Ospiti degli studi milanesi di Digital Bros, abbiamo potuto incontrare la nuovissima iterazione del Blue Bomber di casa Capcom; forse sarebbe meglio dire che abbiamo potuto “scontrarci” con Mega Man 11, e il perché è presto detto: avrebbero dovuto prevedere, in bundle con il gioco, un asciugamano per tamponarsi il viso e un codice per riscattare una settimana di consulenza con uno psicologo! Ironia a parte, siamo al cospetto di un titolo molto importante, nonché molto bello.
La leggendaria software house giapponese conferma, con questa produzione, un trend molto significativo nello sviluppo dei propri progetti, ovvero il ritorno agli archetipi delle sue proprietà intellettuali mediante un profondo studio degli aspetti che le hanno rese così grandi e così apprezzate. Ne è un esempio il cambio di tono instillato nell’ultimo episodio di Resident Evil, così come la scelta, coraggiosa, di investire più risorse sulla creatività di artisti e programmatori della terra del sol levante in futuro, anziché “appaltare” a divisioni o studi occidentali la gestione di alcuni titoli. Queste scelte stanno pagando, è lampante, e Mega Man 11 si inserisce di diritto in questo rinascimento nipponico. Nonostante un’eredità più che trentennale sulle spalle e un numero di uscite che supera agilmente le venti unità tra serie classica, X e spin-off vari, questo undicesimo capitolo “regolare” combina con gusto modernità e tradizione. Pad alla mano, bastano una manciata di secondi per sentirsi catapultati nei gloriosi anni 80: il tasso di sfida (altissimo), il game e level design dall’anima 8-bit, la palette di colori vibrante; c’è davvero tutto ciò che occorre. Un prodotto puramente per nostalgici quindi? Assolutamente no: le nuove meccaniche del sistema Double Gear (gestibile mediante barre auto-ricaricanti che ne mostrano il grado di consumo) permettono di attivare per pochi secondi sia uno slow-motion che un aumento dei danni inferti dai nostri proiettili. Questo cambia radicalmente il modo di giocare, riscrivendo completamente le abitudini anche del fan più accanito. Altra graditissima innovazione è l’inserimento di un comando per cambiare in tempo reale l’outfit (e, conseguentemente, la modalità di attacco) di Mega Man, evitando così l’interruzione del ritmo di gioco che avrebbe comportato il passare dal menu, come avveniva in passato.
Si è fatto cenno alla difficoltà elevatissima, destinata certamente ai cultori del genere, ma la nomenclatura delle opzioni non vi inganni: una modalità casual (che di fatto è un normal sotto mentite spoglie) verrà proposta per ridurre la frustrazione, grazie a un uso molto più clemente dei checkpoint, legati praticamente ad ogni mini-sezione, senza che questo alteri troppo ogni altra dinamica. Ai meno smaliziati o ai videogiocatori più giovani consigliamo invece di affrontare l’avventura in modalità Newcomer. L’aspetto estetico del titolo è poi molto affascinante: il 2.5d in cel shading è talmente curato da non far rimpiangere la pixel-art, anche perché i fondali e molti elementi scenografici sono composti da splendidi disegni che si sposano felicemente col platforming bidimensionale classico.
In sostanza, tutto concorre al fare di Mega Man 11 un signor videogioco, che farà la felicità certamente dei fan di vecchia data ma anche di chi vorrà regalarsi emozioni senza tempo. Il 2 ottobre, giorno per il quale è previsto il lancio sul mercato, è vicinissimo; vi diamo appuntamento alla imminente recensione per esaminare nel dettaglio ogni aspetto di questa interessante produzione.