Erazer Beast X40

Erazer Beast X40 Recensione: il cuore nuovo della bestia

Senza mezzi termini, l’Erazer Beast X40 è il portatile da gioco più prestante che abbia mai recensito, e probabilmente uno dei dispositivi più costosi che mi siano capitati tra le mani. Come suggerisce il nome, le sue prestazioni sono decisamente “bestiali”, anche paragonate alla configurazione precedente di cui abbiamo già parlato qualche mese fa. Per cominciare, a bordo troviamo una GeForce RTX 4090 con 16 GB di VRAM, la scheda grafica per laptop più pregiata e costosa del momento, abbinata a un Intel Core i9-14900HX: si tratta di una combinazione estremamente potente che, già da sola, riesce a fornire un’eloquente idea delle capacità di questo portatile che, con 32 GB di RAM DDR5 e 2 TB di memoria SSD, riesce a sopportare con disinvoltura anche attività onerose e caricamenti intensi. Il tutto è sormontato da uno schermo da 17 pollici con risoluzione di 2.560 x 1.600 pixel e rapporto d’aspetto di 16:10, ideale per qualsiasi attività professionale poiché la maggiore superficie aumenta la numerosità degli elementi visibili. Il display risulta eccellente anche per i giochi, grazie alla frequenza di aggiornamento di 240 Hz che lo posiziona molto in alto nella classifica rispetto ai suoi competitor diretti. Da chiuso, il Beast X40 ha una fisionomia alquanto ordinaria, benché l’ampia griglia di aerazione posteriore tradisca una certa predisposizione per il gaming. Tuttavia, una volta aperto, l’accattivante tastiera meccanica Cherry MX retroilluminata non lascia spazio ad alcun dubbio circa la sua reale destinazione d’uso.

Erazer Beast X40

Erazer Beast X40: il peso della sobrietà

Giochi competitivi come Counter-Strike 2, Tekken 8 o Valorant funzionano a meraviglia, con frame rate che riescono addirittura a raggiungere i 300fps, e anche titoli piuttosto esosi alla stregua di Cyberpunk 2077, Baldur’s Gate 3 e Granblue Fantasy: Relink superano abbondantemente i 120fps. Inutile aggiungere che, in determinati frangenti, i 240Hz sono un’autentica manna dal cielo. Un aspetto molto interessante, e di contro anche piuttosto bizzarro, sul quale vorrei soffermarmi è un “accessorio” che non viene fornito di serie: se esaminate la scocca del Beast, troverete infatti due ingressi separati sul retro a cui è possibile collegare… un dissipatore d’acqua esterno. Sì, avete letto bene. Potete riempire d’acqua il serbatoio dell’Erazer Cooling Kit, collegarlo al portatile e quest’ultimo beneficerà di un po’ di refrigerio supplementare se paragonato alle normali ventole. È una caratteristica sorprendente e innovativa? Sì. È anche un po’ inutile? Di nuovo, sì, anche perché senza acquistare tale accessorio vi ritroverete con una porta inutilizzata sul retro. Tutto questo bendidio comporta peraltro una spesa non indifferente: il prezzo del laptop si aggira intorno ai 4000 euro, a cui vanno aggiunti altri 250 euro se si desidera il dissipatore esterno, una cifra decisamente elevata per il pacchetto completo. Esiste anche una versione equipaggiata con processore Intel i9-13900HX e RTX 4080, ma la cifra che bisogna sborsare per accaparrarsela, a meno di non approfittare di qualche offerta speciale, non scende comunque al di sotto dei 3000 euro. Come già accennato, l’estetica del Beast X40 lo fa sembrare piuttosto banale, ma l’impressione complessiva è quella di solidità e consistenza, impressione che diventa certezza non appena proviamo a sollevarlo e ci rendiamo conto dei suoi quasi 3 kg di peso, ai quali si accosta la consistenza non indifferente dell’alimentatore, un vero e proprio mattoncino che può essere impiegato anche come strumento di autodifesa all’occorrenza. I designer hanno scartato molte convenzioni dei portatili da gioco, come le appariscenti prese d’aria per il riscaldamento, gli odiosi ghirigori sul rivestimento esterno e la sfilza infinita di bardature luminose RGB incollate un po’ ovunque.

Ciò che resta è un prodotto adatto a chi trova l’atmosfera adolescenziale dei laptop di questo tipo un po’ imbarazzante, con le uniche eccezioni rappresentate dal LED colorato che illumina il logo sul coperchio e una sottile fascia di diodi sul retro. Lo stile total black, misurato e di buon gusto, richiama alla mente la serie Blade 17 di Razer ma, a differenza di quest’ultima, Medion non punta a diventare la Apple dei portatili gaming poiché la sua voluminosità non è trascurabile e non può certo gareggiare con gli ultrabook più sottili che negli ultimi tempi hanno invaso gli scaffali, fisici e digitali, dei negozi di elettronica. I già citati tasti Cherry MX Ultra Low Profile Tactile sono gradevoli sotto le dita, possiedono una corsa di 1,8 mm ed emettono suoni abbastanza nitidi. Tuttavia, malgrado il declamato “profilo basso”, l’utilizzo in ambienti tranquilli e silenziosi è percepibile, dunque fareste meglio a tenerne conto qualora voleste adoperarlo in un open space o in una biblioteca (per inciso, solo la fila superiore di pulsanti e il tastierino numerico sono a membrana anziché meccanici). Se non altro, fra i primati che ho menzionato in apertura posso conteggiare anche l’assoluta efficacia della tastiera integrata sia a scopo ludico che lavorativo: una volta tanto, non ho sentito il bisogno di collegare una periferica esterna, anche se la comodità di quest’ultima resta innegabile. Il touchpad è oltremodo funzionale, anche se di dimensioni forse eccessive e in diverse occasioni ha intercettato i movimenti del palmo mentre muovevo le mani fra i tasti come tocchi involontari. Quando l’ho impiegato “seriamente” per indirizzare il puntatore del mouse, il mirino oppure l’inquadratura, ha svolto egregiamente il suo dovere e il palm rejection, ossia quel parametro configurabile che consente alla superficie tattile di riconoscere le pressioni effettuate da appendici più grandi di un dito, come il palmo della mano appunto, è riuscito ad interpretare in modo corretto gli input nella stragrande maggioranza dei casi.

Erazer Beast X40

Il meglio del meglio

Sopra il display trova spazio una webcam Full HD, di qualità tutto sommato passabile, ma la mancanza di un coperchio o un otturatore di qualche tipo potrebbe contrariarvi se tenete alla vostra privacy. Il posizionamento delle porte d’ingresso è abbastanza sensato, per quanto avrei preferito che le due USB-A sul lato destro fossero collocate su quello opposto piuttosto che sul retro. Oltre ad esse, è presente anche un lettore di schede SD, mentre sul lato sinistro c’è il jack da 3,5 mm, un’altra porta USB e, nella porzione posteriore, la presa di ricarica, la porta HDMI, una USB-C e due punti di connessione per l’ormai celebre dissipatore d’acqua esterno. Lo schermo dell’Erazer Beast X40 è come quello della precedente incarnazione, un ampio display IPS da 17 pollici con una risoluzione di 2560 x 1600 pixel (QHD+) e un rapporto d’aspetto di 16:10, che negli ultimi anni ha preso sempre più piede nei portatili con i relativi benefici nelle mansioni professionali, in particolar modo se l’editing video è il nostro pane quotidiano. Come potete vedere dalle foto incluse nell’articolo, le vituperate bande nere durante la visualizzazione di programmi in streaming o videogiochi, a causa dell’aspect ratio relativamente poco convenzionale, compaiono con una certa regolarità, ma dopo un po’ ci si fa l’abitudine. La prestante GeForce RTX 4090 permette di raggiungere i 240 Hz in scioltezza su gran parte dei titoli che ho collaudato, senza dover per forza ricorrere a escamotage quali DLSS e Frame Generation, mentre i colori sono belli e vivaci con una copertura sRGB del 99,8% e DCI-P3 del 76,3%, valori decisamente sopra la media e apprezzabili da un ampio bacino d’utenza.

La scheda grafica, unita a una RAM e una CPU di tutto rispetto, consente di giocare con le impostazioni più elevate possibili per la quasi totalità dei giochi disponibili sul mercato. I match a Counter-Strike 2 e Palworld in multigiocatore hanno dimostrato che il Beast X40 è in grado di mantenere un frame rate elevato anche per sessioni prolungate poiché, come ben sappiamo, i picchi da 400 fps sono sempre  piacevoli, ma se poi vengono dimezzati ogni 30 secondi risultano ben poco utili. Anche i single player particolarmente impegnativi quali Cyberpunk 2077 e God of War non sono mai scesi al di sotto dei 120 fps, con DLSS e Frame Generation che hanno compensato alla grande la richiesta supplementare di frame che ha comportato l’attivazione del ray tracing. Beninteso, ciò non significa che il portatile sia perfetto, poiché purtroppo non è esente dal classico problema della sua categoria, ovvero l’inquinamento acustico: i carichi di lavoro troppo impegnativi, come titoli particolarmente esosi o il rendering video, trasformano le ventole nei reattori di un Boeing 747 a bassa quota, tanto che personalmente eviterei di mettermi a giocare in una stanza comune, a meno di non regalare un paio di cuffie con ANC a tutti i presenti.

Erazer Beast X40

Inoltre, come da copione, mi sarei aspettato una durata piuttosto modesta della batteria, impegnata com’è a sorreggere il fardello computazionale del qui presente mostro. Al contrario, ho potuto constatare la gagliardezza di un accumulatore che ha retto quasi cinque ore di gioco, seppur con una regolazione molto oculata del risparmio energetico, raggiunte le quali è stato comunque necessario trovare una presa libera in casa. Intendiamoci, ho avuto la fortuna di recensire un modello appena uscito dalla fabbrica, perciò mi aspetto che le performance degradino nel tempo, ma in ogni caso è ragionevole attendersi le classiche 3-4 ore di utilizzo normale con navigazione e scrittura di testi, e all’incirca la metà se vogliamo cominciare a fare sul serio. Comunque niente male considerata la potenza celata sotto la scocca. Il software più importante installato nel portatile, oltre chiaramente a Windows, è il Control Center, tramite cui è possibile trovare tutte le informazioni relative a batteria, prestazioni, luce, display e altro ancora.

Nelle impostazioni generali possiamo accedere alle opzioni rapide per bloccare il tasto Function, spegnere il touchpad, attivare NVIDIA Optimus (la tecnologia brevettata dalla multinazionale per passare senza soluzione di continuità dalla GPU integrata a quella esterna, a seconda del carico di lavoro) e altro ancora, mentre nella scheda prestazioni è possibile passare da una modalità di alimentazione all’altra (ad esempio bilanciata, di gioco e silenziosa). I settaggi migliori sono però i singoli menu di opzioni per regolare l’illuminazione: siamo infatti in grado di scegliere una serie di preset che mostrano diversi effetti RGB sulla tastiera, come dei cerchi che si spandono nell’acqua, un’aurora boreale, un arcobaleno e via dicendo. La brillantezza delle luci, la velocità delle animazioni e i colori preferiti sono tutti regolabili. Inoltre, è possibile aggiungere una palette personalizzata e selezionare il tasto che si desidera utilizzare per alternare le differenti modalità, una gamma decisamente vasta di configurazioni per definire al meglio il proprio stile.

Erazer Beast X40

L’ho scritto nel titolo e lo ribadisco in sede di giudizio: l’Erazer Beast X40 è un’autentica bestia. Siamo di fronte al portatile da gioco con le specifiche migliori della categoria che si possano trovare nel 2024, un passo in avanti davvero significativo anche rispetto al suo predecessore di linea. Il prezzo estremamente elevato e alcuni piccoli problemi tecnici come una webcam appena discreta e degli speaker integrati non proprio eccelsi potrebbero far storcere qualche naso, ma difficilmente troverete qualcosa di meglio nella medesima, seppur elevata, fascia di prezzo.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.