Di simulatori è pieno il panorama videoludico, e siamo tutti d’accordo sull’ammettere che non si possano catalogare tutti in maniera simile. Oggi veniamo infatti posti di fronte a una di quelle produzioni in teoria di nicchia, ma che in pratica potrebbero suscitare discussioni e clamore, oltre a rimanere memorabili nell’universo indie, come già era successo a Goat Simulator. Ma andiamo con ordine: era ottobre 2021 quando su Steam usciva un primo capitolo, free-to-play, del titolo in questione, pensato per darci un assaggio di quella che sarebbe stata l’avventura a metà tra il ridicolo e il blasfemo del developer team Asmodev, di origine polacca proprio come quello che ha recentemente rilasciato un altro simulatore, Serial Cleaners (di cui potrete leggere qui la nostra recensione). Si chiamava Priest Simulator: Heavy Duty, ed era un sandbox con protagonista una sorta di prete vampiro, il quale era incaricato di porre fine ai satanisti e riportare la fede cristiana nel villaggio ormai posseduto e dominato dal demonio. Una prima parte appunto di quello che è stato il compimento di un viaggio “di redenzione” ora portato a termine con Priest Simulator, il cosiddetto mockumental action game disponibile dal 6 ottobre su Steam, tra qualche tempo anche su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X|S, e di cui abbiamo testato la versione in Early Access. Se a questo punto, l’associazione tra “priest” e “simuator” vi ha richiamato alla mente un simile “Pope Simulator”, vi anticipiamo che non avrete a che fare con nulla di più diverso e distante tra queste due IP. Vediamo insieme com’è andata la lotta tra il diavolo e l’acquasanta (più o meno).
Priest Simulator: quando l’abito non fa solo il monaco, ma anche il diavolo
Da che mondo è mondo, il binomio “angeli e demoni” contraddistingue uno degli scontri più antichi che ci possano essere, oltre a essere un parallelismo della classica lotta tra bene e male (e il titolo del film tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown, ma questa è un’altra storia). Insomma, il confine è sempre stato ben netto tra le due parti, ma non in Priest Simulator, dove questa linea netta diventa piuttosto “blurred” e la cosiddetta fluidità che oggi permea una parte sempre più consistente della rappresentazione mediatica entra in gioco anche qui, in un certo senso. Infatti non stiamo propriamente controllando un prete qualsiasi, bensì un “prete vampiro”, un’unione piuttosto singolare che ci accompagna nel corso di questa storia. Assumiamo dunque il ruolo di Orlok, un vampiro astuto che diventa accidentalmente un prete nel villaggio di San de Ville. Nel caso specifico, i ragazzi di Asmodev hanno definito il titolo in questione come un mockumentary d’azione, che di fatto ci introduce a una storia dalla trama non molto lineare, a livello di presentazione della stessa, in quanto veniamo introdotti in medias res, senza alcuna anticipazione o tutorial che ci anticipi, in maniera abbastanza casuale, il primo scontro diretto con una sorta di boss mefistofelico e i suoi scagnozzi. Proprio così, dal menu principale siamo subito gettati in un’arena metropolitana e infuocata, con al centro un enorme essere dalle sembianze di un ragno, che potremo sconfiggere grazie a delle fiamme potenti scagliate direttamente dai nostri pugni, mentre combattiamo in prima persona non solo contro di esso, ma anche contro i vari uomini che si scagliano contro di noi indossando una maschera di legno appena abbozzata, a metà tra Hannibal Lecter e le classiche maschere apposte sul viso. Dopo questo scontro, siamo finalmente introdotti alla narrazione, e alla conoscenza, di una plethora di personaggi piuttosto assurdi e ambientati nel mondo della Polonia moderna. Ma cosa possiamo aspettarci da un prete vampiro, e anche guerriero accanito con doti da pugile, che vuole soltanto tornare all’Inferno? Nulla, se non guai su guai e diversi task da portare a termine, anche abbastanza semplici e non troppo coinvolgenti. Al termine di ciascuno di questi, segue sempre una sequenza narrativa abbastanza difficile da seguire, in quanto, almeno per il momento, il comparto audio non prevede doppiaggio in inglese, ma permane solo la lingua originale polacca, per quanto in realtà l’inglese sia impostabile da menu, ma evidentemente non ancora disponibile in questa versione. I sottotitoli invece ci verranno incontro con l’inglese, così come il resto del menu e delle indicazioni a schermo.
Il diavolo fa le pentole, ma… anche i bug
Scendendo più nel concreto dunque, cosa ci attende in questo titolo? Il prete dovrà combattere orde satanistiche, oltre a farci fare la conoscenza di diversi personaggi assurdi sia nell’estetica, sia nei loro dialoghi e nei modi di esternare le proprie opinioni, oltre a dover potenziare la sua chiesa per aumentarne lo splendore e riportare la pace. Per fare questo, abbiamo a disposizione una certa varietà di armi, un vero e proprio arsenale “divino” composto da 8 armi uniche, tutte diverse tra loro e di cui possiamo anche impugnarne due alla volta per attaccare in maniera più mirata ed efficace i nemici. Inoltre, ricordiamo che tutti i momenti di gioco sono vissuti in prima persona, e muoverci da una parte all’altra degli ambienti non sarà sempre facile: questo per via di una sensibilità di mouse e tastiera (abbiamo testato entrambe le tipologie di comando) che risulta ben più alta di quanto si possa impostare da menu, dove anche abbassando il livello di risposta del motore di gioco, il movimento risulta comunque più accelerato di quanto richiesto. Un’opzione che ci auguriamo possa essere reimpostata in maniera adeguata nei prossimi fix dei bug presenti, soprattutto tecnici e di risposta del motore di gioco. Una serie di nei sgradevoli (e sgraditi), alcuni dei quali rischiano di rendere meno fluida e godibile l’esperienza di gioco, ma di cui gli sviluppatori sono al corrente, in questa fase. Priest Simulator recupera però parte della propria grinta per via del mix di generi, anche molto diversi tra loro, tra cui FPS, hack ‘n’slash, simulatore, renovator e sandbox. Troppi e tutti in una volta? Può essere: abbiamo per le mani una miscela che può sia generare una buona commistione di linguaggi, ma che rischia anche di creare confusione nel giocatore, non avendo di fronte a sé un prodotto omogeneo. Per questi motivi, il gameplay di Priest Simulator è vario e include combattimenti “Shatanists”, momenti in cui dobbiamo occuparci dei fedeli, fino a esplorare il villaggio e la zona circostante, dove dobbiamo portare a termine delle quest di difficoltà piuttosto ridotta a nostro avviso. Il coinvolgimento di Priest Simulator dunque risiede forse più nel suo “folklore” che nel gameplay duro e puro, non presentando particolari difficoltà, quest secondarie o gioie per gli amanti del collezionismo.
Più blasfemo o più assurdo?
Arriviamo alla domanda che forse vi starete chiedendo fin dal momento in cui avete scoperto l’esistenza di questo gioco: Priest Simulator è o non è blasfemo? Per cercare di rispondere nella maniera più oggettiva possibile a questa domanda, dovremmo partire sia dal concetto stesso di blasfemia, sia dalla definizione principale che Asmodev dà a questo suo titolo: “mockumentary”. Dal loro punto di vista, il videogioco è stato concepito come una sorta di documentario “falso”, dove viene testimoniata da una parte la vita e le abitudini dei satanisti, di cui possiamo anche prendere visione dell’esecuzione di esorcismi, dall’altra l’azione uguale e contraria della Chiesa, con l’impegno profuso nell’amministrare i sacramenti, la cura nei confronti della propria comunità e l’intento di rinnovare l’istituzione stessa a fronte della presenza demoniaca nel paesino. Il tutto però, dal punto di vista del protagonista Orlok, compiuto nel tentativo di tornare all’inferno da cui proviene. Il pretesto dunque di rappresentare contenuti dopotutto blasfemi (sì, lo sono) attraverso il filtro di un documentario viene di fatto reso più leggero dai contenuti del gameplay, dove dobbiamo ad esempio cancellare murales contro la religione, raddrizzare croci appese al contrario e altri temi similari. Se invece, a fronte di tutto questo, vi sentirete comunque offesi nella vostra sensibilità, comprendiamo la vostra opinione e vi proponiamo una chiave di lettura parallela e differente da quella relativa alla simbologia e al significato principalmente legato alla sfera religiosa: l’assurdità del concept design dei personaggi, simili a marionette di legno, con volti che sembrano maschere dipinte ed espressioni stralunate. Senza presentarvi troppi spoiler, siamo diretti a una gara di chili (una pietanza… infuocata) ma a San De Ville scopriamo dai cristiani del luogo che c’è stato un aumento di satanisti nella zona, che dovremo allontanare o redimere tra un esorcismo e l’altro, preparato assumendo droghe e alcol. Non proprio il prete che ci aspetteremmo. A questo punto, messi sulla bilancia i due piatti, la domanda che vi poniamo è la seguente: Priest Simulator, a conti fatti, è più blasfemo o più assurdo e con un pizzico di follia e originalità nella sua concezione?
Piattaforme: PC
Sviluppatore: Asmodev
Publisher: Ultimate Games S.A.
Priest Simulator è in definitiva un gioco originale, che sfrutta la commistione del ridicolo e del blasfemo per addolcire una pietanza che rischiava di essere troppo difficile da digerire per i suoi contenuti e i suoi intenti. Se dal punto di vista del contenuto, la soluzione proposta è buona e a tratti anche divertente, ai limiti del teatro dell’assurdo, pecca invece di scarsa cura il comparto tecnico, dove possiamo selezionare solo poche opzioni di personalizzazione dei comandi e nonostante venga impostata la lingua inglese nel doppiaggio, ancora non è presente. Oltre a queste mancanze, la scarsità delle performance tecniche e qualche giustapposizione “estrema” nel passaggio da video a gameplay non fa che evidenziare come, in questo momento della lavorazione del titolo, Priest Simulator abbia ancora un bel po’ di passi da compiere per arrivare a un buon livello di prestazioni e di cura complessiva del prodotto. Che il diavolo ci abbia messo lo zampino?