Harvestella Recensione: l’arte di adagiarsi al ciclo delle stagioni della vita

Harvestella

Quando si parla di JRPG, il primo publisher che viene in mente, con tutta probabilità, è Square Enix, per ovvi motivi: esistono però, al di là delle grandi epopee avventurose alla Final Fantasy oramai amate anche dal grande pubblico, sottogeneri in cui l’esplorazione e il combattimento sono secondari e volti principalmente al racimolare loot e risorse di vario tipo per portare avanti elementi simulativi (crafting, farming, chemistry) che fungono da vero cardine del gioco. A diversi livelli e con le dovute differenze, abbiamo titoli e serie come Harvest Moon, Rune Factory, Atelier e tanti altri, che si sono ritagliati nicchie interessanti di pubblico, che S-E non ha ancora mai davvero raggiunto con i propri titoli, in cui sì, magari si può andare a pesca, cucinare o creare oggetti, ma non c’è un vero e proprio ritmo cadenzato di attività simili. Giunge dunque a rimediare Harvestella, inattesa – e dunque diventata subito attesissima dai fan del genere – e nuovissima proposta che ambisce a colmare questo vuoto.

HarvestellaHarvestella: orgogliosamente “doppia A”

C’è tuttavia un aspetto importante da considerare, e che condiziona l’intera produzione di Harvestella, ovvero il fatto che si tratti, in pratica, di un titolo “Doppia A”. Come afferma lo stesso produttore e game designer Daisuke Taka, Harvestella si pone a metà tra i due tipi di produzione più in voga e ricercati: non si tratta di un indie o un titolo semplice, con un unico focus su cui concentrarsi, né un titolone AAA con budget infiniti, quanto qualcosa che vuole stare nel mezzo, risuonando al contempo familiare e nuovo, apprezzabile sia dai fan storici del genere che dai novizi. Alla prova dei fatti è vero, verissimo: ma si tratta di un approccio vincente? Scopriamolo insieme.

HarvestellaLa Quietus è la tempesta

Harvestella è ambientato in un tipico mondo fantasy da RPG di stile nipponico, una sorta di basso medioevo in gran parte rurale caratterizzato in stile squisitamente anime, con tocchi moderni qua e là. In questo caso, ci sono diversi elementi fantascientifici dovuti alla presenza di alcuni personaggi “speciali” e malvisti dalla popolazione delle terre civilizzate: i misteriosi Omen, a cui viene data la colpa dell’alterato equilibrio tra le stagioni. Difatti, ogni stagione (della durata di trenta giorni e regolata dai quattro giganteschi cristalli denominati Seaslight) è intervallata da tempo con un giorno infausto detto “Quietus” in cui chi si espone all’aria aperta va incontro a morte certa.
Il protagonista della nostra storia (tipico main character di questo genere di giochi, inconsistente e scarsamente personalizzabile e dotato di personalità) si risveglia nei dintorni del villaggio di Lethe, apparentemente e miracolosamente sopravvissuto all’esposizione al Quietus. Le cure del medico cittadino e le premure del sindaco lo restituiscono alla vita, privo di ricordi e di uno scopo, presto ricostituito in una nuova vita da fattore nella accogliente comunità locale. La scoperta di una seconda, enigmatica figura sopravvissuta, un presunto Omen di nome Aria anch’essa sofferente di amnesia ma convinta di arrivare dal futuro, metterà in moto una ricerca della verità e dei misteri legati al Quietus.

HarvestellaUna interessante commistione…

La storyline alla base di Harvestella non è particolarmente originale nelle premesse e si presenta come di vecchissima scuola nel genere dei JRPG, e come da copione per la tipologia di gioco, si prende tutto il tempo del mondo per decollare davvero, tra digressioni varie ed elementi davvero fuori dal tempo o presi in prestito dal “manuale base” di questo tipo di storie. Ad ogni modo, non conta davvero cosa è raccontato ma come: in maniera a volte semplicista e un po’ sciocca, forse, ma non manca una certa umanità alla narrazione e un tocco filosofico molto gradevole, che invita alla riflessione sui cicli della vita e delle stagioni. Ritmo, atmosfera e art direction ricordano molto la Squaresoft del primo decennio degli anni 2000, e difatti non stupisce trovare nel team di sviluppo, in ruoli preminenti, gente che ha lavorato a titoli come Final Fantasy X e XIII.

Venendo al gameplay del titolo, scopriamo un gioco squisitamente bifronte, in cui le due anime sono simbiontiche: non si può affrontare la vita da fattore senza lanciarsi in giro alla ricerca di materiali e, allo stesso tempo, non si può combattere e avventurarsi nei dungeon efficacemente senza avere nell’inventario le giuste scorte. Craftare oggetti e cucinare sarà ben presto indispensabile, e l’unico modo per racimolare denaro sarà la vendita delle derrate agricole da noi prodotte.
L’elemento agreste è in verità abbastanza semplice rispetto a quel che ci si potrebbe aspettare, con pochi aspetti davvero customizzabili o alternative degne di nota: l’unica particolarità sarà dovuta alla necessaria attenzione da prestare alle tempistiche di crescita, anche in relazione ai terribili periodi di Quietus. Come tutti i giochi del genere, si tratta di un’attività rilassante e “produttiva” sebbene forse un po’ limitata, con pochissima personalizzazione degli ambienti di gioco ma una moltitudine di incarichi da portare a termine, una volta sbloccato il libro delle quest. Sperimentare in cucina, nel crafting oppure oziare pescando sono tutte alternative funzionali, inoltre.
Prima che la fattoria entri a regime, tuttavia, ci vorranno diverse ore di gioco…

Harvestella…che poteva offrire di più: prendere o lasciare!

Così come anche per entrare nel vivo della storia e dell’azione, sbloccando passaggi, reclutando alleati e acquisendo abilità e specializzazioni. Tutti i JRPG, di solito, sono dei “diesel” ma Harvestella mette a dura prova la pazienza di chi in questo genere non ama le lunghe introduzioni. Giocare la demo, da questo punto di vista, non aiuta: è una porzione di gioco così ridotta che non avrete visto praticamente nulla di quello che il gioco ha davvero da offrire… (ma almeno vi sarete fatti un’idea dell’atmosfera, del comparto tecnico e della meccanica di gioco legata al volgere del tempo, quantomeno).
Inizialmente, il combat system è quasi imbarazzante, con il nostro personaggio principale in grado di fare nient’altro che scatti, attacchi base e una sorta di attacco speciale: ci vorrà un bel po’ prima di combattere in team, sbloccando skill e job e aggiungendo una tonnellata di varietà al sistema di combattimento. Quello di ingaggio, in realtà, resterà abbastanza povero, dato che meccaniche serie di parry, schivate e simili quasi non esistono e bisognerà fare il callo, più che altro, alle tempistiche di ricarica delle supermosse, alternandole alla saggia gestione della stamina (per attacchi e ritirate in rush) e degli oggetti in inventario, combinandole alle classiche combo fra personaggi e debolezze elementari varie. Se vi suona un po’ vecchiotto, come approccio, è perché innegabilmente lo è, andando a regalare ben poche soddisfazioni per chi è abituato a sistemi di combattimento action ben più divertenti, sfidanti e strategici.

Ad ogni modo, la cosa a cui dovrete fare più attenzione (e dovrete fare l’abitudine) è la gestione del tempo che passa in real time, ed è piuttosto esoso: le giornate passano davvero in fretta e dovrete capire quali sono le tempistiche migliori di gestione delle ore a vostra disposizione durante una giornata, tra farming, raccolta, compere-looting, combattimento ed esplorazione. All’inizio suona quasi castrante, poi capirete come il gioco vi suggerisce come fare a gestire al meglio il tutto, esplorazione dei dungeon in più giornate compresa. Il livello di difficoltà generale, inoltre, è piuttosto poco punitivo quindi non bisogna aver timore di sperimentare.

Sviluppatore: Square Enix
Publisher: Square Enix
Piattaforme: Nintendo Switch, PC
Data d’uscita: 4 novembre 2022

Harvestella è un titolo “AA” onesto che a prima vista maschera le sue mancanze sotto una patina artistica di prim’ordine, tra atmosfera, colori, tematiche ispirate, un art design molto piacevole, ottime musiche. Purtroppo, pad alla mano le manchevolezze si notano, insieme alle potenzialità inespresse, principalmente per mancanza di budget e ambizione: voice acting quasi assente se non per i convenevoli e le urla, rifiniture grafiche inesistenti (le animazioni sono davvero basilari, certi ambienti di gioco sono immersi in un blur che diventa quasi una cifra caratteristica, frame rate e risoluzione da rivedere), meccaniche di gioco variegate ma farraginose e vecchiotte, sicuramente poco approfondite.
Senza voler sminuire in alcun modo l’operato del team di sviluppo, ci è sembrato tuttavia di giocare a un titolo che avrebbe preso voti eccellenti su 3DS, ma a fine 2022, su Switch, era lecito aspettarsi o proporre, in realtà, non un titolo “a metà” tra gli indie e i tripla A ma un qualcosa di più definito, dalle potenzialità davvero ben esplorate. Così, in sostanza, sembra quasi un’occasione sprecata.
Un titolo, in sostanza, che si può amare o odiare, o semplicemente che potrebbe annoiare chi non è dotato del tempo e della pazienza necessarie per coglierne l’essenza, invero deliziosa. Un po’ come, effettivamente, curare una serra o un orto, laddove serve tempo e dedizione per assaporarne i frutti.

VOTO: 7.4

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.