Intervista a Sebastian Kalemba, Game Director della nuova saga di The Witcher

In occasione dell’evento videoludico Milan Games Week & Cartoomics 2023, sono stati diversi gli ospiti famosi di questa edizione meneghina, con tanti volti esteri e piuttosto famosi. Tra questi, si annovera anche il nome di Sebastian Kalemba, Animation Director di Cyberpunk 2077 e Game Director della nuova saga di The Witcher. Abbiamo avuto l’onore di poterlo intervistare durante la seconda giornata della più importante manifestazione italiana a tema videoludico, per scoprire non solo cosa ci attende nel futuro della saga di Geralt di Rivia, ma anche le sue opinioni circa il panorama videoludico polacco e l’esperienza con Keanu Reeves nei panni di John Wick, in forte crescita. Sena indugiare ulteriormente, vi lasciamo alla nostra intervista in versione integrale qui sotto con Sebastian Kalemba.

sebastian kalemba

 

D- Cominciamo la nostra intervista proprio dal franchise The Witcher. Quali saranno i principali aspetti del futuro della saga? Ci sarà continuità con la traduzione o qualche punto di rottura con il passato? 

R- Chiaramente non posso dire molto su quanto verrà presentato in The Witcher, ma quello che posso dire è che in CD Project RED vogliamo davvero rispettare quello che è stato fatto finora, seguendo la tradizione, ma non ripetendo banalmente la stessa “ricetta” che abbiamo offerto finora ai giocatori. Abbiamo stabilito dei concetti e dei frame all’interno dei quali dobbiamo rimanere. I giocatori dovranno sentirsi a casa in qualche modo, ma ci saranno comunque delle innovazioni per aggiungere novità ai contenuti. 

D- The Witcher è nato dai romanzi di Andrzej Sapkowski, passando per i videogames e arrivando poi in tv con l’omonima serie di successo Netflix. Cosa ne pensi della commistione di media sempre più frequente per trattare lo stesso universo narrativo con mezzi diversi? Pensi che sia sempre un potenziamento, o ci sono anche rischi di depotenziamento di un franchise? 

R-Non abbiamo chiaramente controllo su quello che Netflix ha fatto con la serie TV rispetto alla storia di The Witcher, ma i libri di questa saga sono stati per noi molto importanti da seguire come canovaccio. Abbiamo un ottimo rapporto con Andrzej Sapkowski e personalmente ho letto tutto quello che ha scritto, anche un’antologia che non è mai stata pubblicata al di fuori della Polonia, che tratta di come dovrebbe essere un fan del genere fantasy, secondo il suo punto di vista. O ancora l’autore fa riferimento a diversi importanti libri fantasy per lui, e un concetto che l’autore ripete spesso è che il modo in cui lui crea le storie è come un cocktail, mischiando tra loro perfino generi . E questo è anche il metodo con cui abbiamo cercato di sviluppare le nostre storie all’interno dei giochi The Witcher, con quest che assomigliano a thriller, alcune più romantiche o a sfondo comedy.

The Witcher 3

D-In passato hai anche lavorato come lead animator per Cyberpunk 2077: hai qualche aneddoto da raccontarci su quel titolo? Cosa ti aspetti per un suo potenziale futuro?

R-Il futuro di questo titolo è ancora da definire, ma è prosperoso. Cyberpunk 2077 è una IP con un universo talmente vasto che in questo momento ci possiamo permettere di fare letteralmente quello che vogliamo. Abbiamo così tante idee per poter espandere quel mondo; pensiamo a quando è uscito nel 2020, con un focus specifico sulla città stessa e sulla personalità di quel luogo, se così possiamo dire. Invece Phantom Liberty (espansione di Cyberpunk 2077, ndr) ha tratti molto più thriller, mostrando anche prospettive diverse sulla storia. Creare i setting di questa storia è stato molto più sfidante: i poliziotti, i detective e tutto quanto c’è all’interno del gioco ha dimostrato non solo che c’è tanto contenuto, ma anche che c’è tanto potenziale. E per quanto riguarda gli aneddoti, oh beh, ce ne sono così tanti, forse il più importante è quello relativo al lavoro con Keanu Reeves. Lavorare con un attore così appassionato come lui è stato davvero piacevole, ha compreso fin da subito come si doveva comportare per calarsi nel personaggio in maniera spontanea. Lui è davvero un professionista, e quando è riuscito a immedesimarsi in John Wick, un personaggio davvero complesso, ha dimostrato di avere del talento per il modo in cui lo ha fatto.

D- Parlando ora del passato, hai iniziato nel 2006 come freelance, per poi percorrere un percorso sempre più in salita: che consiglio daresti ai freelancer che cominciano oggi il loro cammino nel mondo dei videogames?

R-Suggerirei prima di tutto di uscire dalla propria comfort zone. Non bisogna seguire schemi e modelli predefiniti, ma ci si deve sforzare per uscire anche dal proprio schema e imparare nuovi stili e metodi di espressione di sé in modo artistico, per aumentare e migliorare i propri strumenti nella “cassetta degli attrezzi” che abbiamo. Provare cose nuove ti rende un artista sempre più fuori dagli schemi e unico.

D-La Polonia si sta affacciando sempre più al mondo dei videogames: ci sono i presupposti per fare sì che diventi un paese competitivo a livello mondiale, in termini di resilienza, fertilità di questo ambito è skills tecniche?

R-La Polonia, statisticamente, sta crescendo sempre di più ogni anno. Di recente sta migliorando, ma abbiamo avuto in passato dei momenti più difficili durante i quali l’industria doveva semplicemente organizzarsi, anche durante la pandemia di Covid-19 del 2020, quando abbiamo dovuto comunicare con il nostro team sempre da remoto, e questo ha reso le cose molto più difficili. Oggi invece è nei primissimi Paesi europei, e grazie anche al lavoro che CD Project RED ha compiuto finora grandi passi in avanti. Ci sono sempre più investitori in questo settore, per piccole e grandi industrie nel settore, sta crescendo sempre di più.

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.