Children of the Sun

Children of the Sun Provato: pallottole grunge

Devolver Digital ci cala in un'ossessione da incubo a base di vendicative pallottole dalla balistica impossibile con Children of the Sun.

Devolver Digital ci cala in un'ossessione da incubo a base di vendicative pallottole dalla balistica impossibile con Children of the Sun.

Quando i tipi di Devolver Digital ti propongono di provare qualcosa di nuovo che sta per uscire sotto la loro etichetta drizzi le antenne e ti prepari a una qualche esperienza che sai già sarà quantomeno inusuale. Children of the Sun, in uscita nel corso del 2024 e di cui è ora disponibile una demo pubblica su Steam, è stata una di queste esperienze: un titolo uscito letteralmente dal nulla, principalmente realizzato da una sola persona (René Rother) e che ti cattura in una meccanica di gioco ipnotica e allucinante (in tutti i sensi).

Children of the Sun

Tell Me Where Did You Sleep Last Night

La cover di Where Did You Sleep Last Night che possiamo ascoltare in sottofondo al trailer d’annuncio del gioco è chiaramente ispirata alla versione dei Nirvana della celebre canzone di Leadbelly, e nel suo stile grunge e graffiante è un biglietto da visita perfetto per il titolo. La premessa della vicenda (e il suo svolgimento) vengono narrati tramite distorti flashback rivissuti dalla protagonista, una giovane ragazza che imbraccia il fucile del proprio vecchio per vendicare lui e la propria stessa esistenza, rovinata da una setta (i Children of the Sun del titolo) che ha tradito la promessa di una vita affrancata dalle preoccupazioni mondane: in realtà, l’affiliazione della sua famiglia al culto e la sottomissione al loro leader ha portato alla ragazza solo tormento, morte e disperazione, che verranno ripagati con sonori proiettili da caccia. Si tratta di una narrazione frammentata e volutamente distorta, a riflettere la psiche della giovane, e una delle cose migliori del gioco è che anche noi vediamo il mondo attraverso i suoi occhi, con una grafica e un sonoro volti a riproporre un senso di straniamento ossessivo e votato a un unico obiettivo: l’annichilimento della setta e dei suoi membri.

Il gioco è composto di una serie di scenari consecutivi sempre più ricchi di elementi con cui interagire e in cui lo scopo è quello di uccidere, a colpi di fucile, tutti i cultisti presenti nell’area. L’idea prende esplicitamente ispirazione da Killer 7 e Hitman, ma l’azione è molto più semplice, dato che controlleremo i movimenti della protagonista solo nei primi secondi del quadro, in cui potremo spostarla solo sull’asse orizzontale, a farle circumnavigare a distanza da cecchino i luoghi su cui sorgono le basi della setta. Dopo aver perlustrato in maniera sommaria questi dintorni, si avrà così un’idea dell’area, con i suoi occupanti, strutture e ostacoli, e si procederà a preparare un piano d’azione. Ogni persona presente è marcabile con un comodo (indispensabile, in realtà) indicatore visivo e la prima cosa da fare è trovare tutti i nostri bersagli, per poi trovare una soluzione balistica per assassinarli. La particolarità del gioco è che avremo un unico proiettile per uccidere un numero variabile (e sempre maggiore) di nemici, con la pallottola in grado di “ripartire” dal punto in cui ha ucciso verso un nuovo bersaglio, di sponda. La visuale, dunque, continuerà in prima persona andando da un bersaglio all’altro, cercando di inanellare un filotto assassino alimentato da odio allo stato puro. Una soluzione decisamente originale e bizzarra, narrativamente non spiegata ma calzante col folle e disperato contesto in cui è calata.

Naturalmente il primo colpo sparato metterà in allarme gli astanti, che cercheranno di fuggire: riuscire a prenderli in corsa è parte del gioco, e la vostra abilità sarà sfruttare l’ambiente circostante per capire che traiettoria prenderanno ma anche se è il caso di farli correre qualche metro in più prima di piantargli una pallottola nel cranio, approfittando della visuale che si andrà a conquistare nel punto specifico dell’assassinio. È tutto assolutamente cinico e nichilista, surreale e al contempo dannatamente lucido, tanto che dovrete al contempo fare attenzione sia agli ostacoli fisici che a quelli che possono semplicemente ostruirvi la visuale, come il fuoco di un falò, o approfittare di alcuni elementi più malleabili presenti nello scenario, come un uccello di passaggio che funga da sponda e punto di vista privilegiato dall’alto, o un elemento infiammabile o esplodente da sfruttare a nostro vantaggio.

Piattaforme: PC

Sviluppatore: René Rother

Publisher: Devolver Digital

Data di uscita: TBA

Children of the Sun è volutamente grezzo nella rappresentazione di tutte le sue componenti, e probabilmente è bello proprio per questo: una grafica ripulita non ne renderebbe il retrogusto e quel che c’è basta e avanza per farvi cadere irreparabilmente in un pozzo senza fondo fatto di vendetta e ossessione. Ossessione che, nel caso dei player, si tradurrà inevitabilmente nel voler rigiocare i vari livelli per perfezionare le meccaniche aggiuntive di deviazione dei colpi o, semplicemente, alla ricerca degli high score più alti nel ranking mondiale. Naturalmente, basta mancare un singolo bersaglio e sopraggiunge il game over: qui i vostri nervi vengono messi a dura prova, perché capirete se la preponderante dinamica puzzle può intrigarvi o innervosirvi, cosa assolutamente personale e che potrete verificare solo provando voi stessi la demo. Noi, dal canto nostro, vi consigliamo di provarla.

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.