RIDE 5 Recensione: la lunga corsa di Milestone

RIDE 5 merita qualsiasi aggettivo positivo utilizzato in questa recensione. Ultima fatica di Milestone e, da sempre, fiore all’occhiello della produzione su due ruote della casa milanese, il quinto capitolo della fortunata saga sfonda, definitivamente, i recinti che separano un buon gioco dai Tripla A, confermandosi come una delle più solide esperienze di genere sul mercato. Non lo fa certo attraverso una Carriera che più classica non si può, per quanto meglio strutturata e ritmata. Non lo fa solo con una serie di opzioni in odor di accessibilità che puntano al rispetto e pure al più ampio dei mercati. Neppure, con quell’upgrade tecnico dal rendering cristallino e dalla certosina cura per il dettaglio di bolidi e, finalmente, circuiti. Il pregio principale di RIDE 5, piuttosto, è tutto nel gameplay, meglio, in quella filosofia di gioco che rende il simcade italiano qualcosa di più di un tentativo ben riuscito: ovvero, uno dei “giochi di moto” più riusciti, divertenti e appaganti, pad alla mano, dell’ultimo decennio.

RIDE 5: staccata al limite

Negli anni, a cavallo tra la scorsa e l’attuale generazione, abbiamo avuto modo di  testare con mano questa sorta di “revival” di un sottogenere di nicchia, nell’ambito racing. Quasi che le due ruote non avessero la stessa dignità e neppure lo stesso mercato di qualsiasi corsistico focalizzato sulle auto. Quasi che quel mercato, per l’appunto, si fosse un po’ contratto o che, se si preferisce, lo stesso genere non avesse avuto più nulla da dire. Eppure, Milestone ce l’ha messa tutta. In fondo, RIDE, la serie, è un marchio relativamente giovane, nato nel 2015 con una produzione cross gen capace di incuriosire, ma non certo stupire, figuriamoci rivoluzionare. L’ambizione di riprodurre la formula tipica di un qualsiasi Gran Turismo nel mondo delle due ruote fu limitata da un budget non certo astronomico, oltre che a scelte, in termini di engine e contenuti, magari economiche, ma non certo felici. Il primo capitolo, ad ogni modo, ebbe un grande merito. Ovvero, sposare la filosofia del “simcade” e, quindi, sviluppare un’idea, un concept, tracciare una strada affollata di moto di generi diversi lungo circuiti sparsi in tutto il mondo. E se il secondo capitolo zoppicava, ancora una volta, sul fronte tecnico, RIDE 3 fece capire a tutti che Mileston faceva sul serio, con il team capace di tirare fuori un gioco mastodontico, poi bissato, nelle qualità, dal quarto capitolo datato ottobre 2020, upgradato alla generazione corrente solo qualche mese dopo. Eppure, nonostante le belle parole e i buoni voti raccolti sui lidi della stampa internazionale, si è sempre scritto, detto e soprattutto pensato che alla serie mancasse ancora qualcosa. Quel qualcosa che oggi, estate 2023, è stato finalmente trovato.

Annunciato un po’ a sorpresa la scorsa primavera, RIDE 5 ha qualcosa che gli altri episodi e, più in generale, gli altri simulatori motociclistici sul mercato semplicemente non hanno. Perché RIDE 5 è realmente divertente, perché, pure, capace di offrire un sistema di guida che, al netto della scalabilità e della modulabilità, non punta mai al realismo estremo, preferendo concentrarsi su aspetti più ludici legati al sorpasso, alla staccata estrema, ad una moto, ogni moto che, oltre ad essere un bolide, è finalmente un giocattolo governato dal pilota virtuale. Quello che RIDE 5 offre rispetto alla concorrenza, anche quella interna, è insomma un piccolo universo che strizza l’occhio ai bei tempi andati, quando i racing, pur alla ricerca di un’esperienza colorata di realismo, erano  ancora divertenti.

Il primo “distacco” rispetto a tutti gli altri, RIDE 5 lo porta a casa sul fronte dell’accessibilità. Stiamo parlando, quindi, di un gioco poco snob, che prende per mano il giocatore non tanto sul fronte del primo e poco invasivo tutorial, preferendo, piuttosto, offrire sin da subito una serie di elementi e di aiuti alla guida capaci di far restare in sella anche il più arrembante dei neofiti. Per gli amanti della simulazione pura e cruda, questo potrebbe essere un limite. Invece, si tratta probabilmente del modo migliore di allargare la platea e, finalmente, di permettere a chiunque, anche all’ospite occasionale, di impugnare un pad e lanciarsi a 300 chilometri orari lungo li circuiti, sono davvero tanti, che compongono il world tour. Quello che per anni è stato un limite del genere, oggi è un’opportunità. Perché, come da slogan “chiunque può mirare al successo”. Anche chi, da “Zero”, punta a diventare un “Hero”. Questo non vuol dire, ovviamente, che “accessivo” sia diventato “eccessivo”, e quindi poco stimolante per i veterani. Tutt’altro. Come detto, il modello di guida è realmente scalabile, permettendo sì a tutti di cominciare a divertirsi sin dalla prima gara, ma concedendo al pilota esperto la possibilità di scovare, sin da subito, il compromesso migliore in termini di aiuti alla guida e, appunto, appagamento. C’è da dire che, nonostante tutte le opzioni e settaggi possibili, RIDE 5 non sembra mai voler davvero puntare al realismo sfrenato, suggerendo al videogiocatore di ritardare la frenata, di tentare la staccata al limite, di cercare traiettorie non convenzionali per puntare, perché no, ad un doppio o ad un triplo sorpasso in uscita di curva. Come Gran Turismo, come Forza, come un grande gioco AAA che vuole divertire e intrattenere. Un po’ tutti, per il più lungo tempo possibile!

Tutto intorno al mondo

Anche analizzando gli aspetti contenutistici, il gioco offre tanto, ma mai troppo. L’offerta della campagna single player punta su quattro “serie” pregne di gare, sfide e campionati da portare a termine raccogliendo denaro e, quindi, sbloccare via via le competizioni. Si tratta di una struttura davvero molto classica, intramezzata da qualche breve filmato che punta sulla passione per i motori e sulla bellezza di alcuni scenari, piuttosto che sulla storicità di tanti elementi inseriti a suon di marchi e modelli. Si parte, appunto, dal nulla, per raggiungere l’apice delle competizioni, con un livello di progressione ben tarato e, ai livelli di difficoltà più alti, piuttosto esigente in termini di assetti e strategie, specie nelle gare endurance dove la gestione di gomme e carburante sarà primaria per raggiungere il podio.

In termini prettamente didascalici,  RIDE 5, come da dépliant, mette sul piatto 270 moto ufficiali, a cavallo di due secoli e diversi decenni, offrendo livree ufficiali e pure la personalità di divertirsi con sticker e aerografo lungo la carena. Si salta senza soluzione di continuità dalle sportive alle stradali, dalle carenate alle naked, dalla storia passata a quella contemporanea, apprezzando, di volta in volte, le varie peculiarità di filosofie diverse, ma anche di epoche ed evoluzioni. Venti case, almeno una trentina di circuiti, reali e non, sparsi tra location e continenti. E, ancora, quel già citato livello di dettaglio, minuzioso e certosino, che si accompagna ad una pulizia grafica inedita per la serie, grazie ad sistema di illuminazione pompato e, pure, ad un incremento sensibile dei poligoni, con una buona gestione del ciclo giorno notte e del meteo dinamico. Per altro, giocato in cuffia, RIDE 5 trasmette una miriade di emozioni legate ai motori, tra concezioni diverse che, nel mondo, hanno contribuito a rendere magico l’universo delle motociclette. Provare una Honda Hornet 600 prima generazione per credere.

Tutto bello, tutto giusto? Neanche per sogno, ‘ché la perfezione non è di questo mondo. Figuriamoci di questa generazione! Nonostante i miglioramenti evidenti, prima ancora che le limature registrate in tutti gli ambiti, l’intelligenza artificiale degli avversari, tutti fittizi eppure ormai famigliari, continua a mostrare il fianco ad atteggiamenti fin troppo aggressivi. Ne consegue che anche le cadute perché letteralmente travolti in fase di frenata sono purtroppo ancora frequenti e, pur diminuite, fastidiose. D’altro canto, le collisioni sono sì migliorate, ma ancora lontane da quella perfezione che, anno 2023, pretendere con forza è comunque legittimo. Qualche appunto potremmo rivolgerlo anche alla struttura della carriera. Classica, fino al midollo. Con un ritmo comunque buono, eppure un po’ spoglia di “sfide” estreme e di contorno che, come Codemaster, tanto per fare un esempio, sa bene, avrebbero aggiunto un po’ di pepe a quella trentina d’ore necessarie, in media, per chiudere da campione una carriera foriera di successi.

Piattaforme: PC, PS5, Xbox Series X|S,

Sviluppatore: Milestone

Publisher: Milestone

RIDE 5 cristallizza e certifica la capacità di Milestone di migliorarsi, passo dopo passo. Mai davvero falso, non sempre importante come questo quinto capitolo che, tra cross play in multi e aggiornamenti promessi e scadenzati, vuole evidentemente tagliare il traguardo per primo, con distacco rispetto alla concorrenza più agguerrita. RIDE 5 è, nomen omen, una pietra miliare del sottogenere corsistico legato alle due ruote perché, ma tutto è come sempre relativo nel tempo e nelle generazioni, si presenta come un “videogioco” vero, di quelli che, al netto di una community bella ricca in termini di condivisione e competizioni in cross play, potrebbe avere lunga vita e rivelarsi qualcosa di più di un update. Per certi versi, persino una sorta di rivincita delle motociclette sulle amate e odiate auto. Di chi, nato come cheap, ad un certo punto si ritrovo chic. Mai cosi bello, mai così divertente.

Michele Iurlaro è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo