DiRT Showdown – Recensione

Quando una recensione esalta come il gioco che celebra: a voi DiRT Showdown di mamma Codemasters!

Una cosa si può dire fin da subito di DiRT Showdown: è un gioco che esalta. Lasciatemi usare un’espressione “ggiovane”: che esalta di brutto. Che ti fa saltare in piedi come un bamboccio per ogni vittoria rosicata all’ultima curva, dopo aver lottato con i denti ed esserti guadagnato la prima posizione a suon di sportellate e tamponamenti da criminale. Che ti lascia in volto un ghigno assurdamente sadico ogni volta che prendi una macchina in piena fiancata a 150 all’ora e la butti giù dal ring in cui si corrono i destruction derby più spettacolari. Che ti prende in giro con il suo effetto elastico talmente ridicolo che potevano anche disegnarlo e non si offendeva nessuno, ma alla fine non è così grave, perché ci sono un sacco di tipi di gare diverse, e quelle più tradizionali rappresentano solo una piccola parte.

GARE (E INCIDENTI) PER TUTTI I GUSTI
I quattro campionati in cui è suddiviso lo Showdown Tour sono quelli che vi terranno impegnati per più tempo: gli eventi si sbloccano in maniera alquanto tradizionale, basta arrivare sul podio e poco alla volta potrete correre l’evento conclusivo che sblocca il campionato successivo. Lo stesso dicasi per le vetture: i potenziamenti per quelle già in vostro possesso si pagano in moneta sonante, guadagnata vincendo le corse, mentre quelle nuove si sbloccano poco alla volta nel corso della carriera (ma vanno comunque acquistate). Migliore la posizione, maggiore la ricompensa in denaro che vi spetta. Insolita la decisione di Codemasters di non elargire altri soldi qualora si decida di ripetere un evento: forse per scoraggiare i “grinder”, ma certo la rigiocabilità ne risente, dal momento che non ci sono altri incentivi se non quello di volersi divertire ancora un po’ in un evento già affrontato e superato.

Tante, dicevamo, le modalità di gara, molte più delle poche che abbiamo potuto assaggiare nell’anteprima di un mesetto fa.Oltre alle gare normali (Race Off) e al Demolition Derby di cui parlava il nostro Gruspola, nel corso della carriera incontreremo le corse 8 Ball, su tracciati a otto (o figure più complesse) con incroci in cui prima o poi, statene certi, qualche incidente avverrà di sicuro: se sono gli altri a rimetterci, figata assurda e risate scomposte – se invece siete voi a finire in testacoda o peggio, scoprirete un nuovo mondo fatto di imprecazioni in lingue ormai date per morte. Knock Out è la versione a quattro ruote del sumo, in cui le macchine se le danno di santa ragione su una piattaforma sospesa, dove si fanno punti anche buttando giù gli avversari. In Eliminator viene lasciato fuori l’ultimo in graduatoria, in perfetto stile Need for Speed, con la sua carcassa abbandonata in mezzo alla pista a costituire un ulteriore ostacolo che si aggiunge a quelli già presenti di loro. Hard Target è la versione sadica del demolition derby, in cui tutti gli avversari controllati dal computer (che aumentano di numero con il passare del tempo) hanno un solo obiettivo: noi. Street Pro Domination è una gara in cui l’obiettivo è stabilire il miglior tempo nei quattro settori in cui è suddiviso un tracciato. Ci sono poi tre diversi tipi di corse Hoonigan (la vecchia Gymkana di DiRT 3), a base di trick, stunt e acrobazie: i testa a testa, le gare a punti a chi esegue più stunt nel minor tempo possibile, e un tracciato a ostacoli da abbattere, suddivisi per colore. Se avete degli amici (su Steam, su Xbox LIVE, su PSN) che giocano a Showdown, al termine di ogni gara è possibile inviare loro il risultato e sfidarli a batterlo, e lo stesso potete fare voi.

Tra muretto e avversario non è che ci sia molto da fare, se non pregare…

Mi sono dilungato un po’ nel descrivere le modalità di gioco, e me ne scuso se sono stato prolisso, perché la grande varietà di eventi e di gare che ci troviamo ad affrontare in DiRT Showdown rappresenta uno dei suoi innegabili punti di forza. E non è tutto qui, perché accanto allo Showdown Tour c’è la modalità Joyride, mutuata da DiRT 3, dove scorrazzare per due enormi aree chiuse e superare una serie di “missioni” che consistono nell’esecuzione di una serie di trick, dai drift ai “donut” (le ciambelle, ossia ruotare con la macchina attorno a un oggetto fisso), passando per salti e distruzione di ostacoli. Rispetto al precedente titolo di Codemasters è migliorata l’assegnazione delle missioni grazie alla presenza di icone sul circuito che rendono più semplice capire dove effettuare le acrobazie; una delle due aree, il Battersea Compound, è la medesima già vista in DiRT 3 – ma le missioni sono diverse, per fortuna, mentre gli Yokohama Docks sono del tutto nuovi e altrettanto curati. Sparsi lungo i complessi industriali ci sono inoltre decine di pacchetti più o meno nascosti da trovare, alcuni in bella vista, altri in punti che non credereste mai che una macchina possa arrivarci, ma dovrete farlo.

GUARDI CHE VENIVO DA DESTRA!
Com’è correre in DiRT Showdown? Un vero spasso. Il modello di guida Codemasters, da sempre uno dei migliori nel bilanciare semplicità e maneggevolezza tipicamente arcade con un modello simulativo piuttosto accurato, in questa incarnazione assai più tamarra e spettacolare è stato modificato a favore dell’immediatezza e del divertimento, tralasciando settaggi, tenuta di strada e i danni, puramente estetici. Lo si capisce al primo istante: manca qualsiasi riferimento a velocità, marcia inserita, una mappa del circuito… ci sono solo le posizioni e i tempi in gara, lo stato di salute della vettura e la quantità di nitro rimasta (che si ricarica automaticamente). Questo non significa premere l’acceleratore e scordarsi di tutto il resto, sia chiaro: frenate e controsterzate sono ancora indispensabili, così come una certa attenzione nell’affrontare i tracciati più tortuosi, ma con una leggerezza sconosciuta al più serioso fratello maggiore.

Ci si mette davvero poco a familiarizzare con i comportamenti delle diverse vetture, che cambiano a seconda della classe, del tipo di macchina e delle condizioni del terreno (si corre anche su fango, sulla neve e sotto la pioggia battente), e a trovare il modo di spremere al meglio i cavalli sotto il cofano. Decisamente migliorato, nel senso che è stato reso più semplice, il comportamento delle vetture Hoonigan: realizzare trick complessi risulta ora molto più facile; probabilmente chi ha passato un sacco di tempo a capire come inanellare tre donut di fila in DiRT 3 avrà di che ridire, ma tutti gli altri si divertiranno senz’altro di più. Tre i livelli di difficoltà, che non influenzano il comportamento della vettura ma solo la caparbietà e la tenacia degli avversari, che soprattutto in “Avanzato” ci danno un sacco di filo da torcere, non ce ne lasciano passare una e sembrano godere nel tormentarci a ogni possibile occasione.

Pensavate che a ‘sto giro non vi si chedesse di derapare? Illusi.

HAI DIMENTICATO DI TOGLIERE IL FRENO A MANO?
DiRT Showdown ha alcune piccole magagne che non avrei voluto trovare e che non so se dovute a una certa “leggerezza” che ha preso anche gli sviluppatori, o se volute… Le gare di demolizione premiano ovviamente chi fa più danni degli altri, e su questo non ci piove. Il fatto è che anche nelle corse normali si possono infliggere danni agli avversari e subire i loro: purtroppo questo non viene in alcun modo riconosciuto al termine di una gara, sotto forma di ricompensa monetaria o magari solo di “prestigio”, ed è un peccato perché avrebbe rappresentato un incentivo a cercare di essere più violenti possibile, oppure a studiare approcci diversi (magari rigiocando l’evento, e torniamo al discorso fatto più sopra). Sporadicamente, negli scontri diretti gli urti a volte sembrano calcolati in maniera bizzarra: capita di andare a sbattere a tutta birra contro un poveraccio, e di vedersi riconosciuta solo una leggera sportellata, o magari di toccarlo leggermente e di vedersi premiati come se avessimo inflitto colpi assai più brutali.

Il comparto tecnico è probabilmente il punto più debole dell’intera produzione: non siamo di fronte a un brutto gioco, intendiamoci, ma da una casa come Codemasters mi aspettavo sinceramente qualcosa di più, specialmente su PC. L’impatto visivo è ottimo, e l’EGO Engine sotto questo punto di vista non delude mai: tra telecamere che traballano, fuochi d’artificio, botti e scintille lo spettacolo è garantito. Le piste sono molto ricche di dettagli, le luci dinamiche sono davvero eccellenti, gli effetti di acqua, fango, sporco dinamico ecc. sono molto ben fatti… ma è tutta roba che abbiamo visto e apprezzato più di un anno fa con DiRT 3. Paradossalmente, i danni e le deformazioni delle vetture sembrano meno accurati e più grezzi, e da un titolo che fa delle lamiere contorte e dei rottami che volano il suo punto di forza, non è il massimo. La cosa si nota in particolare su PC, dove la maggiore risoluzione video mette ancor più in evidenza questo aspetto; per quest’ultima, infine, spiace constatare l’assenza di una versione DirectX 11. Tanto mi era piaciuta in F1 2011, tanto ci sono rimasto male nel non trovarla a questo giro (del resto, il target del gioco sono le console…). Davvero cheap, infine, la presenza di due sole visuali di gioco, quella canonica da dietro la vettura e la telecamera montata sul cofano.

C’è anche la neve, neh!

Ottima la colonna sonora, fatta di musica tamarra come il gioco, tra prog rock ed elettronica, perfetta per dare la carica durante le gare. Pessimo, invece – ma questi sono gusti personali – il tizio che continua a urlare ogni tre secondi i nostri successi in pista, e che secondo Codemasters dovrebbe gasarci ancora di più. Insopportabile: ho ridotto al minimo il volume dopo una gara. E ho scoperto che i sadici sviluppatori inglesi hanno permesso di ridurre il volume della voce solo al 50%, non di azzerarlo del tutto, il che costringe comunque a sentirla. In sottofondo, appena appena accenata, ma c’è sempre!

AMICI, AMICI… AMICI UN CORNO!
Purtroppo – e per ovvi motivi – è ancora presto per dare un giudizio sul multiplayer, sul quale mi riservo di tornare nei prossimi giorni, così come per Racenet e la gestione di eventi, sfide ed eventi speciali dell’Autolog targato Codemasters: a parte un paio di occasioni in cui il sistema è stato online, il gioco si è sempre categoricamente rifiutato di connettersi ai server di Racenet, rendendo impossibile valutarne la bontà. Posso però fin da subito dirvi che le premesse sono davvero eccellenti: oltre alla modalità in splitscreen per due giocatori (anche su PC), il multiplayer per otto offre la possibilità di cimentarsi in tutte le discipline normali (se così possiamo definirle), più altre tre specifiche per party di amici: Transporter, Smash Grab e Speed Skirmish.