Se vi chiedessi di immaginare una fusione letale tra Inception e I Simpson, cosa vi verrebbe in mente? La sublimazione di questa improponibile richiesta ha fatto partorire al nostro Fabio Ferrara un gioco che ha del genio: Suicide Guy.
A PROVA DI MORTE
Un uomo solo contro la vita. O meglio, contro la Morte. Sì, perché il protagonista di questa ignominosa vicenda combatterà solo per potersi suicidare in pace. Il paradosso è presto fatto e, se il ribaltamento totale della prospettiva videoludica (salvare più vite possibili) non è abbastanza per voi ignobili nerd affamati, la motivazione dietro questa battaglia disperata ha dell’incredibile: il nostro aspirante morto deve salvare la sua amata birra, che sta per cadere rovinosamente dal divano. Dov’è il collegamento tra suicidio e birra, mi chiederete. Non è in realtà una domanda così complessa se si vive nella testa di Fabio Ferrara, unico e solo sviluppatore del titolo, uomo evidentemente traviato. Il video introduttivo ci mostra un simil-Homo Sapiens in procinto di avviarsi verso il riposo quotidiano: dopo aver predato vari tranci di pizza, ciambelle e schifezze di ogni tipo, il nostro si dedica allo studio meticoloso del divano con con una birra calda in mano. È qui che accade l’impensabile: l’uomo si addormenta, lasciandosi scivolare dalle mani l’oggetto del desiderio. Ma lui non è come gli altri. Quest’uomo ha un sogno: vuole bere quella birra quando si sveglierà, e il suo eroico subconscio farà di tutto per farglielo realizzare. Eccoci quindi catapultati in un enorme sogno lucido con un solo obiettivo: morire.
MILLE MODI PER MORIRE
Quando gli occhi del protagonista si chiuderanno, saremo proiettati attraverso le onde gamma che si agitano direttamente nella zona corticale posteriore, ossia al centro dell’azione. Il primo trigger emotivo ci mostra una tavola calda. Forse ce lo saremmo dovuti aspettare, visto il tipo. Questa diventerà l’hub del gioco, da cui ci muoveremo ascendendo a 25 piani d’incoscienza sempre differenti. Visto che nei sogni, Nolan docet, il tempo scorre molto più velocemente, la nostra diventerà una corsa continua verso i peggiori panorami mortuari. Ci troveremo a sperare che un enorme capodoglio bianco distrugga l’edificio in cui ci troviamo e faccia scempio di noi, per poi passare a razziare templi dimenticati e rubare arcani idoli sacri o ad aprirci la via verso il tetto dell’Empire State Building, o qualcosa del genere. Potremo inoltre scagliare bidoni e attivare meccanismi che ci permettono di essere ridotti ad un frullato e ruttare. Ogni piano sarà pregno di citazioni inverosimili a film, fumetti e videogiochi popolari che delizieranno il palato anche del più gretto dei consumatori. Raschiando nel nostro inconscio collettivo, il Ferrara tira fuori addirittura un quadro dedicato completamente a Super Mario, ripensandolo in prima persona e in tre dimensioni. Sarà un caso la compatibilità con la Nintendo Switch? Non credo proprio.
L’eterogeneità dei diversi livelli farà in modo che si debbano trovare soluzioni sempre nuove a seconda del caso. Alcune volte saremo noi direttamente a procurarci la morte, altre dovremo ingegnarci per essere il meno prudenti possibile. I rompicapo saranno contestualizzati a seconda delle regole fisiche dell’ambiente circostante. L’atmosfera ironica e leggera renderà il tutto facilmente godibile: Suicide Guy è infatti un ottimo titolo da giocare in brevi lassi di tempo, magari tra una birra e l’altra in una serata tranquilla. L’ unico punto dolente è rappresentato dalla realizzazione grafica, non troppo dettagliata, né affascinante. Ma ad un gioco che fa della sua forza il lato scherzoso, colorato e fumettistico si perdonano queste mancanze. Un po’ come con le persone simpatiche.
Nonostante quindi una realizzazione tecnica a dir poco approssimativa, Suicide Guy è un gioco che trova la sua forza nelle idee, ed è questo il punto. Il fatto che questi giochi comincino a spuntare come funghi da ogni dove in Italia, paese conosciuto per la sua “grande” apertura mentale, è qualcosa che mi sta avvincendo non poco e sono curioso di vedere i prossimi sviluppi. Soprattutto nel campo del trash, abbiamo visto in questi anni l’ascesa di titoli come Call of Salveenee (Marco Alfieri) e Super Botte e Bamba II Turbo (Giochi Penosi). Anche il solo caso di Fabio Ferrara che, assieme a Giulia Airoldi e tanta volontà è riuscito ad aprire la Chubby Pixel e a distribuire su piattaforme mainstream un gioco indie fino all’osso, crea un precedente non indifferente. È lui stesso poi ad occuparsi della risoluzione dei bug: se ne trovate uno potrete contattarlo e sarà lui ad accollarsi la grana di trovare l’errore e aggiornare il gioco. Un piccolo one man call center. Non scrivetegli mentre gli sta cadendo la birra però.