosi o peccaminosi. Già che ci siamo, potremmo financo auto-eleggerci a capo della nostra nuova fede, ma personalmente preferisco lavorare dietro le quinte ed affidare a terzi gli onori e gli oneri di una simile carica. Istituire una cultura originale funziona più o meno allo stesso modo, con la postilla di un sistema di sviluppo discreto che si basa sulle innovazioni apportate da quest’ultima: nuove leggi, reparti esclusivi e bonus speciali vengono sbloccati con il passare del tempo per chiunque appartenga ad una determinata civiltà, ma solo il sovrano dominante può effettivamente scegliere su quali riforme concentrarsi. La ricerca diventa a sua volta un terreno aggiuntivo di scontri, congiure ed insidie perché gli avversari cercheranno in ogni modo di spingersi all’avanguardia, e starà sempre a noi costringerli a seguire la nostra scia se non vogliamo ritrovarci a gestire province troppo retrograde e poco sviluppate.

Crusader Kings IIISembra che il mondo intero poggi sulle mie spalle

È chiaro che gli sviluppatori delle versioni console di Crusader Kings III abbiano dovuto introdurre alcuni escamotage per rendere la vastissima gamma di opzioni gestibili con un pad. La stragrande maggioranza delle decisioni vengono prese attraverso menu contestuali che, se cliccati, aprono altri sottomenu a cascata: a volte saremo alle prese con una quantità scioccante di informazioni accatastate sullo schermo, il che potrebbe destabilizzare quanti non sono già abituati alle travolgenti ondate di testo e immagini che i titoli della serie sono soliti scatenare. Per fortuna, la configurazione via controller funziona egregiamente, e così siamo in grado di consultare tutte le possibili interazioni di ciascun personaggio con l’ausilio di un singolo tasto, mentre un altro paio di pressioni ci permettono di sapere se si può o meno uccidere, rapire, sposare, sedurre o dichiarare guerra ad un altro comprimario, lista che diventa sempre più lunga e ampia man mano che il gioco va avanti e certi tratti dei nostri alter ego sbloccano azioni integrative. Senza l’uso del mouse, tuttavia, le azioni del giocatore sono estremamente deliberate, e spesso  vi ritroverete alla mercé di un carosello di voci soltanto per ricordarvi dove cercare i ragguagli che volevate scorrere. Qualora il numero di cose da tenere sotto controllo rischiasse di superare il nostro livello di tolleranza, possiamo contare su una piccola serie di automatismi che facilitano l’amministrazione del regno, come ad esempio la conduzione non supervisionata degli eserciti in guerra che purtroppo però mostrano scarsa decisione e aggressività, costringendoci il più delle volte a sporcarci le mani di persona. Da segnalare una nuova barra di informazioni nella parte inferiore dello schermo che mostra schemi, trame e qualsiasi cosa dipenda da un contatore, un ottimo modo per tenere traccia di tutte le castagne che abbiamo messo sul fuoco. Per il resto, le prestazioni su console sono ineccepibili, al netto di qualche piccolo bug occasionale come opzioni non selezionabili senza un reale motivo o qualche nome sbagliato qua e là. E, a proposito del testo, considerato l’ammontare semplicemente gargantuesco dello stesso, nessun editore nostrano si è fatto carico della sua traduzione nella lingua di Dante, un ostacolo che per qualcuno potrebbe rivelarsi insormontabile.

Piattaforme: PlayStation 5, Xbox Series X|S

Sviluppatore: Paradox Development Studio

Publisher: Paradox Interactive

Se devo essere proprio sincero, continuo a ritenere che una console e un controller non siano affatto il modo ideale per giocare a Crusader Kings III: l’incarnazione originale su PC resta a conti fatti quella più piacevole e l’interfaccia governata via mouse costituisce senza ombra di dubbio l’unico sistema di controllo per fruire del titolo così come è stato concepito. Ma se volete davvero giocarlo su console, o se non avete altri mezzi per provarlo, allora resta un’esperienza assolutamente godibile e ben implementata che cattura alla perfezione l’inconfondibile fascino del franchise. Certo, rischierete più volte di perdere il filo conduttore della vostra dinastia mentre tenterete di raccapezzarvi con questa particolare declinazione dell’interfaccia, ma se amate il genere verrete stregati dall’immenso potenziale narrativo per cui Crusader Kings ha da sempre raccolto enormi consensi su computer, e finalmente anche i proprietari di console potranno sperimentare le gioie della sedizione, della tortura, dei voltafaccia e del patricidio. Bello essere il re!

VOTO: 8.3

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.