Preacher – Recensione 1×01 “Pilot”

Vent’anni fa un giovane scrittore di fumetti di nome Garth Ennis creava insieme al disegnatore Steve Dillon una storia americana. In quella storia c’era la disperazione, l’amore eterno, e fiumi di alcol. C’era razzismo, blasfemia, critica sociale, parolacce e tanta, tanta epica. Sopra, il cielo del Texas. Era una storia sulla religione in cui l’unico Santo era quello Degli Assassini, ispirato ad Unforgiven di Clint Eastwood. La serie di Preacher viene pubblicata da Vertigo, divisione DC per opere adatte a un pubblico maturo e, diventata un cult, si conclude nell’ottobre del 2000 con un glorioso epilogo. Vent’anni dopo due appassionati fan del fumetto riescono finalmente a trovare i presupposti per farne la trasposizione televisiva, per farlo conoscere al grande pubblico e dare un volto in carne e ossa a quei fantastici personaggi. I due si chiamano Seth Rogen e Evan Goldberg, e il loro ultimo lavoro è stato il film comico/sci-fi This is the End. I “presupposti” glieli fornisce il canale AMC, che vuole investire in un franchise fresco dopo il successo di The Walking Dead. Il colloquio fra produttore e creatori me lo figuro su per giù così: AMC : Abbiamo soldi da spendere, ma neanche tanti. R&G: C’è un fumetto in cui c’è un personaggio con il culo al posto della faccia. AMC: Facciamolo. Ma Facciadiculo dev’esserci dal primo episodio, sennò non se ne fa niente. R&G: Certo, sai che bella action figure che ti viene!

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Ma l’inclusione sin dal pilot di Facciadiculo (Arseface in originale) è solo una minuzia, certamente perdonabile, resa necessaria dalla considerazione che per catturare il pubblico, di questi tempi, ci vuole un tocco di gore in più. Il problema di Preacher è un altro, e mi salta agli occhi fin da quando finisco di (ri)leggere tutto contento il primo numero del fumetto con nuova copertina edito in occasione del lancio della serie. Alla fine dell’albo, infatti, trovo la presentazione dei personaggi che troverò all’interno delle prime puntate. C’è Jesse, c’è Tulip, c’è Cassidy. Tutto bene. C’è lo sceriffo Root, ottimo! Ad Arseface manca il perenne rivolo di bava, ma va bene lo stesso, dai. Aspetta un attimo: chi è questa Emily? Una vedova, madre di tre figli… non me la ricordo proprio. Ok, direte voi, c’è un personaggio in più, e che sarà mai? Le serie televisive hanno esigenze diverse rispetto ai fumetti, aggiornati! Ma, ovviamente, il fatto è che Rogen & Co. non hanno aggiunto solo un personaggio, ma un’intera cittadina del Texas. Annville, 200 anime, nel fumetto viene letteralmente annientata a metà albo. Tutto ciò che verremo a sapere sui suoi abitanti è che sono generalmente cattive persone. Con la scelta di mantenerli in vita, e di conseguenza di ambientarvi verosimilmente almeno tutta la prima stagione, siamo così costretti a seguire il reverendo Custer tentare di risolvere i futili problemi di una città di provincia.

Un giovane scrittore di fumetti di nome Garth Ennis creava insieme al disegnatore Steve Dillon una storia americana.

Una scelta che non avrei nemmeno tanto criticato se il risultato non fosse stato terribilmente noioso. Tra l’altro a questa decisione ne corrisponde un’altra, ben più grave, sullo stravolgimento del “cuore” dei personaggi. Alla fine della puntata Jesse è profondamente angosciato dal fatto di non riuscire ad essere “un buon predicatore”, ma decide comunque di rimanere nella sua chiesa, con la sua comunità. Lo stesso personaggio del fumetto è un indiscusso “badass”, il suo spirito guida è John “The Duke” Wayne e, una volta scoperto che Dio è scappato dal paradiso perché ha paura di lui, si mette a cercare il fuggiasco in giro per il Texas perché è “sicuro come l’inferno che Dio non sta in Chiesa”. Vedendo il pilot, comunque, mi sono convinto che Seth Rogen dev’essere una persona davvero simpatica. Uno di quei ragazzi che si preoccupano, alle feste, che tutti si sentano a proprio agio, e così prepara una serie di gag e generiche cose buffe per la gioia dei partecipanti. Decisamente sue sono tutte le esilaranti scenette che condiscono il primo episodio. Già me l’immagino dire al suo compare Goldberg, fra una canna e l’altra: “mettiamo un tizio sconfitto con una pagnotta in bocca!”, “Tulip fa un bazooka fatto in casa e abbatte un elicottero!”, “Non è fortissima la punk stonata in chiesa?”. Una di queste simpaticissime gag, quella de “la tipa ultra-cattolica cui piace farsi picchiare dal marito a letto”, finisce sorprendentemente per essere il centro narrativo dell’episodio. Quello, e la scazzottata che ne consegue, è il motivo per il quale infatti Jesse Custer e il vampiro Cassidy diventano migliori-amici-per-sempre.

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È vero che il fumetto di Preacher è divertente, ma non nel senso “Seth Rogen” del termine. Preacher è innanzitutto un’opera cattiva, sfacciatamente sopra le righe sia per temi che per contenuti. La serie rimane sopra le righe solo per queste scenette, mentre tutto il resto annega fra buonismo e noia mortale. Quanto a Tulip, che nel fumetto ho amato, sarebbe forse meglio tacere. A parte la presentazione al cardiopalma del personaggio, la sua caratura si limita alla bella presenza, nella peggiore tradizione della donna delusa che non riesce a dimenticare il suo uomo. A proposito di delusioni e di donne, prima di vedere la puntata ero sul punto di raccontare alla mia fidanzata una delle migliori scene del fumetto, per meglio spiegarle il super-potere di Jesse. Alla fine, per non rovinarle nulla (e nella speranza che l’avessero inclusa), non le ho detto nulla. Raramente sono stato più ingenuo. Insomma, ecco a voi Preacher di Seth Rogen, ovvero come un’epica storia americana può diventare una sconfortante americanata.