Le inutili polemiche sui videogiochi

Da qualche giorno rimbalzano per la Rete commenti di varia natura riguardo agli elementi di razzismo che, secondo alcuni, permeano il mondo dei videogiochi. Un tema questo da qualche tempo di attualità, a partire dalle discussioni che hanno anticipato l’uscita di Resident Evil 5, titolo accusato di essere fortemente discriminatorio poiché essendo..

Da qualche giorno rimbalzano per la Rete commenti di varia natura riguardo agli elementi di razzismo che, secondo alcuni, permeano il mondo dei videogiochi. Un tema questo da qualche tempo di attualità, a partire dalle discussioni che hanno anticipato l’uscita di Resident Evil 5, titolo accusato di essere fortemente discriminatorio poiché, essendo ambientato in Africa, si doveva sparare a zombie di colore. Non vorrei riaprire con questo editoriale il fronte di quelle polemiche che, con mia grande sorpresa, hanno coinvolto anche il famoso giornalista americano N’Gai Croal, probabilmente ipersensibilizzato per essere egli stesso di colore verso tematiche sulle quali, essendo un esperto di videogiochi, dovrebbe essere ampiamente avveduto (trovate una sua column ogni mese su Edge e quindi sulla nostra Game Pro). Non vorrei farlo, dicevo, ma purtroppo mi trovo costretto a tornare sull’argomento a causa di una nuova polemica che questa volta riguarda Left for Dead 2. A lanciare un grido di allarme è stato un paio di settimane fa Willie Jefferson del The Houston Chronicle, che afferma di sentirsi fortemente a disagio in quanto il prossimo titolo di Valve, ambientato a New Orleans, vede una forte componente di zombie afroamericani; un altro elemento che contesta è che il gioco si svolge in una città che è stata vittima di un evento tragico quale l’uragano Katrina.

La ragione per la quale dedico un editoriale a una questione creata ad arte da un giornalista in cerca di gloria non è la notizia in sé: come vi dicevo, è vecchia di qualche settimana e personalmente ne ho le tasche piene, come voi del resto, di queste polemiche create a tavolino per vendere qualche copia in più. Il vero motivo che mi ha metaforicamente messo in mano la penna è che di questo articolo se ne parla ancora oggi. E, attenzione, a tenere vive le braci attizzate il 15 luglio da tale Willie Jefferson è la nostra stessa industry, in un circolo vizioso dal quale pare difficile uscire. Ieri infatti Chet Faliszek, lo sceneggiatore di Valve dietro a L4D2, ha risposto non senza un certo ritardo alle accuse che gli sono state mosse, quasi giustificandosi (“Ci sono varie razze di zombie a cui sparare e non credo che il gioco sia razzista solo per averlo ambientato a New Orleans”). L’articolo è stato quindi ripreso da vari siti specializzati stranieri, dai quali il sottoscritto ha poi tratto l’ispirazione per questo editoriale…

Le considerazioni da fare in merito a questa polemica sono in larga parte analoghe a quelle già fatte ai tempi della vicenda riguardante Resident Evil 5. La prima che mi viene in mente è che in un mondo in cui il razzismo fosse realmente superato, sarebbe indifferente il colore dello zombie che si uccide in un videogioco. Il fatto invece che sparare a un bianco sia moralmente accettabile mentre a un afroamericano no, è indice di un involontario razzismo di chi per primo crea certe polemiche.
New Orleans, poi, è una città con una forte componente di colore, per ragioni geografiche e storiche: volerla però accomunare all’Africa di Resident Evil 5 è indubbiamente una forzatura, così come lo è il volere criticare la scelta della location, New Orleans, perché piagata dall’uragano Katrina: non mi risulta che Willie Jefferson abbia scritto un articolo contro Prototype, in cui il protagonista mette a ferro e fuoco una New York dove la ferita di Ground Zero è ben lungi dall’essersi rimarginata.

Però, anche rileggendo quanto appena scritto, mi accorgo che il punto della situazione è un altro, ovvero che alle volte rimpiango i vecchi tempi in cui i videogame erano una nicchia per pochi pionieri tecnologici, e nessun mass media se ne interessava. Ora invece non passa un mese senza che qualcuno cerchi lo scoop a effetto, e sono anni che va avanti questo teatrino: alle volte ci si arrabbia, altre ci si sente vittima di un’ingiustizia, altre infine si sente solo una profonda stanchezza…
Ma poi, ecco arrivare una nuova polemica: in Call of Juarez 2 il protagonista è un soldato Confederato (quindi Sudista) che vede ucciso suo fratello dai ‘cattivi’ dell’Unione, il che sempre secondo Willie Jefferson comporterebbe una mancanza di rispetto alla memoria di Abramo Lincoln, comandante Nordista e futuro Presidente degli Stati Uniti.
Ed ecco tornare la voglia di ribattere colpo su colpo… 😉