Da buon appassionato di sport americani aspettavo con grande trepidazione l’uscita nei negozi di NBA 2K14, soprattutto dopo aver vinto un paio di anelli con il precedente capitolo della simulazione cestistica di Visual Concepts. In attesa delle console next-gen, mi aspettavo un “compitino” da parte di 2K SportsVisual Concepts, soprattutto dopo aver visto Electronic Arts non brillare particolarmente con gli episodi 2013-2014 dei vari Madden NFL, NCAA Football, NHL e persino FIFA (che, evidentemente, devo ancora metabolizzare un po’, prima di farmelo piacere definitivamente). Anche perché, diciamolo, le novità più strombazzate nei mesi precedenti (come le squadre dell’Eurolega e la modalità dedicata a King James, testimonial del gioco) non mi avevano elettrizzato un granché. Un po’ perché il basket europeo non mi esalta più di tanto e un po’ perché LBJ è un personaggio mediatico e che tende a dividere le platee, al contrario di quanto faceva a suo tempo il leggendario Michael Jordan.
AREA PITTURATA
E invece, i ragazzi di 2K SportsVisual Concepts sono riusciti a confezionare una simulazione migliore rispetto a quella dello scorso anno. In che modo? Lavorando principalmente sulla giocabilità, cercando di perfezionare quelle fasi di gameplay puro che non convincevano al 100%. I contatti sotto canestro, per esempio. Oppure le stoppate, che in NBA 2K13 erano un po’ troppo difficili da eseguire. Il motore fisico è stato sistemato a dovere e i contatti, anche nella gestione dei blocchi, sono più reali e finalmente un centro dominante come Roy Hibbert può stoppare più volte un D-Wade nella stessa azione. A impressionare in positivo è quindi la fisicità in campo aperto e sotto canestro. Ad esempio, spesso capiterà di vedere un Durant volare dopo aver subito un blocco duro o tirare in condizioni di scarso equilibrio. Anche nella lotta per i rimbalzi si notano grandi miglioramenti: un tagliafuori eseguito perfettamente o un centro dotato di buon tonnellaggio fanno la differenza nell’area pitturata, molto più che in passato.
Una delle novità meno strombazzate di NBA 2K14 è l’introduzione del sistema “2K Smart Play”, un modo semplice e intuitivo per chiamare lo “schema giusto al momento giusto” sul parquet. Si tratta di una feature particolarmente riuscita, una funzione che agevola non poco il giocatore, sia nella lettura del tipo di difesa da affrontare, sia per contrastare l’attacco avversario. Infatti, sfruttando il “2K Smart Play” si possono scegliere in tempo reale i giochi da chiamare, in base alle caratteristiche del quintetto in campo e al cronometro. In poche parole, non si perdono preziosi secondi nel selezionare lo schema giusto (come succedeva nel precedente capitolo) e l’azione sul parquet risulta priva di tempi morti.
A proposito di chiamate dalla panchina, gli schemi vengono eseguiti dalla CPU con sorprendente realismo, sia “con”, sia “contro” di noi. Per esempio, il pick and roll degli Spurs viene replicato in modo enciclopedico dall’Intelligenza Artificiale, e lo stesso discorso vale per le transizioni a tutta velocità dei Thunder guidate dalla coppia Durant-Westbrook. E che dire dei nuovi Rockets? Gioco in post per Howard a manetta, alla faccia di quello che pensava Kobe.
Vedere in azione la coppia Garnett e Pierce in maglia Nets provocherà un tuffo al cuore ai tifosi biancoverdi di Boston: per limitare (o amplificare) l’effetto nostalgia è sempre possibile giocare con le squadre leggendarie che hanno conquistato più di un anello o hanno scritto pagine importanti nella storia della NBA. E, tanto per gradire, consiglio come aperitivo un bel “Jordan contro James”, per vedere chi è il più forte tra i due. Se invece volete cimentarvi con l’Eurolega, ci sono 14 squadre (tra cui Milano e Siena) per soddisfare la vostra fame di basket europeo.
TENDENZE E NON SOLO
NBA 2K14 riesce a replicare con buona fedeltà le tendenze nel gioco e le percentuali di tiro della maggior parte delle franchigie NBA. Certo, ogni tanto alla voce “tiri presi” ci sono dei numeri non propriamente realistici, ma nel complesso il lavoro fatto da 2K Sports supera ampiamente le aspettative, soprattutto nella fase difensiva. Qualche incongruenza tecnica non manca, come vedere un Blake Griffin che tira da tre con la precisione di Kawhi Leonard, oppure un Greg Oden che, superati i problemi alle ginocchia, palleggia come Dwane Wade.
Il “Pro Stick”, ossia il sistema di controllo che gestisce tiro, passaggi, palleggi, cross over e altro ancora tramite le due levette analogiche del pad, è stato arricchito da alcune nuove funzioni che richiedono un po’ di pratica e TANTA pazienza per essere assimilate. Domanda: c’era davvero bisogno di cambiarlo, visto che funzionava così bene?
LEBRON VERSO MICHAEL?
Una delle novità di NBA 2K14 è la modalità “LeBron: verso la gloria”: si guida la stella della St.Vincent/St.Mary High School nella sua carriera, affrontando una serie di partite e scenari. Il “Prescelto” potrà tentare di creare una dinastia sempre con i Miami Heat, oppure portare al successo una nuova franchigia. Personalmente, non è una modalità che mi ha entusiasmato molto: rispetto al lavoro fatto con MJ negli anni precedenti, questa dedicata a LBJ mi è sembrata priva di mordente.
Gradito è il ritorno della modalità “Bande” per sfide 5 contro 5 online con il proprio gruppetto di amici, dopo l’ultima apparizione in NBA 2K11. “La mia Carriera” e “Il mio Giocatore” e l’”Associazione”, invece, non presentano novità significative rispetto alle versioni dello scorso anno, ma stiamo parlando di modalità che nel complesso erano comunque ben fatte e non abbisognavano di ritocchi. Da segnalare la sparizione dell’All Star Weekend (per l’ennesima volta) e quella delle monete (gli sfortunati VC Points). Nel frattempo, sappiate che EA ha annunciato per la versione next gen di NBA LIVE 14 l’introduzione dell’Ultimate Team.
CAPOLINEA
Da un punto di vista grafico, a parte qualche nuova animazione e una maggiore fluidità in certe movenze, risulta evidente come le console della attuale generazione abbiano ormai raggiunto il massimo del loro potenziale. Se si escludono LeBron e altre superstar (i tratti somatici sono impressionanti), la maggior parte dei giocatori della NBA presenta dei corpi non particolarmente proporzionati. Per quanto riguarda le animazioni, spero in qualcosa di più “sorprendente” per le versioni di NBA 2K14 per PS4 e Xbox One, anche se la current gen si difende molto bene, da questo punto di vista. L’anno scorso la colonna sonora era stata firmata da una star di prima grandezza come Jay-Z. A questo giro il compito è toccato al buon LeBron, che si è divertito a selezionare un po’ di tracce per noi giocatori: dalla gettonatissima Get Lucky dei Daft Punk fino a un classico come In the air tonight di Phil Collins, per un NBA 2K14 meno hip-hop e più pop!