Sono una cacciatrice veterana, avendo giocato quasi tutti i titoli di Monster Hunter. A causa della mia pregressa esperienza e fedeltà alla saga, guardavo Monster Hunter Stories con sospetto: ero abbastanza certa che fosse un titolo sempliciotto, con un target infantile e buono al massimo come riempitivo in attesa del prossimo gioco ufficiale della serie. Iniziando a giocarci è però avvenuto uno strano fenomeno, consistente nella totale scomparsa della mia vita sociale nonché incapacità di dedicarmi a qualsiasi altra attività: Stories dà assuefazione come pochi videogiochi che ho provato di recente. Fin dalle prime ore è inoltre chiaro come l’ambientazione di Monster Hunter si presti in maniera eccellente ad un gameplay RPG classico a turni: avevo delle remore a riguardo, ma anche in ciò sono stata (felicemente) smentita.
I cacciatori, intuitivamente, cacciano. Il loro lavoro consiste proprio nell’uccidere i mostri, difendendo villaggi e rotte commerciali e rifornendosi di materiali pregiati. Al massimo, nei giorni buoni, possono catturare la preda invece di finirla sul posto, destinandola a usi mai del tutto chiariti. I Rider, protagonisti di Monster Hunter Stories, non si limitano a combattere, bensì allevano: si procurano le uova dei mostri dai nidi e le fanno schiudere, sfruttando un mistico potere che deriva dalle loro Pietre del Legame. Nonostante buona parte della trama del gioco si basi sulla differenza tra i due approcci alle mostruose creature, e su come i Rider siano visti come strambi o pericolosi al di fuori dal loro isolato villaggio, a mio parere i due mestieri non sono poi così distanti: in entrambi i casi ci troviamo comunque a dover affrontare (e far fuori) i mostri, e per di più in questo ruolo ci diamo anche al furto di uova! Poter portare con noi in combattimento dei mostri domestici è però il sogno segreto di tanti giocatori di Monster Hunter, perciò l’idea mi è parsa fin da subito piuttosto intrigante. Oltretutto il meccanismo per procurarsi le uova è davvero divertente: tane delle creature appaiono casualmente nelle varie zone, e non si sa mai cosa ci aspetti all’interno. Possiamo trovare punti di raccolta oggetti speciali, nemici vaganti e veri piccoli dungeon, fino ad arrivare al nido vero e proprio, dove il mostro dorme a guardia dei suoi piccoli ( in alternativa possiamo trovarlo bello sveglio, o in arrivo dopo pochi secondi per tenderci un agguato). Possiamo raccogliere un solo uovo per volta, ed in base al suo peso, aspetto ed odore farci un’idea del suo contenuto e valore, per decidere se tentare la fortuna col successivo e fuggire: meno tempo si rimane nel nido e meglio è. Una volta tornati a casa possiamo farlo schiudere, scoprendo così quale sarà il nostro prossimo mostruoso compagno e valutandone le potenzialità. I mostri, infatti, si classificano per rarità e per la bontà dei loro geni, che gli conferiscono le abilità e le varie resistenze, e che progredendo nel gioco possiamo provare ad alterare o modificare a nostro piacimento. Ogni zona ospita esemplari diversi, ed a volte possiamo accedere ai nidi anche seguendo mostri che abbiamo sconfitto, o sperare di trovare tane dorate di rarità maggiore, o ancora scovarne durante le sidequest. La componente di ricerca e di sorpresa è essenziale nel gioco, e garantisce ore ed ore spese a tentare di procurarci il compagno ideale, o a provare a riempire tutte le pagine della monstropedia. Ci si sente trepidanti e speranzosi come alla fine di ogni pranzo di Pasqua, quando speriamo di trovare sorprese gradevoli nelle uova di cioccolata.
Oltre a dedicarci alla nostra nursery, dobbiamo preoccuparci anche delle battaglie. Il gameplay dei combattimenti è semplice e si basa principalmente sul sistema carta/forbice/sasso: abbiamo a disposizione tre tipologie di attacco, ognuna delle quali vince e perde contro una delle altre. Studiare il comportamento dei mostri per comprendere come attaccarli è fondamentale, poiché perdere il confronto diretto blocca il nostro attacco e ci fa subire danni notevoli, mentre vincerlo ci consente di ottenere il risultato opposto, ed un pareggio danneggia entrambi più o meno alla stessa maniera. La maggioranza dei mostri segue un pattern preciso, ma alcuni sono decisamente più ostici (e fastidiosi) da fronteggiare, perché variano la loro strategia. Oltre agli attacchi, possiamo utilizzare abilità speciali, usare oggetti dalla borsa o cambiare il nostro mostro in campo in qualsiasi momento. Alternarli spesso potrebbe sembrare una buona soluzione per evitare di perdere punti vita e cuori, ma in realtà porta con sé un malus notevole: ogni azione ben riuscita nostra o della creatura riempie un po’ la barra Legame, che quando è piena ci consente di salire in sella al mostro per potenziarci ed effettuare attacchi speciali, e sostituendo l’alleato la barra ritorna a zero. Riuscire a stare in groppa per un po’ è fondamentale per vincere i combattimenti, poiché ci garantisce di sopravvivere più a lungo, ottenendo statistiche migliorate ed anche la possibilità di evitare un KO: se la salute scende a zero veniamo gettati a terra ed il mostro rimane comunque in campo con un punto vita. Il tutto si riassume in battaglie che possono richiedere una buona dose di strategia per decidere come gestire ogni turno al meglio delle nostre possibilità, considerando anche le eventuali debolezze elementali nostre e dell’avversario. I combattimenti sono divertenti e variegati, e l’unica critica che è possibile muovere è che il personaggio che ci rappresenta rimanga sempre più debole ed indifeso dei mostri in campo. È un’ovvietà: non saremo mai grossi e potenti come draghi o enormi bestioni, ma in certi frangenti del gioco anche con l’armatura più potente rischiamo di andar giù come birilli al bowling. Non è da sottovalutare la possibilità di scontrarci anche con gli altri giocatori, sia online che in locale e persino con le squadre ricevute via StreetPass, poiché è un elemento che aggiunge notevole carne al fuoco e longevità al titolo, oltre a donare una maggiore profondità costringendo ad elaborare tattiche più complesse e coerenti.
Analizzando la componente esplorativa, da sempre uno dei fulcri della saga, non posso evitare di dispensare abbondanti complimenti. Ci troviamo a girovagare per città e dintorni molto ben realizzati e caratterizzati, ognuno con la propria fauna e flora, nonché con il proprio tema musicale. Tutte le zone iconiche di Monster Hunter con i loro mostri classici tornano a mostrarsi: il deserto con i temibili Diablos, la piane ghiacciate con le grotte abitate da Khezu, le sterminate distese dove corrono i Velocidrome ed il caldo vulcano in cui gli Agnaktor nuotano tranquilli nella lava. È tutto talmente vasto che all’inizio può sembrare quasi spaventoso e difficile da gestire, ma proseguendo con la trama possiamo ottenere mezzi per spostarci molto in fretta, e sbloccare comodi punti di teletrasporto. L’istinto ci dice di esplorare ogni angolino, e il gioco premia la minuziosa ricerca con collezionabili e materiali rari, istigandoci a perdere ancora più tempo a controllare gli spazi nascosti. Dal punto di vista grafico, lo stile cartoonoso scelto (molto più infantile e colorato rispetto ai giochi classici della saga) si sposa a perfezione sia con le location che con i mostri, ed i personaggi principali sono tutti ben caratterizzati ed interessanti. Sorprendentemente anche tutti i Feline presenti lo sono, e non si può fare a meno di innamorarsi dei simpatici gattoni presenti nel gioco, specialmente di quello che ci accompagna nell’avventura e che possiamo conciare a nostro piacimento, costringendolo ad esempio a vestirsi da cheerleader. Inoltre, il protagonista è totalmente personalizzabile, e sono disponibili un buon numero di armature ed armi tra cui scegliere, utilizzando i materiali raccolti nelle varie cacce. La resa tecnica sul Nintendo 3DS non è purtroppo altrettanto entusiasmante, ed è evidente come la console venga spinta al suo limite massimo. Anche giocando su un New 3DS si notano rallentamenti frequenti, che diventano molto fastidiosi nei grandi spazi aperti e tendono a peggiorare se un mostro sta atterrando nei dintorni. Inoltre, l’eccessivo effetto pop up è davvero poco piacevole da vedere: ostacoli, persone e nemici a volte appaiono dal nulla davanti al nostro naso, e non sono visibili nemmeno da distanze ridotte. Certamente è stato necessario scendere a compromessi con le potenzialità della portatile Nintendo, ed è ovvio come lo stesso titolo su Switch avrebbe avuto una fluidità molto maggiore. Da segnalare, inoltre, come la telecamera sia leggermente scomoda sul vecchio 3DS, che non consente di utilizzare il C-Stick come il New.
Che ci crediate o no, questo Monster Hunter offre una trama piacevole ed interessante. Le mie aspettative a riguardo rasentavano lo zero assoluto, ma mi sono dovuta ricredere e sono rimasta piacevolmente sorpresa dai colpi di scena e dallo svolgersi degli eventi, raccontati molto meglio che nei titoli classici della serie. Stories quindi può gloriarsi di una storia apprezzabile, di una longevità immensa e di una gran quantità di attività da svolgere, nonché potenzialità quasi infinite per i completisti. Aggiungiamoci poi la presenza di missioni DLC e contenuti aggiuntivi futuri, ed otteniamo la morte della nostra vita sociale. Non si riesce a staccarsi dal 3DS: si vuole sempre continuare qualche altro minuto, per raccogliere il prossimo uovo o finire le missioni secondarie. Nonostante non sia mai troppo ostico, offre un livello di sfida più che dignitoso con una curva della difficoltà molto ben realizzata, che consente al giocatore di prendere la mano con il gameplay nelle prime 5-6 ore di gioco. Questo titolo è perciò adatto a chiunque: appassionati della serie, amanti degli RPG, estimatori del collezionismo e, in generale, possessori del Nintendo 3DS. La mia iniziale mancanza di fiducia nel gioco si è frantumata quasi subito, ed è stata sostituita da un entusiasmo inaspettato: lo considero una delle perle della portatile Nintendo, senza dubbio da recuperare e spolpare con calma, innamorandosi dei mostri, dell’atmosfera e delle numerose sorprese.