Evolve ci ha impegnato per l’intera settimana. Prima di arrivare a esprimere il nostro giudizio, che potete leggere in calce alla corposa recensione presente cliccando su questo link, abbiamo deciso di stilare un diario dei nostri progressi nel gioco. Eccovelo, diviso per giorni.
Come vi ho scritto ieri in questo articolo, per la recensione di Evolve abbiamo deciso di procedere in un modo un po’ particolare, proponendovi ogni giorno un articolo di impressioni “in corsa” da parte di chi, in redazione, ha avuto la fortuna di ottenere una copia del gioco da parte di 2K; commenti che poi confluiranno in un pezzo definitivo, in cui tireremo le somme e daremo un giudizio finale. Nel simpatico sorteggio, al sottoscritto è capitato il cerino corto, e quindi sono il primo a raccontarvi la mia esperienza col titolo di Turtle Rock Studios, che non avevo toccato fino a ora per non rovinarmi la sorpresa della scoperta. Esperienza che, per ovvi motivi di tempo, è limitata a poche ore di gioco, condensate nella serata di ieri e in parte della nottata. Ready? Let’s go!
DA CHE PARTE STARE
Pronti via, Evolve ci mette obbligatoriamente di fronte al tutorial del mostro, che dura una decina di minuti e nel quale ci vengono spiegate le regole di sopravvivenza fondamentali per non diventare una preda designata nel giro di pochi minuti, ma anzi diventare il peggior incubo degli umani che ci intralceranno la strada. Come ormai sanno anche i sassi, Evolve è sostanzialmente un titolo che mette di fronte quattro cacciatori organizzati in una squadra di specialisti e un quinto giocatore solitario, che veste invece i panni del mostro. Fin dai due tutorial (c’è anche quello degli umani, limitato però alla classe Assaltatore) si capisce che il confine tra il concetto di preda e quello di cacciatore è estremamente labile, e ciascuno dei cinque protagonisti può saltare la barricata nel giro di poco. Il mio primo impatto col mostro non è stato dei più positivi, perché tra tutte le classi è quella che ha probabilmente la curva di apprendimento più alta. Ho quindi scelto di dedicare la serata a indossare l’armatura dell’Assaltatore, che è tipicamente la classe più “ignorante” di Evolve, visto che ha il solo compito di sputare piombo come se non ci fosse un domani. Chiacchierando coi miei compagni di ventura, che occupavano gli slot del Trapper, del Medico e del Supporto, ho avuto la netta sensazione che si tratti di tre personaggi meno immediati e che richiedano un po’ di esercizio in più dell’Assaltatore per essere padroneggiati a dovere, soprattutto quando si ingaggia il mostro e pochi decimi di secondo di ritardo nel lancio di un’abilità possono fare la differenza tra la vita e la morte dell’intero gruppo.
[quotedx]il confine tra il concetto di preda e quello di cacciatore è estremamente labile[/quotedx]L’Assaltatore, dicevo. Classe becera come poche altre. All’inizio si vestono i panni di Markov, un soldataccio pelato e un po’ sboccato che ha al suo servizio un fulminatore soggetto a cooldown, un fucile d’assalto utile anche a distanza e delle mine elettriche da piazzare a terra, in attesa che qualche nemico ci passi sopra e si prenda la giusta dose di elettroni. Salendo di livello e potenziando l’equipaggiamento possiamo poi scegliere di utilizzare il barbuto Hyde, che porta un lanciafiamme spassosissimo da usare quando c’è da fare flambé un po’ di fauna locale, ma che mi è parso meno efficace al momento in cui le cose si fanno più serie. Per sua e nostra fortuna, Hyde ha a disposizione anche una minigun assolutamente devastante nel corto raggio. Ci sarebbe anche un terzo Assaltatore, un certo Parnell, di cui al momento non vi posso parlare perché il sonno è sopraggiunto prima che riuscissi a sbloccarlo. Facile che chi verrà dopo di me possa darvi maggiori delucidazioni in merito, sempre che i miei colleghi non si stiano dedicando ad altre classi (per dire, il nostro Claudio ha mostrato una spiccata simpatia per il mostro, come ci aveva raccontato in questo articolo).
QUALCHE IMPRESSIONE
La mia esperienza notturna con Evolve, al di là dei due tutorial, annovera un paio di giri nella modalità Estrazione e una manciata di match in Caccia, che è il semplice deathmatch 1vs4 senza obiettivi da completare. Ho trovato la formula di Estrazione più che interessante, visto che propone a rotazione non solo la già citata Caccia, ma anche Difesa, Nido e Salvataggio, in cui i cacciatori devono rispettivamente proteggere una nave da trasporto mentre fa rifornimento, distruggere le uova dei mostri e portare in salvo alcuni civili sopravvissuti sparsi in giro per la mappa. La cosa divertente di Estrazione è che il risultato di una partita influenza quella successiva: ad esempio, in un match io e i miei compagni siamo riusciti a difendere una piccola astronave; nel match successivo, questa volava sopra le nostre teste e – di tanto in tanto – ci indicava la posizione del mostro, così che potessimo andarlo a cacciare prima che evolvesse al terzo stadio.
Al di là di quanto detto finora, ci sono parecchi aspetti di Evolve che richiederanno un po’ di ore sulle spalle per essere inquadrati con il giusto senso. Ad esempio, l’impatto della fauna (utile a nutrire il mostro) sulle azioni dei cacciatori rischia di sbilanciare la partita, qualora gli sviluppatori non siano riusciti a distribuire in modo equo la densità degli animali durante la fase di beta testing: da un lato è forte la tentazione di abbatterne il più possibile per togliere cibo al mostro e guadagnare qualche perk temporaneo, ma dall’altra rischia di diventare una distrazione eccessiva per il gruppo, che dovrebbe puntare ad abbattere l’avversario prima che abbia il tempo di evolvere e inferocirsi come non mai.
[quotesx]ho l’impressione che Evolve spinga l’acceleratore sull’intesa tra i giocatori[/quotesx]Un altro aspetto critico riguarda il momento dell’ingaggio vero e proprio tra i cinque giocatori: in alcuni momenti ho fatto davvero fatica a capire cosa stava succedendo sullo schermo, tanto è frenetica l’azione. Peraltro, come Assaltatore io avevo solo il compito di tenere focalizzata l’attenzione sul mostro; non oso immaginare, in quei frangenti, le difficoltà di un Medico o di un Supporto, che devono avere ben presente anche la posizione dei compagni. Probabilmente è solo questione di abitudine; o, più semplicemente, di far parte di una squadra affiatata. Ecco… diversamente da Left 4 Dead, ho l’impressione che Evolve spinga molto di più l’acceleratore sull’intesa tra i giocatori, che questa volta non hanno orde di zombie da affrontare, ma un’intelligenza umana in carne e sinapsi, che peraltro controlla un mostro in possesso di abilità mica da ridere. Se questo sia un bene o un male è presto per dirlo. O magari non è così e la mia sensazione è più che fallace. Ai colleghi che mi seguiranno – e che avranno sulle spalle più ore di gioco del sottoscritto – il compito di approfondire la questione.
Ivan “AliasGV” Conte
Qualche oretta di gioco non è neanche lontanamente sufficiente per farsi un’idea precisa della bontà (o meno) del nuovo titolo di Turtle Rock Studios, ma qualche cosa l’ho imparata, e in rapida sequenza vado a snocciolarla.
1. Ci vuole pratica
Il genere degli sparatutto è divertente e mi piace sempre un sacco, ma Evolve non si può affrontare a testa bassa pensando di sapere già tutto. Occorre mettere in cantiere un minimo di training, di frustrazione iniziale per familiarizzare con i comandi e i controlli, specialmente del mostro (che si gioca in terza persona), che richiede un approccio completamente diverso. Tanto per dire, è la prima volta che mi soffermo a leggere OGNI singolo suggerimento che compare nelle schermate di caricamento, perché ogni volta scopro qualcosa di nuovo.
2. Ci vuole pazienza
Evolve è pieno zeppo di filmati, spesso non skippabili, tutorial e tempi morti prima di ogni match, che costringono a tempi di attesa onestamente lunghi. “Ritmo! Ritmo! Ritmo!“, dicono i miei compagni di gioco nella lobby, e un po’ hanno ragione. Mettetelo in conto.
3. Il meglio arriva alla fine
Il meglio arriva alla fine, ma per goderselo ci vuole (altra) pazienza. Se vi aspettate i botti d’artificio fin dal primo minuto di gioco, state sbagliando. La prima parte delle partite, che occupa gran parte della loro durata, è dedicata alla pianificazione e alla preparazione dello scontro finale: il mostro deve scappare come un disperato per riuscire a evolversi, i cacciatori devono trovarlo e organizzarsi, limitare le risorse edibili del bestione… Come ogni buon monster movie, anche Evolve carica la tensione per tre quarti del tempo, facendola esplodere (insieme a un sacco di altre cose) nel finale.
4. Il medico è un attention whore
Riformulo meglio: il medico è un attention whore del mostro. Se giocate con questa classe preparatevi a ricevere una dose di attenzioni davvero indesiderata da parte del bestione. Ce l’avrà sempre e solo con voi, e per un motivo ovvio: nel momento in cui il medico tira le cuoia, le chance di sopravvivenza del resto della squadra si riducono al lumicino, e la sua aspettativa di vita a pochi istanti. Solo per maniaci di protagonismo.
5. La classe supporto è una bella sorpresa
Avessi dovuto scegliere coscientemente, mai mi sarei sognato di fare il supporto. In realtà, il gioco chiede di ordinare le classi (compreso il mostro) per gradimento, cercando di assegnarci sempre quella preferita, ma in casi di conflitti con altri giocatori – due che hanno messo il mostro come prima scelta, ad esempio – va a pescare dalle scelte successive, in ordine di priorità da noi definita. Mi è toccato in un paio di occasioni di fare il supporto, che ho trovato incredibilmente divertente per le armi che si porta appresso (bombardamento a tappeto, invisibilità e scudi che possono essere usati per sé e i compagni, e variazioni sul tema per i diversi personaggi di quella classe), e che mi ha convinto nelle sessioni successive a metterla tra le prime da scegliere.
6. L’assaltatore è un despota
Ogni classe dispone di armi più o meno tradizionali con cui colpire il mostro, ma non c’è dubbio che la vera potenza di fuoco arrivi dall’assaltatore, il tank. Tutti gli altri, di fatto, sono schiavi al suo servizio, che preparano il terreno fin nei minimi particolari, approntando trappole, mettendo mine, caricando scudi e curativi, con l’unico obiettivo di facilitargli il compito di sparare in continuazione all’alieno, senza doversi preoccupare d’altro. Lui è il capo, di fatto, e gli altri i suoi minion.
7. Il mostro è brutto e cattivo
Il mostro al primo livello è carne da cannone. Scappate ed evolvetevi. Al secondo comincia a farsi notare, ma al terzo livello è semplicemente brutale e implacabile. Se riesce ad arrivarci, le chance di sopravvivenza della squadra precipitano drasticamente (ed è il motivo per cui ci mette tanto, ovviamente). Però continua a rimanermi simpatico, per i motivi di cui parlo in questo articolo.
8. Estrazione è bello
Estrazione è il modo migliore di gustarsi Evolve, almeno fino a questo momento. Non difficile da immaginare, dato che prende le diverse modalità disponibili e le combina in una “playlist” da cinque missioni connesse, ed è quindi a prescindere garanzia di varietà. L’aggiunta di perk, bonus e autobilanciamenti tra una missione e l’altra rende tutto ancor più pepato. Per dire, chi perde viene “potenziato” nella missione successiva, in ragione di quanto male ha perso in quella precedente, mentre chi vince ottiene bonus sulla mappa, del tipo che se il mostro distrugge una centrale nucleare, al livello successivo ci sono chiazze radioattive che fanno male ai cacciatori. Fico.
9. Daisy è stupida
Il “cane” che vi portate appresso e che fiuta il mostro è controllato dall’AI, ed è abbastanza stolto, nel senso che a volte si blocca, a volte fa avanti e indietro come un pazzo nello stesso fazzoletto di terra senza farvi capire dove dovete andare. Se vedete le tracce del mostro a terra, seguite quelle e lo raggiungerete prima. In generale, anche gli altri bot non mi sembrano brillare per genialità, ma mi riservo di vedere nei prossimi giorni come evolve (ahahah) la situazione.
10. Il gioco è bello quando dura poco?
La tenuta sul lungo periodo è l’elemento più rischioso di Evolve. La primissima impressione è che gli sviluppatori abbiano avuto una sola, singola (e bella, bellissima) idea, quella dei quattro nanetti contro il gigante brutto e cattivo, e che le abbiano cucito addosso quanta più roba possibile, dalla fauna più o meno molesta ai vari indizi per trovare il mostro, dalle decine di armi e perk agli eventi che condizionano lo sviluppo delle mappe. Stringi stringi, però, l’idea rimane quella, e c’è da capire se e quanto ci metterà a venire a noia. Resta il fatto, comunque, che al netto di filmati non skippabili, tempi d’attesa e tutto il resto, alla fine di questa prima “run” mi sono divertito un sacco, e mi è rimasta attaccata addosso una gran voglia di tornare quanto prima su Shear, a provare tutto quel che c’è da provare.
Bonus. Mi servono delle cuffie decenti
Gli auricolari attaccati al pad non sono il massimo della vita, sia per le mie orecchie che – soprattutto – per quelle dei miei compagni di gioco, costretti loro malgrado a fischi e rumori osceni di fondo. E no, non ero io a farli.
Bonus 2. Il pad è arduo
Per uno cresciuto su PC, a mouse e tastiera, giocare un FPS su PS4 col pad è sempre più impegnativo di quanto vorrei. Si torna al punto uno, volendo, con l’aggravante della poca abitudine alla periferica. I prossimi giri me li farò senz’altro su PC.
Claudio “keiser” Todeschini
Altro che mostro. Io in questo momento ammezzerei Ivan e Claudio. Il primo si è dimostrato il solito, placido ma precisissimo analista, il secondo ha trovato una formula perfetta per esprimere un giudizio preliminare, senza togliere nulla alla recensione finale (che, vi ricordo, andrà online domani) ma delineando uno per uno i punti “caldi” di Evolve. Li ammazzerei per la loro scrupolosità professionale, dunque, per il fatto di avermi lasciato ben poco da dire in un’opinione acerba, a meno di non scendere in dettagli fin troppo minuziosi. Ci proverò nella maniera dei reportage d’azione, raccontandovi una lunga sessione di gioco insieme ad alcuni importanti elementi, alcuni già trattati e altri no. Il Goliath, ve lo dico subito, è il principale protagonista della storia.
Nel nome di Shear
Dopo parecchie ore passate sulla beta, anch’io ho scelto di iniziare la mia esperienza partecipando alle cinque Giornate della modalità Estrazione, ognuna caratterizzata da regole diverse e da precise conseguenze a seconda dell’esito della precedente missione. Le mie priorità, nella selezione al primo lancio del multiplayer, sono andate al Trapper, al Supporto e al Mostro, lasciando in coda il Medico e l’Assaltatore; sono rimasto quasi sorpreso, quindi, quando mi sono ritrovato tra le mani il nerboruto Markov, segno che gli altri 3 giocatori avevano scelte di classe simili alle mie e che, semplicemente, sono stato un po’ sfortunato. La prima Caccia si è risolta in un sacco di scoppole ai danni del bestione, che ha raggiunto sapientemente il terzo stadio, lasciandoci spaesati nella foresta, in balia di bestiacce e piante carnivore, ma non è stato abbastanza bravo in fase di distruzione del relè. Il giorno seguente è stata la volta della modalità Salvataggio, in cui è necessario difendere o attaccare un gruppo di umani superstiti: il ruolo del Goliath (gli altri mostri vanno sbloccati a suon di esperienza) in questo caso è andato a me, e i risultati sono stati così positivi da risollevarmi il pomeriggio; i nostri eroi mi hanno beccato al primo stadio dell’evoluzione, con il “salto bastardo” potenziato di due tacche e lo “sputafiamme” di una, per poi venir malamente sopraffatti dal mio assalto di risposta, disperato ma preciso. Il terreno presentava diverse alture, ottime per aggirare i cacciatori, e la scelta sul primo giocatore (il medico) da massacrare si è rivelata al solito cruciale. Ben gli sta.
La conseguenza, mostrata da un filmato a fine partita, è stata di liberare un altro Goliath dalla gabbia in cui era rinchiuso, per fruire di un potente compagno CPU-controlled nel giorno successivo. Il privilegio è toccato di nuovo al sottoscritto, non per questioni di fortuna ma perché, logicamente, il sistema di matchmarking di Estrazione consente a un Mostro vittorioso di continuare nel suo ruolo. E non ho potuto che esserne felice: in una partita a Nido, con la necessità di proteggere/attaccare una serie di uova aliene, l’apporto del mostro controllato dall’intelligenza artificiale mi ha permesso di abbattere i Cacciatori con una certa facilità, pur arrivando vicinissimo alla disfatta. Il finale della partita ha visto me e l’assaltatore impegnati in un’ultima corsa, lui per distruggere l’ uovo rimasto e io, il mostro, per portare a termine efficacemente la mattanza. Insieme ai punti partita mi sono portato a casa lo stesso vantaggio di una vittoria a Caccia, con la comparsa di gas radioattivi intorno ad alcune locazioni della mappa: ciò significa che, in alcuni casi, le conseguenze vengono definite in modo semi-casuale, pescando dalla rosa di eventi disponibili. Lieto fine, dunque? Mario e il Goliath si avviano verso una vittoria certa? Manco per il ca… Ehm, no.
Nel giorno seguente non ho nemmeno fatto caso alle regole: dopo che mi è stato mostrato un obiettivo – un mostro Wraith da liberare – il mio tentativo di chiudere subito la partita è andato brutalmente a farsi friggere. Non ero nemmeno stato intrappolato, ma ho comunque scelto di girarmi al primo sparo e attaccare la solita sequenza di classi, senza nemmeno cercare di sfruttare i miasmi velenosi. Semplicemente, i 4 giocatori sono stati più bravi e mi hanno massacrato senza pietà, per quanto privati del medico che ho ucciso quasi immediatamente. A questo punto, ho pensato che l’ultima possibilità per il mostro fosse affidata a un altro utente, anche per il ragionamento fatto in precedenza. Al contrario, il sistema ha lasciato la sorte del pianeta Shear ancora nelle mie mani, imponendomi fino in fondo le mie responsabilità: inizialmente inebriato dalle regole di Assedio – in cui il mostro è già al terzo stadio ed è spalleggiato da un gruppo di creature selvagge – ho ancora una volta sottovalutato le capacità dei cacciatori, e soprattutto non ho tenuto in conto le torrette automatiche che avevano avuto in dono, come risultato della vittoria precedente, asserragliate intorno all’obiettivo da distruggere. Un ultimo grido ha echeggiato nella foresta, mentre il mio Goliath si accasciava al suolo del pianeta natio. Che pena, poverino.
Questa ed altre sessioni su Estrazione hanno dimostrato due cose: la prima è che le conseguenze dei vari giorni (riportate chiaramente in sede di partita privata, fra i più importanti modificatori del match) non possono certo sostituire la complessità di una campagna, ma riescono comunque a offrire un’esperienza di gioco piacevolmente completa, sempre diversa a seconda delle vittorie e delle sconfitte; l’altro aspetto, forse più importante, riguarda il valore da dare agli stessi effetti post partita, nel senso che qualsiasi aiuto – anche quello riportato da Claudio, con la ronda di una navicella – si è rivelato decisivo se ben sfruttato o, al contrario, letale per chi non gli ha attribuito la giusta rilevanza. Questi, tuttavia, sono aspetti che lascio volentieri alla recensione finale, ed è anzi opportuno lasciar spazio a una prima disamina della resa su PC, piattaforma su cui ho personalmente iniziato la prova.
Picchio Darwiniano
L’ottima resa di Evolve su PC non dovrebbe stupire nessuno, e anzi ci saremmo meravigliati del contrario: Turtle Rock ha una lunga e proficua esperienza su PC, con anni di sviluppo e supporto per Left4Dead e relativo seguito, durante i quali lo studio si è specializzato in uno stile visivo ben preciso, al contempo realistico e “fumettoso”, adattato nel caso di Evolve alla maggiore prestanza del CryEngine 4; la nuova creatura offre inoltre partite per un massimo di 5 giocatori (ci sono anche quelle in singolo e in co-op, 4 utenti contro l’AI) e non è, per lo stesso motivo, un gioco particolarmente ostico da gestire per i server, a meno di non imbattersi in problemi di supporto causati dal publisher o in errori tecnici che, almeno fino a oggi, lo sviluppatore non ha commesso.
Il risultato è un gioco con ottimi controlli per mouse e tastiera – forse un filo migliorabili (cosa possibilissima, ovviamente, ridefinendo i comandi) per ottimizzare i poteri del mostro – oltre che un titolo bello da vedere e mai troppo pesante, sul versante della connettività come su quello meramente grafico. Un PC munito di quad core di un paio di anni fa, scheda DX11 3GB e 8 GB di memoria di sistema è rimasto costantemente tra i 70 e i 90 frame al secondo, in full HD e al massimo del dettaglio, ponendo Evolve tra i giochi in grado di magnificare visualizzazioni 4k senza nuovi esborsi in zona GPU, almeno con una configurazione simile alla mia. Nella recensione definitiva, ovviamente, ci sarà occasione di tornare sull’argomento in termini di opzioni video, tenuta del framerate e dettagli sui controlli, anche per un confronto più preciso fra le versioni PC e PS4. Nel frattempo non arrabbiatevi troppo per il DLC “infame”, comparso senza troppa finezza il giorno della pubblicazione: la differenza sta proprio in questo, nel non aver aspettato qualche settimana per proporre contenuti che – nel caso di Evolve come per tutti i blockbuster – sono in realtà pronti al day one. Un’idea non esattamente geniale, insomma, che ha determinato l’ormai classica discrepanza fra voti della stampa e giudizi degli utenti. Magari l’ha avuta il mostro.
Mario Baccigalupi