Monster Hunter Rise Sunbreak Recensione: giro del mondo in ot(tanti) mostri

Monster Hunter Rise Sunbreak

Sunbreak, la grossa espansione di Monster Hunter Rise, non è solo l’oggetto di questa recensione. Ma è soprattutto il DLC di cui avevamo bisogno, e che ci meritiamo. Il contenuto dei cacciatori instancabili, dei fanatici del tecnico e della statistica. Un contenuto aggiuntivo che non ha solo il sapore del “di più, ma diluito”, bensì proprio il gusto deciso del “più ricco”, e per questo soddisfacente su numerosi livelli. Tanto che a definirlo solo DLC gli si fa quasi un affronto, tanto diverso sarà il mondo di Monster Hunter Rise una volta completato il download. Sunbreak è “tanto”, in tutti i sensi. Non in senso quantitativo, non solo almeno; bensì qualitativo, e della miglior specie. Soprattutto se testato, come ho potuto fare io, sulla versione PC di Monster Hunter Rise Vanilla. Che a dire il vero di “vanilla”, ovvero base, nuovo di fabbrica, già da diverso tempo aveva molto meno di quanto possiate immaginare. Prima di iniziare, però, ci tengo a condividere con voi la build del PC su cui ho condotto la prova. E sul quale, “maxando” ogni statistica grafica, non ho mai sofferto del benché minimo tentennamento.

IL PC USATO PER LA PROVA:

  • Sistema operativo: Windows 10 (64-bit)
  • Processore: AMD 7 3700x
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070

Monster Hunter Rise Sunbreak Recensione

Monster Hunter Rise Sunbreak:  da oriente a occidente

Inizia così il nuovo DLC di Monster Hunter Rise Sunbreak; con una minaccia proveniente da occidente, o almeno, da quello che rispetto a Kamura sembra risiedere molto più a occidente. Mostri più potenti, evoluti, ramificati e ibridati tra loro attentano alla serenità tanto di Kamura, quanto di Elgado, la nuova location occidentale, nonché base operativa dalla quale ci addentreremo sempre più in profondità nella tana del Lagombi (n.d.r. il più “bianconiglio” che ci sia tra i mostri, più o meno). Vi anticipo sin da subito che non intendo raccontarvi nulla concernente gli sviluppi narrativi di Sunbreak. Non perché non meriterebbero un approfondimento a loro stante, giammai. Ma proprio perché sarebbe un crimine spoilerarvi anche solo il nome di un mostro di ritorno da vecchi capitoli, e non precedentemente annunciato/leakato; come lo sarebbe descrivervi i comprimari, e le loro storie, con i quali affronterete alcune delle nuove missioni in coop con la CPU. Persino a preannunciarvi la precisione millimetrica con cui sono state costruite le ambientazioni, sia lato level design che per la direzione artistica, mi sento quasi di commettere peccato. Perché “recensione” non per forza significa “descrivere tutto”. Ma cercare di comunicarvi le ragioni per cui “quel tutto” vale la pena, o meno, essere vissuto. E in questo caso ancor più che in altri, il protagonista della vostra soddisfazione ludica sarà il senso di sorpresa, scoperta e ri-scoperta (per i veterani della serie) che accompagnerà ogni vostro passo in Monster Hunter Sunbreak.

Posso e voglio, però, prepararvi al totale cambio di ambientazione che subirete scendendo dalla nave che vi avrà condotto a Elgado. A patto, ed è un limite tanto ludico quanto di trama, che abbiate giocato e completato tutte le missioni HUB principali (contrassegnate da un simbolo rosso) dal Grado Cacciatore 1 al Grado Cacciatore 7 (incluso). NON le missioni del villaggio, attenzione: quelle dell’HUB con il simpatico Gran Maestro a dorso di Mini Tetsucabra. A Elgado, infatti, vi dovrete abituare, anzitutto, a una location quasi medievale. Laddove World rievocava il più classico “preistorico steampunk”, e Kamura in Rise Vanilla alimentava la fiamma nipponica sopita in ogni otaku del mondo, Sunbreak è quasi “il Dark Souls” (esteticamente) di Capcom. Con ambientazioni, mappe, armature, armi, personaggi e strutture, quindi, ispirati ai romanzi cappa e spada dei cicli arturiani; ma con un occhio creativo e uno stile tipicamente giapponese a rivederne qua e là dettagli; estetica generale e particolare; toni. Se volete un esempio, vi basti guardare ai contenuti aggiuntivi celati nelle nuove amiibo rilasciate per Sunbreak: uno dei quali è un costume Canyne a foggia di mantello di Dracula. E a proposito di Canyne: c’è molto di cui parlare a proposito loro e dei loro veterani colleghi felini. 

Monster Hunter Rise Sunbreak Recensione

Non perdete il “filo” del discorso

Già nella versione base di Monster Hunter Rise, l’impressione lasciata dall’introduzione di insetti filo e Canyne era stata più che positiva. L’ondata di rinnovamento portata dal ben più user friendly World si era manifestata all’interno del contesto ben più conservativo di Rise attraverso due nuove meccaniche; impossibile lamentarsi di loro, dal momento che nella generale, voluta, desiderata “legnosità” del genere Monster Hunter, rappresentavano un faro di speranza che non tutto World fosse stato sprecato come mero esperimento. Il dinamismo che solo un attacco filo può recapitare, la rapidità rinnovata degli inseguimenti tra mostro e umano, ora a dorso di Canyne. Oppure il sanguinoso Walzer messo in scena da due creature mastodontiche quando con un balzo e un’emissione di fili luccicanti degni del miglior Spider-Man ne controllavamo una per un breve lasso di tempo. Tutti elementi di gameplay atti a migliorare la vita dei cacciatori senza necessariamente semplificargliela. O meglio, semplificandola con intelligenza e totale controllo su quali elementi fossero davvero fondanti per l’esperienza “rozza e rude” tanto amata e perduta in World. Tutti elementi di gameplay che in Sunbreak si evolvono ulteriormente, e maturano al punto che viene da chiedersi “come abbiamo fatto senza?”. 

Così, tanto per iniziare, ai fili azzurri in dotazione standard si sommano quelli rubino e quelli dorati, che aumentano rispettivamente il tempo di cavalcata del mostro momentaneamente domato, e il numero di pezzi che si romperanno mentre portiamo avanti il “rodeo mostruoso”. Ma questo è niente, perché riscoprendo l’importanza e la bellezza dell’insetto filo, oltre a dotare sia le vecchie che le nuove armi del DLC (ne parlerò) di nuove movenze, Capcom ha inserito la possibilità di portare con sé in missione set distinti di mosse speciali filo. Che sono switchabili “in medias res” per meglio aderire al combat-style o alle dimensioni dei mostri che ci si parano contro. La notizia vi lascia indifferenti? Beh, i casi sono due. O non siete ancora arrivati a confrontarvi con le missioni di grado DAVVERO alto, o le avete sempre affrontate faticando molto più del dovuto. Questo perché le mosse filo sono IL motivo per cui Monster Hunter Rise primeggia su tutta la serie quanto a scenograficità e fluidità di combattimento. La miglior trovata possibile per vivacizzare persino le armi più bistrattate, che grazie a mosse filo più che spettacolari si sono ritagliate fandom mai così nutriti in passato; nonché, un’efficacia del tutto rinnovata, qualora si sfrutti a dovere ogni espediente. E questo, con UN SET a disposizione. Pensate già solo con due.

Monster Hunter Rise Sunbreak Recensione

Ma non sarei stato tanto galvanizzato dalle aggiunte di Sunbreak, se si fosse limitato al solo insetto filo. In realtà, molti dei cambiamenti (miglioramenti) li hanno “accusati” Felyne e Canyne, i preziosi alleati di mille battaglie in game. I veterani lo sanno: i Felyne sono meglio in multiplayer (modalità che consente a un solo compagno animale di venire con noi in missione); è un dato di fatto. Forniscono più cure, sono più incisivi quanto a danni inflitti, e anche se non possiamo cavalcarli (comprensibile) la rapidità di movimento di cui veniamo privati scegliendo di portare con sé il solo Felyne è ripristinata da una buona conoscenza della mappa, e dallo sfruttamento degli insetti-filo. In Sunbreak, però, a differenza di quanto potreste pensare questa “supremazia animale” non viene sovvertita, ma confermata. Arricchita, differenziando ulteriormente le nature di “main support e secondary support” delle due tipologie di alleati. Permettendo, per esempio, ai Canyne di portare un’espansione dell’inventario del cacciatore. Utile in solitario, ma non indispensabile in multigiocatore. Oppure, dotando i Felyne di mosse finali equipaggiabili a nostra scelta. Infine, facendo sì che acquisisse ancor più significato “l’adozione” di più compagni diversi, tramite una nuova meccanica di teletrasporto tra zone delle vaste aree istanziate dove si svolgono le cacce. Posizionando, infatti, i canyne o felyne adottati in punti specifici delle sotto-aree numerate di ogni bioma, sarà possibile per il nostro cacciatore teletrasportarsi presso un alleato come se fosse un campo base. “Eh, ma si leva il gusto dell’esplorazione” diranno alcuni. Ma per me, come per molti altri, alla trecentoottantanovesima caccia consecutiva nello stesso bioma, il brivido della scoperta si esaurisce. E rimane solo il tedio di ripercorrere le stesse zone ancora, ancora e ancora. Dunque, evviva gli update quality of life!

Monster Hunter Rise Sunbreak:  più cattivi, più grossi, più arrabbiati 

Tranquilli, comunque: Monster Hunter Sunbreak non rinuncia al suo ruolo di DLC ultratecnico e con una difficoltà fuori dal comune. Lo stesso ruolo che ebbe a suo tempo Iceborne per World, ma con una buona dose di “effetto nostalgia” in più. Difficile non commuoversi alla vista di un Gore Magala ripulito, ri-animato e potenziato rispetto all’ultima apparizione su… Nintendo 3DS. E se non fossero lacrime di commozione, quelle che vi scorrono sul volto, lo capirei comunque. Espinas, Gore Magala, Daimyo Hermitaur, Pyre Rakna-Kadaki, Lucent Nargacuga; e poi Astalos, Aurora Somnacanth, Blood Orange Bishaten, Garangolm; Lunagaron, Magma Almudron, Malzeno, Seregios, Shogun Ceanataur. Questi e altri maestosi mostri giganti assetati di sangue vi si opporranno con tutte le loro forze nel corso delle molteplici missioni di Grado Maestro introdotte con l’espansione. Che non hanno quasi niente da spartire con le convenzionali missioni di Grado Cacciatore elevato, ve lo garantisco. Se a inizio avventura potreste quasi avere l’impressione di non essere poi così “male in arnese”, basteranno pochi gradi per comprendere quanto Capcom non si sia affatto risparmiata con il Grado Maestro. Esibendosi in uno dei più nutriti, variegati, potenti, scenografici e coreografici circhi mostruosi di tutta la saga Monster Hunter. Per questo, non sorprende che anche gli equipaggiamenti resi disponibili ai giocatori si siano evoluti di pari passo, con nuove entusiasmanti combinazioni di poteri, gemme, armi e le nuove “gemme furia”; tutte accortezze nate e sviluppate per far personalizzare i propri armamenti ai giocatori con un grado di libertà mai sperimentato in tutta la saga. Un grado indispensabile, come ho già anticipato, per affrontare ad armi pari i “pesi massimi” del mondo mostruoso-naturale di gioco.

Infine: dal momento che non sono riuscito a entrare in altre partite online con altri colleghi, se non in rare occasioni, non discuterò della solidità del netcode di Sunbreak. Che, se tutto va come credo, semplicemente si limiterà a imitare la bontà di quello vissuto con il Rise vanilla. E premiando, perché vanno premiate, le nuove tipologie di missioni con alleati cacciatori controllati dalla CPU, la cui abilità e coordinazione si evolveranno tante più missioni portiamo a termine in loro compagnia, mi trovo a fare una sola, grande critica al comparto multigiocatore di Sunbreak. La stessa che, ahimè, si porta appresso sin dalla release differenziata su PC e Switch: la mancanza del Cross-Play tra Switch e PC. Pur rendendomi conto delle criticità di un tale cambiamento strutturale, avevo sperato che con Sunbreak fosse giunto il momento tanto atteso. Momento che, invece, temo non arriverà mai.

In conclusione: il G-Rank dei DLC

Monster Hunter Rise è stato, a mio avviso, il miglior anello di congiunzione possibile tra World e “il vecchio mondo” ipertecnico, volutamente lento e “arrugginito” di Monster Hunter. Ho detto il migliore? Sì, perché lo pensavo davvero… fino a oggi, quando mi sono cimentato nella recensione di Monster Hunter Rise Sunbreak. E ho capito che lo è diventato davvero solo adesso, con tutti i piccoli e grandi aggiustamenti, con il rooster di nemici affrontabili aumentato, con le nuove e diverse tipologie di missione e i rinnovati usi per i compagni animali. Non c’è davvero quasi niente che possa dire in questa recensione per “criticare” Monster Hunter Rise Sunbreak. Un DLC talmente vasto e completo da soddisfare davvero ogni palato, dal più tecnico, che misura ogni statistica di ogni pezzo prima di indossarlo, al più “fashion”, che magari preferisce occuparsi dello stile armatura, o delle colorazioni alternative per la sua arma/vestiario.

Piattaforme: PC, Nintendo Switch

Sviluppatore: Capcom

Publisher: Capcom

Capcom, forte delle esperienze maturate, non ha lasciato indietro davvero nessuno. E tutti potranno riconoscere in Sunbreak la propria ragione per rivestire l’armatura da cacciatore, e ricominciare da dove, forse avevano interrotto tempo fa. Dal solo player che decide in scienza e coscienza di non affrontare il titolo con compagni umani al suo fianco, fino al più social dei cacciatori. Persino i più tosti ed esigenti di tutti: il “nostalgico”, che ha visto per l’ultima volta un Espinas su Monster Hunter Frontier; e il “neofita”, che se va bene ha iniziato con World, altrimenti proprio con Rise. E che non sa (beato lui) di quando le cote erano da craftare, e le aree numerate della mappa erano istanziate separatamente. La formula alla base, che definisco serenamente magica a questo punto, è sempre lì, riconoscibile e praticamente perfetta. E il “contorno”, evoluto, migliorato, rifinito, le sta finalmente al passo. Cacciatori: preparatevi. Non avete idea di quanto tempo vi “ruberà” questa espansione. E di quanto vi piacerà lasciarglielo sottrarre fino all’ultimo decimo di secondo.

VOTO: 8.8

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.