Nel 1964 lo scrittore Stanisław Lem pubblicava The Invincible, dal polacco Niezwyciężony, arrivato in Italia 10 anni dopo con il nome de “L’invincibile”. Il team Starward Industries, con l’aiuto del publisher 11 bit studios prende quell’universo atom-punk e lo rimodella per formarci un’opera interattiva, e lo fa uscire ad inizio di questo novembre 2023. Di anni ne sono passati quasi 60, un’infinità se si pensa alla velocità del progresso tecnologico, in alcuni campi in particolare: nel ’64 ad esempio usciva The Sumerian Game, strategico unicamente testuale di gestione risorse, e sarebbero dovuti passare altri 8 giri del pianeta Terra per arrivare a Pong. Ma il fatto è che 60 anni sono una misura di tempo quasi irrisoria per quel che riguarda il ciclo vitale delle stelle, dei pianeti, e le evoluzioni delle eventuali forme di vita che li abitano. E noi, in questa proposta di avventura narrativa/esplorativa, siamo un’astrobiologa di nome Yasna, partita insieme al suo equipaggio sulla Dragonfly proprio per andare a cercare eventuali forme di vita, in un pianeta dal colore prevalentemente rosso chiamato Regis III. Lo dico fin da subito, se siete giocatori poco tolleranti verso i dialoghi continui, la poca azione, o meglio, il poco spara-spara, potete anche non continuare la lettura. Per i restanti, potete andare sotto l’immagine di questo simpatico Antimat.
The Invincible: da soli, in un pianeta deserto, con pochi ricordi e qualche attrezzo
Premessa: ahimè non ho letto il libro, e quindi mi spiace non poter avere un metro di paragone, ma mi sembra quantomeno doveroso specificarvelo. Sulla rete si può però facilmente reperire qualche informazione, tale da capire che ci sono delle sostanziali differenze dalle due opere, o quantomeno, l’idea degli sviluppatori sembra quella di prendere l’universo narrato nel libro, e metterci a fianco un’altra storia che riesce a calzare molto bene (spero di non aver scritto una blasfemia per chi ha letto il romanzo). In ogni caso, come detto in apertura, facciamo parte di una squadra di astronauti, divisi in vari ruoli, partiti con la nave Dragonfly per andare a sondare eventuali forme di vita in questo pianeta rosso dal nome di Regis III. Noi siamo l’astrobiologa Yasna, altamente qualificata e anche molto decisa, con il ruolo di capire proprio a livello bio cosa succede sulla superficie, nei mari e sotto il terreno. E il tutto inizia con noi che ci risvegliamo in un punto X del pianeta, non ci ricordiamo nulla, e a poco a poco dobbiamo provare a riprendere conoscenza, e capire cosa sia successo. Anche perché, la copertina con il teschio dell’astronauta potrebbe essere molto indicativa in tal senso: su Regis III potrebbe esserci qualcosa di non amichevole. Ma non aggiungiamo altro in merito, così come è meglio non dare ulteriori dettagli generali, se non per il fatto che (reperibili anche nelle descrizione degli store), la ricerca sul pianeta diventa la ricerca dei nostri amici dispersi. Starward Industries ha tradotto questo incipit in una vera e propria avventura esplorativa, dando al giocatore fin da subito una sensazione di smarrimento, che deve essere colmata proprio attraverso la scoperta passo dopo passo.
Togliamoci il sassolino dalla scarpa (che nel deserto roccioso ce ne sono tanti). È un walking simulator? È vero gameplay se non si salta e non si spara? Domande forse un po’ datate a cui ognuno può rispondere nel modo che vuole, senza evitare di cadere nel solito calderone. Ma la cosa che posso dire con una buona dose di certezza (mai assoluta, pensiero scientifico), è che The Invincible riesce a trasportare in un videogame la sensazione dello stare da soli, indifesi, senza il fisico di un’atleta olimpico, in un posto che non conosciamo e dove ogni piccolo passo può voler dire la fine. Anche perché anzi, per essere un’avventura dalla forte componente narrativa, abbiamo a disposizione una serie di strumenti che, generalmente, non ci vengono dati. Del resto un minimo di equipaggiamento la nostra povera Yasna dovrà pur averli per farsi strada nelle lande deserte di Regis III, no? Nell’ordine: un telemetro per vedere più lontano, un localizzatore per trovare gli altri membri del team, un diario di bordo in cui vengono segnate la mappa e altre note, e una rilevatore che vi darà una mano per le sorgenti metalliche. In più, in alcune sezioni avrete la possibilità di guidare un Rover: oltre il fatto che la resa è molto buona, amplierà ancora di più le scelte e il modo di muoversi nel pianeta, allargando le zone di gioco stesse. Si alternano grotte e camere a stradoni e spiazzi, rendendo più vari gli scenari. E la sensazione è di non trovarsi obbligatoriamente su binari, ma che ci siano più possibilità per raggiungere un determinato punto. Anzi, in alcuni momenti dovrete proprio scegliere dei bivi, senza però l’automatismo da avventura grafica moderna con un semplice “premi destra” o “premi sinistra”.
L’importanza del legame che si crea con il dialogo
E quindi andiamo proprio a parlare di un altro punto fondante delle avventure narrative, ovvero, le scelta di dialogo e i bivi in generale. Punto da sottolineare: il gioco è solo in inglese, e in alcuni momenti, l’abbinamento della velocità in cui si deve rispondere, e alcuni termini tecnici che potrebbero essere complessi anche per un madrelingua, possono creare un po’ di difficolta. Se siete in grado di superare questo ostacolo, riuscirete a vivere un’esperienza emotiva di livello spaziale (molto chiamata, lo so) che si fonda soprattutto tra i continui dialoghi della nostra protagonista Yasna e “l’Astrogator” della Dragonfly, Novik. Lui sarà il vostro punto di riferimento, ancora, anche se posto a qualche centinaio di metri sopra di voi, che vi guiderà in ogni fase, facendovi sentire un po’ meno soli rispetto a tutto quello che vi si profila d’avanti. Per farvi un’idea, a livello gameplayistico potete prendere a paragone Firewatch di Campo Santo. Non siamo nelle lande selvagge del Wyoming e la nostra arma non è un walkie talkie e ci sono più robot in giro, ma il concetto in linea di massima è quello. E in The Invincible il lavoro di doppiaggio elevato spinge ancora di più le sensazioni emotive che vivrete una dietro l’altra in questo pianeta alieno. Difficile non “innamorarvi” di almeno uno dei due protagonisti. Proprio per questo, piccolo problema che in realtà spero sia capitato solo a me, in alcuni momenti la voce di Novik diventava bassissima, andando un po’ a minare lo stato d’animo (il mio) generale. Ok i sottotitoli, ma senza voce si perde molto.
Come il gioco citato precedentemente, vedrete il tutto unicamente dal punto di vista della protagonista e solo dai suoi occhi, per la durata intera del gioco. Niente cut-scene, primi piani, campi larghi. Sempre dagli occhi di Yesna (spesso dietro al suo casco). Una scelta che non risulta pesante (a parte un lieve motion-sickness per chi ne soffre nei titoli in prima persona, tipo me), e che vi porta a vivere determinati momenti con una forza emotiva che difficilmente viene provata nel nostro media (peccato che non posso spoilerare). La sintonia tra racconto della storia, situazioni vissute nel pianeta e modo in cui lo si attraversa, ripeto, vi farà veramente pensare di stare lì. La pesantezza del camminare, la corsa non eccessivamente veloce, le scalate che possono portare pericoli (ma non come in Jusant). Una lentezza di fondo che cozza con l’immediato tutto e subito, ma che riesce a rendere ogni momento importante, ogni morte con un peso reale.
(Quasi) ogni scelta è importante
E dovrete stare sempre pronti. Come detto, i dialoghi sono continui, e spesso dovrete intervenire per dire la vostra (a volte potrete anche rimanere in silenzio), direzionando ovviamente il discorso e i toni. Ogni scelta cambierà qualcosina nel momento, e alcuni bivi andranno ad incidere sul corso della storia. Non parliamo di cambiamenti stravolgenti di trama, ma che porteranno comunque ad una risoluzione ben differente a seconda di alcune scelte fatte. Io, nel mio (spulciando anche qualche altro finale in rete), mi posso ritenere soddisfatto. Inoltre, ogni volta che andrete avanti in determinate sezioni del gioco, sbloccherete delle tavole disegnate, che, in stile fumetto, potrete consultare nella schermata iniziale per approfondire meglio la storia, o semplicemente per godervi tutta la narrazione cronologica con degli ottimi disegni.
Graficamente non si grida al miracolo, ma il tutto risulta gradevole, specialmente i vari robot sparsi per il pianeta e determinate distese che danno un colpo d’occhio impressionante. A tal proposito, segnalo che fino al 20 novembre è possibile partecipare ad un contest ufficiale fatto dagli sviluppatori con la photo mode interna al gioco, per premiare il migliore scatto. Da amante della modalità, ammetto che mi ci sono cimentato per una discreta parte delle circa (più o meno) 6 orette che ho impiegato per portare a termine l’avventura. Doveroso concludere anche con l’accompagnamento musicale mai invasivo, ma che da buon titolo sci-fi fa poco uso di melodie molto distinguibili (anche se qui c’è qualche accenno importante), ma si fonda più su lunghi suoni densi che fondono armonie, scanditi magari da loop di note molto ritmate, che tendono ad esaltare un sentimento di sano smarrimento misto ad ansia tipici del genere. E che qui ci stanno alla grande.
Piattaforme: PC, PlayStation 5, Xbox Series X/S
Sviluppatore: Starward Industries
Publisher: 11 bit studios
The Invincible è un’avventura esplorativa dalla forte componente narrativa e per ciò va presa, e quello che fa lo fa molto bene. Vivrete un’avventura che vi porrà interrogativi uno dietro l’altro, alternando stati d’angoscia, di paura e di speranza, come se foste voi in quel lontano pianeta chiamato Regis III. Fortemente consigliato a chi apprezza le storie forti descritte bene in un mondo che funziona attorno, meno a chi preferisce quel mondo distruggerlo ad ogni costo.
