A circa sei mesi di distanza dalla pubblicazione, Dungeons, peculiare gestionale firmato Realmforge, approda sugli scaffali italiani in edizione FX Interactive.
A circa sei mesi di distanza dalla pubblicazione, Dungeons, peculiare gestionale firmato Realmforge, approda sugli scaffali italiani in edizione FX Interactive, completamente tradotto nella nostra lingua. A meno di essere novizi della grande cerchia del videoludo, non si può evitare di associare a Dungeons l’ottimo Dungeon Keeper, una delle idee migliori partorite dal vulcanico Peter Molyneux. Le premesse sono indubbiamente simili: nei panni di un signore del male siamo chiamati a scavare e arredare prigioni sotterranee in perfetto stile Dungeons & Dragons, a popolarle di mostri, trappole e tesori e a fare allegramente la festa a qualunque eroe abbastanza incauto da visitarci. Mentre Dungeon Keeper, però, era un gestionale puro, dalle meccaniche tanto lineari quanto riuscite, in Dungeons le acque sono più confuse. Innanzitutto, l’enfasi sembra essersi spostata dai mosti ai paladini del bene: i primi sono tutt’al più sentinelle senza particolare personalità, mentre dovremo occuparci attentamente dei secondi e persino fare in modo che si divertano. Preoccupazioni che, a prima vista, sembrano del tutto inadatte a un vero “villain”. In realtà, c’è un secondo fine: mentre i tapini razziano tesori e sconfiggono mostri, la loro “energia spirituale” cresce, fino al punto in cui diviene conveniente seccarli e, in sostanza, rubar loro l’anima.
L’energia spirituale così recuperata rappresenta la risorsa più importante in Dungeons (le altre sono l’oro e il prestigio). Con essa potremo potenziare i nostri mostriciattoli, accrescere il quantitativo di lavoratori goblin a disposizione, evocare un guardiano per difendere il fragile cuore del nostro dungeon (la cui distruzione conduce ad un impietoso game over) e, soprattutto, acquistare decorazioni per la nostra dimora maligna. A differenza degli altri elementi di arredo – essenzialmente, biblioteche, armerie e tesori – gli addobbi non possono essere comprati a peso d’oro, e rappresentano l’unica maniera per accrescere il nostro prestigio. Lungi dall’essere mero motivo di vanto, tale prestigio si riflette direttamente sulla potenza del signore oscuro, al secolo Deimos, nostro alter-ego perennemente presente nel mondo di gioco. Proprio la sua figura fa balenare su Dungeons riflessi da gioco di ruolo d’azione à la Diablo: non solo Deimos può – e sovente deve – impegnarsi in prima persona contro eroi e avversari, ma le sue potenzialità crescono di missione in missione, secondo un classico schema ad albero in stile RPG.
Le vicende di Dungeons seguono la scalata al potere di Deimos, spodestato da un’avvenente demonessa, attraverso una campagna di discreta lunghezza che si articola su tre “livelli” di profondità, ciascuno con un tema specifico. Gli obiettivi delle missioni sono piuttosto vari, così come lo sono i mostri, le trappole e gli oggetti edificabili. Una varietà più estetica che sostanziale, però, dal momento che le meccaniche si mantengono sempre simili ed è innegabile una certa monotonia di fondo. Accanto alla campagna, appare un buon numero di mappe singole da affrontare, alcune di ispirazione più gestionale, altre incentrare sugli scontri. Nel complesso, il bilancio della longevità rimane in bilico fra l’apprezzabile mole di contenuti e una struttura che tende a chiudersi su se stessa. Più netto il giudizio sulla grafica, che si mantiene su buoni livelli e contribuisce a creare atmosfera, grazie ai giochi di luci e ombre, oltre che al disegno insieme grottesco e spassoso di oggetti e mostri.
Prescindendo dalla natura intrinseca del titolo, la versione italiana appare interessante tanto per la traduzione – non esente da svarioni, ma generalmente valida ed estesa a manuale, testi a schermo e parlato – quanto per il prezzo, fissato a 9,95€. Un’offerta invitante, considerato che nel pacchetto è compreso anche il DLC Into The Dark, essenzialmente una collezione di nuovi oggetti e mappe. Sebbene Dungeons non sia particolarmente verboso, la localizzazione completa può consentire anche ai meno anglofoni di apprezzare l’ironia del titolo Realmforge, in vago stile Famiglia Addams.