Redout 2 Recensione: folle velocità a gravità zero

Redout 2 gameplay

A quasi sei anni dall’uscita di Redout, erede spirituale di WipEout e F-Zero, il team di sviluppo italiano 34BigThings torna sulla scena con Redout 2, il seguito del racing game arcade futuristico che vuole migliorare il buon lavoro svolto con il predecessore, lanciandosi in una nuova sfida, più veloce e ricca di contenuti partendo da un’ottima base che ha riportato in pista un sottogenere specifico del filone racing non più in voga ma che incontra il piacere di diversi appassionati in tutto il mondo.

Il percorso di Redout non era da considerarsi facile in questo mercato per la natura stessa del progetto, ma il risultato ha saputo stupire per la passione del team torinese e le sensazioni di gioco pad alla mano rispetto ad una tipologia di giochi singolare e figlia di anni ormai passati, rilanciando il genere con caparbietà. Siamo tornati al volante per provare il nuovo racing futuristico nostrano e questa è la nostra recensione di Redout 2. Allacciate le cinture, perché stiamo per scoprire le novità apportate al secondo capitolo in relazione al primo.

Redout 2 Keyart

La nuova sfida di Redout 2

Se quando parliamo di un seguito videoludico ci immaginiamo maggiormente un miglioramento sotto diversi aspetti di una formula consolidata, in questo non è propriamente così. Redout 2 cambia innanzitutto le carte in tavola, abbandonando la formula da combat-racing-arcade, incentrando il gameplay sulla pura velocità su pista, dove la tecnica di guida diventa il nucleo dell’esperienza, ora che gli armamenti sono stati rimossi con coscienza. Un rischio che gli sviluppatori hanno voluto prendersi per focalizzarsi sui vari aspetti di una gara più classica a velocità molto elevate, tra controlli del veicolo antigravità, gestione del turbo e strutturalità delle piste.

Una volta all’interno del gioco, dopo aver partecipato ad una piccola gara di prova, sarà possibile prendere parte alle diverse competizioni attraverso le modalità proposte attualmente disponibili, ovvero arcade, carriera e multigiocatore. Scegliendo la modalità fulcro del titolo, ovvero la seconda, dovremo farci strada attraverso gli eventi proposti divisi in cinque leghe sempre più competitive, sbloccando di volta in volta nuovi mezzi e componenti per la personalizzazione meccanica ed estetica di essi al completamento delle sfide.

Redout 2 menu

Si spazia dalla corsa a tempo fino alla gara classica contro altri avversari, passando per le gare arena, dove l’esplosione del mezzo causerà la fine anticipata della competizione, e le gare di velocità, dove si guadagnano dei punti mantenendo alte velocità in maniera continua, quest’ultime le più ardue a cui abbiamo partecipato. Non manca anche la tipica gara all’ultima vettura, dove ad ogni giro verrà sancita la distruzione dell’ultimo mezzo in corsa, e infine le gare Boss, che prevedono una sorta di maratona in circuiti senza soluzione di continuità.

Se in arcade potremo da subito cimentarci in quasi tutti i circuiti disponibili, utilizzando tutti i mezzi in dotazione e dalle elevate prestazioni, nella carriera dovremo cominciare da zero, evento dopo evento, ricompensa dopo ricompensa, per creare la leggenda corsistica del futuro. Ogni prova della carriera avrà degli obiettivi da soddisfare, che se incontrati garantiranno lo sblocco di nuovi mezzi (dodici totali all’attivo) e relativi potenziamenti, con un grado di personalizzazione più stratificato che in passato, grazie a sei elementi tecnici da installare contemporaneamente, atti a migliorare i diversi parametri di guida, e tre estetici di natura cosmetica e strutturale, che vengono ottenuti sequenzialmente senza la possibilità di scelta di ottenimento, se si procede in ordine con gli eventi. La sequela di competizioni in questione potrebbe rivelarsi meno stimolante del previsto, mancando di profondità progressiva, cosa che non spinge chiunque a completare tutti gli eventi a disposizione, che risultano davvero in un gran numero.

Le gare del futuro

L’offerta rispetto al passato si è arricchita, con una quantità di tracciati imponente: parliamo di 36 circuiti affrontabili anche al contrario dislocati in dieci località contraddistinte da precisi valori di gravità, densità dell’atmosfera e clima, i quali influiscono attivamente sulle gare. Ad esempio, la prima influisce sulla tenuta in curva, la seconda sulla resistenza d’avanzamento e la terza sulla rapidità di surriscaldamento del turbo, elemento cardine e tattico della nuova esperienza di guida. Saper dosare l’uso di quest’ultimo è imperativo, poiché la tentazione di abuso è molta ma controproducente se si supera la soglia di calore, rischiando di andare a intaccare la salute del veicolo e conseguentemente andando incontro all’esplosione. Se si desidera uno sprint maggiore e netto, grazie ad un apposito indicatore ricaricabile, sarà possibile attivare l’iper turbo, che fornisce per qualche secondo un’insana velocità, cumulabile con il turbo classico che invece può essere utilizzato quando si vuole, a patto che il veicolo abbia dell’energia residua. Il mezzo può recuperare la propria salute dopo qualche secondo che non si subiscono urti e che non si utilizza del turbo in eccesso.

Bisogna dunque imparare a sfruttarlo in relazione alle traiettorie e alle pedane di accelerazione, adattandosi ai salti tra un percorso e l’altro con annessi vuoti strutturali – dove i controlli di stabilizzazione in volo rispetto al terreno, complice anche la telecamera, non ci hanno pienamente convinto – e regolando l’assetto del mezzo non solo durante le curve derapando, ma anche durante i giri della morte e discese improvvise, sezioni che possono rallentare se non sbilanciare i mezzi se non interpretate con abilità e tempismo.

Mantenere delle traiettorie perfette risulta molto complesso data la grande velocità, e non bastano gli indicatori di traiettoria su schermo ad aiutare il giocatore nelle virate, bensì conviene mantenere una visuale ampia del percorso che verrà ed affinare i propri riflessi, soprattutto in virtù dell’assenza di qualsivoglia mini-mappa e a fronte di una intelligenza artificiale molto agguerrita e impietosa pronta a sfruttare ogni singolo errore del giocatore. Non è quindi un gioco facile di base, ma gli interventi che è possibile apportare all’esperienza di gioco possono renderlo molto più accessibile, tra assistenza ai controlli dell’astronave e grado di difficoltà degli avversari selezionabile tra sei livelli distinti, consapevoli che comunque rimane una IA punitiva ed esente da errori, che sa rendere i recuperi assai ardui in caso di errori propri, supportata anche dalla presenza dell’effetto elastico.

Il perfezionamento del modello di guida permette a Redout 2 di esprimersi a buoni livelli anche nel multiplayer, che vanta anche di partite classificate per definire i migliori piloti dell’universo, in cui l’abilità di guida a gran velocità è l’unica discriminante possibile, anche se il netcode necessita ancora di un po’ di lavoro.

Redout 2 gameplay

Dal punto di vista grafico e tecnico, Redout 2 mette in scena un’estetica di tutto rispetto, con ambienti davvero ispirati e ben realizzati tratti da un immaginario futuristico fatto anche di location celebri, dando vita a percorsi molto belli da vedere ma non sempre all’altezza da percorrere, in cui, complice spesso anche l’alta velocità da sostenere, alcuni elementi chiave a schermo tendono a perdersi nei dettagli e colori nonostante il design strutturale delle piste risulti apprezzabilissimo.

La pratica e l’esercizio continuo possono ovviamente abituare il giocatore alle dinamiche di Redout 2, che all’appuntamento su PlayStation 5 si presenta più che solido, con 60 fps granitici a schermo e con una pulizia grafica e ottimizzazione lodevoli, senza però sfruttare le feature del DualSense, che utilizza semplicemente la classica vibrazione. Interessante anche il design variegato delle navicelle e la loro collocazione nel contesto di gioco, denotando un certo interessamento per i dettagli più minuziosi. Degna di riguardo infine la colonna sonora, capace di mantenere alta l’adrenalina delle corse, soprattutto per alcune tracce che spiccano sulle altre.

Piattaforme: PS5, PS4, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch, PC

Sviluppatore: 34BigThings

Publisher: Saber Interactive

Redout 2 è un nuovo tributo ai racing-arcade di stampo futuristico che parla ai fan del genere, soprattutto a coloro che si sono cimentati nella sfida di 34BigThings con il primo Redout e pretendevano di più. Lo studio italiano alza la posta in gioco per un titolo più hardcore, tecnico e veloce, non sempre equilibrato, ma che sa regalare molte soddisfazioni quando padroneggiato, generando adrenalina ad ogni sprint e curva. Un titolo che può contare su diverse migliorie, nonostante la complessità di padroneggiamento, e che vanta di approfondimenti sul fronte contenutistico e sull’esperienza ludica e visiva, facendo la felicità di chiunque abbia deciso di dare supporto alla continuità di questo progetto, che nonostante abbia bisogno di qualche rifinitura qua e là, può dirsi assolutamente riuscito, lasciandoci la sensazione che la direzione intrapresa sia decisamente quella giusta.

VOTO: 8

Mirko è un appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni. Ama alla follia i platform 3D e i GDR, ma è un giocatore a tutto tondo. Grazie a una PlayStation e a un Mega Drive, il mondo per lui si è fatto dinamico fin da subito grazie a un irriverente marsupiale arancione e a un velocissimo porcospino blu. Cresciuto credendo che il cuore sia la propria chiave guida, ritiene che il videogioco sia la quintessenza dell’intrattenimento e materia dall’alto potenziale costruttivo.