A 11 anni di distanza dalla pubblicazione dell’originale, Yakuza 2 si è vestito a festa per il rilascio su PlayStation 4 della sua versione Kiwami ed è pronto a regalare alla ormai nutrita platea di appassionati oltreoceano la consueta mistura di storie intricate piene di colpi di scena, personaggi complessi che mescolano sapientemente realtà e fantasia, ambientazioni realistiche da visitare in lungo e in largo, minigiochi avvincenti, una pletora di bizzarri incarichi secondari da completare e dosi massicce di azione che hanno contribuito all’indiscutibile successo della saga firmata da Toshihiro Nagoshi. Yakuza Kiwami 2 inizia nel dicembre del 2006, un anno dopo la nomina di Kiryu Kazuma quale quarto presidente del clan Tojo e la successiva abdicazione di quest’ultimo a favore di Yukio Terada, quando l’alleanza Omi del Kansai decide di sfruttare la debolezza ai vertici dell’organizzazione criminale più potente del Kanto e imporsi quale punto di riferimento assoluto per la malavita giapponese. Dopo il sanguinoso omicidio di Terada, Kiryu decide di addentrarsi in territorio nemico per stabilire una tregua e impedire una guerra devastante fra clan che destabilizzerebbe l’intera nazione, ma qui incontra il figlio dell’attuale boss della compagine di Osaka, Ryuji Goda, il quale non sembra affatto intenzionato a scendere a patti e nutre anzi un profondo risentimento nei confronti del Drago di Dojima: in qualità di Drago del Kansai, infatti, obiettivo ultimo di Ryuji è quello di sconfiggere una volta per tutte il nostro protagonista e ottenere infine il titolo di unico Drago dell’intero Giappone. Come se il fuoco rovente che infiamma questa pericolosa rivalità non fosse abbastanza, Goda sembra essere anche in combutta con la mafia coreana Jingweon, i cui membri sopravvissuti al massacro perpetrato 26 anni prima dal padre adottivo di Kiryu, Shintaro Kazama, e dal suo affiliato Futoshi Shimano vogliono ricambiare il favore con gli interessi. Per nostra fortuna, possiamo contare sul supporto di numerosi alleati che verranno coinvolti, spesso loro malgrado, nel drammatico turbinio di eventi come il detective Makoto Date, il suo collega Jiro Kawara, lo spericolato Giro Majima, il figlio del precedente comandante di Kiryu Daigo DojimaSembra proprio che la vita di un delinquente dal e l’integerrima ispettrice di Osaka Kaoru Sayama, il cui rigido codice morale la spinge con riluttanza ad offrirci il suo aiuto per sgominare la minaccia di Ryuji e della Jingweon. Insomma, la vita di un delinquente dal cuore d’oro non è affatto così facile come (forse) si potrebbe pensare…

Sono tornato per assumermi le mie responsabilità!
Il nuovo motore grafico ha permesso agli sviluppatori di ricostruire i modelli poligonali dei personaggi principali in maniera da essere molto più realistici e, in casi particolari come quello di Jiro Kawara, anche più somiglianti a quanti danno loro la voce, nella fattispecie il celebre Susumu Terajima che ha interpretato svariati lungometraggi dedicati proprio al torbido mondo della yakuza. Per quanto riguarda Kaoru, che nell’originale aveva le corde dell’attrice di takarazuka Yuu Daiki, è stata invece scelta Aya Hisakawa, che in molti ricorderanno nel ruolo di Sailor Mercury in Bishoujo Senshi Sailor Moon e in quello di Kero-chan in Card Captor Sakura: la sua naturale inflessione del Kansai conferisce alla stoica detective una sfumatura genuina e apprezzabile. Tutti gli altri doppiatori hanno invece ripreso i loro rispettivi personaggi per la gioia degli estimatori, e l’incessante chiacchiericcio dei comprimari mentre ci aggiriamo per i vicoli e le strade principali di Kamurocho, o lungo il corso e fra le piazze di Sotenbori, entrando e uscendo dalle attività commerciali come meglio crediamo, contribuiscono a delineare un encomiabile quadro della vita quotidiana di una parte del Giappone che risulta quantomai verosimile, ulteriore punto a favore dell’intera produzione accentuato dalle capacità dell’ammiraglia Sony. Oltre ad ammirare il dettaglio visivo di personaggi e ambientazioni, il titolo si lascia giocare esattamente come un qualsiasi altro episodio della serie: le missioni sono in buona parte incentrate sulla risoluzione di scontri all’arma bianca fra Kiryu e un certo numero di avversari, che possono aggredirlo anche in un qualsiasi punto della mappa mentre è semplicemente impegnato a esplorare la città o a completare qualche immancabile compito da fattorino. Le abilità marziali del protagonista si possono potenziare e ampliare grazie all’investimento dei punti accumulati al termine di ogni scontro, con i quali possiamo governare la resistenza fisica e le mosse a disposizione a seconda dello stile di gioco che intendiamo adottare, benché alla lunga e con un po’ di doveroso grinding sia ovviamente possibile acquistare qualunque cosa il gioco ci metta a disposizione. Da sottolineare la vasta gamma di heat action di cui possiamo avvalerci a seconda delle circostanze, in parte ereditate da altri episodi e in parte realizzate appositamente per Yakuza Kiwami 2, mediante le quali potremo infliggere gravi danni in modi e maniere tanto esilaranti quanto dolorosi da vedere. Energia ed esperienza vengono incrementate anche grazie al cibo e alle bevande acquistabili presso svariati punti vendita, come i conbini (convenience store), le catene di fast food e i ristoranti sparsi un po’ ovunque, che sovente rispecchiano nelle insegne e nella posizione la loro reale ubicazione all’interno di Kabukicho e di Dotonbori, quasi meglio di come farebbe una guida turistica virtuale. Inutile aggiungere che piccoli tocchi di classe quali la facoltà di sfogliare autentiche riviste dell’epoca aumentano a dismisura l’immersività. Attenzione perché, qualora le risse da strada dovessero proseguire all’interno di un locale, i proprietari di quest’ultimo ci proibiranno l’accesso per qualche tempo, ma si tratta di un veto tutto sommato sopportabile a fronte delle heat action esclusive utilizzabili in tali frangenti. La storia copre anche una manciata di capitoli dedicati a Majima, all’avvio della sua impresa di costruzioni dopo l’abbandono del clan Tojo e alla sua relazione con Makoto, che avevamo visto maturare nel corso di Yakuza 0.

Detesto questa lotta ingiusta
I minigiochi presentano una miscela di classico e moderno, con l’accesso alle tradizionali gabbie per il baseball di Kamurocho e ai campi da golf di Dotonbori, ai quali si aggiungono le sale giochi degli onnipresenti CLUB SEGA che ospitano fedelissime riproduzioni di Virtua Fighter 2 e Virtual-On da sperimentare a vari livelli di difficoltà. Per gli amanti dei gestionali, così come avveniva nei “moderni” predecessori, anche in Yakuza Kiwami 2 siamo in grado di prendere le redini di un kyabakura, un locale per hostess (il Four Shine per la precisione, quello amministrato da Majima in Yakuza 0) dove avremo modo di reclutare nuove intrattenitrici e scalare i ranghi della gerarchia manageriale migliorando la permanenza per i clienti paganti, che richiederanno ragazze o servizi sempre più specifici. Il livello qualitativo delle hostess influisce anche sulle loro prestazioni, e quelle di grado platino, le cui fattezze sono modellate su alcune attrici di video per adulti come Kirara Asuka, Shoko Takahashi e Aika, possono essere ulteriormente personalizzate scegliendo per loro acconciature, vestiti e gioielli da indossare mentre ascoltiamo in sottofondo le note di As You Like. Il remake aggiunge anche una modalità fotografica nella quale dovremo stringere i rapporti e realizzare scatti provocanti di due gradol, Rina Hashimoto e Hikaru Aoyama: il termine indica le cosiddette gravure idol, modelle che principalmente si esibiscono in costume da bagno o biancheria intima su video e riviste dedicati a un pubblico adulto, e in Giappone non è affatto insolito trovare locali in cui fotografare le proprie beniamine in posa pagando una certa somma. Parlando di minigiochi, non possiamo poi evitare di menzionare il ritorno dello pseudo-RTS Clan Wars da Yakuza 6, che qui viene impiegato quale estensione della storia di Majima per raccontare come il successo dell’impresa edile di quest’ultimo venga messo in pericolo dalle ingerenze di quattro agenti immobiliari senza scrupoli, ciascuno interessato a impadronirsi dell’attività per i propri fini. Il risvolto interessante è che questi loschi individui altri non sono che leggende del wrestling giapponese, ovvero Tatsumi “The Dragon” Fujinami, Masahiro Chono (noto anche come Mr. Black Jack, quando interpretava un ruolo da antagonista), Riki Choshu (nome d’arte di Mitsuo Yoshida) e Keiji “The Great Muta” Mutoh, ex presidente della All Japan Pro Wrestling fondata da Giant Baba. Per difendersi dai loro assalti e da quelli dei rispettivi scagnozzi, Majima potrà reclutare altre stelle della lotta libera moderna quali Hiroshi Tanahashi e Kazuchika Okada, e convincere i suoi avversari a passare dalla propria parte a suon di vittorie sul campo. Qualora volessimo scontrarci con questi colossi direttamente sul ring, scopriremo che gli sviluppatori hanno trasporto con assoluta dedizione anche i colpi che li hanno resi celebri come atleti, perciò Fujinami non si farà problemi a scaraventarci a terra con il suo Dragon Suplex, mentre Okada scatenerà contro di noi tutta la letale potenza della sua Rainmaker Clothesline. Gli esperti e gli intenditori di puroresu avranno dunque pane per i loro denti con le decine di citazioni che Nogashi ha deciso di includere in Kiwami 2.

Più grande, più grosso, più cattivo: già all’epoca, Yakuza 2 era un sequel da manuale, capace di raccogliere l’eredità del predecessore ed espanderla in ogni senso umanamente concepibile, e Kiwami 2 non fa altro che capitalizzare questa sua crescita nei confronti del predecessore. L’esplorazione e i combattimenti vengono enfatizzati dalla bontà del Dragon Engine che, sebbene disponga ancora di notevoli margini di miglioramento in particolare per quanto riguarda fisica e animazioni, mostra una serie di miglioramenti tangibili rispetto a quanto già visto nel 6, tutti a pieno vantaggio della godibilità visiva del titolo. Minigiochi e subquest si traducono in un quantitativo spropositato di attività per tutti i gusti slegate dalla coinvolgente storia principale che riescono a tenere incollati allo schermo davvero a lungo e, per quanto i puristi potrebbero lamentare l’assenza di alcuni elementi rispetto all’originale e qualche cambiamento di troppo alla memorabile colonna sonora per questioni di copyright (come del resto già accaduto nel primo Kiwami), a conti fatti le migliorie apportate compensano abbondantemente qualsivoglia mancanza. Consigliato non solo ai fan della serie, per i quali è di fatto un must buy, ma a chiunque apprezzi gli open world urbani nei quali si mescolano romanzi criminali, storie di amicizie e tradimenti, intrecci polizieschi noir e un pizzico di sana follia nipponica.