Guardiani della Galassia Volume 3 Recensione: Il viaggio che ci ha spezzato il cuore

Guardiani della Galassia Volume 3

La fine della trilogia: quante volte ci siamo ritrovati davanti a una espressione del genere? Spesso, ma di solito si tratta solo di una questione di numeri, una successione temporale di avventure che, più meno fedeli alla loro origine, si protendono verso un finale. Guardiani della Galassia Volume 3 fa invece quel qualcosa in più che non ci aspettavamo, rimanendo riconoscibile in tutto quello che ci ha fatto amare questi personaggi e il modo in cui James Gunn li ha portati sullo schermo, ma trasformandosi in qualcosa di più personale ed emotivo, pronto a spezzare il cuore di ogni spettatore. E, a quanto pare, questo è sempre stato lo scopo del regista: “C’erano tante cose che intuivo e molte altre di cui non ero a conoscenza, ma sapevo già che il cuore del racconto era rappresentato da Rocket e dalla sua storia, dal luogo da cui proveniva e da chi era. Per me era molto importante raccontare quella storia”.

Guardiani della Galassia Volume 3… “Non sono un procione!”

Knowhere, quartiere generale dei Guardiani della Galassia, il posto in cui tutti stanno cercando di ritrovare se stessi e darsi uno scopo dopo gli ultimi avvenimenti, una missione che non sembra facile per nessuno, nemmeno per Rocket, perso nei ricordi del suo passato. Come è diventato quello che è? Dov’è la sua famiglia? Chi era prima di essere uno dei Guardiani? Guardiani della Galassia Volume 3 prende per mano lo spettatore e lo accompagna in questo viaggio della memoria, emotivamente crudo e struggente, costruito come un puzzle equilibrato ma tormentato, crudele ma necessario, usando come mascotte l’amato… procione! “Si tratta di un animaletto che è stato preso e trasformato in qualcosa che non dovrebbe essere e si è sentito completamente alienato e ostracizzato da qualsiasi altra forma di vita della galassia. Questo lo ha reso arrabbiato ed è arrabbiato perché ha paura”. Non vi racconteremo niente di questa storia, perché è giusto che, in qualità di spettatori, voi la viviate secondo i ritmi e le dinamiche pensate da Gunn che, dopo essersi guadagnato il favore del pubblico con i precedenti capitoli, si è evidentemente sentito più libero di abbattere le barriere della narrazione di genere e spingersi più in profondità. Possiamo solo dire che l’amore per Rocket spingerà tutti gli altri personaggi a mettersi in gioco, affrontare insicurezze e dolori, tralasciare orgoglio e diffidenze e imbarcarsi in questo ultimo viaggio epocale, tra vita e morte.

Guardiani della Galassia Volume 3The Dog Days Are Over

Guardiani della Galassia: Volume 3 si presenta come il lavoro di James Gunn che ne dimostra il valore massimo. Al suo interno ritroviamo tutto quello che ha reso questi film così amati, a partire dall’iconicità dei personaggi, sempre sopra le righe, dissacranti, fuori dagli schemi e dalle etichette sociali, ma disposti a tutto pur di proteggere la propria famiglia e quello in cui credono. “La solitudine è al centro dei film di Guardiani della Galassia. È buffo, perché le persone li considerano film leggeri e divertenti, ma al centro c’è qualcosa di davvero emozionante: Rocket e tutti gli altri personaggi sono degli emarginati, che sentono di non appartenere a nulla”. E in questo terzo capitolo questo senso di solitudine si sente tantissimo e tocca ogni personaggio presente sullo schermo, senza ammazzarne però il mood ironico e divertente. Hanno dei problemi, alcuni esistenziali, molti nascosti nelle profondità del loro essere, ma hanno anche un modo tutto loro, profondamente canzonatorio, di affrontarli e arrivare alla soluzione migliore. E di questa loro unicità fa parte anche il tessuto musicale che si interseca attorno a ogni azione, che si tratti di musica diegetica o meno, sempre impeccabile e imponente, perfettamente a fuoco con le direttive narrative e ritmiche. Ancora una volta ci troviamo davanti a un mixtape, anche se leggermente aggiornato a livello tecnologico, che non vediamo l’ora di riascoltare e rendere parte integrante delle nostre giornate. E non dimentichiamoci delle scene d’azione, coreografate nei minimi dettagli per essere stupefacenti ma mai confuse, immense ma mai sovraccariche. Questo film è, sotto tutti i punti di vista, il culmine di un processo creativo che va avanti da anni, costruendo uno stile che è impossibile non apprezzare.

“Volevo soltanto realizzare il film più fantastico che potessi fare. Per me è stato davvero gratificante realizzare questo film, che rappresentare una dichiarazione estremamente personale, perché Rocket sono io e questo film parla di me”.
Ma Rocket non è soltanto James Gunn, siamo anche tutti noi che, in qualche modo, possiamo rispecchiarci in questo intenso e stupefacente viaggio di crescita personale, alla riscoperta di vecchie ferite mai davvero rimarginate. Perché si, Guardiani della Galassia: Volume 3 è indubbiamente un film d’azione e supereroi, ricco di ritmo, ironia ed effetti speciali, ma è soprattutto un film che parla di accettazione di se stessi, dei propri limiti, delle sconfitte e dei successi che ci hanno portato dove siamo. E lo fa senza trattenersi, giocando con gli stili visivi e gli echi musicali, non spaventandosi davanti a scelte più crude e difficili, a domande più esistenziali e profonde. E si, il timone di questo percorso, come detto più volte, è dato sicuramente da Rocket, ma le sue conseguenze si riflettono anche su tutti gli altri personaggi, conducendo la storia a un finale a tratti triste, ma necessario, forte e pieno di speranza, proprio come i Guardiani della Galassia.

Voto: 9