Homefront: The Revolution – Anteprima

Deals with Gold

[player 01z04u5zx2qq69]
Partiamo da una premessa fondamentale: io sono uno di quelli cui Homefront è piaciuto. Non un sacco, intendiamoci. Però le premesse narrative erano buone e come sparatutto “caciarone”, tutto sommato, il suo lo faceva anche. Il problema è che lo sviluppo si era impantanato in tanti di quei problemi (col senno di poi, causati per la massima parte dalle difficoltà finanziarie di THQ) che il prodotto finale non poteva non risentirne pesantemente. Eppure alcuni momenti forti restano negli occhi, come il pianto del bambino che assiste alla fucilazione dei genitori da parte dell’esercito invasore nordcoreano, o come quando il nostro eroe deve sfuggire a morte certa, nascondendosi tra i cadaveri di una fossa comune. Gli orrori della guerra tra le mura di casa è un tema ricorrente nella letteratura drammatica; un po’ meno di quella ludica, dove in genere vestiamo i panni di soldati alle prese con missioni dall’altra parte del mondo o, al massimo, con terroristi sul suolo natio, laddove difficilmente emerge la forza emotiva causata dalla consapevolezza della forza soverchiante del nemico. Oltre al primo Homefront, di primo acchito mi viene in mente solo l’ucronica rappresentazione di Wolfenstein (ben incarnata dal recente The New Order), che tuttavia ci porta indietro nel tempo e non ci permette di sentire del tutto “moderna e plausibile” la situazione ivi narrata.

Qualche giorno fa mi sono recato a Londra, invitato da Deep Silver per un press tour dove erano protagonisti due titoli. Il primo era Metro Redux, di cui vi ho parlato venerdì in questo articolo. Il secondo era un videogioco misterioso, a proposito del quale non ci è stato detto nulla fino a quando non siamo arrivati alla location dell’evento. Il videogioco in questione, come avrete capito benissimo anche dal titolo del pezzo, si chiama Homefront: The Revolution. Attenzione a non cadere nel tranello del facile confronto col passato e a considerarlo un naturale seguito del titolo di Kaos Studios: gli sviluppatori hanno fatto loro l’ottima premessa (gli Stati Uniti del 2025 invasi e sottomessi dalla Corea del Nord) ma hanno cucito attorno a essa un titolo completamente nuovo nel concept e nelle dinamiche. Sviluppatori che – non ve lo avevo ancora detto – sono i ragazzi di Crytek, per la precisione quelli dislocati negli studi di Nottingham. Non deve stupire, quindi, che il motore grafico utilizzato sia il CryEngine, un tool estremamente malleabile e adatto alla produzione di open world. E di fps open world si tratta, in effetti.

Homefront: The Revolution è ambientato a Philadelphia, quattro anni dopo l’occupazione coreana. La scelta da parte di Crytek non è casuale, visto che la città della Pennsylvania è il luogo dove sono state firmate la Dichiarazione di Indipendenza (il 4 luglio del 1776) e la Costituzione degli Stati Uniti, e ha rappresentato un focolaio fondamentale per tutta la Rivoluzione Americana. La situazione dipinta in questo nuovo Homefront è ancora più tragica di quella che abbiamo conosciuto nel lavoro di Kaos Studios: gli invasori hanno ormai preso il totale controllo del territorio e l’opposizione rivoluzionaria è debole e poco organizzata. Il protagonista del gioco (che pare Christian Bale da giovane, come si evince dal trailer di annuncio che potete ammirare a inizio articolo) è uno di quelli che ancora tentano di soverchiare le cose, nonostante la palese situazione di inferiorità.

È una rivoluzione che parte dal basso, quella di Crytek.
È una rivoluzione che parte dal basso, quella di Crytek.

La Philadelphia dipinta da Crytek è una città totalmente trasformata, imbevuta di droni volanti e pattuglie di soldati alla ricerca di un modo per sfogare la propria frustrazione contro la popolazione inerme. Sostanzialmente – come ci racconta il simpatico Fasahat Salim, Associate Producer del gioco, durante una chiacchierata informale – la topografia cittadina è divisa in settori di tre colori: i distretti verdi sono abitati dai ricconi dagli occhi a mandorla e dagli americani che hanno fatto buon viso a cattivo gioco; quelli gialli contengono il grosso della popolazione, che vive sotto il controllo militare dell’esercito; le zone rosse, infine, sono aree anarchiche, dove tutto è lasciato all’abbandono e alla disperazione più totale. A noi la più totale libertà di muoverci in giro, consapevoli dei rischi che ognuno dei distretti porta in seno.

Ovviamente, trattandosi di un evento “reveal”, non è stato possibile mettere mano a una versione giocabile. Tuttavia, ci è stato presentato un lungo filmato di gameplay (tratto dalla versione PC e che sarà probabilmente diffuso durante l’E3), il quale ha avuto il pregio di evidenziare fin da subito alcuni plus non da poco. Cominciamo dalla resa del CryEngine, che di fronte ad atmosfere cupe come quelle di Homefront: The Revolution sembra tirare fuori i muscoli come mai prima d’ora. La pioggia e il vento sferzano l’aria, danzando con le luci di sorveglianza dei droni che pattugliano le strade; il nostro protagonista armeggia con la propria arma all’interno di un piccolo deposito della resistenza, laddove la polvere sporca ogni cosa e aumenta a dismisura la sensazione di abbandono; quando le armi cominciano a cantare, esplosioni e luci illuminano la notte e quasi accecano la vista. L’unico problema “visibile” riguarda un frame rate ancora vagamente incostante, ma considerando lo stato embrionale di sviluppo c’è di che ben sperare. Stando a Crytek, quello che abbiamo visto sarà passibile di miglioramenti e non di downgrade: gli sviluppatori, insomma, non hanno alcuna intenzione di infilarsi nel dedalico labirinto di quelle polemiche tecniche che recentemente hanno coinvolto alcuni titoli anche celebri (come il recente Watch_Dogs).

Philadelphia ha visto giorni migliori di questo.
Philadelphia ha visto giorni migliori di questo. Con buona pace di Rocky Balboa.

Entrando più nel dettaglio sulle questioni di gameplay, l’accento è stato posto soprattutto sul concetto di Reactive Occupation, ovvero il lato vagamente sandbox di Homefront: The Revolution. Fondamentalmente, la Philadelphia di partenza sarà la stessa per tutti, ma il suo sviluppo no, visto che ribelli e milizie occupanti agiranno indipendentemente da noi, che potremo stare lì a “lurkare” quello che accade, osservandone le conseguenze. Anche l’assalto allo stesso avamposto nemico potrà svolgersi in vario modo secondo la partita, vista la dislocazione casuale dei soldati al suo interno.

Affrontare situazioni così mobili richiede un approccio alla guerriglia non necessariamente legato al semplice sparare. Anzi, gli sviluppatori sono stati chiari nel sottolineare che non è mai una buona idea affrontare a muso duro un esercito numericamente più nutrito e tecnologicamente overperformed. Ergo, meglio affidarsi a un po’ di sana pianificazione, osservando bene la situazione (magari attraverso un cellulare, con cui evidenziare gli elementi di interesse, nemici compresi) e ragionando su opportunità alternative. Ad esempio, si può pensare a qualche opera di sabotaggio, come ci è stato mostrato nel video di gameplay di cui sopra, laddove chi teneva in mano il pad faceva penetrare nell’avamposto un piccolo mezzo a quattro ruote dotato di esplosivo, nascondendosi sotto un blindato nemico, così da creare il giusto diversivo.

Anche l’interfaccia sembra ben pensata. In particolare, ho apprezzato la scioltezza con cui si può personalizzare l’arma direttamente durante l’azione: premendo un tasto, difatti, il personaggio ruota perpendicolarmente il fucile (o cosa per esso) così che gli elementi modificabili vengano evidenziati e assegnati ad altrettanti pulsanti del pad. In questo modo, ci vogliono davvero pochi secondi per montare un’ottica, un silenziatore o un caricatore aggiuntivo, senza dover accedere a complicati menu e interrompere la percezione di quanto ci accade attorno. Peraltro, ci è stato spiegato (e mostrato) che la mappa pullula di piccole zone nascoste, che fungono da magazzini ove pescare upgrade di ogni tipo e “craftare” tutto quanto ci può essere utile per portare a felice compimento la missione in corso.

Pianificare e accerchiare, senza usare il muso duro: ecco come fare la rivoluzione con poche risorse!
Pianificare e accerchiare, senza usare il muso duro: ecco come fare la rivoluzione con poche risorse!

Sempre dal video di gameplay emerge il fatto che Homefront: The Revolution avrà al sua arco anche una forte componente online. Le vicende del gioco, difatti, potranno essere affrontate in co-op fino a un massimo di quattro giocatori, con tutto quello che ne consegue in quanto a pianificazione. Pensate, ad esempio, a quanto vi ho scritto poco fa sulla presa di un avamposto nemico: un paio di giocatori potrebbero creare un diversivo e poi concentrare il fuoco su di loro, mentre gli altri due potrebbero sgattaiolare non visti dietro le linee e portare a termine obiettivi primari e secondari. In questo, così come in un paio di altre cose, ho rivisto alcuni aspetti di The Division; a domanda diretta, il buon Fasahat Salim di cui sopra ha riso di gusto e ha risposto sornione con un laconico “beh… l’hai detto tu, non io.

Non so voi, ma io sento buone sensazioni dietro a questo Homefront: The Revolution. Certo, c’è ancora un sacco da vedere e finora è stata semplicemente grattata la punta di un iceberg che pare molto più grosso sotto il pelo dell’acqua, ma il claim usato da Crytek per presentarci la loro creatura è quantomai efficace: “Homefront come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio.

Ah… un’ultima ma importante informazione: Homefront uscirà nel 2015 (salvo ritardi) su PC, Xbox One, PS4, MAC e persino Linux. Incrociamo le dita e speriamo che tutto vada per il meglio. Quel che è certo è che il titolo di Crytek farà parlare di sé nei prossimi mesi, e noi saremo qui a dettagliarvi ogni piccolo avanzamento nello sviluppo.