Expedition Zero Recensione: il lato freddo della paura

Expedition Zero

Expedition Zero è l’opera prima della software house ceca Enigmatic Machines, un survival-horror affascinante ma con qualche problema, un’opera indipendente e vecchio stile, che riprende molti elementi dai classici del genere, dotato di una atmosfera affascinante che, da sola, regge l’intero titolo. Siamo completamente soli, contro misteriose creature ostili ed un virus dalle origini sconosciute, che trasforma chiunque in un potenziale nemico, nella freddissima location della foresta siberiana in una spedizione scientifica dove qualcosa è andato decisamente storto. Nei panni di uno sfortunato ingegnere sovietico bisognerà indagare, esplorare, costruire risorse e, soprattutto, sopravvivere, perché lì fuori, oltre ad una temperatura che di notte raggiunge i meno trenta gradi, qualcosa di non umano ci sta seguendo di nascosto…

Expedition Zero: un incubo stretto tra le mura di ghiaccio

L’opera inizia in modo spiazzante, col chiaro intento di non spiegare subito tutto, anzi, volendoci tenere sulle spine e nel mistero più assoluto. Siamo nei panni di uno dei tanti ingegneri sovietici impiegati in spedizioni scientifiche nella remota foresta siberiana, che vede sparire misteriosamente e repentinamente tutti i membri del team, intenti ad indagare su una area caratterizzata da fatti stani ed anomalie ambientali. Si tratta forse di radiazioni nucleari? Presenze aliene o un virus sconosciuto? Non è dato di saperlo, però, a quanto pare, le persone iniziano tutte a perdere pezzi di pelle e, subito dopo, qualunque comportamento umano. Completamente solo, l’ingegnere, di cui non viene specificato neppure il nome, è costretto ad arrangiarsi per esplorare, cercare di capire cosa stia succedendo, e soprattutto sopravvivere all’orrore più assoluto, disperso tra i ghiacci. L’unica figura umana con cui si può interagire è il misterioso commerciante, che si trova in una zona sicura, protetta da una recinzione forgiata in metallo sperimentale, che impedisce la contaminazione. Pian piano si saprà di più su quello che sta succedendo, raccogliendo in giro per la location documenti segreti e appunti degli scienziati al lavoro nell’area dell’inspiegabile anomalia. Ottime premesse narrative, anche se il titolo, piuttosto che portare avanti una storia vera e propria, preferisce sempre mantenere un clima di mistero, che aumenta la paura del giocatore, e privilegiando esplorazione e sopravvivenza. Per scoprire frammenti di verità l’ingegnere sovietico è costretto ad esplorare la foresta, ricca di ostacoli e parecchio ostile, sia per la sua natura, sia soprattutto per le inquietanti presenze che appaiono nel buio, simili agli slenderman delle leggende urbane. Tutto questo, ovviamente, con altri due ostacoli importanti, ovvero la batteria della torcia, unica fonte di luce nel buio pesto, che va ricaricata cercando fonti di energia, e soprattutto la resistenza al freddo, che scende man mano che ci allontaniamo dal caldo. Piuttosto che la ricerca di cibo e acqua, gli sviluppatori hanno preferito privilegiare come risorsa di sopravvivenza proprio il restare caldi, notoriamente una vera priorità delle reali spedizioni scientifiche siberiane.

L’impostazione in prima persona rende il titolo molto più immersivo rispetto ad altre visuali ed è una scelta ottimale. Vedere con i propri occhi l’ambiente circostante, i poco illuminati nemici in esterna, e gli ambienti interni, fa immedesimare parecchio, e l’evocativo effetto sfocatura, che sopraggiunge quando si sta per morire assiderati, è veramente inquietante e realistico. Il comparto audiovisivo è realizzato davvero bene, sia gli interni, ricchi di particolari, sia gli esterni, come la foresta e le poche abitazioni, che citano quelle reali sovietiche grazie alle tante icone religiose poste accanto alle case. I modelli dei personaggi poligonali, i nemici soprattutto, appaiono datati, con una grafica leggermente old-gen, benché ben realizzati, anche se, rispetto agli standard attuali, lasciano un po’ a desiderare. Questi si dividono in due soli tipi, uno più innocuo e l’altro parecchio invasato. In certi momenti pare di essere davanti ad una produzione di inizio millennio, quasi da PlayStation 2, per capirci, che ha comunque il suo fascino, sia chiaro. Anche se è l’atmosfera il vero punto di forza del gioco, con un alternarsi di luci ed ombre ben realizzato. Le tracce musicali sono poche ed un po’ anonime, ma si adattano bene al contesto, come del resto gli effetti sonori.

Expedition Zero: costruzioni di sopravvivenza nella gelida neve

Una delle migliori caratteristiche del titolo è la perfetta dicotomia tra fasi stealth e momenti shooter, che variano parecchio le modalità di approccio al titolo. Certo, la seconda fase non è uno dei punti di forza del titolo, è evidente, ci sono solo due armi, una semplice ascia ed un fucile dalle munizioni limitate, e spesso la fuga sarà l’opzione migliore. In Expedizion Zero, del resto, gli elementi d’azione sono ridotti  al minimo, oltre al fatto che spesso ci si ritrova in una continua corsa contro il tempo, affrontare i nemici diventa secondario, rispetto al mantenere la temperatura corporea sempre ottimale e la torcia il più possibile carica. Ogni più piccolo pezzetto di legno insignificante all’apparenza, potrebbe invece salvarci la vita riscaldandoci. Le risorse sono molto limitate, come da tradizione, e vanno usate con strategia e parsimonia. L’aggiunta di una blanda componente crafting al titolo può sembrare fuori luogo, ed invece regala quel tocco in più che arricchisce il gameplay, anche perché è implementata molto bene. La risorsa principale che permette di realizzare gli oggetti che ci servono è una stampante 3D che, riciclando materiale, di tre tipi diversi, permette di creare nuovi dispositivi, utili per superare zone altrimenti inaccessibili, come ad esempio una maschera antigas necessaria per le aree contaminate. Le diverse stampanti sparse per la mappa, però, possono creare oggetti diversi tra loro, quindi bisogna fare avanti e indietro sulla mappa molto spesso.

L’inventario diviso in rettangoli è squisitamente retrò, molto simile a quello dei primi Resident Evil, al punto che pare quasi una citazione voluta. L’opera di Enigmatic Machines ricorda alcuni titoli del genere, tra cui l’indimenticabile Zombi U di Ubisoft che nel 2012, nonostante una realizzazione grezza ed alcune piccole problematiche, ha conquistato il cuore degli utenti di Nintendo Wii U, anche grazie alla sua impostazione in prima persona e un geniale utilizzo del GamePad con schermo incorporato. C’è molto però anche di un titolo di genere shooter, il caro vecchio S.T.A.L.K.E.R. Shadow of Chernobyl, opera del 2007 di GSC Game World, oltre che, ovviamente, le atmosfere della serie Silent Hill, che nessuno sviluppatore di horror esplorativi può ignorare nel creare un titolo nuovo, essendo una vera e propria pietra miliare. Quest’ultimo titolo viene citato anche nelle modificazioni ambientali all’approssimarsi dei nemici, sullo stile del classico disturbo radio ascoltato nell’opera Konami. Un’altra fonte di ispirazione che pare evidente è invece cinematografica, e si rifà ad una delle opere più affascinanti del regista statunitense John Carpenter, ovvero The Thing del 1982, intitolato La Cosa qui in Italia, una pellicola fantahorror di culto, a sua volta remake di un film leggendario in bianco e nero del 1951 diretto da Christian Nyby, ovvero The Thing from Another World, La cosa da un altro mondo. Se avete amato le atmosfere di queste due opere cult sappiate che ne ritroverete una buona parte in Expedition Zero. Un altro film dalle atmosfere simili, sempre ambientato in Unione Sovietica è Devil’s Pass, Il passo del diavolo un film del 2013 diretto da Renny Harlin, basato su una storia vera di misteriosi esperimenti militari tra i ghiacci, il cosiddetto Incidente del passo di Djatlov accaduto sui monti Urali nel 1959. Il gioco di Enigmatic Machines peraltro si presta bene ad una trasposizione cinematografica, ed alcune delle sue inquadratura sono davvero artistiche e affascinanti.

Le problematiche tecniche di Expedition Zero

Non tutte positive le caratteristiche del gioco, purtroppo, anzi, i problemi sono parecchi, benché nessuno sia davvero invasivo e deleterio. Diversi bug risultano evidenti, oltre che alcuni personaggi scriptati che a volte evidenziano cali di frame rate abbastanza fastidiosi. Nel titolo sono frequenti effetti di pop-up ovunque. Una delle cose più evidenti, che decisamente si potevano evitare, è la presenza di una localizzazione parziale, se la maggior parte dei testi sono stati tradotte in italiano, alcuni, per qualche misterioso motivo, sono rimasti in inglese, creando un mix multilingua parecchio bizzarro. Il problema più grande, perlomeno per chi non ama giocare con la classica associazione tastiera & mouse, è la cattiva gestione delle periferiche gamepad. Abbiamo provato sia uno Steam Controller, che non viene riconosciuto appieno, ed offre una risposta imprecisa e spesso non consona agli input dati. Stessa cosa con un Xbox Controller, nel quale a volte saltano i comandi o non vengono recepiti nel modo giusto, cosa che, ne converrete, in un survival horror, non è proprio ammissibile. Inutile cercare di riconfigurarli o sistemarli, per il gioco queste due periferiche sono del tutto aliene, rassegnatevi. Magari una patch risolverà il problema, gli appassionati di gamepad lo sperano vivamente. Nonostante tutto il titolo offre un buon intrattenimento, a patto di non lasciarsi scoraggiare dalla difficoltà elevata e dai tanti problemi tecnici che, per quanto lievi, sono comunque fastidiosi. Speriamo che lo sviluppatore si adoperi presto per risolvere le piccole magagne, perché Expedition Zero è un titolo interessante che ha delle ottime potenzialità. Non si inventa niente di nuovo, sicuramente, ma presenta tanti elementi tradizionali ben legati tra loro, armoniosi e che rendono il gameplay molto vario. Il titolo è disponibile dal 24 marzo per Personal Computer tramite i canali digitali Steam, che trovate qui, ed Epic Games, ad un prezzo peraltro budget molto basso, quindi, se vi piace il genere e siete a digiuno di titoli terrorizzanti, potreste decisamente dargli una possibilità. Le potenzialità del titolo sono alte, e, in quanto opera prima, i problemi tecnici si possono comprendere, aspettiamo quindi di vedere opere successive della software house ceca, a cui la comunità dello sviluppo e i videogiocatori tutti danno un caldo benvenuto. Anzi, freddo.

Piattaforme: PC

Sviluppatore: Enigmatic Machines

Publisher: Tiny Build Games

Expedition Zero è un buon debutto per Enigmatic Machines, la software house ceca ha trovato in Tiny Build Games un publisher che è riuscito a spingere bene il gioco, puntando sulle sue caratteristiche di forza, ovvero l’ottima atmosfera gelida e terrorizzante della foresta siberiana, il senso di mistero, senza sapere cosa sia andato storto durante la spedizione e da cosa dipenda il virus, lo smarrimento del sentirsi completamente soli contro il male e le aberranti creature che ci circondano e ci spiano dal buio. Ricercare sempre una forte di energia per la nostra torcia, e di calore per sopravvivere, sposa appieno la filosofia del genere, con un titolo semplice, immediato e ben strutturato, che mescola anche sezioni stealth, esplorazione, momenti shooter ed un pizzico di crafting che risulta ben inserito nel gameplay. Peccato davvero per i tanti problemi tecnici, alcuni bug, script invasivi, rari cali di frame rate, una calibrazione poco progressiva dei nemici, da subito troppo coriacei, che ci costringono a fughe rocambolesche piuttosto che combattimenti strategici, e soprattutto una localizzazione parziale, che traduce alcune cose e ne lascia altre in inglese, una svista davvero da evitare. Se amate il genere e siete disposti a superare i tanti problemi magari dategli una possibilità, perché il titolo è comunque affascinante e coinvolgente.

VOTO: 7

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.