The 7th Guest VR Provato: un remake che soddisfa (e spaventa)

Era il 1993 quando la oramai defunta Virgin Games pubblicò sul mercato The 7th Guest. Si trattava di un’avventura rompicapo, ricca di enigmi e realizzata con filmati FMV (Full Motion Video), cosa che rese la distribuzione su floppy disk praticamente impossibile. Sono passati trent’anni dall’avvento del gioco, che è rimasto nel cuore dei giocatori. E come dargli torto? D’altronde, all’epoca, quell’avventura non fu rivoluzionaria, ma riuscì grazie alle sue atmosfere horror a imporsi come un vero e proprio must have, con oltre 400.000 copie vendute nel primo anno e un giudizio della critica decisamente molto positivo. Tutto questo non poteva non sopravvivere anche ai nostri giorni e così, trent’anni dopo, Vertigo Games ha deciso di lavorare a una versione VR del gioco, di prossima pubblicazione su PC via Steam, Meta Quest e PlayStation VR2. Versione che abbiamo avuto modo di provare nel corso degli ultimi giorni e che ora siamo pronti a raccontarvi, tra luci e ombre.

The 7th Guest VR è la definizione perfetta di remake

Sono oramai diversi i giochi più anziani che vengono riproposti sulle piattaforme moderne. Alcune volte sono dei semplici porting, senza troppe modifiche. In altre occasioni abbiamo visto invece delle rimasterizzazioni, in alcuni casi molto buone (e in altri, invece, no). Quando invece entriamo nel campo dei remake i risultati possono essere diversi: qualcuno, come Square Enix per esempio, stravolge completamente l’identità di un gioco, per renderlo magari più in linea con i gusti dei giocatori, che si evolvono nel corso del tempo. Per quanto riguarda The 7th Guest VR, invece, Vertigo Games ha deciso un approccio più conservativo, ma non privandosi di alcune novità decisamente importanti. La prima è sicuramente la tecnica: riproporre un’altra avventura grafica avrebbe avuto poco senso, soprattutto considerando l’esistenza di una versione dedicata al venticinquesimo anniversario. La scelta di produrre dunque un remake del gioco in versione VR cambia completamente la visione del gioco vero e proprio, rendendo il titolo non più un’esperienza horror tradizionale ma più immersiva. Un grande cambiamento, che però non va a snaturare il lavoro di design originale, che viene rispettato in tutto e per tutto.

Le differenze maggiori, rispetto alla versione originale, sono fondamentalmente due: il primo è un adattamento dei rompicapo presenti nel gioco, con l’aggiunta di nuovi puzzle incentrati sulla realtà virtuale. Il secondo, invece, è la presenza di nuovi filmati, utilizzando il volumetric video, che vanno a rimpiazzare quelli più vecchi. Naturale, dunque, anche il cambio degli attori coinvolti. Per il resto, il lavoro di Vertigo Games è estremamente accurato, soprattutto nelle atmosfere di gioco, che riescono a rendere il giocatore spaventato, instillando un continuo senso di di paura e terrore. Certo, questo aspetto è molto soggettivo (e dipende ovviamente dal grado di sopportazione che ognuno di noi ha con il genere horror), ma è chiaro che esplorare la Villa in cui si svolgono gli eventi risulta un’esperienza molto più “disturbante” rispetto alla versione più classica.

Un gameplay tradizionale, ma che funziona…

Quando ci si approccia alla VR è molto difficile uscire da due generi capisaldi di tutto: il primo è sicuramente quello degli sparatutto sui binari. Il secondo, invece, sono le esperienze progettate appositamente per i visori. Alcune eccezioni (come per esempio Half Life: Alyx) ci hanno dimostrato come la realtà virtuale potrà essere nel prossimo futuro un’ottima piattaforma per esprimere al meglio la visione di alcuni sviluppatori. The 7th Guest VR in realtà non fa niente di tutto ciò, ma ci rende più consci delle potenzialità che questo genere, quello delle avventure grafiche, possa avere nuova vita proprio grazie ai visori prodotti da Meta e Sony (e non solo). Fin dai primi momenti di gioco, infatti, l’esplorazione degli ambienti e l’interazione con gli stessi risultano ben realizzati.

Abbiamo provato The 7th Guest VR su Meta Quest 2, sfruttando lo streaming tramite cavo, installando dunque il gioco sul nostro PC e avviandolo da Steam. Dal punto di vista del gameplay, come abbiamo detto poco sopra, il gioco funziona. Non inventa nulla di nuovo e sfrutta i due controller del visore prodotto da Meta come ogni altro gioco: i trigger posti sul retro servono per l’interazione, mentre per il movimento ci vengono date le due opzioni più classiche quando si parla di giochi VR, ovvero il teletrasporto o utilizzare un movimento libero. Per la prova abbiamo optato per la prima opzione, poiché riduce notevolmente il motion sickness, ma è un giudizio puramente personale. Ottima anche la possibilità di poter scegliere la posizione di gioco, se in piedi o seduti. Noi abbiamo optato per la seconda, soprattutto considerando che non ci troviamo davanti a un titolo che richiede movimenti rapidi e veloci.

Menzione d’onore ai puzzle, che risultato decisamente divertenti da risolvere. Anche in questo caso la difficoltà è soggettiva: un giocatore che ha avuto modo di giocare diverse avventure simili sarà in grado di risolvere i vari puzzle con rapidità e con un occhio più attento all’ambiente, mentre in altri casi invece sarà richiesto uno sforzo aggiuntivo, che però non risulterà mai pesante, complice anche la buona qualità di realizzazione a livello di gameplay, che ci ha permesso di non avere mai disturbi classici da VR.

… ma un lato tecnico da rivedere

Se il gameplay funziona anche non inventando praticamente nulla, il lato tecnico invece è quello che ci è sembrato meno performante. Al di là della qualità grafica, abbiamo notato che la build proposta da Vertigo Games sia ancora non acerba, ma comunque necessiti di una pulizia più approfondita. Non abbiamo notato troppi errori a livello tecnico e non abbiamo riscontrato nessun tipo di bug, ma l’aliasing persistente e qualche gioco di luce non ben realizzato ci hanno fatto sorgere dei piccoli dubbi. Nulla di allarmante, ovviamente e un gioco lo sappiamo non si giudica solamente dalla grafica, ma è chiaro che il lancio fissato a ottobre dovrebbe concedere agli sviluppatori il tempo necessario per sistemare gli ultimi dettagli.

Al di là della grafica, quello che più ci ha conquistato dell’aspetto tecnico è sicuramente il sonoro. Gli effetti audio sono ben realizzati, così come le voci. Giocare sfruttando un paio di cuffie, infine, è forse il modo migliore per addentrarsi all’interno del gioco. Se già l’atmosfera a tinte horror era molto forte grazie all’adattamento VR, con la giusta configurazione sonora il gioco ne guadagna veramente tantissimo e così anche i giocatori.

Piattaforme: PS5, PC, Meta Quest

Sviluppatore: Vertigo Games

Pubilsher: Vertigo Games

Data d’uscita:  19 ottobre 2023

The 7th Guest VR è un remake convincente. Vertigo Games ha già dimostrato in passato di essere in grado di lanciare esperienze convincenti e anche in questo caso non ha fallito l’obiettivo. Il remake del gioco arriva forse al momento giusto e la breve demo provata ci ha convinto della sua bontà. Il giudizio definitivo, come sempre, è rimandato però in fase di recensione, ma questo primo contatto con il gioco ci ha lasciati decisamente soddisfatti. E sì, era davvero difficile fare meglio, soprattutto considerato lo stato della realtà virtuale al giorno d’oggi.

Alessandro muove i primi passi nei videogiochi grazie a Crash Bandicoot 2 e The Curse of Monkey Island. Il suo genere preferito restano le avventure grafiche e narrative ma ama anche gli sportivi come ad esempio FIFA (dove comunque non sarà mai bravo quanto vorrebbe). Nel tempo libero impreca per i risultati dell'Inter, legge e suona la chitarra